Sì, proprio così, con l'Imposta
Municipale Unica (IMU) -
che ha sostituito la vecchia Imposta Comunale sugli Immobili (ICI) - introdotta
dal nuovo governo di Mario
Monti con
il Decreto Salva
Italia, per cercare di far evitare al Paese il fallimento
economico in cui l'aveva trascinata il precedente governo Berlusconi, anche gli
emigrati italiani proprietari di un bene immobile in Italia da quest'anno sono
stati chiamati a contribuire al salvataggio del nostro Paese.
E sarà un vero e proprio salasso poiché
l'IMU ha ereditato la discriminazione della vecchia ICI nei confronti degli
iscritti all'AIRE per i quali la loro abitazione in Italia era già stata
considerata la seconda casa e non la prima con tutti i benefici connessi che ne
sarebbero derivati. Così che gli emigrati, come seconda casa, dovranno pagare
un'imposta che potrà ammontare al 7,6 per mille, mentre per la prima casa la
percentuale sarebbe stata al massimo del 4 per mille con la detrazione
dell'importo fisso di 200 euro e di 50 euro per ogni figlio a carico convivente
con età non superiore a 26 anni. Ma il salasso sarà ancor più doloroso perché
la stessa norma che ha introdotto l'IMU prevede che la rendita catastale sia
rivalutata, come già per l'ICI, non solo del 5% per le case classificate
A1-A2-A3-A4-A5 (con esclusione dell’A10), bensì anche di un ulteriore 60% del
moltiplicatore per il calcolo del valore catastale che da 100 passerà pertanto
a 160.
A/1
Abitazioni di tipo signorile (Unità
immobiliari appartenenti a fabbricati ubicati in zone di pregio con
caratteristiche costruttive, tecnologiche e di rifiniture di livello superiore
a quello dei fabbricati di tipo residenziale)
A/2
Abitazioni di tipo civile (Unità
immobiliari appartenenti a fabbricati con caratteristiche costruttive,
tecnologiche e di rifiniture di livello rispondente alle locali richieste di
mercato per fabbricati di tipo residenziale)
A/3
Abitazioni di tipo economico (Unità
immobiliari appartenenti a fabbricati con caratteristiche di economia sia per i
materiali impiegati che per la rifinitura, e con impianti tecnologici limitati
ai soli indispensabili)
A/4
Abitazioni di tipo popolare (Unità
immobiliari appartenenti a fabbricati con caratteristiche costruttive e di rifiniture
di modesto livello. Dotazione limitata di impianti quantunque indispensabili)
A/5
Abitazioni di tipo ultrapopolare (Unità
immobiliari appartenenti a fabbricati con caratteristiche costruttive e di
rifiniture di bassissimo livello. Di norma non dotate di servizi
igienico-sanitari esclusivi)
A/10
Uffici e studi privati (Rientrano in
questa categoria quelle unità immobiliari che per tipologia, dotazione di
impianti e finiture sono destinate all'attività professionale)
Ipotizzando, per semplificare, che la
rendita catastale della casa posseduta in Italia sia di 1'000 euro, con il 5%
il valore ammonterà a 1'050 euro che, con il nuovo moltiplicatore di 160,
comporterà un aggiornamento della rendita catastale a 168'000 (1'050 x 160). Se
il bene posseduto fosse stato considerato "prima casa" l'importo
lordo dell'IMU sarebbe stato di euro 672 (168'000 x 4/1000) che, dopo la
detrazione fissa di 200 euro e quella di altri 100 euro (ipotizzando due figli
a carico), sarebbe diventato un importo netto da pagare di 372 euro. Mentre
trattandosi di "seconda casa" l'emigrato, non potendo usufruire di
alcuna detrazione e con una aliquota del 7,6 per mille, su quello stesso bene
dovrà pagare una imposta di 1'276,80 euro ( 168'000 x 7,6/1000), cioè ben
904,80 euro in più!
Una cifra enorme che, aggiunta alle
altre spese fisse che si debbono pagare quando si possiede una casa o un
appartamento in Italia (corrente elettrica, acqua, gas e Tarsu), potrà
scoraggiare molti emigrati dal continuare a mantenere una tale proprietà per un
bene del quale ci si avvale per brevi periodi nell'anno o il cui costo può
diventare insopportabile economicamente per molti proprietari emigrati che
devono vivere con la sola pensione. Il risultato sarà che, loro malgrado, si
vedranno costretti a vendere la proprietà dopo di che si sfilaccerà
inesorabilmente il loro legame, ed anche quello dei figli, con la terra
di origine impoverendo ulteriormente molti comuni che spesso vivono proprio
della ricchezza che vi portano ogni anno il loro emigrati.
Tuttavia per gli italiani che lavorano
all’estero per lo Stato italiano (per esempio i diplomatici), quindi non per i
comuni emigrati, è stata riconosciuta un’aliquota IMU ridotta di 0,4 punti
percentuali e la detrazione di 200 euro se l’immobile in Italia è adibito ad
abitazione principale.
Complimenti a coloro che in Parlamento
hanno consentito questo salasso per gli italiani all'estero!
Chi vorrà saperne di più potrà
rivolgersi ad una sede del patronato ITAL-UIL (www.ital-uil.it), oppure ad un
Circolo della UIM (www.uim.it), che, attraverso il CAF-UIL, potranno calcolare
e rendere possibile anche il pagamento dell'IMU senza doversi recare il Italia. (dino nardi*\aise)
* Coordinatore UIM Europa e
membro Cgie
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