mercoledì 29 maggio 2013

Presidenziali nell'occhio del ciclone Elezioni Madagascar: polemiche sui candidati


Francia e Sudafrica contro tre dei possibili nominati

La Corte Elettorale del Madagascar il 3 maggio 2013 ha convalidato le candidature alla elezioni presidenziali (il primo turno é previsto per il 24 luglio prossimo) dell’ex presidente Didier Ratsiraka (1975 – 1993 e 1997 – 2002), di Lalao Ravalomanana, la sposa del ex presidente Marc Ravalomanana (detto anche il Berlusconi africano, al potere nel periodo 2002 – 2006)  e dell’attuale presidente del governo di transizione  ex DJ e ex sindaco della capitale del Paese, Andry Rajoelina, che ha presentato la sua candidatura nonostante le precedenti promesse di non partecipare alle elezioni. Il trio é considerato all’origine della crisi malgascia che dura dal 2002. Ratsiraka fu rovesciato da un golpe popolare post elettorale da Ravalomanana e costretto all’esilio volontario in Francia. É rientrato in patria l’aprile scorso. Dopo quattro anni di libero mercato e ottimi affari per la famiglia presidenziale a scapito della popolazione, a sua volta Ravalomanana fu rovesciato da Rajoelina con gli stessi metodi che il Berlusconi africano utilizzò nel 2002. Ravalomanana fu costretto all’esilio in Sudafrica per sfuggire ad una pena in contumacia per corruzione e saccheggio delle risorse del paese. Nessuno dei tre illustri candidati avrebbe presentato regolari candidature. Ratsiraka e Lalao Ravalomanana non hanno i requisiti necessari di legge: la residenza comprovata durante i sei mesi precedenti alla sottomissione della candidatura. Rajoelina ha depositato il dossier due giorni dopo la chiusura della candidature, grazie al ritiro del candidato di governo e suo amico Edgard Razafindravahy.

 L’ordine di comparsa dei nomi dei candidati sul bollettino elettorale, che normalmente segue l’ordine cronologico della presentazione della domanda vede Lalao Ravalomanana in seconda posizione mentre Rajoelina sarebbe stato piazzato al  ventinovesimo nonostante sia stato l’ultimo dei 49 candidati ad iscriversi. La credenza comune è che i candidati nelle prime posizioni ottengano più voti rispetto agli altri. Rajoelina ha dichiarato però di non preoccuparsi. «La popolazione conosce le opere attuate durante il governo di transizione quindi basta dire di votare per il numero 29 e la vittoria sarà assicurata». Il segretario generale dell’organizzazione Internazionale della Francofonia, Abdou Diouf, l’11 maggio scorso ha espresso una profonda inquietudine per l’ok dato alle candidature dei tre: «Mi rammarico di questa decisione che mette in causa l’insieme del processo di uscita dalla crisi e mi appello a tutti gli attori a rispettare le procedure elettorali», ha dichiarato Diouf con un comunicato stampa, precisando di appoggiare la domanda della Comunità per lo Sviluppo dell’Africa Australe (SADC) di ritiro delle candidature irregolari, sottoposta il 10 maggio scorso dalla Troika dell’Organismo, incaricato della sicurezza regionale. Chiare sono le interferenze dell’ex potenza coloniale e della potenza regionale, entrambe desiderose di vedere la candidatura diretta di Marc Ravalomanana, ritenuto un perfetto alleato grazie alla lealtà verso il libero mercato dimostrata durante il suo mandato. Dubbi vengono nutriti sulla capacità di mantenere la stessa lealtà per interposta persona attraverso sua moglie qualora fosse eletta alla presidenza. La candidature di Marc Ravalomanana é resa impossibile per la condanna in contumacia inflittale dalla Corte del Madagascar. Se ritornasse nel Paese sarebbe arrestato e rinchiuso in carcere per scontare la pena. Inutili sono stati i vari tentativi effettuati dal 2012 dal Presidente Jacob Zuma, amico personale di Marc, per costringere il governo malgascio a ritirare la condanna e permettere al ex presidente di partecipare alla vita politica del paese.  Seppur le prove di corruzione e saccheggio delle risorse naturali del paese sono schiaccianti il Sudafrica lo preferisce all’attuale presidente del governo transitorio che non nasconde i suoi sentimenti anti Pretoria che danneggiano gli affari in Madagascar delle multinazionali sudafricane. La posizione comune di Francia e Sudafrica rafforzano le convinzioni continentali di una politica estera condotta dalle due potenze in Africa dettata esclusivamente da meri scopi di egemonia  economica. La Francia dimostra per l’ennesima volta quanto sia attuale la nefasta politica neo-coloniale della FranceAfrique e del Presidente Zuma di voler esportare l'illegalità imperante, che grazie al suo governo vige per difendere gli interessi delle multinazionali sudafricane del settore minerario, ree di fomentare il duro scontro sociale in atto nel Paese.


Le prove fornite dall’inchiesta di un quotidiano sudafricano, ossia che dal 1996 il Paese ospita vari campi di addestramento per terroristi in mano ad Al-Qaeda e agli Hezbollah, compromette seriamente la legalità della richiesta del SADC relativa al ritiro delle candidature considerare irregolari. Le tre candidature accettate assieme ad altre 46, rientrerebbero nelle logiche politiche  malgasce con l’intento di non creare ulteriori tensioni sociali e di rompere i fragili equilibri esistenti.  Le candidature di  Didier Ratsiraka e Lalao Ravalomanana, sembrano facilitare Andry Rajoelina, estremamente più popolare dell'ex presidente, che portò il Paese sull’orlo del fallimento, e della moglie  di Marc, noto per aver svenduto il Paese agli stranieri, soprattutto francesi e sudafricani. Anche in questa occasione é stata confermata la costante comune in tutta la durata della crisi malgascia: l'interferenza palese di potenze straniere. Nonostante ciò il popolo del Madagascar sembra intenzionato a continuare per la sua strada, rivendicando il diritto di scegliere il presidente a lui più congeniale.

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