Perché hai lasciato l’Italia per il Madagascar
Me lo sto ancora chiedendo. Non c’è stato un
unico motivo, ma una serie di motivi. La prima volta che sono stata in vacanza,
a Nosy Be, per una settimana di immersioni con Luca, il mio compagno, ero
rimasta un po’ perplessa, le immersioni non erano state eccezionali, avevo
avuto un problema di salute che mi faceva stare un po’ in tensione e l’aspetto
“fatiscente” dei villaggi mi metteva a disagio, mi sentivo un’intrusa.
La natura però mi aveva subito colpito e negli
ultimi giorni di vacanza avevo cominciato a rilassarmi e a percepire la
bellezza che mi circondava.
Luca invece era rimasto entusiasta e durante il
volo di rientro in Italia mi aveva annunciato che prima o poi saremmo venuti a
vivere in Madagascar.
Ricordo di aver pensato: HEI !!!.............,
andiamoci piano, per una vacanza si può ancora fare, ma addirittura viverci !!!
Dopo quella vacanza, quando sono rientrata in
Italia, ho cominciato a vedere il “mio” mondo con occhi diversi. Tutto mi
sembrava inutile e finto, tutto basato sull’apparenza, i ritmi di lavoro
assurdi, il cibo senza sapore, l’assenza completa di colori…. Era come se
vedessi la mia vita da fuori, dall’alto, dal punto di vista di un’altra persona
e ho cominciato a farmi delle domande.
Quello che mi ha “fregato” è stato lasciare la
porta aperta alla possibilità di cambiare vita, pur non avendoci mai pensato prima.
Non sono mai stata una di quelle persone che vogliono scappare su un’isola
deserta. Per me la città era la normalità… Avevo fatto tanti bei viaggi, anche
in paesi molto poveri, ma mai avevo avuto una reazione emotiva che avesse
scosso le mie sicurezze in questo modo. Se tornavo da un paese povero, in cui
mi ero magari lavata per dieci giorni con un secchio d'acqua e avevo fatto i
miei bisogni in un buco nel terreno, come in Nepal, quando rientravo in Italia,
apprezzavo ancora di più la comodità del mio bel bagno pulito e accogliente; il
viaggio mi serviva per apprezzare quello che avevo o forse per sopportare
quello che inconsciamente mi mancava. Non so se tutto ciò sia capitato perché
ero nel momento giusto della mia vita o perché il Madagascar ha dei poteri
particolari (io sostengo che sia una terra magica), sta di fatto che dopo aver
scoperto il Madagascar non sono più stata la stessa. Tutto ha cominciato a
darmi fastidio, ero insofferente, cominciavo a sospettare che il mio “spirito”
fosse stato concepito per una vita diversa da quella in cui mi ritrovavo.
La mia passione per la subacquea occupava sempre
di più i miei pensieri e la mia mente, da subacquea ricreativa quale ero, sono
diventata guida subacquea, dando una mano in un diving di amici nel tempo
libero per fare esperienza, poi ho preso il brevetto di istruttrice PADI, per
essere pronta, nel caso in cui passasse il mio treno. Stavo già pensando in
modo diverso.... a dire: perché no?
Luca dal canto suo, lavorava di persuasione, da
sempre convinto che quello fosse il nostro destino, e soprattutto convinto che
Nosy Be non fosse solo quello che avevamo visto in quella misera settimana.
Siamo quindi tornati una o due volte a Nosy Be, per periodi più lunghi, finché,
nel novembre 2005, ho incontrato, per la prima volta, lo SQUALO BALENA e da
quel momento ho capito che avrei voluto fare un lavoro che mi permettesse di
stare a contatto il più possibile con creature così meravigliose.
Nei tre anni successivi al mio primo incontro
con il Madagascar, ho “preparato” la mia famiglia, ho cominciato ad
organizzarmi in vista dell’idea di chiudere la mia attività professionale, e ho
atteso pazientemente il mio treno per il Madagascar: ed è arrivato!
Mi piace pensare che, quando desideri fortemente
qualcosa, l’universo congiura per fartela ottenere…
Dopo i nostri viaggi “turistici” a Nosy Be siamo
rimasti in contatto con i titolari del diving con cui facevamo le immersioni a
Nosy Be, facendo loro presente che eravamo interessati a trasferirci, e ad
investire in un diving. Uno dei soci ha avuto la richiesta da parte del Corail
Noir Hotel di aprire un diving interno alla struttura e ci ha mandato una
e-mail per sapere se eravamo ancora interessati. Il classico “fischio” e noi
siamo arrivati di corsa.
Psicologicamente non ho avuto problemi ad
ambientarmi, la gente è disponibile e aperta a tutte le stranezze di noi
"wasa", ma soprattutto mi sono resa conto che abbiamo bisogno di
molto meno di quello che pensiamo. Quando vivevo a Milano il sabato mattina scattava
lo "shopping compulsivo" e buttavo via montagne di soldi solo per
cercare di riempire i miei vuoti. Da quando sono a Nosy Be, mi compro al
massimo un cestino di rafia al mercato (200o ariary, meno di un euro) o un
pareo e sono felice.... Uno dei miei timori, nel cambio di vita, era proprio il
passare da una grande città, ricca di stimoli, di opportunità, di comodità...
al nulla. Ora, riflettendo sulla incredibile naturalezza con cui mi sono
adattata a questo nuovo mondo, credo che il nulla che vedevo era la mancanza di
cose inutili. Qui, in realtà, se
si hanno gli occhi per guardare, c'è una ricchezza inestimabile per l'anima.
L’adattamento
Il corpo invece ci ha messo un po’ di più…. Per
il primo anno da quando mi sono trasferita in Madagascar, nel 2006, ho sofferto
di otite, di tosse cronica, di nausea per mesi e mesi. Tutto sommato avevo
passato praticamente tutta la mia vita a Milano al chiuso, in casa o in un
ufficio, e cambiare radicalmente abitudini e ritrovarsi improvvisamente sotto
il sole, all’aria aperta tutto il giorno e a contatto con l’acqua credo che
abbia un po’ messo a dura prova il mio organismo. Poi, come d’incanto, è come
se il mio organismo avesse “registrato” il nuovo ambiente, e da quel momento,
non ho più avuto nulla.
La parte che preferisco è il contatto con il
mare e la natura. Tecnicamente ad una guida subacquea è richiesto di portare
subacquei brevettati in zone particolarmente affascinanti per ammirare il
fondale e le creature marine. Fare questo lavoro qui a Nosy Be è
inimmaginabile, ti dà una grande soddisfazione. Certo, come ovunque il mare è
imprevedibile: a volte ti da tutto, altre volte ti lascia frustrato. Ma a
Nosy Be, poiché il ciclo delle stagioni comporta variazioni della temperatura
dell'acqua soltanto di 7 gradi (da 24 in inverno a 31 in estate) la vita marina
è sempre diversa, gli incontri cambiano in base alla stagione e non c'è modo di
annoiarsi. L'entusiasmo di una guida subacquea è contagioso e devo dire che il
mio naturale entusiasmo è supportato dalla incredibile ricchezza di questi
mari. Oltretutto, pur non essendo biologa, sono per natura curiosa, e amo
capire e studiare, quindi ogni giorno per me è un arricchimento che poi cerco
di trasmettere a chi si immerge con noi. Vivere emozioni uniche e poterle
rievocare è il massimo che si possa desiderare, e qui arriviamo alla seconda
mia passione, cioè fare foto e video subacquei. Così, chi torna a casa dopo una
settimana di immersioni, può rivivere i momenti che ha vissuto. Fare questo
lavoro con passione credo sia importante, sia per la propria attività che
per questo paese. Il Madagascar, a livello di subacqueo, è ancora tutto
da scoprire, non ha tradizione, non ha un nome famoso, come le Maldive o il Mar
Rosso, quindi va fatto capire, va spiegato; è importante prendere le persone
"per mano" e mostrare loro tutto quello che può offrire: la quantità
impressionante di pesce che arriva con certi tipi di marea, gli influssi della
luna, l'importanza e la varietà del plancton, le misteriose apparizioni dello
squalo balena, l'incredibile puntualità della migrazione delle megattere.....
Ogni anno, quando avvistiamo la prima megattera, tratteniamo a fatica una
lacrima, dentro di noi pensiamo: nonostante l'uomo, ce l'avete fatta anche
questa volta....Quando una persona, dopo essersi immersa con noi, ti dice
"non avevo idea che il Madagascar fosse così bello" abbiamo la
certezza di aver lavorato bene.
Inoltre
Oltre a fare il mio lavoro di istruttrice e
guida subacquea, però, ovviamente, c'è anche una parte di lavoro che si svolge
dietro le quinte, che non è meno importante. Io e Luca ci occupiamo di tutta la
gestione del diving, dividendoci i compiti: io mi occupo delle prenotazioni,
dei rapporti con i tour operator e con le agenzie viaggi, della parte
amministrativa (vista la mia precedente esperienza mi tocca), della promozione
e di tutto quello che può servire. Chi decide di venire a vivere in Madagascar
deve saper fare un po' di tutto e soprattutto deve saper adeguare le proprie capacità
ai mezzi che ha a disposizione.
E’ un argomento molto
delicato. La difficoltà di interagire con i malgasci la si percepisce solo
quando si vive qui. Quando si hanno contatti “da turista” appaiono
solari, allegri, disponibili, generosi. E questo ti stupisce, loro non hanno
nulla, sono poveri, ma sono disposti a dividere quel nulla con te. Quando
invece devi lavorare con loro, allora ti scontri con la assoluta differenza di temperamento, di prontezza
intellettuale, di velocità di reazione, di capacità logica…. E questo a poco a
poco ti porta alla frustrazione e, a volte, all’esaurimento. Ti aspetti
qualcosa da loro che non è possibile ottenere, perché non hanno avuto il tuo
stesso percorso, non sono vissuti nel tuo stesso contesto, hanno principi
diversi. Sono comunque degli ottimi esecutori, e la loro capacità di
arrangiarsi determina la soluzione di problemi pratici nei modi più bizzarri e
creativi. L'efficienza di un'attività che comporti l'impiego di lavoratori
malgasci è subordinata al controllo costante nonché alla preparazione di
itinerari e sistemi operativi dettagliatissimi che prevedano ogni possibile
inconveniente. Nel momento in cui si presenta la variabile, il malgascio non
chiede, ne si ingegna. Si ferma e aspetta.
Ogni anno torno in Italia per quasi due mesi,
fra gennaio e marzo, in quanto non è una buona stagione per l’attività
subacquea a causa delle piogge. Torno ovviamente per vedere i miei genitori e
per godere delle prelibatezze che mi prepara mia mamma; per la cucina e il vino
italiani in genere. Questi mesi di trasferta sono però molto importanti anche a
livello lavorativo, per i contatti che si mantengono con i clienti più
affezionati, con i club subacquei e con i tour operator. Un'altra incombenza
che siamo obbligati a svolgere in Italia (visto che il Madagascar, in questo
ambito, è fermo all'età della pietra) è l'aggiornamento e la manutenzione delle
attrezzature; la nostra attività si basa quasi totalmente su strumenti tecnici
e tecnologici: dall'attrezzatura subacquea, ai computer, all'attrezzatura
fotografica, eccetera, che devono essere tenuti sempre in perfetta efficienza.
Mentre siamo in Italia faccio infine scorta di libri e ne approfittiamo per
dare una controllata anche al nostro stato di salute. Esami del sangue, della
vista, dei denti.... Questo è l'unico vero limite del Madagascar: in caso di un
problema di salute grosso o piccolo (come il dentista), l'unica possibilità è
tornare subito in Italia.
Che è ciò che dimostra: l'Italia è un grande
paese, perché se, nonostante la totale incapacità, disonestà e
spreco di denaro che contraddistingue la nostra classe dirigente, l’Italia non
è ancora diventato un paese del terzo mondo, significa che gli italiani sono
gente tosta.
Si sono orgogliosa di potermi mantenere con un
lavoro che mi diverte e mi appassiona e di stare a contatto con la natura, di
non essermi sbagliata quando ho fatto questa scelta e di poter seguire la mia
indole.
Il
mare, i pesci, la mia videocamera e le fasi lunari sono gli ingredienti della
mia felicità.
Oddio, sono pazza, cosa ci faccio qui?
Fai dei sogni
Dicono che tutti sognano, ma io non me li
ricordo quasi mai. Quando me li ricordo mi sembrano talmente assurdi che cerco
di dimenticarmeli.
Hai un messaggio da comunicare
Può sembrare una banalità, ma sono felice di
vivere in un’epoca in cui esiste ancora la mia professione, e in cui in mare
c’è ancora qualcosa di bello ed emozionante da vedere. Purtroppo, credo che non
durerà a lungo.
Barbara e Luca sono titolari di Aqua Diving ,
diving center e centro escursioni a Nosy Be.
Hanno un sito internet: www.aquamadagascar.com , un blog: www.lovebubble.it e sono su Facebook alla
pagine LOVE
BUBBLE SOCIAL DIVING
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