venerdì 5 ottobre 2012

Alessandra


Sono Alessandra, nata ad Ancona. Ho studiato come interprete, gestito una scuola di lingue per dieci anni per poi imbarcarmi con “Costa Crociere”. Sono stata responsabile della reception/responsabile clienti sulle navi da crociera.
È grazie a Kokoa e ad uno scherzo con loro che sono arrivata in Madagascar.

Il tuo lavoro
Ho iniziato il mio lavoro in terra malgascia proprio a Nosy Be nel 2008. Sono stata responsabile delle escursioni di Kokoa per “Costa Crociere” su Nosy Be. Poi ho lavorato per i clienti di “Ora Resort” con base al “Loharano” Hotel. Per terminare con un periodo breve a Diego Suarez per lo start up della nuova gestione della “Note Bleue”. Quando ho terminato il mio lavoro alla “Note Bleue” non ho trovato altro lavoro che mi permettesse di restare e far fronte contemporaneamente agli impegni economici presi in Italia. Quindi ho dovuto fare la valigia, salutare tutti e tornare in Italia.
Forse il capitolo Madagascar si è chiuso per sempre ma… è stata un’esperienza indimenticabile.

Prima del Madagascar
Navigavo con la “Costa Crociere”, quando sono sbarcata a Nosy Be e ho conosciuto i “ragazzi” di Kokoa. Abbiamo cominciato a scherzare sul mio “lasciare tutto” per andare a vivere a Nosy Be. Da scherzo nasce scherzo che continua come scherzo… e come scherzo ho scelto la scrivania su cui poi ho lavorato. Ho quindi posto termine al mio contratto con la “Costa Crociere” e a giugno 2008 sono arrivata a Nosy Be.

Kokoa
Con Kokoa è stato fantastico. Ho trovato un ambiente veramente accogliente e li ringrazierò sempre per avermi dato l’opportunità di vivermi questi tre anni e mezzo indimenticabili.
Mi sono trovata da subito molto bene. Con tutto il personale Kokoa è stato come essere a casa… mi sono sentita in famiglia… con risate, prese in giro, litigate e prese di posizione. Momenti facili e momenti duri… Momenti con tanto lavoro e momenti di totale sbracamento. Italiani e Malgasci… tutti insieme.

Sia il bello che il brutto
Per descrivere la mia esperienza devo raccontare sia il bello che il brutto.
Non è facile per una donna da sola vivere in Madagascar. Spesso si perde di vista la propria femminilità. Spesso si viene giudicata e criticata o controllata solo per passare il tempo, per avere qualche cosa di cui parlare.
Paradossalmente per me è stato più facile inserirmi tra i malgasci che tra i residenti “Vasa” dell’isola.

I bianchi
Parlando degli immigrati… I bianchi, che vivono a Nosy Be, sono spesso diffidenti e a volte un po’ saccenti. Molto scostanti all’inizio… poi, per fortuna, diventa tutto più facile.
Chi è totalmente immerso nell’isola, spesso non si ricorda più nemmeno di cosa vuol dire essere italiano, chi invece rimane un  po’ più distaccato… spesso si mette su di un piedistallo e, pensando di non giudicare, si sente superiore e alla fine giudica più di tutti.
Se dai maschietti vieni considerata “una amica”, spesso ti trovi ad ascoltare discorsi volgari e particolari piccanti di cui non te ne frega nulla e ad essere comunque messa in secondo piano di fronte a ragazze molto giovani e disponibili. Se non sei amica… allora spesso proprio non sei considerata.. .

È stata dura
A volte mi è sembrato di vivere in un paesotto borghese e bacchettone che niente ha a che vedere con quello che credo sia il vero Madagascar. A volte ho sentito discorsi di un razzismo estremo fatti da persone che si vantavano di essere tanto aperte.
Alcuni dei bianchi si vantano di aver capito come vivere il Madagascar in modo libero e aperto e non si rendono conto di essere i primi a rimanere rigidi sotto certi schemi e a non accettare comportamenti e idee diverse dalle loro.
Ho avuto quasi la sensazione che alcuni dei residenti di Nosy Be pensassero che coloro che fanno la scelta di trasferirsi in Madagascar, devono per forza soffrire per poter vivere a pieno l’esperienza… un po’ tipo “hai voluto la bicicletta… adesso pedala” “se sei così alternativa da venire a vivere qui… non contare su nessuno… il problema è tuo… risolvitelo da sola”  Insomma soprattutto all’inizio è stata dura.
 Poi.....
Poi però, per fortuna, ho cominciato a sentirmi più a casa e ad affezionarmi a chi poi ho considerato “Amico” e a stare bene. Quando sono partita sono state tante le persone (tra immigrati e malgasci) a salutarmi,  per cui c’è scappata anche la lacrimuccia (anzi molto più che una ) e ho molti amici che tengo stretti nel cuore.

I malgasci
Alla fine dei giochi, posso dire che in tre anni e mezzo “non ho capito il Madagascar” ne tantomeno che ho capito la mentalità malgascia.
Non posso negare che l’accoglienza dei malgasci nei miei confronti è stata fantastica. Con loro mi sono trovata sempre bene. Io so di averli rispettati e soprattutto di aver rispettato le loro diversità e i loro modi di fare. So di aver ottenuto il rispetto di molti di loro. Non ho mai preteso di ragionare con loro con la mia mentalità italiana, ne ho mai preteso che loro capissero il mio modo di agire tanto diverso. Non mi sono mai aspettata da loro cose che erano al di fuori della loro cultura e so che loro non hanno mai preteso da me che fossi totalmente integrata nel loro ambiente.

Orgogliosa
Quando ho visto alcuni dei ragazzi che avevo formato fare il loro lavoro con successo, mettendo a frutto alcuni dei miei insegnamenti, mi sono sentita orgogliosa di loro e degli sforzi fatti per raggiungere certi risultati. Non potrei mai dare un consiglio su come relazionarsi… perché nessuno può farlo. Ognuno ha un suo modo di relazionarsi con le persone, siano esse europee o extra europee. Nessun modo è giusto. Nessun modo è sbagliato. Sono i risultati che contano.  Io sono stata me stessa. Semplicemente me stessa e questo è stato sicuramente apprezzato (a volte più dai malgasci che dai bianchi). E io ora sono orgogliosa dei bei rapporti che ho costruito.

Felice
Io mi reputo una persona felice.
Mi sento una donna fortunata, perché nonostante i miei alti e bassi, la vita mi ha sempre sorriso e sono riuscita a viverla più o meno come volevo io.
Non sarò mai ricca economicamente… ma sono ricca di emozioni, sensazioni e gratificazioni personali!!!!

Sogni
Ne faccio tanti e il più delle volte riesco anche a realizzarli. Adesso vorrei vincere una bella somma alla lotteria così posso viaggiare molto di più senza preoccuparmi di lavorare (ahahahahah)

Infine
Bè ho voglia di ringraziare pubblicamente Kokoa, perché senza di loro non sarei mai arrivata a Nosy Be. Ringrazio i ragazzi di Madaway e Elma perché hanno creduto in me e mi hanno aiutata a tirar su il morale quando era a pezzi. Katia e Luisa… senza di loro non ce l’avrei fatta! Vorrei fare una lista lunghissima di ringraziamenti, passando da Isa a Laura … ma dovrei escludere qualcuno per non diventare noiosa… quindi… mi limito a ringraziare tutti quelli che sono miei amici.

Rifaresti tutto
Tornando indietro con la testa e l’esperienza di adesso, farei sicuramente scelte diverse… ma ogni cosa che ho fatto l’ho fatta perché la ritenevo la più giusta… quindi non c’è veramente uno sbaglio che posso considerare il più grande.
Certo che rifarei le stesse scelte! Anche quella di tornare in Italia in quel preciso momento.
Ho sicuramente dei rimorsi… ma assolutamente no dei rimpianti..
Alessandra Gnesutta

Faccia a faccia on line

Incontriamo suor Concetta Zappulla all’Istituto “Suore Cappuccine
dell’Immacolata di Lourdes” di Palermo e non esitiamo a chiederle
della vita che conduce come missionaria.>>>>>>>>continua a leggere

Abbiamo incontrato padre Giuseppe Nicolai, imolese di adozione,
missionario in Madagascar. Gli abbiamo chiesto di parlarci della
sua attività e dei suoi rapporti con il popolo malgascio.

Mi chiamo Toni Vasco, sono nato ad Enna
ed ho svolto la professione di psicologo presso
il servizio di salute mentale. Ho lavorato per due
anni a Trieste, ai tempi di Basaglia ed ero stato
catturato dal fervore di quella che si chiamava “antipsichiatria”.


La mia prima casa era nel campo base a circa mezz'ora da Sambava verso Andapa.
Mi ricordo un nome " Ambatolokoho "

Intervista a Fabiola Mancinelli, antropologa del turismo che
dopo un passato nella comunicazione e nella ricerca di tendenze
ha deciso di partire per studiare il Madagascar

Il sole, il mare, le spiagge, ma soprattutto la gente
ci ha fatto pensare che la nostra pensione(sic!) che
era  prossima, avrebbe potuto godere di tutto questo

Nosy Be l’Isola dei Sogni

Laureato in Scienze dell'educazione, ho lavorato come educatore

Dario e Valerio hanno creato Peter Pan nella spiaggia più bella del Madagascar
Anakao
49 anni romano ha inaugurato a Sainte Marie il suo nuovo Hotel

Anita Torti, nata in Madagascar, vive a Milano si sta facendo onore sui ring di tutto
il mondo

La cantante malgascia che vive e fa successo in Italia

La storia di un medico che aiuta i bambini poveri del Madagascar

 in Madagascar per insegnare forme alternative di agricoltura

Non esisteva ancora il telefono, le strade erano piste in mezzo alla natura.
Poche capanne, una banca e un ufficio postale.
Quando Massimiliano Felici arrivò a Sainte Marie nel 1993, l’isola era così.
Oggi vive a Ankazoberavina isola deserta situata nella zona nordoccidentale del Madagascar

È titolare di un diving a Nosy Be

Rosario Volpi, 34 anni, ha vinto il Premio volontariato internazionale 2013.

Dal 2007 si occupa di ragazzi


Enzo Maiorca e le sue immersioni

Pino Schintu e le sue fotografie

Dirige il lebrosario di Ambanja

È arrivato in nave e fa sentire la sua voce con radio AVEC

In Madagascar il negozio più bello con i vetri di Murano

Alberto il professionista del turismo

Ha lavorato nel turismo a Nosy Be

Un biologo arrivato da Milano al seguito di una spedizione
di studio della foresta del parco Nazionale di Masoala

Stefano, titolare della « Gelateria Italiana »
a Tulear, “si racconta” come e perchè è arrivato in Madagascar

Manuela fornisce i migliori ristoranti con il gelato italiano

Incontrando gli amici, al rientro dal mio primo viaggio in Madagascar,
alla domanda cosa ti sei portato dal Madagascar, ho risposto:
“la voglia di tornare”.

noi vogliamo seguire il suo esempio”.
Intervista a mons. Vella, vescovo in Madagascar

Ad Antananarivo, grazie a padre Pedro, è nato un progetto
che garantisce casa e lavoro a più di tremila famiglie.
Un esempio di azione caritativa, anche per il Fondo

Monetario Internazionale

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