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Perché hai lasciato l’Italia
Per fare qualcosa in più, dove c’è più bisogno.
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Come è iniziato
Nel ‘72 ho compiuto il periodo di formazione e per circa 10 anni sono
stato a Montefiascone in qualità di aiuto parrocchia, aiuto seminario,
preparandomi a partire. Nell’83 sono arrivato ad Ambanja nel nord del
Madagascar, e vi sono rimasto fino ad oggi.
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E ad Ambanja
Ad Ambanja ho scelto di occuparmi dei lebbrosi e c’era già
una bella struttura fondata dai frati francesi nel 1953. Con padre
Stefano arrivato nello stesso anno 1983, abbiamo sviluppato l’attività
sanitaria, creando un complesso sanitario polivalente, aperto a tutti, senza
dimenticare l’obiettivo principale: la lebbra.
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Ti sei adattato subito
Mi sono adattato in pochissimo tempo, non ero un pioniere, perché altri
confratelli mi avevano preceduto. I primi anni il problema più serio era la malaria.
Il “mora mora”, piano piano, mi dava un pò fastidio all’inizio, ma
poi ho scoperto che è il ritmo giusto.
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Come è il posto in cui vivi
Non conosco tanto il resto del Madagascar, ma
Ambanja è l’ultimo posto che sceglierei per vivere, caldo umido senza vento.
Durante la lunga stagione delle piogge: fango, strade orribili, dove la gente
aggiunge del suo per peggiorare la situazione, e poi zanzare malaria,
chikunguniah ... Resto qui solo per via della devozione al mio lavoro.
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Gli abitanti
Si, gli abitanti Malagasy sono dell’etnia “Sakalava”. Una
parentesi di quattro mesi ad Antsohihy, mi ha fatto apprezzare di più i “Tsimihety”.
I “Sakalava” li trovo un pò come >bambini viziati< da una
natura bella e generosa.
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Per la gente del posto
Certamente, sono un “mompera”, e il mompera
di per se, è già considerato una istituzione da tutti, cristiani e non. Non ti
parlo dei bambini, da 28 anni sono un babbo Natale e anche di più, e per strada
tutti giorni si sgolano per gridare: salut mompera! Comunque nell’insieme sto sulle mie, e i contatti
con la gente sono solo per ragioni di lavoro.
Era un posto tranquillo fino al 2000. C’è un forte movimento
d’immigrazione da tutta l’isola, per la ricerca della vita più facile. Non c’è
tanta vaniglia, come nella costa est, ma c’è il cacao e altri prodotti
tropicali, prodotti del mare e adesso le pietre preziose in 3 diverse località
prossime alla città. Una volta 5 banditi armati di kalashnikov e pistole ci
hanno attaccato al convento, legati come salami, imbavagliati e derubati.
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La tua opera in questo Paese
Come detto sono prima di tutto “mompera”,
per 7 anni ho lavorato come aiuto nella grande Parrocchia di Ambanja, con le
famose tournées nei villaggi della foresta. Adesso mi limito alla chiesetta del
Villaggio dei lebbrosi. Per una decina d’anni ho lavorato come infermiere. E
quindi come responsabile al Lebbrosario. Come è noto, la lebbra è in ribasso,
solo 20/30 nuovi casi per anno. La tubercolosi invece è ancora un flagello, da
180 a 200 nuovi casi per anno.
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Chi beneficia in particolare
Malati di lebbra e malati di tubercolosi e altri poveri occasionali. Due
malattie ‘sociali’ particolari che adesso possono guarire molto bene, se prese
in tempo, ma che richiedono ancora un approccio particolare. Lavoriamo con lo
Stato nel Programma Nazionale di Lotta contro la Lebbra e la Tubercolosi. In
questi ultimi anni, visto che l’istruzione è il punto debole dei nostri
assistiti, ci siamo messi anche a dare un poco di dottrina scolastica. Al
Villaggio abbiamo una scuola elementare con circa 200 scolari. Un’altro
centinaio di scolari li sosteniamo in città.
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Una giornata tipo
Non esiste, anche se poi grosso modo mi suona una campanella virtuale
come nei vecchi conventi: oratorio, laboratorio, refettorio... La
levata, come nei gorgheggi dei muezzin, alle 4 del mattino e anche prima.
Aspettando per la preghiera del mattino, mi diverto a scrivere le mie
impressioni di vita al computer e penso anche alla predichetta della domenica.
Poi c’è la messa al Villaggio e quindi in ufficio al Dispensario. Penso
praticamente a tutto, relazioni con i benefattori, con lo Stato,
l’amministrazione, il personale (abbiamo 30 salariati), la farmacia, la
manutenzione delle innumerevoli strutture: Villaggio, Sanatorium, Scuola a 4 Km
da Ambanja, il Dispensario in città. A mezzogiorno, il pranzo, la siesta
sacrosanta e poi di nuovo, all’Ufficio, al Villaggio, in città per servizi
vari. La sera di nuovo la preghierina, la cena, un po di chiacchiere e al
letto, 8, 30/9,00.
Non ho avuto la fortuna di fare corsi speciali o anche di soggiornare a
Antananarivo per studiarla. Però mi ci sono messo da solo e me la cavo. L’essenziale della lingua per il lavoro è
andato abbastanza veloce. La lingua malagasy è bella, ma è completamente
differente dalla nostra. E poi qui si tratta del dialetto “sakalava” che
è alquanto diverso dal “merina” ufficiale. Unico metodo, ascoltare la
gente e provare a parlare.
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La vita è più cara che nella capitale
Purtroppo la vita è più cara qui ad Ambanja,
per diversi motivi, non ultimo la vicinanza di Nosy Be.
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Vai spesso in Italia
Una volta, ogni 3 anni, adesso ogni 2 anni.
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Oggi faresti la stessa scelta
Cioè il Madagascar? Come detto più su, non l’ho scelto, ma mi è andato
benissimo. Se
però dovessi ricominciare, sceglierei un’altra parte del mondo possibilmente
con caratteristiche simili, riferito agli abitanti: poveri, semplici,
accoglienti, rispettosi, canterini, ballerini, festaioli, fatalisti quanto
basta... e i brutti e cattivi? Chiudiamo un occhio.
A.S.
Interviste on line
Abbiamo incontrato padre Giuseppe
Nicolai, imolese di adozione,
missionario in Madagascar. Gli abbiamo
chiesto di parlarci della
sua attività e dei suoi rapporti con il
popolo malgascio.
Mi chiamo Toni Vasco, sono nato ad Enna
ed ho svolto la professione di psicologo
presso
il servizio di salute
mentale.
Intervista a
Fabiola Mancinelli, antropologa del turismo
che ha
deciso di partire per studiare il Madagascar, portandosi
dietro
qualcuno di speciale.
La mia prima casa
era nel campo base a circa mezz'ora
da Sambava verso
Andapa.
Mi ricordo un nome
" Ambatolokoho "
Nosy Be l’Isola dei Sogni
Il sole, il mare, le
spiagge, ma soprattutto la gente
ci ha fatto pensare
che la nostra pensione(sic!) che
era prossima,
avrebbe potuto godere di tutto questo
Laureato in Scienze dell'educazione, ho lavorato come
educatore
Dario e Valerio hanno creato Peter Pan nella più bella
spiaggia del Madagascar
49 anni romano ha inaugurato a Sainte Marie
il suo nuovo Hotel
Mi ha aiutato una mia amica di Torino mi ha mandato
il biglietto
È già ritornato
La cantante malgascia che vive e si esibisce in Italia
La storia di un medico che aiuta i bambini poveri del
Madagascar
Il Medico dell’OMS per la malaria
L’agronomo toscano che coltiva la Jatropha
Stefano della gelateria italiana si racconta
Nata in Madagascar esercita in Italia
Vive a Nosy Be ed ha
un diving
L’Alberto
professionista del turismo in Madagascar
Per uno
scherzo ha lavorato con Kokoa a Nosy Be
Manuela
fornisce i più importanti ristoranti del vero gelato italiano
Lala vive a Cagliari ma si è sposata con il rito
malgascio
Cronaca di una ragazza felinese che sta
provando da tre mesi un’altra vita
ExCandidato a Presidente della Repubblica del Madagascar
In una foresta ha costruito il suo villaggio
Vive e ospita i suoi amici e clienti in
una isola deserta
Ha battuto tutti i record di immersione
Pino
Schintu, genovese, grande professionista della fotografia
Fra Marino
vive e lavora al nord in una zona impervia del Madagascar
È arrivato
in nave tanti anni fa e oggi gestisce anche una radio
Sposata con
un ingegnere ha un bel negozio con i vetri di Murano
Vive in
Italia, ma il suo cuore è sempre in Madagascar
Anche Lea
vive a Roma e i suoi figli studiano all’Università
In Italia facevo il
fiorista collaborando nella azienda familiare
ciao Marino sono Stefano di Nosy Komba, ho sempre ammirato quello che fai,la tua gentilezza la tua tenacia, il tuo modo di minimizzare gli sforzi fatti all' inizio.In madagascar ti dobbiamo molto,e molti ti vogliono bene come il sottoscritto,...veloma!
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