venerdì 25 luglio 2014

Dio e gli spiriti in Madagascar

Per quanto riguarda gli uomini, una divinità buona ha creato gli uomini buoni, mentre una divinità cattiva ha creato gli uomini cattivi. Se un uomo ha un aspetto sgradevole è la prova che una divinità dall’aspetto sgradevole l’ha creato

«È arrivato il momento di parlare delle nostre concezioni filosofiche e religiose» mi dice madame Elisabeth.
«Sono tutt’orecchi» le rispondo.
«In Madagascar abbiamo delle bellissime leggende che fanno parte della nostra cultura, e con le quali insegniamo al popolo la nostra storia e i princìpi filosofici fondamentali. è una tradizione che risale fin dai tempi antichi: gli anziani del villaggio, la sera, sotto il nostro tiepido cielo stellato, intorno al fuoco, attorniati dai ragazzi e dagli adulti di tutto il villaggio, usano narrare le storie senza tempo della creazione, parlano di Dio, dei re, degli indovini, raccontano le leggende e l’origine dei riti. Un proverbio dice: Jamba izay milaza fa tsy misy Zanahary, “Coloro che dicono ‘Dio non esiste’ sono ciechi”. Tutte le nostre leggende mostrano che i malgasci credono a un Dio creatore dell’universo. Spesso si sente la gente rafforzare il proprio discorso invocando il nome di Dio: Aoka ny Zanahary hahatonga any ho jamba raha madainga aho, “Che Dio mi chiuda gli occhi se mento” o all’inverso: Aoka ny Zanahary hahatonga any ho jamba raha madainga anao, “Che Dio ti chiuda gli occhi” se si vuole augurare del male a qualcuno. Una leggenda dice che Andriamanitra (il re o il principe profumato) rappresenta il principio creatore maschile e Andriananahary il principio energetico femminile. Zanahary, il loro figlio, è il signore creatore di tutte le cose, è l’essere manifesto che racchiude in sé il principio maschile e quello femminile».
«Proprio come negli insegnamenti vedici» intervengo.
«Infatti c’è un detto indiano che dice: “Dio è come un fiume, alla sorgente l’acqua è chiara e limpida, poi essa diventa sempre più torbida a mano a mano che ci si allontana dalla sorgente”».
«Nella tradizione religiosa delle varie tribù malgasce» riprende la maga, «c’è comunque l’intento di mantenere l’unità dell’essere divino, di adorare un solo Dio: questo è dovuto soprattutto alla grande influenza degli stregoni, i sorciers, sulla popolazione. Per i malgasci Dio è Ilahy Mahery, “il Potentissimo”, colui che tutto può. C’è un detto in proposito che dice: Zanahary no namorona ny tongotra aman-tanana, “Dio ha creato mani e piedi”. Un tale detto sta appunto a indicare che Dio ha creato tutto senza alcuna eccezione.
Un’espressione simile serve anche per indicare una colpevolezza o un fallimento eclatante, e allora colui che è in difetto dice di sé: Saika tsy nanako intsony ny tongotro aman-tanako, “Ho fallito di mani e di piedi”.
Parlando di un morto, i malgasci amano dire: Niverina any amin-janahary namorona azy izy, “è andato da Dio che l’ha creato”. Si può usare questa espressione per parlare di cose che sono misteriosamente sparite dalla circolazione, o che si cercano e non si riesce più a trovare. Si usa dire la stessa frase a proposito della gobba dello zebù quando questa si avvizzisce, si ritira, quasi scompare durante la stagione secca, cioè in inverno. Tutto è di Dio, tutto viene da Dio, anche il male. Nella nostra religione ci sono molte altre divinità e ciascuna di esse ha un suo compito preciso. C’è un Dio che ha creato gli uomini, Mpanao nyolana, un altro gli animali, e un terzo l’intelligenza. Quest’ultimo è chiamato: Mpamorona ny fisiana.
Per quanto riguarda gli uomini, una divinità buona ha creato gli uomini buoni, mentre una divinità cattiva ha creato gli uomini cattivi. Se un uomo ha un aspetto sgradevole è la prova che una divinità dall’aspetto sgradevole l’ha creato: se ad esempio qualcuno ha un’infermità, come un labbro leporino o un’altra deformità, è segno che un dio con la stessa infermità l’ha creato.
Ci sono infine molte leggende che attribuiscono la creazione alla mediazione dei figli di Dio discesi sulla terra.
Una bella leggenda narra che un figlio di Dio scese sulla terra e la trovò così bella che vagando per valli, monti, foreste e savane, si perdette. Allora Dio intimò a tutte le cose create sulla terra di mettersi alla ricerca del figlio perduto. Tutti gli esseri si misero a cercarlo, a nord, a sud e a ovest, ma nessuno dei cercatori lo trovò. Per questo tutti  pensarono che si fosse perduto all’est. Allora Dio disse: “Voi avete finora cercato mio figlio in quei tre punti cardinali senza esito; ora fate bene attenzione alla luce che verrà dall’est per illuminare il cammino sul quale troverete mio figlio”. Fu così che si levò il sole splendente per illuminare tutte le cose create.
Questa fu la creazione del Masoandro, l’occhio del giorno, il sole, simbolo anche di illuminazione spirituale, ed è anche la ragione fondamentale per la quale ci si deve volgere verso est per pregare e per fare sacrifici in onore di Dio. Si continua perciò a rivolgersi verso l’est  perché non si è ancora trovato il figlio di Dio che tutti cercano».
Madame Elisabeth fa una pausa.
Mi sorge spontanea una riflessione filosofica: «Tutto questo si potrebbe interpretare simbolicamente come la ricerca dell’illuminazione a cui tutti aneliamo, ma che solo alla fine, liberati da tutti gli attaccamenti e condizionamenti della vita terrena, raggiungiamo attraverso la fusione con Dio».
«Sì, certo, è così» afferma madame Elisabeth. «Ma a proposito della creazione, una splendida leggenda dice che all’origine delle cose il nostro Dio diede agli uomini la scelta di morire come la luna, che ad ogni mese muore e ad ogni mese rinasce, sempre così grande, sempre così bella, ma anche sempre così sola, oppure di morire come il banano che, dopo aver portato il suo bel casco di banane, così pieno di frutti, sprofonda nel terreno e si decompone, mentre intorno alla pianta in putrefazione, dalle radici, risorge una fitta schiera di nuovi getti che daranno nuove piante e nuovi frutti. Naturalmente l’uomo scelse la sorte del banano, la sola scelta saggia, secondo la concezione della vita dei malgasci: alla bella solitudine dell’astro essi opposero la felicità della vita terrena, totalmente coinvolta nella catena della discendenza, con tutti gli aspetti che questa scelta comporta: prole, vita intensa, malattie, gioie, dolori, morte».
«La morte, così come la possibilità di avere una prole numerosa, dipenderebbe perciò da una scelta voluta dall’uomo?».
«Sì, senza figli l’uomo si sarebbe sentito solo sulla terra, senza una vera ragione di vita, senza nessuno per cui valesse la pena di lavorare e di produrre. Non ci sarebbe stato nessuno con cui condividere tutte le cose create da Dio. Fu così che chiese di avere figli. Zanahary allora parlò all’uomo e disse: “Molto bene, ti avevo lasciato la scelta. Avresti potuto chiedere la vita eterna, senza figli, ma hai deciso diversamente. Sarà dunque la morte la tua fine sulla terra!”. Fu così che l’uomo ha rinunciato a vivere eternamente.
Il nostro Dio ha comunque una relazione particolare con gli uomini. Alcuni detti la mettono in evidenza: Zanahary tsy tia ratsy, “Dio non ama il male!”; Mamindra fo ny mpanao ratsy Zanahary! “Dio ha pietà degli spiriti ribelli” e ancora: Zanahary dia tsara, “Dio solo è buono”. Esiste una bellissima leggenda a proposito dell’origine dei saggi, indovini, guaritori, oracoli: il primo grande mago-indovino guaritore fu Andriamisara detto anche Mahatuty, Ilahy Mahery, cioè il Potentissimo, il quale ricevette da Dio la sua sapienza e i suoi magici poteri. Egli però se ne dimenticò e proprio come un Lucifero malgascio si insuperbì pensando che questi poteri fossero una sua dote naturale. Tentò così di tener testa al Creatore, ma Dio gli inviò, per debellare la sua superbia, molte malattie e animali pericolosi. Inizialmente il saggio e potente indovino, grazie a uno straordinario talismano e a un cane da guardia che Zanahary stesso gli aveva dato tempo addietro per proteggerlo, riuscì a sventare tutti gli attacchi, ma dovette soccombere quando alla fine Dio gli inviò Zanahary mpanome tsiny, il Signore della colpa, rappresentato da Tanalany, il camaleonte 20. Questo curioso animale riesce sempre a raggiungere e colpire la sua preda; infatti una notte, mentre il mago dormiva russando a bocca aperta, il camaleonte, non percepito né dal cane né dal potente amuleto, riuscì a penetrargli furtivamente nello stomaco. Lì, proprio come avviene per il rimorso che perseguita il colpevole, cominciò a rodergli il corpo e l’anima portandolo lentamente alla morte. Sul punto di morire Mahatuty-Andriamisara disse: “Ecco, infine Dio ce l’ha fatta contro di me! è Tanalany, il Signore della colpa che ha avuto la meglio su di me! Io sono stato colto in difetto da Dio: è lui che ha ragione di me ora, perché è lui che m’ha creato, e che io ho voluto sfidare! Eccomi dunque preso in fallo da Zanahary!”. Allora egli riunì tutti i suoi discepoli, esperti nelle arti taumaturgiche e divinatorie, i maghi neri, le maghe dalle piccole trecce, gli stregoni senza paura, i signori delle foreste, delle acque e delle rocce solitarie e disse loro: “Ecco la ragione per cui vi ho fatto venire: ho sempre superato tutte le prove a cui sono stato sottoposto, mi sono sempre difeso da tutte le malattie che mi hanno colpito, mai nessuna mi ha messo in difficoltà, sia che venisse dal mare, dalla terra o dal cielo, ma Tanalany il Signore della colpa, è lui che mi fa perire oggi! Chiunque di voi pretenda di essere forte nelle arti della guarigione, di essere insuperabile nelle arti divinatorie, nessuno può niente contro la colpa, nessuno può evitarla! Mente colui che dice di saper guarire dal senso della colpa! Quindi abbiate cura di rispettare Zanahary, rispettate i vostri padri e le madri, i maggiori, i cadetti e tutte le leggi di Dio che regolano la nostra società e la vita. Quello che sta capitando a me, Mahatuty-Andriamisara Ilahy Mahery, il Potentissimo, al quale Dio stesso aveva confidato tutti i poteri, tutte le arti della guarigione e della conoscenza è cosa grave! è cosa grave la mia colpa! La mia superbia! E un secondo messaggio voglio ancora lasciarvi perché Dio è grande e magnanimo: io non sarò sepolto sulla terra: io mi eleverò nelle alture del cielo, io diverrò le stelle, il firmamento, ed è in me che tutti voi vedrete il destino perché sono io che diventerò il destino degli uomini, sarò io che ve lo mostrerò quando voi guarderete lassù in cielo le stelle. Dal cielo infinito io vi mostrerò i giorni favorevoli, i giorni eccellenti e i giorni nefasti, perché voi veniate a conoscenza di ciò che dona la vita e di ciò che fa perire. Sono io che diverrò il destino del mondo!”. Questa è la storia dell’origine delle arti divinatorie, di quelle taumaturgiche la cui origine risale al nostro primo grande maestro Andriamisara, Ilahy Mahery, il Potentissimo!».
«Veramente affascinante, madame Elisabeth, la leggenda di quel primo potente mago: mi fa venire in mente ciò che il re Salomone raccomanda a suo figlio Roboamo.Gli dice di aver ricevuto dal Signore la sapienza e la conoscenza di tutte le cose; nonostante ciò l’amore di Dio deve precedere la conoscenza della scienza, perché il principio e la chiave della scienza risiedono nel timore di Dio, nel rendergli onore, nell’adorarlo con grande costrizione di cuore e devozione e nell’invocarlo in tutte le cose che vogliamo fare e sperare: così facendo Iddio ci condurrà nel buon cammino».
Madame Elisabeth, con lo sguardo perso nell’infinito: «Proprio così, Roberto, dobbiamo tutto a Dio!».

Tratto da “I segreti della sciamana dell'Isola Rossa”
Fontehttp://www.magnanelli.it

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in quanto il sottosuolo è ricco di giacimenti


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La felicità non è reale se non è condivisa”…
e allora mi fermo e racconto con cura e attenzione 


Guidati da Don Mario Bonura, direttore del Ufficio Missionario

Le monache coltivano un’alga per realizzare un integratore


Un bagno mio, per non dover andare nella foresta.

Tre ragazzi di venticinque anni di Torino, un ingegnere e due architetti, uniscono le loro competenze, fondano “H4O, Help for Optimism – ONLUS” ed elaborano un progetto di Water & Sanitation che si realizzerà da Agosto 2014 in Madagascar, nell’isola di Nosy Komba.
Il progetto tratta il delicato argomento della mancanza di servizi igienici nei paesi in via di sviluppo e propone una soluzione sostenibile e a basso costo creata in stretta collaborazione con gli abitanti dell’isola.
La seconda causa di morte nei paesi poveri è conseguenza delle malattie di origine oro-fecale originate dall’inquinamento dell’acqua conseguente all’open-defecation.
Per questo il progetto si propone di realizzare delle strutture igienico-sanitarie private, una per ogni capanna, innovando così lo spazio abitativo con i nuovi bagni, dotati ciascuno di fossa biologica.
Un programma di formazione e una guida di autocostruzione, renderanno il progetto facilmente replicabile dai locali.
Al progetto è inoltre associata un’attività rivolta alle scuole per educare i bambini all’utilizzo dei bagni e all’igiene personale. I piccoli diventeranno quindi i promotori dell’iniziativa nelle rispettive famiglie.
I costi per la realizzazione di un bagno completo sono stati calcolati in circa 150€, con l’utilizzo quasi esclusivo di materiali locali facilmente reperibili.
E adesso voi penserete  e questo cosa c’entra con le donne?  Ebbene c’entra….    perchè in molti paesi in via di sviluppo (vedi anche gli ultimi stupri di cui si è tanta parlato in India)  si sono verificati atti di violenza , proprio nel momento in cui le donne, magari di notte e nella completa oscurità dovevano recarsi nella foresta per espletare i propri bisogni corporali per la mancanza di servizi igienici nelle case o nel villaggio.
Questo progetto può essere importante anche per loro!!!!
L’iniziativa è totalmente autofinanziata.
Per chi volesse saperne di più, condividere l’iniziativa e dare il proprio contributo: www.helpforoptimism.org

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riforestazione del Madagascar continua grazie a Favini

Favini sta lavorando per migliorare gli standard qualitativi di vita
della comunità di Sahavondronina, attraverso l’insegnamento delle
più innovative tecniche di coltivazione


Eravamo in 12 Volontari alcuni alla prima esperienza,
altri con tante altre volte alle spalle.

Monclick ed Informatici Senza Frontiere hanno il piacere di raccontare
come è stata realizzata la missione benefica a Bemaneviky

Al via le "iniezioni formative" per migliorare

la qualità degli interventi educativi nell'isola

Team del professor Brian Fisher nelle foreste del Madagascar

 In attesa dell'annuale rapporto sullo Stato delle specie osservate (SOS – acronimo di State of Observed Species), presentato solitamente nel mese di gennaio presso l'Università Statale dell’Arizona dall’International Institute for Species Exploration, un'altra importante istituzione americana dedicata alla biodiversità ha pubblicato i risultati sulle nuove specie scoperte e descritte dai propri associati, per un totale di 91 organismi. Nello specifico la California Academy of Sciences ha annunciato la scoperta di 38 nuove specie di formiche, 12 pesci, 14 piante, otto coleotteri, due ragni, un rettile ed un anfibio, tra le quali si segnalano due generi totalmente nuovi per la scienza. La maggior parte di esse e tutte e 38 le specie di formiche sono state scoperte dal team del professor Brian Fisher nelle foreste del Madagascar, un luogo in parte ancora incontaminato ma dove tuttavia una porzione sensibile della ricchissima e peculiare biodiversità – sono moltissime le specie malgasce endemiche – è fortemente minacciata di estinzione, sia tra i vertebrati che tra gli invertebrati. Gli otto coleotteri e due delle piante sono state invece rinvenuti in Messico, mentre grazie ad alcune spedizioni nell'Oceano Pacifico ed in Indonesia sono state scoperte due nuove specie di squalo (tra le quali il piccolo Hemiscyllium halmahera), tre nuove specie di coralli molli e due di gorgonie.
Nonostante ogni anno vengano scoperte nel complesso circa 20 mila nuove specie, la maggior parte di esse sarebbe sconosciuta e secondo gli studiosi saremmo ancora lontanissimi dal conoscere tutti gli organismi che popolano la Terra: “Una ipotesi ragionevole – ha sottolineato ai margini di una conferenza il professor Quentin Wheeler, entomologo e curatore del rapporto State of Observed Species – è che 10 milioni di specie vegetali ed animali aspettano di essere ancora scoperte da scienziati, esploratori ed amanti della natura. I recenti sondaggi sugli ambienti marini e terrestri hanno fatto emergere un enorme ed insospettabile diversità genetica, si stima infatti che le sole specie microbiche marine potrebbero essere ben oltre 20 milioni”. I dettagli sulle 91 nuove specie descritte dalla California Academy of Sciences sono stati pubblicati sul sito di informazione scientifica sciencedaily.com

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Conoscete gli animali tipici del Madagascar?
In Madagascar infatti troverete una fauna
estremamente diversa da quella dell’Africa

Grazie all’isolamento geografico, il paese è un paradiso di biodiversità.

Ma la pressione demografica e l’instabilità politica accelerano il saccheggio

delle sue preziose risorse.

La sopravvivenza di questa straordinaria fauna è a rischio causa l’alterazione degli habitat

un luogo in cui il tempo sembra essersi praticamente fermato
sotto molto punti di vista,primo fra tutti quello naturalistico

ancora oggi  tanti organismi ancora da recensire
e proteggere nelle foreste dei tropici.

Andasibe è considerata il paradiso degli anfibi del Madagascar:
nell’area che comprende un raggio di 30 Km intorno alla città
vivono più di 100 specie.

Il biodiesel dei missionari

La storia della coltivazione della Jatropha in Madagascar è cominciata

alcuni anni fa e questo articolo che segue ne è una testimonianza.

Solo che il lavoro svolto dalla Missione dei Frati Minori Cappuccini è stato

molto approssimativo e l’arrivo di Fabio Tinti in Madagascar è stato

determinante per portare a termine un progetto della Delta Petroli Italiana.


Diego Suarez la perla del Nord del Madagascar

Non troppo lontana dalle più famose Nosy Be e Nosy Mitsio, Antsiranana, detta Diego Suarez, è meta ogni anno di migliaia di turisti che amano la natura e i grandi spazi. Antico distaccamento francese, dall’architettura coloniale, sorge su una splendida baia di 156 km, seconda solo a quella di Rio de Janeiro.
Raggiungiamo Diego Suarez, ultima tappa del nostro viaggio in Madagascar, da Nosy Be con una speed boat che in meno di 2 ore (circa 10€) ci ha portato al porto di Ankify e da lì con un taxi brousse fino a Diego Suarez (250 km). I pochi giorni che restano prima di ritornare in Italia, non sono certo abbastanza per scoprire tutte le meraviglie della regione, paradiso di sub e velisti: la Baia di Sakalava sulla costa orientale; la Riserva speciale di Ankarana, paesaggio lunare e selvaggio che si estende per 200 kmq e risale a oltre 400 milioni di anni, famosa per le formazioni rocciose calcaree a forma di guglia, i Tsingy; il Parco nazionale Montagna d’Ambra, massiccio vulcanico tra i più visitati del Nord del Madagascar; e tanto altro ancora…

Così ci dedichiamo alle bellissime spiagge di cui Diego è contornata. La più facile da raggiungere è Ramena, villaggio di pescatori abbracciato da palme di cocco (a soli 20 km, collegata con numerosi taxi). La spiaggia è l’ideale in agosto perché in posizione riparata dai forti venti. Ci dedichiamo a un dolce far niente in compagnia degli abitanti di Diego, che la raggiungono nel fine settimana. Lungo la strada, in Boulevard Duplex, è d’obbligo una sosta per ammirare il panorama su Nosy Lonja, simbolo di Diego e di tutta la baia, meglio conosciuta come Pan de Sucre, per la forma che ricorda la più imponente montagna del porto di Rio in Brasile; è off limits per noi stranieri in quanto isolotto fady (tabù), riservato alle cerimonie fijoroana che evocano gli antenati.

Mar di smeraldo, Diego Suarez Organizziamo poi un’escursione in barca a Sakalava, più difficilmente raggiungibile e quindi meno frequentata, ma certamente non meno bella. Un’ampia laguna aperta al vento e adatta agli amanti del surf, che insieme alle baie deserte e remote dei Piccioni e delle Dune viene chiamata l’area delle Tre Baie.

L’indomani con l’aiuto di Adelio, un amico italiano che gestisce con la moglie malgascia il ristorante/albergo La Rosticceria (in rue Colbert al 47), ci spostiamo in barca nella splendida laguna Mare di Smeraldo fuori dalla baia di Diego. Ci auguriamo che il mare sia calmo abbastanza per lo snorkeling tra le splendide barriere coralline (desiderio che raramente sarà esaudito se come noi visiterete il paese in agosto, informazione che difficilmente si legge nelle guide). E infatti niente snorkeling, ma ci “accontentiamo” di una giornata di sole e relax su una stupenda spiaggia di sabbia fine, mangiando pesce alla griglia pescato al momento, in riva a un mare che è davvero color smeraldo intenso, da far invidia ai migliori colori tropicali. Un degno saluto a questo paese così ricco e vario, un’isola che ci ha lasciato la voglia di tornare per nuovi itinerari, magari in altre stagioni, quando è capace di offrire colori ed emozioni sempre diversi.

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L'incanto delle bellezze naturali e l'eccezionale
biodiversità sono i maggiori tratti distintivi di una
terra definita "l'ottavo continente"


Fra breve l’apertura della Camera Iperbarica

Nel mese di Maggio 2014, Carlo Lanza, un tecnico iperbarico italiano, è sceso a Nosy Be, presso il Centro Sanitario di Life, per verificare il corretto funzionamento dell’impianto iperbarico sul piano tecnico e della sicurezza.
Lanza ha potuto, inoltre, interfacciarsi e rappresentarci con i delegati del  DAN (Divers Alert Network) del Sud Africa (SA), Francois Bourman e Morne Christou, in visita presso le nostre strutture. Il DAN è un’associazione a diffusione mondiale che ha lo scopo di fornire assistenza medica d’emergenza ai sub e di promuovere la loro sicurezza attraverso la ricerca, la formazione e il miglioramento dei prodotti e dei centri di diving.
La visita era mirata alla conoscenza dell’impianto iperbarico e dei centri di diving locali e ha portato alla definizione di un proficuo accordo con il DAN SA.
La collaborazione inizierà con un corso di formazione organizzato a Nosy Be nel mese di luglio dalla dott.ssa Chiara Ferrari, di DAN Europe, oltre che dalla dott.ssa Cecilia Roberts e Morne Christou, entrambi del DAN SA, per l’addestramento e la certificazione di Tecnici Iperbarici.
Il corso si terrà, in forma gratuita,  presso il nostro Centro e sarà aperto a tutti gli interessati.
Questa formazione e lo stretto rapporto sancito con il  DAN SA  ci permetterà di aprire fra breve tempo il Centro Iperbarico.

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È titolare di un diving a Nosy Be

ha aperto da un paio d'anni il Manta Diving, un centro diving
per le immersioni subacquee sulla costa ovest di Nosy Be.


Nosy Be le splendide isole del Madagascar

La vegetazione lussureggiante, gli splendidi fondali corallini, le bellissime spiagge e un clima perfetto praticamente tutto l’anno fanno di Nosy Be la località più nota e turistica del Madagascar. Il suo nome, “isola dei profumi”, è dato dalle fragranze delle spezie e piante di Ylang-Ylang, vaniglia, frangipane, cacao, caffè, cannella… E’ un delitto arrivare fin qui e limitarsi a un soggiorno in resort, senza scoprire le meraviglie delle numerose isole dell’arcipelago vulcanico di cui fa parte, tra le quali le splendide Nosy Tanikely, Nosy Mitsio, Nosy Komba, Nosy Iranja, Nosy Radama.

Arriviamo in aereo da Talognaro a Hell Ville, il capoluogo dell’isola, una cittadina piacevole dallo stile coloniale che evoca il passato, mercati colorati e vivaci, un susseguirsi di negozi e ristoranti concentrati nella via principale. Ci fermiamo appena fuori dal centro di Hell Ville, al Bungalows d’Ambonara con un bel giardino tropicale di bouganville, ibiscus, palme e profumatissimi ylang-ylang. Il lodge si trova a 10′ a piedi da una bella spiaggia e vicino al porto, in posizione strategica per visitare le isole vicine. L’atmosfera allegra di Hell Ville è tipica di una località turistica di mare piena di vita sia di giorno che di notte. A dire il vero, quasi scioccante, dopo la calma, la solitudine e i ritmi lenti che ci hanno accompagnati nella scoperta dell’estremo sud del paese.

E’ possibile noleggiare una moto o un’auto per girare l’isola, oppure spostarsi in taxi brousse (molto economici ma non molto frequenti), anche se solo le strade principali sono in buone condizioni. Se cercate un punto panoramico da cui ammirare l’intera baia, i laghi sacri e la fitta vegetazione dell’isola, raggiungete il monte Passot(329 m), nell’entroterra. Percorrendo la costa ovest di Nosy Be, invece, incontrerete, a pochi di km di distanza le une dalle altre, le più belle spiagge dell’isola. La maggior concentrazione di alberghi, ristoranti e locali si trova tra Ambatoloaka e Madirokely, zona pittoresca e più cara, mentre la vicinissima spiaggia diAmbondrona, raggiungibile a piedi, è più rilassante e tranquilla con le donne che ricamano tovaglie sulla spiaggia, esponendo sotto l’ombra delle palme i loro prodotti colorati. Procedendo verso nord, la strada termina con la meravigliosa spiaggia di Andilana dove con la bassa marea affiorano qua e là piccoli atolli di sabbia bianchissima e una lingua lunga e sottile consente di raggiungere a piedi l’isolotto di fronte. Qui sorge un villaggio turistico che ha reso l’isola una delle mete più ambite dell’oceano indiano.
Per organizzare una gita alle isole dell’arcipelago, appena fuori dal resort, piccole agenzie gestite da ragazzi del luogo propongono le stesse escursioni a prezzi molto più competitivi. Ogni giorno dal porto di Hell Ville partono collegamenti con Nosy Komba, riserva naturale del maki (lemure) Macaco, con la bella spiaggia di Anjiabe, gita spesso combinata con la vicina Nosy Tanikely, parco marino protetto, famosa per i bei fondali e le escursioni al vulcano. O ancora la paradisiaca Nosy Iranja (isola delle tartarughe), divisa tra Iranja Be e Kely, collegate tra loro da un banco di sabbia bianca di 1,5 km che emerge con la bassa marea, e Nosy Sakatia (3 km2) meno turistica delle precedenti, che offre un buon diving e passeggiate nella foresta.
Noi optiamo per un tour di Nosy Mitsio, uno splendido arcipelago a 55 km da Nosy Be, gita adatta a chi ama il mare, i grandi spazi, la tranquillità e un po’ di avventura, tra atolli di spiagge bianchissime e deserte. Diverse agenzie, diving center e hotels propongono tours alle Mitsio, ma per chi ha un budget più limitato è meglio raggiungere la costa di Sirana e organizzarlo da qui (noi ci siamo appoggiati alla Societé Cama). Su una piccola, ma nuova imbarcazione a motore, con tanto di capitano e cuoco, salpiamo per un bivacco di 3 giorni in tenda tra le isole dell’arcipelago. Il viaggio è piacevole, ci cimentiamo anche con la pesca e ad abboccare è niente di meno che un grosso marlin…. Ovviamente dei principianti come noi non possono avere la meglio e la lenza si spezza, ma l’emozione la ricordiamo comunque.
La prima isola che incontriamo dopo circa 3 ore di navigazione è Nosy Tsarabajina, rallentiamo solo per ammirare i 4 Fratelli, 4 grandi rocce che emergono dall’acqua, dove nidificano migliaia di uccelli cormorani, fregate, sterne dal becco blu. Proseguiamo per Grande Mitsio, finché avvistiamo le sue splendide spiagge bianche e deserte che si estendono per km. La prima sorpresa allo sbarco è che il terreno dove piantare le tende, è stato nel frattempo scelto da zebù e compagnia bella, per una sosta. Senza scomporsi più di tanto, al nostro arrivo ci lasciano il posto, ma urge con pale alla mano un’accurata pulizia! Ci accampiamo con le nostre piccole tende in riva al mare, nella vegetazione ci sono taniche d’acqua piovana, per improvvisare una doccia. E’ ormai il tramonto e il cuoco sta preparando una cena di pesce che si rivelerà superlativa, considerando che cucina tutto lì al momento e ci serve su una grande stuoia posata sulla sabbia. Siamo emozionati e felici, al cospetto di una stellata da brivido.
I due giorni successivi navighiamo tra le splendide isole, molte delle quali ancora totalmente inesplorate, tra meravigliose lagune e vegetazione lussureggiante, sempre con la speranza di avvistare al largo il passaggio delle megattere e dei delfini. In direzione nord, aggirando la punta sud ovest della Grande Mitsio, incontriamo Nosy Antaly, una delle maggiori attrazioni del tour per l’impressionante formazione basaltica a strapiombo sul mare, unica al mondo, che per la particolare forma geometrica viene chiamata Le canne d’Organo. Di fronte a Grande Mìtsio c’è la splendida Nosy Ankarea, un blocco basaltico nero con una spiaggia di sabbia bianca, paradiso per gli amanti delle immersioni. L’unico contro è che in questa stagione, ad agosto, il mare è quasi sempre mosso e c’impedisce di apprezzare al meglio le splendide barriere coralline. La sera ci accampiamo e dopo un’altra gustosa cenetta in spiaggia, notiamo alcuni ragazzini di un piccolo villaggio di pescatori poco distante, che cantano intorno al fuoco.
Sulla via del ritorno a Nosy Be ci fermiamo nella splendida isola diTsarabajina conosciuta come “isola dalla bella spiaggia”. Sabbia di borotalco in un vero e proprio paradiso circondato da bassi fondali, con il solo difetto di essere una proprietà privata dell’unica struttura alberghiera dell’isola, dove peraltro consigliamo di alloggiare per la qualità e l’organizzazione delle immersioni. Attracchiamo con il pretesto di informarci presso la reception. Possiamo muoverci liberamente per il resort tra sentieri di sabbia che collegano i curatissimi bungalows alla terrazza panoramica. Abbiamo anche il tempo per girare la piccola isola che è un vero gioiello e ammirare da una diversa prospettiva i 4 Fratelli, che ci avevano dato il benvenuto all’inizio di questa splendida crociera alle Mitsio. Purtroppo il tempo passa veloce in questo paradiso dove vorremmo poter stare più a lungo.

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Liberato il sacerdote cattolico preso in ostaggio dai banditi

Un sacerdote cattolico è stato preso in ostaggio da banditi dediti all’abigeato negli Altipiani centrali del Madagascar. Il fatto è avvenuto l’8 luglio, quando alcuni malviventi armati (chiamati “Dahalo” che in lingua malgascia significa semplicemente “bandito”) hanno assalito il villaggio di Morarano, il cui territorio rientra nella diocesi di Antsirabé, uccidendo tre persone e saccheggiando diverse abitazioni. Tra gli edifici presi di mira c’è stata anche la parrocchia locale. Il parroco, p. Romuald Romyzafy, ha denunciato che i banditi avevano preso in ostaggio il vice parroco, p. Ferdinand, e tre apprendisti del centro di formazione agricola.
“Gli ostaggi sono stati liberati” conferma oggi all’Agenzia Fides don Luca Treglia, direttore di Radio don Bosco in Madagascar. “Il problema del banditismo in ambito rurale è molto sentito in Madagascar, anche se la zona dove è avvenuto il fatto, quella degli Altipiani centrali, non è la più colpita. La zona calda è al sud, dove proprio in questi giorni le forze di sicurezza sono impegnate in un’operazione per smantellare la rete di banditi che saccheggiano i villaggi e depredano il bestiame” conclude don Luca. - Ag. Fides
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L'esperienza estiva in Madagascar

«Conosco tutto il bene che la scuola cattolica fa ai giovani e alle loro famiglie,

I risultati ufficiali dell’ “Operazione Tandroka” sono, secondo il governo,
lusinghieri: in meno di un mese, nella regione di Anosy, sono stati uccisi 40

ladri di bestiame e ne sono stati arrestati 76.

A sud del Madagascar Tolagnaro e la baia di Lokaro

Di ritorno a Tolagnaro, dalla bella Lavanono, ci sistemiamo al B&B Chambre d’hôte Lavasoa in collina, dove ci riprendiamo dalla fatica del viaggio in 4×4 ammirando la splendida vista sulla baia di Libanona e Monte St. Louis.

Da qui organizziamo una gita di un giorno, con guida, alla scoperta della grotta di Cap Andavaka (Tanjon’ Andavaka, a 70km). Dopo 3 ore di strada, di cui 1 ora di pista attraverso un bosco selvaggio, procediamo a piedi tra le pietre sotto un sole cocente. Ci vogliono circa 45 per avvistare la sorprendete caverna scavata nella scogliera. La pietra erosa si sbriciola ed enormi blocchi giacciono sul fondo della grotta a cielo aperto, dalla cui cima, intravvediamo gli alberi che crescono lungo le pareti scoscese, con le radici penzolanti, intrecciate in originali configurazioni. In questo speciale microclima ha potuto svilupparsi una vegetazione pluviale simile a una giungla con liane e felci, assolutamente insolita in questa zona arida. Nel piacevole fresco della grotta proseguiamo tra le rocce fino a raggiungere il fondo, dove vivono alcuni lemuri e da dove, attraverso una porta sull’oceano, è possibile risalire fino alla scogliera.

Altra escursione di una giornata, con partenza da Tolagnaro, è la Penisola di Lokaro e Punta Evatra, una delle più popolari e spettacolari della zona. Raggiungiamo la penisola in fuori strada in 2 ore (40 km), ma il mezzo più comune proposto solitamente dalle agenzie di Tolagnaro è la barca a motore o la piroga a remi (15 km), partendo dal lago Lanirano attraverso una rigogliosa vegetazione acquatica di pandanus, ravenala, orecchie d’elefante (arun), fino al lago d’Ambavarano, dove sorge il piccolo villaggio di pescatori di Evatra, esattamente dove s’incontrano le acque del mare con quelle del lago. Madagascar, LokaroGli abitanti del villaggio vivono in povere capanne di legno, incontriamo alcune donne e soprattutto tanti bambini, vestiti di indumenti laceri, che ci chiedono come sempre matite, soldi, caramelle. Prestate attenzione a non avvicinarvi alla piccola foresta dietro il villaggio, è fady (ovvero, tabù). Dal villaggio si può poi raggiungere la vicina isola di Lokaro, ma anche rimanendo sulla penisola, ci sono belle opportunità per passeggiare, girare in piroga, nuotare e fare un buon snorkeling (questo è l’unico habitat di corallo rilevante in tutta la costa sud-est). Si procede a piedi per la baia di Lokaro, attraverso un sentiero interno di 30 oppure un altro panoramico sulla costa di 2 ore, tra euforbie e aloe, con una splendida vista sui numerosi isolotti rocciosi che si specchiano nell’acqua. In cima al promontorio lo spettacolo è emozionante: solo una lingua di sabbia bianca divide i colori del mare e del lago.

Il villaggio di Evatra incorniciato da un bosco di alte palme sembra un dipinto. Lo sguardo spazia tra il verde lussureggiante del litorale e l’oceano al largo sempre tumultuoso, in contrasto con la calma delle innumerevoli piscine naturali e bellissime spiagge di sabbia bianca lambite dal mare turchese. Meriterebbe più di un giorno. A chi ha la fortuna di potersi fermare, consigliamo i semplici bungalows (Air Service Fort) di Evatra o in alternativa, nella baia di Lokaro, il piccolo ecolodge Pirate Camp (gestito dagli stessi proprietari del Chambre d’hôtel Lavasoa) che organizzano anche il transfer in barca a motore.
E’ arrivato il momento di lasciare questa zona incontaminata del Madagascar che ricordiamo sempre con nostalgia. Ci auguriamo solo che lo sfruttamento minerario da lungo tempo perpetrato da una società canadese e la costruzione di una diga di cui ci hanno parlato, non arrivino a mutare questo splendido paradiso.
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e dai colori della natura.

Quali sono vaccinazioni obbligatorie Madagascar



Il Madagascar non prevede, per i viaggiatori provenienti dall’Europa, alcuna obbligatorietà nell’effettuare vaccinazioni.
Tuttavia, la malaria è presente tutto l’anno, di conseguenza è fortemente consigliata la vaccinazione antimalarica.
Sempre consigliate, inoltre, le vaccinazioni contro le epatiti A e B, il tifo, il colera e la rabbia.
In aggiunta, a quanti hanno viaggiato nei sei mesi precedenti l’arrivo in Madagascar in aree dove è presente la febbre gialla, è sempre richiesto il certificato che comprova l’avvenuta vaccinazione.
In alcune aree specifiche, come Antanarivo, si consiglia di munirsi di farmaci antipiretici e disinfettanti intestinali, senza dimenticare i repellenti per le zanzare.
Durante il soggiorno nel paese è, infine, raccomandato prestare attenzione ai cibi crudi(se possibile da evitare), non bere acqua se non in bottiglia e non bagnarsi in acque dolci, come i fiumi.
Una particolare igiene personale nel corso di tutto il soggiorno è fortemente consigliata per evitare casi di dissenteria.

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