“Operazione Tandroka” è il suo nome ufficiale.
La tandroka è una piccola rana del Madagascar. Ma il nome corretto dovrebbe
essere “Operazione massacro”.
A
settembre, le forze di sicurezza del Madagascar hanno lanciato una campagna per porre fine ai furti di bestiame,
soprattutto mucche e zebù, nella parte meridionale dell’isola.
In
passato la figura del dahalo, il ladro di
bestiame, faceva a pieno titolo parte della cultura tradizionale del
Madagascar meridionale: diventare dahalo segnava il passaggio dall’adolescenza
all’età adulta (con buona pace delle comunità cui venivano portati via gli
animali).
Ma
ora, secondo il governo, dietro quest’attività c’è la regia del crimine
organizzato.
Quello
che è certo è che, prima del lancio dell’”Operazione Tandroka”, nelle
attività di contrasto all’abigeato erano stati uccisi 14 membri
delle forze di sicurezza.
I
risultati ufficiali dell’ “Operazione Tandroka” sono, secondo il governo,
lusinghieri: in meno di un mese, nella regione di Anosy, sono stati uccisi 40 ladri di
bestiame e ne sono stati arrestati
76.
Gli
altri risultati di cui il governo tace, denunciati invece da Amnesty
International, sono questi: anziani, disabili, persone con difficoltà motorie e bambini bruciati vivi
nei villaggi dati alle fiamme dalle forze di sicurezza.
Nel
distretto di Elonty, a settembre, le forze di sicurezza hanno appiccato il
fuoco a 95 abitazioni uccidendo almeno 11 persone tra cui una bambina di sei
anni. Una scuola è stata rasa al suolo e i raccolti sono stati distrutti:
le forze di sicurezza hanno replicato di aver distrutto solo le coltivazioni di
cannabis.
Ancora
più grave appare il bilancio degli scontri tra le comunità: 250 persone uccise nella sola città di Fort-Dauphin. In un altro villaggio,
seppur avvisate di un’imminente spedizione punitiva, le forze di sicurezza
hanno lasciato fare, limitandosi alla fine a contare il numero dei morti uccisi a colpi di machete: 86.
Amnesty
International, che già nel suo Rapporto annuale 2012 aveva denunciato le violazioni dei
diritti umani nel paese, ha sollecitato il governo malgascio a mettere sotto
controllo le forze di sicurezza, in particolare le Forze speciali d’intervento,
e ad avviare un’inchiesta indipendente su questi massacri, se necessario
chiedendo l’assistenza degli esperti delle Nazioni Unite.
A
maggio ci saranno le elezioni presidenziali:
questi mesi di violenza, che vanno ad aggiungersi a cinque anni di crisi
politica,
gettano un’ombra inquietante sui rischi per la sicurezza della popolazione
civile nella campagna elettorale.
Fonte:
corriere.it
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