mercoledì 17 luglio 2013

Madagascar: crisi infinita, elezioni ancora senza data

Originariamente i candidati che avevano presentato domanda per concorrere alla presidenza erano 49. Con la posticipazione delle elezioni da maggio a luglio, e poi a una data non definita prima della fine dell'anno, alcuni hanno già rinunciato, mentre ...

A quattro anni dal golpe militare che ha fatto piombare il Paese in piena  crisi politico-istituzionale, il Madagascar non sembra trovare una via d'uscita.Una crisi che non accenna a risolversi, e il Primo ministro ha affermato che, a suo avviso, al momento "non esiste un capo di Governo".  
Originariamente i candidati che avevano presentato domanda per concorrere alla presidenza erano 49. Con la posticipazione delle elezioni da maggio a luglio, e poi a una data non definita prima della fine dell'anno, alcuni hanno già rinunciato, mentre il gruppo di mediazione internazionale (GIC-M) ha richiesto il ritiro di altri tre nominativi  perché non conformi con lo spirito della tabella di marcia. 
Fatto più importante, nessuno dei tre candidati illustri bocciati, perché in violazione di precedenti accordi, sembra disposto ad abbandonare il campo: il Presidente ad interim Andry Rajoelina, Didier Rastiraka, già due volte Presidente in passato, Lalao Ravalomanana, moglie del Presidente spodestato Marc Ravalomanana. 
Nel frattempo gli altri candidati sollecitano la società civile ad agire e fare il possibile per ottenere una data fissa per le elezioni. A questo scopo, 21 dei 41 candidati rimasti hanno lanciato una petizione su Facebook. Intanto gli Stati Uniti  si sono dichiarati favorevoli a delle elezioni che includano tutti i 41 candidati presentatisi quest'anno.  
Molti osservatori si chiedono per quanto tempo potrà reggere il regime transitorio e come si potrà uscire dalla crisi. Il problema di fondo è che l'attuale amministrazione non è pronta a lasciar andare il potere, come peraltro illustrato nel corso della campagna di Rajoelina.   
L'ex Presidente Zafy Albert ha confermato tale impressione, affermando che uno dei principali ostacoli è rappresentato dall'esercito, che ha contribuito tra le altre cose a instaurare al potere proprio l'attuale amministrazione.  
Le ragioni alla base di un così radicato attaccamento al potere, sono rese evidenti da una recente infografica pubblicata dall' OMNIS, agenzia statale incaricata di gestire, sviluppare e promuovere il petrolio e le risorse minerarie in Madagascar:  
La mappa elenca tutte le concessioni petrolifere in Madagascar nonchè le aziende internazionali che hanno firmato contratti per sfruttare tali risorse. La mancanza di trasparenza sul contenuto di tali contratti impedisce ai cittadini di conoscere gli esatti termini della transazione e chi ne abbiano beneficiato. Un'altra motivazione è il traffico illegale  legato al legname di palissandro.  
E così, mentre la situazione attuale porta vantaggio a pochi privilegiati, dall'altra rappresenta un enrome peso per il pubblico, come dimostrato da un recente studio che ne illustra gli ulteriori aggravi sulla già pesante situazione economica e sociale. Il Madagascar rientrava già tra i Paesi più poveri del continente, ma attualmente nove su dieci malgasci vivono con meno di due dollari al giorno. I dati  mostrano infatti che dal 2009 ci sono quattro milioni di cittadini poveri in più.  
 Uscire dalla crisi a questo punto non è solo una faccenda politica: per la maggior parte della popolazione è diventato una questione di sopravvivenza. 
La Stampa TRADUZIONI DI E. INTRA E S. GLIEDMAN
[ Post originale: Why Can't Madagascar Settle on an Election Date? di Lova Rakotomalala ]  
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Ultimo tentativo dell’Africa Australe per le elezioni in Madagascar

Una delegazione della Comunità di sviluppo dell'Africa australe (Sadc) è giunta ieri ad Antananarivo con l'obiettivo di convincere tre politici contestati a ritirare la propria candidatura alle presidenziali previste per il 24 luglio, ma destinate a ...

Una delegazione della Comunità di sviluppo dell’Africa australe (Sadc) è giunta ieri ad Antananarivo con l’obiettivo di convincere tre politici contestati a ritirare la propria candidatura alle presidenziali previste per il 24 luglio, ma destinate a slittare.  La missione, guidata dall’ex presidente mozambicano Joaquim Chissano, è già considerata un fallimento. L’attuale presidente di transizione, Andry Rajoelina, giunto al potere con un golpe nel 2009, ha ribadito che non intende ritirare la propria candidatura. Non intendono fare marcia indietro nemmeno l’ex presidente Didier Ratsirika, né Lalao Ravalomanana, moglie dell’ex capo di Stato rovesciato da Rajoelina, nonostante alcuni vizi di procedura che circondano le loro candidature. Intanto, l’Unione europea ha assegnato, attraverso il rappresentante della Fao nel paese, un aiuto da 12,5 milioni di euro per sostenere circa 150.000 famiglie tra le più vulnerabili del paese. Il numero dei poveri a Madagascar è aumentato con la crisi politica in atto dal 2009. Secondo un recente rapporto della Banca mondiale il 92% della popolazione vivrebbe con meno di due dollari al giorno.
   Atlas Quotidiano di Esteri di  Celine Camoin
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Accordo per la partecipazione dell’ex Presidente Ravalomanana al prossimo incontro di riconciliazione

Sembra essere stato raggiunto un accordo tra le forza politiche malgasce per permettere la partecipazione ai colloqui di riconciliazione nazionale, dell’ex Presidente Marc Ravalomanana. Lo riferisce a Fides, don Luca Treglia, direttore di Radio don Bosco di Antananarivo.
L’ultimo incontro, che si è svolto il 3 luglio, ha visto la partecipazione degli ex Presidenti Andry Rajoelina, Albert Zafy e Didier Ratsiraka, ma non di Ravalomanana, da tempo in esilio in Sudafrica, per l’opposizione delle autorità di Antananarivo al suo rientro nel Paese.
“È previsto un nuovo incontro tra i tre ex Presidenti e il Presidente della Transizione (Rajoelina), qui in Madagascar, ma non si sa né quando né dove” dice don Luca.
“La strada per la stabilizzazione del Paese è comunque un processo lungo” continua il direttore di Radio don Bosco. “Non si sa ancora se quest’anno si terranno le elezioni presidenziali perché prima occorre che tutte le parti si riconcilino”.
I colloqui sono mediati dal Consiglio Ecumenico delle Chiese Cristiane in Madagascar ((FFKM), che riunisce le 4 maggiori chiese cristiane del Paese (cattolica, luterana, anglicana e protestante FJKM). All’ultimo incontro da parte cattolica, ha partecipato S.E. Mons. Odon Razanakolona, Arcivescovo di Antananarivo.
La crisi politica malgascia è esplosa nel 2009 all’indomani delle dimissioni Ravalomanana sotto la pressione popolare e delle forze armate. Da allora si è instaurato un regime “di transizione” che non è ancora riuscito a trovare una via di uscita all’impasse politica.
Sul piano sociale, la crisi politica ha colpito duramente la popolazione. “La gente cerca di tirare avanti come può” dice don Luca. “La povertà è aumentata e con essa il tasso di criminalità. Non sono infrequenti rapine violenti con sparatorie anche in pieno giorno. Continuano inoltre i furti di bestiame da parte di bande organizzate, soprattutto nel sud”.
“Questo avviene perché lo Stato non ha fondi per pagare i poliziotti. A causa della situazione politica infatti, sono stati sospesi gli aiuti internazionali alle istituzioni governative anche se continuano le donazioni dirette alla popolazione inviate tramite alcune Ong” conclude don Luca. (L.M.) (Agenzia Fides 5/7/2013)
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I contadini africani contro la rivoluzione verde (Ogm) di Bill Gates e Rockfeller

Alcune organizzazioni non governative criticano le politiche dell’Alliance for a Green Revolution in Africa (Agra), fondata nel 2006 dalla  Bill and Melinda Gates Foundation e Rockefeller Foundation, che vuole favorire la diffusione di colture geneticamente modificate (Ogm) e delle tecnologie della nuova “rivoluzione verde”. All’inizio di luglio una coalizione di circa 60 Ong africane si è riunita per protestare contro l’Agra in previsione del summit del G8 a Londra.  Queste associazioni  affermano che gli Ogm e la rivoluzione verde, che puntano ad aumentare le rendite agricole dei Paesi in via di sviluppo con innovazioni specifiche, a lungo termine saranno nocive per gli ecosistemi africani e, in una lettera invita alla presidente dell’Agra Jane Karuku, scrivono:  «Le tecnologie della rivoluzione verde vanno a profitto di relativamente pochi agricoltori ed i benefici avvengono spesso a spese della maggioranza. Queste tecnologia provocano una concentrazione della proprietà, aumentano l’economia di scala (la produzione deve essere fatta su grande scala per penetrare nei mercati e mantenercisi) e riducono il numero di famiglie che producono del nutrimento in un contesto in cui gli altri mezzi di sussistenza sono limitati». Inoltre, come spiega Irin, l’agenzia di informazione umanitaria dell’Onu, «Pensano anche che la proprietà intellettuale di numerosi tipi di piante andrà alle grandi compagnie multinazionali, come prevedono le pratiche della rivoluzione verde».  Le Ong africane sono convinte che «La proprietà private delle conoscenze e delle risorse materiali (per esempio le sementi ed il materiale genetico) significa che i diritti di proprietà (royalties) sfuggono all’Afrique e passano nelle mani delle multinazionali». L’Agra sta lavorando in Africa in collaborazione con i piccoli agricoltori, accorda loro microcrediti e fornisce sementi ibride e concimi per aumentare le rendite agricole, il tutto con il dichiarato intento di lottare contro la fame e la povertà. Intervenendo ad una recente conferenza sull’agricoltura a Nairobi, Sir Gordon Conway, un agronomo autore del libro “One Billion Hungry: Can We Feed the World?”, ha sottolineato: «Ci sono milioni di agricoltori qualificati in Africa ed hanno semplicemente bisogno di attrezzature». Nel suo  libro sostiene che «I microcrediti – destinati ai piccoli agricoltori – così come i macro-investimenti, sono necessari perché gli agricoltori possano beneficiare delle tecnologia della green revolution».  Secondo lui, «I gruppi tradizionalmente marginalizzati – soprattutto le donne, I giovani e le minoranze etniche – trarranno profitto dell’utilizzo delle nuove tecniche agricole destinate ai piccoli coltivatori e ci sarà una diminuzione considerevole del numero totale delle persone che soffrono la fame». Secondo i suoi calcoli, «Se le agricoltrici si vedono garantire l’accesso alle stesse risorse produttive degli uomini, questo potrebbe ridurre da 100 a 150 milioni il numero di persone sottoalimentate b nel mondo». Uno scenario che stride con le esperienze di diffusione degli Ogm presenti ma condiviso anche da Peter Hazell, un esperto che lavora per la Banca mondiale e l’ International food policy research institute (Ifpri): «Se entro il 2050 bisognerà nutrire 9 miliardi dei esseri umani con delle procedure che rispettino l’ambiente e in un contesto di cambiamento climatico,  dobbiamo aver accesso a quel che di meglio  la scienza moderna può offrire. Tutte le tecnologie presentano dei rischi (per esempio i telefonini possano causare il cancro al cervello), ma intanto le colture Ogm sembrano piuttosto efficaci». Discorsi fotocopia di quelli già fatti per giustificare tecnologie rischiose come il nucleare, ma le Ong africane non sono per nulla d’accordo e Teresa Anderson de la Fondation Gaia, spiega ad Irin che «L’Agra spinge gli diversi anni delle Ong lavorano in tutta l’Africa con gli agricoltori per incoraggiarli a non utilizzare più fertilizzanti e pesticidi ed a migliorare la salute dei suoli e degli ecosistemi, la diversità delle sementi e la loro sovranità alimentare. L’Agra sta cancellando un decennio di progressi agroecologici in Africa, spingendo gli agricoltori ad indebitarsi ed a ricadere sotto il giogo dell’industria agroalimentare, un tragico film già visto in India. Gareth Jones dell’African centre for biosafety, sottolinea che «Le coltivazioni commerciali di piante geneticamente modificate sono autorizzate unicamente in tre Paesi dell’Africa: l’Egitto, il Burkina Faso ed il Sudafrica. Tra questi Paesi, solo il Sudafrica le utilizza in maniera intensiva. E’ un errore pensare che questo modello possa essere riprodotto altrove nel continente. L’eredità del colonialismo e poi dell’apartheid in Sudafrica ha lasciato un settore agricolo commerciale ricco e sovvenzionato nelle mani degli agricoltori bianchi che, spesso (soprattutto i coltivatori di mais, di cotone e di soia), possiedono grandi parcelle di terreno ed utilizzano fertilizzanti moderni. I progetti che puntano a spingere i piccoli agricoltori a coltivare Ogm, sull’esempio di quello della regione di Makhathini Flats, all’epoca portati come un vanto dall’industria della biotecnologia, sono ampiamente falliti». Makhathini Flats è un progetto iniziato nel 2002 con la produzione di cotone ed è finite dopo solo 5 anni: gli alti costi dei rimborsi dei prestiti per acquistare le sementi e le cattive condizioni climatiche hanno reso impossibile ai piccoli contadini coltivare il cotone Ogm e Jones ribadisce: «Niente prova che l’introduzione delle sementi Ogm darà dei risultati differenti sul resto del continente». Allora perché iniziative come Agra propongono un maggior utilizzo di Ogm in Africa? La presidente dell’Agra Karuku si difende e ribatte che «L’organizzazione cerca di collaborare con partner locali per sviluppare nuove varietà di sementi. In Kenya, l’alleanza lavora con l’istituto nazionale di ricerca agricola, è questo organismo che detiene i brevetti sulle sementi e non le grandi società multinazionali». La Karuku ha anche sottolineato i problemi che creerà la imponente crescita demografica in Africa: «A causa della mancanza di terre agricole, gli agricoltori africani dovranno accrescere la produttività delle loro coltivazioni». La presidente dell’Agra ricorda il rapporto Fao 2012 sull’insicurezza alimentare, che dice che in Africa ci sono 239 milioni di persone sottoalimentate e conclude che «E’ necessaria un’azione molto ampia. Se non facciamo niente, sarà molto peggio di così. Dovremmo preoccuparci». Hazell corre in soccorso della Karuku: «Nessuno obbliga gli agricoltori a coltivare Ogm; se si rivelano meno redditizi delle altre soluzioni, gli agricoltori smetteranno semplicemente di utilizzarli. Gli agricoltori hanno potuto ridurre l’utilizzo dei pesticidi in numerose colture geneticamente modificate, il che ha avuto un impatto benefico considerevole sull’ambiente e la salute». Un quadretto idilliaco degli Ogm in Africa che era già stato demolito nel settembre 2012 da più di 350 Ong africane (tra le quali African biodiversity network, African centre for biosafety, Kenya biotechnology coalition, Participatory ecological land use management ed  ActionAid Tanzania ed Uganda), che  hanno redatto una dichiarazione per protestare contro i metodi agricoli delle fondazioni dei coniugi Gates e di Rockfeller: «À causa del programma delle sementi dell’Agra, noi temiamo che le numerose e ricche varietà delle sementi indigene africane diventino proprietà delle compagnie di sementi brevettate, il che cambierà e ridurrà l’accesso degli agricoltori alle varietà indigene e li imprigionerà in un sistema di produzione agricola ad alto rendimento molto costoso». Questa colazione cita uno studio del 2009 dell’International assessment of agricultural science and technology for development (Iaastd), diretto  da Fao, United Nation environmental programme (Unep) e Banca mondiale che conclude che «E’ poco probabile che l’agricoltura industriale  suia davverio benefica per lottare contro la fame e la povertà». Nel 2001, uno studio commissionato dalla Commissie genetische modificatie  olandese rivelò che nel 2009 «Le tre più grandi imprese di sementi controllavano più di un terzo del mercato mondiale delle sementi» ed Irin sottolinea che «In base ai quadri giuridici più recenti, gli agricoltori che coltivano le sementi brevettate non sono autorizzati ad utilizzare le sementi naturalmente prodotte dalle loro colture. Le grandi imprese come Monsanto perseguono sistematicamente gli agricoltori che propagano le loro colture brevettate». Ruth Nyambura, di African biodiversity network, evidenzia infine che «Ovunque nel mondo, le società che possiedono le sementi possiedono anche i prodotti chimici; è un cartello mafioso che si dimostra spietato con gli agricoltori poveri che producono su piccola scala».
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FAO: locuste minacciano il Madagascar


Occorrono almeno 22 milioni di dollari per scongiurare una grave crisi alimentare in Madagascar a causa un’estesa infestazione di locuste, in gran parte incontrollata, che sta mettendo in ginocchio il paese. Finora, gli appelli d’emergenza lanciati dalla FAO non hanno ricevuto la risposta che ci si aspettava. Per il mese di settembre, gli esperti FAO prevedono che due terzi del paese saranno infestati dalle locuste.
Sono a rischio la sicurezza alimentare e i mezzi di sussistenza di circa 13 milioni di persone, vale a dire quasi il 60% della popolazione totale dell’isola. Nove milioni di queste persone dipendono direttamente dall’agricoltura per il cibo e per i propri mezzi di sostentamento. Il Direttore Generale della FAO, José Graziano da Silva, ha sottolineato che la prevenzione e un’azione tempestiva sono decisive: “se non agiamo ora, questo flagello potrebbe durare anni, e costare centinaia di milioni di dollari. Questa potrebbe davvero essere l’ultima opportunità per scongiurare una crisi disastrosa“.
Purtroppo anche negli anni passati gli appelli per finanziare e debellare la presenza delle locuste, sono rimasti in parte inascoltati. Nel 2011-2012, sempre in Madagascar, si ebbe lo stesso problema ed anche in quel caso non si riuscirono a raccogliere i fondi necessari Anche nella regione del Sahel ci fu un’infestazione di locuste che necessitò di 570 milioni di dollari i costi per le operazioni di controllo, bonifica e ripristino dei terreni.
Conti alla mano, la FAO ha più volte dimostrato che intervenire solo quando la situazione raggiunge un punto di crisi decisamente grave, si è costretti ad affrontare sempre costi ingenti. Se invece si adottassero delle misure di controllo preventivo si riuscirebbe non solo ad evitare che tantissimi territori non vengano colpiti dal flagello delle locuste ma si dovrebbero affrontare dei costi molto più contenuti. Il programma di controllo della FAO deve essere pienamente finanziato, al fine di monitorare la situazione delle locuste in tutta l’area infestata e svolgere operazioni di controllo aereo ben mirate.
Per riuscire ad avere e attrezzature e il personale necessari per mettere in piedi una campagna anti-locuste su vasta scala a partire da settembre, i finanziamenti dovrebbero arrivare entro luglio. In caso contrario, le popolazioni di locuste non rilevate e non controllate continueranno a riprodursi e produrre altri sciami. In questo caso l’infestazione potrebbe durare parecchi anni, le operazioni di controllo essere molto più lunghe e più costose e gli effetti sulla sicurezza alimentare, sulla nutrizione e sui mezzi di sussistenza della popolazione molto più gravi.
Il programma triennale completo richiede più di 41,5 milioni di dollari. Secondo una recente missione di valutazione della FAO sull’impatto dell’infestazione in corso, in alcune parti del paese le perdite nella produzione di riso e di mais dovute alle locuste oscillano tra il 40 e il 70% del raccolto, con alcune zone dove le perdite sono state del 100%. E’ attualmente in corso una missione di valutazione congiunta per riuscire a quantificare i danni sinora arrecati alla sicurezza alimentare e ai mezzi di sussistenza, condotta dalla FAO, dall’IFAD, dal PAM e dal governo locale.
Un’analisi più dettagliata della situazione sarà disponibile nel mese di luglio, ma le risorse per iniziare a preparare gli interventi sul campo devono essere disponibili ora. Secondo le stime della FAO, le perdite nella produzione di riso potrebbero ammontare sino a 630.000 tonnellate, pari a circa il 25% della domanda totale di ri
so in Madagascar, con gravissime conseguenze per la sicurezza alimentare della popolazione. Il riso è l’alimento base di un paese dove l’80% della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno. Circa un milione e mezzo di ettari dovrà essere trattato con irrorazioni aeree nel 2013/2014 per fronteggiare un’infestazione così estesa.
di Salvatore Verde http://www.italnews.info
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lunedì 1 luglio 2013

Il Patronato Ital Uil a difesa degli italiani all’estero



"Avendo pubblicato su "Il mio Madagascar" l'articolo "I figli di italiani nati all’estero senza assistenza sanitaria gratuita” abbiamo ricevuto parecchie reazioni ed in particolare l'On. Francesca La Marca del PD ci ha assicurato che farà una interrogazione parlamentare e comunque una richiesta di chiarimento alle autorità competenti, in quanto ritiene incostituzionale privare i figli degli italiani della assistenza sanitaria solo per il fatto che sono nati all'estero".
Così Aldo Sunseri, responsabile Ital Uil Madagascar che cita il commento dell'On. La Marca, riportato qui di seguito per intero.
"In effetti quello che lei dice è vero e allo stesso tempo non è vero. Mi spiego meglio. La qualifica di emigrante (avente diritto alle cure ospedaliere urgenti in caso di rientro temporaneo) è stata interpretata, a partire dal Decreto Regio del 1919, numerose volte e in maniera contraddittoria dalle istituzioni, dalle leggi e dalla giurisprudenza.
Secondo me, e colgo positivamente la sua riflessione per farne oggetto di una interrogazione parlamentare e comunque di una richiesta di chiarimento alle autorità competenti, l'entrata in vigore della Costituzione italiana ha introdotto principi inderogabili come quello del diritto alla salute per tutti i cittadini italiani.
Il fatto che un cittadino italiano sia nato all'estero è secondario rispetto alla sua cittadinanza che è comprovata, solitamente, dall'iscrizione all'AIRE. A tal fine va considerata anche la sentenza della Corte di Cassazione del 25/08/1987 che ha dichiarato, e diversamente non poteva essere, l'incostituzionalità del RDL del 1919 che violava gli art. 2,3,32 e 38 della nostra Costituzione. In altre parole tutti i cittadini iscritti all'AIRE possono avvalersi della qualifica di "emigrante" anche ai fini sanitari. Chi non possiede la certificazione del consolato che attesti lo status di "emigrato" può autocertificare la propria condizione di residente all'estero e di non possedere assicurazioni private o pubbliche per cure mediche.
Lei giustamente rileva il fatto che dal sito del Ministero della Salute si evince che solo i nati in Italia hanno diritto all'assistenza sanitaria. Ma ciò, a mio avviso, sarebbe incostituzionale e coloro i quali rifiutassero di fornire l'assistenza ai cittadini italiani nati all'estero rischierebbero sanzioni penali e amministrative.
D'altronde lo stesso Ministero dell'Interno in una sua recentissima Guida per gli Italiani all'estero indica che l'assistenza sanitaria per rientro temporaneo deve essere erogata a tutti i CITTADINI ITALIANI ISCRITTI ALL'AIRE, e quindi per deduzione logica anche a coloro nati all'estero.
In ogni caso anche io credo, come lei, che ci sia bisogno di un chiarimento definitivo e incontrovertibile e mi adopererò affinché esso venga dato al più presto dalle autorità competenti. Nel frattempo La ringrazio per la Sue preziose osservazioni.
On. Francesca La Marca 
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Il salasso per gli italiani residenti all’estero


Il Madagascar ringrazia De Lorenzo e Poggiolini

Siamo grati a De Lorenzo e a Poggiolini, perchè grazie a loro possiamo gustare in Madagascar un “buon gelato italiano”. Stefano, titolare della « Gelateria Italiana » a Tulear, “si racconta” come e perchè è arrivato in Madagascar. La sua intervista: 

Sono Stefano Bernardi  nato il cinque ottobre 62 a Bassano del Grappa in provincia di Vicenza

Perché hai lasciato l’Italia per il Madagascar
Ho lasciato l’Italia non per il Madagascar, ma a causa di due eventi concomitanti che hanno marcato la mia vita.

Cosa è successo
In quegli anni ero sposato e lavoravo in un’industria farmaceutica come tecnico biologo.    Nel 1993 è scoppiato in Italia il famosco scandalo dei cosidetti “farmaci d’oro” Il Ministro della Sanità De Lorenzo e il paperon dei paperoni Poggiolini sono indagati, cosi' come l’azienda dove lavoravo. Io mi sono trovato purtroppo nel posto sbagliato al momento sbagliato. Con me hanno perso il lavoro altre 1200 persone, e ci siamo trovati in cassa integrazione con 1.200.000 lire al mese, indipendentemente dalla nostra funzione e dal nostro ultimo stipendio.

Tu avevi una famiglia da sostenere, con un figlio
Ho un figlio che allora aveva già 10 anni e mia moglie, dopo sei anni di università di medicina a Padova, e tre anni di specializzazione, aveva  cominciato appena a lavorare.

Allora sei un poco tranquillo perchè tua moglie puo' contribuire alle necessità familiari
In quel momento, tanto difficile per la mia vita, a causa del lavoro andato in fumo, mia moglie mi dice queste testuali parole: “ Mi rendo conto di averti sfruttato, ma non me la sento più di vivere al tuo fianco”.

Perché hai scelto il Madagascar
All'epoca non sapevo nemmeno dove si trovasse il Madagascar, ma un mio vecchio amico, Marco, mi propone di partire per il Madagascar per andare ad aprire un Casino', e mi incoraggia dicendomi che i malgasci vanno matti per le case da gioco.

Quando sei partito per la prima volta

Io e Marco siamo partiti per il Madagascar il 5 maggio 1994 e dovere accettare la separazione da mio figlio Michele è stata la cosa più dura da superare. Prima di partire ci siamo documentati sul Madagascar, abbiamo contattato l'Ambasciata malgascia a Roma e fatti i bagagli via............ 



All’arrivo in Madagascar
C’è stato l’impatto iniziale, uno shoc per me,  anche perché era la mia prima esperienza africana. Siamo arrivati in aeroporto a Ivato all’imbrunire, poi il taxi per arrivare in centro, all’epoca c’era ancora lo Zoma, quindi Ananalakeli era una cosa paurosa, un formicaio di gente scalza e mal  vestita. Poi una volta usciti da Tanà la cosa ha preso una piega più piacevole.

Cosa è successo
Eravamo presi  dall’entusiamo di trovarci in nuovo modo, incoscienti   dell’inesperienza data dalla nostra età. Avevamo come progetto un villaggio turistico, ma abbiamo subito abbandonato l'idea, perchè le leggi malgasce non consentono agli stranieri di acquistare beni immobili (terreni e case). Cosi abbiamo ripiegato sulla gestione di un hotel a Fort Dauphin. Dopo meno di un anno abbandoniamo, e mi faccio convincere da un italiano ad aprire un ristorante a Antananarivo, nella zona del parco zoologico, Zimbasasa. Anche questa attività è andata male. Me ne esco fortunatamente indenne. Nel 96 mi trovo a Morondava, e un altro italiano residente da parecchio tempo in Madagascar, mi propone di organizzare un servizio per i turisti di pesca d’altura e immersioni. Faccio arrivare dall'Italia un container con tutto il materiale occorrente e ci mettiamo al lavoro, ma anche questa attività non va bene. Quindi verso la fine del 96 decido di rientrare in Italia, pensando di ritornare in Madagascar a trascorrere le vacanze quando saro' in pensione.

E allora, in Italia......

Mi ero messo a lavorare in un albergo e li' ho conosciuto Claudia e Alberto, ai quali racconto le mie disavventure del Madagascar.
Anche Claudia e Alberto sono scontenti della vita che si conduce in Italia e delle difficoltà sul lavoro; assieme vediamo dove potere andare. Cominciamo a contattare varie Ambasciate e sappiamo che per andare in Nuova Zelanda, sono necessari 150 milioni di lire di deposito ancora prima di avere il visto, in Australia, 120 milioni di lire e cosi' via.....



Ma il Madagascar
Ho fatto vedere a Claudia e ad Alberto delle foto del periodo in cui girovagavo per il Madagascar, e quelle foto sono bastate per farli innamorare e provare una attrazione per questa Grande Isola.

Ma tu avevi già preso le tue bufale
Questa volta mi trovo a fare io da guida e visto le mie precedenti disavventure, ho telefonato a qualche amico italiano residente a Tulear e gli ho chiesto: Cosa manca a Tulear? Gli amici mi hanno risposto: “Un Buon Gelato Italiano”  Faccio un corso per conoscere le nozioni  per fare un “buon gelato italiano” e sono pronto per tornare in Madagascar. Nel gennaio 1998 prendo il volo Venezia – Mosca – Antananarivo e torno in Madagascar.

In genere chi sono quelli che vengono a gustare il tuo gelato
Inizialmente lavoravamo quasi esclusivamente con i malgasci di origine indiana, poi poco a poco i malgasci hanno vinto la paura della cosa nuova e attualmente sono la prevalenza della mia clientela e la cosa non mi dispiace affatto, sono più educati e rispettosi degli indiani.


Quali sono i gusti tipici del gelato e quale è il gusto preferito
Ho cominciato con una vetrina a sei gusti per passare poi a dodici. Attualmente espongo il gelato in una vetrina Carpigiani della capienza di 24 gusti. Bhe! la maggior parte dei malgasci passa dieci minuti a guardare i cartellini di tutti i gusti esposti per poi ordinare vaniglia o cioccolato.

Quale è la provenienza della materia prima per i tuoi gelati
Inizialmente facevo arrivare i prodotti dall'Italia, adesso c'è un grossista italiano che importa i migliori prodotti per gelaterie in commercio in Italia.

La lingua malgascia è difficile a capirla

Io non sono tanto portato per le lingue, quando sono arrivato non parlavo neanche francese, quindi ho finalizzato il tutto per impararare quest’ultima, parlo e capisco un po il malgascio di Tulear, ma come ti sposti un po’ cambia tutto, in definitiva trovo che non é facile.



Perchè hai scelto Tulear
Perché all’epoca era un buon compromesso tra la “metropoli Antananarivo” e la piccola cittadina come Morondava o Fort Dauphin, e poi per il clima, dopo aver vissuto un po in tutte le città costiere ancor oggi trovo che é il clima migliore per i miei reumatismi.

Si vive bene
Si viveva bene prima dell’arrivo del cellulare, del satellitare e di internet, ma questa é una mia polemica personale!

Gli abitanti
Sono tanti, tutti neri, e sempre di più incazzati per la incostanza politica e perchè non riescono a campare.

E' un posto tranquillo
Se è paragonato a tutto quello che succede in Italia e nel mondo, possiamo dire che è un posto tranquillo.

Conviene investire in Madagascar e avviare una attività imprenditoriale
Se hai grandi capitali, qui si possono fare grandi soldi, per i piccoli investitori ritengo che ci siano posti dove hai delle garanzie migliori

Oggi rifaresti la stessa scelta
Non rimpiango di aver scelto Madagascar, ci ritornerei ma avendo l’esperienza punterei su altri settori di commercio.


A tal proposito se senti qualcuno che é interessato a comperare una gelateria ben avviata avvisami!!!!
A.S.
Faccia a faccia
-   -                             MAX DA 20 ANNI IN MADAGASCAR!!
-      Olga del Madagascar
-      Alessandra

-      Maria e la sua Africa


Tante (g)rane in Madagascar: il sostegno italiano alla biodiversità dell’isola

Nell’occasione, Franco Andreone zoologo ed erpetologo che dal 1988 conduce attività di ricerca sugli anfibi e i rettili del Madagascar e Autore di numerose pubblicazioni relative al tema in oggetto, esporrà il progetto sostenuto anche dall’UIZA (Unione Italiana Giardini Zoologici e Acquari) volto alla tutela delle peculiari specie di anfibi presenti sull’isola.
Il Madagascar, oltre che terra di lemuri e straordinari animali ed ecosistemi, è, infatti, una vera e propria “fucina” di anfibi. Sono note al momento 290 specie esclusive di rane, ma altrettante sono probabilmente ancora da scoprire e descrivere.

La sopravvivenza di questa straordinaria fauna è a rischio causa l’alterazione degli habitat e la possibile comparsa di malattie catastrofiche, come il famigerato fungo chitridio, che ha causato l’estinzione di molte popolazioni e specie di anfibi in giro per il mondo, ma che – fortunatamente – non è ancora stato segnalato in Madagascar.

Il sostegno UIZA al progetto permetterà gli studi in natura di alcune specie Critically Endangered o Endangered, il monitoraggio nazionale per il chitridio, l’attuazione di programmi di allevamento in cattività “in situ” e “ex situ” e attività di sensibilizzazione e di divulgazione sia in Italia sia in Madagascar per le popolazioni locali, tramite la realizzazione di materiale educativo, poster, brochure e dépliant.
Riguardo ai programmi di Conservazione ex-situ, l’Unione Italiana Giardini Zoologici e Acquari interverrà mettendo a disposizione tecnici, esperti e competenze per creare all’interno di alcune delle strutture associate (14 Giardini Zoologici e 2 Acquari- Genova e Cattolica), centri di riproduzione dedicati per alcune specie di anfibi scelte come sussidiarie al fine di apprendere e perfezionare le tecniche di allevamento da applicare sulle specie minacciate.


Sempre all’interno delle strutture aderenti all’UIZA, è prevista una serie di appuntamenti (calendario ancora in definizione), con Franco Andreone. L’obiettivo è educare e sensibilizzare ulteriormente il pubblico dei Giardini Zoologici e Acquari Italiani (oltre 6.000.000 di visitatori l’anno) alle tematiche ambientali e alla tutela degli habitat e delle specie selvatiche. Attività che gli associati UIZA conducono e propongono regolarmente.
La manifestazione Giornate del Madagascar 2013 è promossa da Roma Capitale e organizzata in collaborazione con il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, con l’associazione Malagasy Miray (Torino) e Tetezana onlus (Roma).
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Enna. Gli allievi di “S. Chiara” adottano coetaneo del Madagascar

Iniziativa di solidarietà dei bambini della scuola “Santa Chiara” di Enna che, così come avviene ormai da 18 anni, pensa ai bambini del Madagascar.
Anche quest’anno gli alunni delle classi quinte, aiutati dalle mamme hanno preparato a casa torte, pizze, focacce o altre specialità distribuite, tramite un’offerta libera, a tutti gli alunni e insegnanti della scuola. Il ricavato permetterà di sostenere l’adozione di un bambino e i suoi studi.
A cimentarsi in questa esperienza di solidarietà sono stati gli alunni della V D del plesso “P. Arisio”, con la guida delle insegnanti Franca Giaquinta e Angela Spina sostenuti da qualche panificio del capoluogo.
A fare da cornice all’evento è stata una mostra fotografica, che ha illustrato paesaggi, fauna, prodotti della terra, vita nei campi e nelle villaggi, e la presentazione di alcuni oggetti dell’artigianato locale, forgiato da mani esperte nel trattare legno, corno, paglia, rafia e tessuti, con quell’innato senso del colore che riesce sempre a dare un tono di festa alla vita.
Per i bambini sono stati momenti di gioiosa esperienza di fraternità avendo contribuito a migliorare la vita a qualche coetaneo del Madagascar, così come un momento per mettere in pratica deliziosi insegnamenti dei genitori.
Fonte: Vivi Enna
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