giovedì 28 agosto 2014

Il missionario che salva i bambini dalla discarica


Ad Antananarivo, grazie a padre Pedro, è nato un progetto che garantisce casa e lavoro a più di tremila famiglie. Un esempio di azione caritativa, anche per il Fondo Monetario Internazionale


Occhi grandi e viso tondo, incorniciato in una lunga e curata barba bianca. E’ un omone, Padre Pedro, 66 anni, missionario vincenziano: alto, mani grandi, come il suo cuore. E grandi sono anche i risultati, i numeri che descrivono i suoi ultimi 25 anni di attività in Madagascar. Molto più che numeri, persone: oltre mezzo milione di donne, uomini e soprattutto bambini, che dal 1990 ad oggi hanno beneficiato delle attività dell’associazione, tanto da diventare “buoni amici” e dare così il nome all’associazione che ha fondato ad Anatanarivo: Akamasoa.


“Ero in Madagascar già da 15 anni, ero malato, debole, pensavo di non farcela a riprendermi. Poi mi sono ritrovato nella discarica di Antananarivo. Un inferno in cui vivevano e lavoravano centinaia di persone. Grazie a loro ho ripreso le forze e insieme a loro ho creato questo centro”. Ad Akamasoa tutti i giorni settemila bambini trovano un piatto di riso e patate, consumano 12 tonnellate di riso alla settimana; sono circa 12mila a frequentare le scuole gestite dall’associazione, con 400 insegnanti e istitutori; più di tremila famiglie vivono nei 22 villaggi creati dall’associazione per dare una casa ai senzatetto.L’elenco potrebbe ancora proseguire, ma Padre Pedro tiene a sottolineare soprattutto un principio: “L’ho sempre detto a tutti loro: vi voglio troppo bene per limitarmi a fare dell’assistenzialismo. Tutti insieme lavoriamo, solo così si può uscire dalla povertà”. Il Fondo Monetario Internazionale ha segnalato Akamasoa quale esempio di azione caritativa in Africa.

“Il nostro progetto non è nato sulla carta, in un hotel a cinque stelle, ma qui, sul campo, con la gente”. Padre Pedro guarda su, il blu del cielo è squarciato da nuvole grigie di fumo, diossina, che arriva dalla discarica, a poche centinaia di metri dal primo villaggio di Akamasoa. Il missionario vede arrivare una ventina di ragazzi, con i libri sotto al braccio, si avvicina ad una giovane: “Giselle l’ho conosciuta quando aveva due anni, era insieme a sua madre, nella discarica. Lei non aveva scelto quella vita, così come tutti quelli che sono costretti a lavorare fra i rifiuti. Abbiamo dato una casa e un aiuto a lei e sua madre, ed oggi è qui, ha 18 anni, e si sta preparando ad affrontare l’esame di maturità”. L’80 per cento dei ragazzi che studiano ad Akamasoa, supera gli esami. La media nazionale non va oltre al 45 per cento. Merito, impegno, lavoro, sono le parole d’ordine di padre Pedro, che non si accontenta mai: “Dobbiamo puntare al cento per  cento di promozioni!”.

Argentino, di origine slovena, padre Pedro non ha mai accettato il fatalismo diffuso nella cultura malgascia: “Abbiamo trovato anche molti morti, nella discarica. Qualcuno mi ha detto: è la volontà di Dio. Ma non può essere così! Dio non vuole che i bambini muoiano nella discarica, o che vivano nella miseria. No! Dobbiamo ribellarci a tutto questo e combattere contro la povertà”

Una battaglia impegnativa, che padre Pedro non combatte da solo. Insieme a lui lavorano 450 donne e uomini malgasci. Anche in Italia è attiva un’associazione che lo appoggia: “Amici di padre Pedro” (http://www.amicipadrepedro.org/it). Fra i vari progetti in cui è impegnata Akamasoa, vi è anche la riforestazione di alcune regioni del Madagascar, compresi i dintorni della capitale, e l’estrazione della pietra da alcune cave di Antananarivo. Tutti modi per mantenersi e dare un futuro alla Grande Isola Rossa, e alla sua gente, da “Buoni amici”: “Ad Akamasoa abbiamo promosso la solidarietà familiare, siamo una grande famiglia”. Sorride e allarga le sue braccia grandi padre Pedro, come per stringere a sé le centinaia di bambini che si accalcano intorno a lui.

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Il caso della Foresta di Vohidahy

La Sherritt International Corporation è una compagnia mineraria canadese, che prevede lo sradicamento di 1.700 ettari di foresta per la costruzione di una delle più grandi miniere di cobalto e nichel del pianeta, e sarà attiva dal 2013 per 27 anni. La Daewoo Logistic è un colosso coreano che vuole dare il via a un’operazione ancora più grande: prendere in concessione la metà delle terre coltivabili del Madagascar per coltivare mais e palma da olio per biocarburanti. Il tutto gratis. In cambio la Daewoo si impegna ad assumere i malgasci come contadini.
Il Madagascar è uno degli stati più poveri al mondo. Secondo l’indice di sviluppo umano (0,48) si piazza al 151° posto su 187 paesi totali con un Pil pro capite di 911 dollari a persona. Tre malgasci su quattro vivono in aree rurali e praticano un’agricoltura di sussistenza. La densità della popolazione è di 35,24 abitanti/kmq. L’indice di fecondità è di 5 bambini per donna, gravati da un tasso di morte infantile di 92 morti/1.000 nascite. La speranza di vita alla nascita è di 66,7 anni. Solo il 15% della popolazione ha accesso ai servizi sanitari e il 46% della popolazione ha accesso ad acqua potabile. Il Madagascar è anche un incredibile paradiso della biodiversità: ospita il 5% delle specie animali e vegetali del mondo, l'80% delle quali sono endemiche, ossia si trovano solo ed esclusivamente su quest’isola. Le formazioni forestali occupano una superficie totale di 13.260.000 Ha, corrispondenti al 22,6% del territorio nazionale, delle quali l’1,7 % sono aree protette. Ad Est si estende una foresta tropicale umida caratterizzata dalla presenza di piogge per circa 9-11 mesi all’anno. Ad Ovest la foresta è invece definita tropicale secca in quanto i mesi di pioggia sono in media 2-3 all’anno. A Sud Est la foresta lascia spazio a una macchia spinosa e al deserto, mentre sull’altipiano centrale si estendono steppe e praterie fortemente soggette a erosione, vastissime aree di foresta a cui però qualcuno guarda come una risorsa da sfruttare senza pietà.

La Sherritt International Corporation è una compagnia mineraria canadese, che prevede lo sradicamento di 1.700 ettari di foresta per la costruzione di una delle più grandi miniere di cobalto e nichel del pianeta, e sarà attiva dal 2013 per 27 anni. La Daewoo Logistic è un colosso coreano che vuole dare il via a un’operazione ancora più grande: prendere in concessione la metà delle terre coltivabili del Madagascar per coltivare mais e palma da olio per biocarburanti. Il tutto gratis. In cambio la Daewoo si impegna ad assumere i malgasci come contadini.

Le emergenze continue sono rappresentate dalle crisi climatiche e dall’instabilità politica. Nel 2008 e 2011 due cicloni hanno devastato il Paese rendendo necessari ulteriori aiuti umanitari e opere di ricostruzione, e nel marzo 2009 la crisi politica è sfociata nel colpo di stato che ha portato alla caduta del vecchio presidente Mark Ravalomanana e la salita al potere, alla testa del Governo di Transizione, del giovane Andry Rajoelina. Il 23 ottobre 2013, dopo 5 anni dal colpo di stato, si sono tenute le elezioni presidenziali: 33 candidati, i cui primi due arrivati sono i rappresentanti del vecchio presidente Ravalomanana e del Capo della Transizione Rajoelina. Il 19 dicembre ci sarà il secondo turno per il ballottaggio.


L’evento di maggior rilievo che riguarda la politica di gestione forestale risale al settembre del 2003 quando a Durban, in Sud Africa, il vecchio presidente Mark Ravalomanana, ha lanciato la sfida di portare la superficie delle aree protette da 1,7 milioni di ettari a 6 milioni di ettari nei successivi 5 anni, attraverso la creazione di un Sistema di Aree Protette del Madagascar (SAPM) e di nuovi parchi nazionali, coinvolgendo e responsabilizzando la popolazione locale nella gestione delle risorse naturali. Questa nuova strategia politica prende il nome di Trasferta di Gestione alle Comunità Locali (TdG). Tale politica forestale però non ha ancora dato i suoi frutti. I problemi che si nascondono dietro le TdG sono molteplici e la fanno per il momento risultare inefficiente per una buona gestione. L’insufficiente formazione per il trasferimento delle competenze e la mancanza di fondi per sostenere le Comunità di base sono tra i problemi principali. Inoltre, i disordini politici del 2009 e l’atmosfera d’instabilità politica che ne è derivata hanno indebolito ancor più un'autorità statale già inefficace in termini di applicazione della legislazione forestale e delle riforme legate a questo settore. Ne è risultata un'anarchia generale e un accesso incontrollato alle risorse naturali tra cui un'utilizzazione incontrollata della tecnica del taglia e brucia (tavy) e il prelievo illegale dei legni pregiati in tutte le foreste naturali del Paese.

Su tutti, il più eclatante è il traffico illegale del “bois de rose”, la cui utilizzazione ha visto un'esplosione nel 2009. I parchi nazionali della zona Nord Est del Paese (Marojejy, Masoala e la Riserva della Biosfera di Mananara) hanno constatato un accrescimento drammatico del numero di bracconieri e boscaioli entrati illegalmente per abbattere delle piante. All’incirca sono stati abbattuti 100.000 piedi di bois de rose (Dalbergia spp.) e di ebano (Diospyros spp.), di cui più di 60.000 piedi situati all’interno di aree protette, e stoccati su 1.187 container a destinazione quasi esclusivamente cinese, per un prezzo di vendita di 220 milioni di dollari. Dei 23 trafficanti, 13 sono stati deferiti davanti a un tribunale per delitti forestali e solo 2 sono stati condannati: nessun tronco esportato nel 2009 aveva la taglia minima richiesta dalla legge. Dal 17 marzo 2009 sono stati sospesi tutti gli aiuti e finanziamenti per lo sviluppo della politica ambientale del Madagascar e l’impatto sull’ambiente forestale è disastroso, si va da un impoverimento generalizzato della biodiversità fino ad arrivare alla scomparsa semplice e pura della foresta. Tutto questo dimostra che la classe dirigente non ha avuto come obiettivo sviluppare il Paese, ma accaparrarsi il potere e conservarlo favorendo le relazioni interpersonali e i giochi di clientelismo. La campagna di taglio del 2009 consacra il fallimento della “Visione Durban”, così come della volontà di tutelare al meglio le foreste protette.

Il caso della Foresta di Vohidahy
Il Comune di Vohidahy si trova nel Centro Est del Madagascar a 45 km da Ambositra. E’ raggiungibile in moto, ma non in macchina, e in questo ultimo caso si devono percorrere gli ultimi 20 chilometri a piedi per accedervi. Vohidahy è una valle circondata completamente da montagne su cui si estende la foresta, ed è completamente antropizzata dall’agricoltura e dalle altre attività umane. Circa 7.000 sono gli abitanti distribuiti in 8 villaggi e nei tanti piccoli gruppi di case isolati sparsi sui versanti delle montagne. Villaggetti caratteristici con case in legno e tetto in paglia, cascate, corsi d’acqua, piscine naturali fanno di Vohidahy una valle ecologica ancora poco esplorata e conosciuta dai turisti, un comune di 30 mila ettari di cui 16 mila sono occupati da una foresta che rappresenta un corridoio strategico di collegamento tra il Parco adiacente a Nord di Fandrina-Marolambo e il Parco Nazionale di Ranomafana a Sud.

Si distinguono due tipi di formazioni forestali: la Foresta "scremata", considerata come intatta o primaria, che presenta segni di utilizzazione ed è una formazione costituita da tre strati ben distinti (superiore, medio e sotto-bosco), la cui rinnovazione naturale è estremamente ricca. La Foresta "degradata", invece, ha subito in passato una o più utilizzazioni di diversa intensità, ed è costituita da tre strati distinti, di cui quello superiore è mal formato. La gestione forestale a Vohidahy è stata trasferita nel 2004 al VOI Taratra che gestisce 5.315 ettari a Ovest del fiume Mananjary, e nel 2006 è stata trasferita al VOI Ezaka che gestisce 8.000 ettari di foresta ad Est e a Nord del fiume Mananjary. I VOI sono autorità riconosciute dallo Stato a cui l’amministrazione forestale ha conferito la Trasferta di Gestione delle foreste a loro adiacenti. Sono entità rappresentate da membri eletti dalla comunità il cui operato è completamente gratuito.
Qual è il ruolo delle Comunità Locali, o VOI, nella gestione forestale? Innanzitutto devono controllare che la gente non tagli o non bruci la foresta naturale, secondo una pratica tradizionale considerata illegale dalla legge malgascia. In secondo luogo devono proteggere la biodiversità della foresta, dalle piante al legno pregiato, ai lemuri, agli altri piccoli mammiferi minacciati dalla caccia. I membri del VOI hanno il compito di gestire il territorio che è suddiviso in zone di diritto d’uso, in zone di conservazione e in zone di restaurazione, e hanno l’autorità di conferire o meno i permessi per i prelievi di legno in foresta oppure per tagliare e bruciare una parcella di coltura. Tutte le persone maggiorenni della Comunità possono diventare associati del VOI. Non è un obbligo, ma chi non è membro paga solitamente il doppio rispetto a chi è membro per utilizzare i prodotti forestali. Il VOI opera in stretta collaborazione con l’amministrazione comunale e l’amministrazione forestale.

Il progetto di TsiryParma in appoggio alle comunità locali
TsiryParmah è un'associazione di volontariato che opera per la tutela delle foreste in Madagascar. L’associazione, perseguendo esclusivamente finalità di solidarietà sociale, si prefigge di contribuire alla tutela ambientale promuovendo azioni a suo favore e una cultura di sviluppo sostenibile e duraturo sia in Italia che in Madagascar. Il progetto si occupa di appoggiare le Comunità Locali (VOI) nella gestione forestale e in attività agricole generatrici di reddito. L’equipe di lavoro in Madagascar è composta, oltre che da Nicola Gandolfi, da altri tre tecnici malgasci retribuiti dal progetto, il quale si attua su quattro campi d’azione.

"Innanzitutto è stato indispensabile conoscere l’ambiente forestale attraverso inventari forestali e studi di ricerca. Questo ci ha permesso" - racconta Nicola Gandolfi - "di descrivere le formazioni forestali e realizzare la parcellizzazione forestale in base alla classificazione di ogni singola parcella. Il secondo settore d’intervento, ed è forse il più importante, riguarda la formazione a livello sia di popolazione adulta che a livello scolastico. Questo implica visitare ogni singolo villaggio e ogni singolo agglomerato per informare l’intera popolazione sulle regole che riguardano il VOI e la legislazione forestale. La moltiplicazione di piantine in vivaio, i rimboschimenti e gli arricchimenti forestali rappresentano il terzo settore d’intervento per favorire la restaurazione dell’ambiente forestale degradato e del territorio. Infine le attività agricole generatrici di reddito e le azioni sociali, sono uno strumento per favorire lo sviluppo della zona e soprattutto per diminuire le pressioni della gente sull’ambiente forestale. A riguardo nel 2013 sono state costruite tre dighette per favorire l’irrigazione di nuovi terrazzamenti e tre scuole per portare l’istruzione, in zone ai bordi della foresta, dove prima non c’era".

Genesi del progetto
"Nel 2005, al terzo anno di Scienze forestali" - racconta sempre Nicola Gandolfi - "ho organizzato la prima missione verso Vohidahy accompagnato dagli artigiani zafimaniry. La prima impressione quando sbocchi su uno dei versanti che danno sulla valle di Vohidahy è quella di essere 'sbarcato' in un luogo incontaminato, una valle in cui macchine e altri mezzi di comunicazione non sono ancora arrivati! Un'oasi che gli abitanti della valle definiscono la 'cuvetta' intendendola come luogo difficile da raggiungere ma anche da lasciare quando ci si finisce dentro". Nel 2006/2007 è stata realizzata, dallo stesso Nicola, una ricerca sull’ecologia del palissandro (Dalbergia monticola) sempre supportato dall’ONG RTM, e contemporaneamente sono stati installati i primi vivai in appoggio ai villaggi locali per la moltiplicazione di specie autoctone di foresta. L’accesso dell’ONG RTM a ulteriori finanziamenti (Conservazione Internazionale del Madagascar prima e poi del MAAE italiano) ha permesso di ingrandire e rafforzare l’intervento a Vohidahy e di sviluppare al meglio le attività di sensibilizzazione, rimboschimenti e generatrici di reddito, in appoggio alle comunità locali responsabili della gestione forestale. A dicembre del 2012 il finanziamento MAAE è terminato e il progetto di Vohidahy era destinato ad arrestarsi, ma la nuova collaborazione tra l’ONG RTM e l’ONLUS Tsiry Parma ha dato la possibilità al progetto di sopravvivere per un anno ulteriore da luglio 2012 a giugno 2013. A partire dal mese di luglio 2013 il progetto di Vohidahy è passato interamente nelle mani di TsiryParma che al momento è il solo organismo che lo sostiene attraverso iniziative in Italia per la raccolta dei finanziamenti. 
Fonte: Il sole24ore
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Hemp in Madagascar!

Dopo Honolulu e le Hawaii, che ad aprile hanno firmato l’atto che permetterà di coltivare Canapa Sativa anche in quel del Pacifico, speriamo che anche il resto del mondo capisca l’attuale e vitale importanza, soprattutto in termini di impatto ambientale del nostro stile di vita. Non di meno, nella figura di Tony Budden e del suo Hemp-Store, anche il Sud-Africa si è attivato in cerca di una svolta definitiva verso soluzioni moderne e sostenibili, pro-natura: è di poco tempo fa infatti l’uscita ufficiale del primo mattone in canapa realizzato 100% in Africa.
Ed è questo il motivo che ha spinto Canapa Lifestyle sino alle coste del Madagascar, all’altezza del Tropico del Capricorno, con base a Nosy Be. Sede di numerosi progetti ambientali e di ricerca scientifica.In programma un accordo tra la Banca Mondiale e l’Ente del turismo Nazionale, che con la nomina del nuovo presidente della Repubblica, intende orientare agricoltura e produzioni locali verso un turismo più sostenibile.È cosa nota che l’occupazione francese durata quasi un centinaio di anni, ha deturpato e depauperato una terra nobile, ricca di profumi e del 5-8% delle specie animali mondiali.
È in fase di trattativa la nascita della società Hemp-in-Madagascar, con l’obiettivo di creare una filiera dalla produzione sino alla realizzazione di prodotti a chilometri zero. Alimenti e prodotti per la bio-edilizia sono i principali prodotti selezionati, oltre a fibra per utilizzo nautico ed industriale, oltre che artigianale, come ad esempio l’abbigliamento.Va considerato che sono centinaia di anni che il Madagascar conosce ed utilizza la Canapa Sativa (Rongony ndr) come sistema di calafittaggio nelle operazioni nautiche. Non resta dunque che attendere la prossima onda di turismo e verificare quanto anche una terra così vergine e lontana dalle regole del consumismo moderno, possa riqualificarsi come terra promessa per chi cerca nuovi spazi e nuove frontiere del mondo.
Canapa Lifestyle www.canapalifestyle.com

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Questo paese, grazie soprattutto alla sua fantastica flora,
si è guadagnato l’appellativo di “Santuario Della Natura”.

Il termine "camaleonte" viene comunemente

usato come sinonimo di mimetismo. 

Il Madagascar e le sue curiosità

Il Madagascar è uno Stato insulare presente nell’Oceano Indiano ma cos’ha di particolare? Innumerevoli usanze, popolazioni diverse, strani costumi e particolari animali e specie di baobab.Cominciando dalla popolazione, va detto che esistono in Madagascar ben 18 tribù differenti tra loro e che presentano non solo usanze diverse ma persino tratti somatici dissimili.
Nonostante il Madagascar sia una Repubblica, ogni tribù presenta un re che simboleggia un collegamento tra la divinità e l’uomo ed inoltre tra il presente ed il passato.
Tra le tribù è presente quella degli “Antaifasy” caratteristica per il nome poiché significa “quelli della sabbia” e hanno la particolare credenza di seppellire i morti esclusivamente nei boschi. Gli “Antaisaka” invece risultano ancora più particolari dei primi in quanto sono soliti costruire in casa una seconda porta principale collegata al passaggio nell’aldilà.
La tribù “Bezanozano” invece ha la caratteristica di portare numerose treccine come acconciatura e infatti il loro nome significa “quelli con molte piccole trecce”. Gli “Tsimihety” invece sono particolari perché non si tagliano mai i capelli. I più curiosi di tutti però risultano essere i “Vazimba”, un leggendario popolo di pigmei con cui nessuno sembra mai aver avuto contatto diretto se non i casi assolutamente eccezionali. Soprannominati “bambini dell’acqua” risultano “leggendari” non solo perché abitano in zone nascoste e difficili da raggiungere ma anche perché sembrano possedere arti divinatorie ed un’ottima conoscenza delle piante da cui ricavano le necessarie cure mediche.
Ma tra le usanze di queste popolazioni, quale risulta essere particolare?
Esiste prima di tutto la “lotta malgacia” chiamata anche “Moraingy”, ovvero una lotta in cui si scontrano i membri di un villaggio contro quelli di un altro. Gli avversari lottano in una piazza e questa pratica è molto diffusa nella parte nord-ovest del Madagascar.
Inoltre tale lotta è accompagnata da canti rituali per incoraggiare i lottatori che inoltre masticano particolari foglie di “Kat”, una pianta che possiede proprietà eccitanti in modo che sentano meno il dolore delle ferite.
L’altra usanza particolare qual è?
È la “famadihana” ovvero la pratica della riesumazione. Il cadavere inizialmente sepolto viene infatti riesumato dopo un certo periodo di tempo e viene nuovamente riavvolto da bende. Questa cerimonia è molto costosa e vi partecipano ogni volta numerose persone. L’usanza simboleggia l’importanza del cambiamento che la morte porta ed è molto diffusa. Se la famiglia del morto rimanda la cerimonia per la mancanza di denaro, questo gesto è considerato come una grave offesa nei confronti del defunto.
Particolarità finite?
 Niente affatto perché il Madagascar offre curiosità anche per quanto riguarda gli animali e le piante.
In questo Paese infatti è presente il camaleonte più piccolo del mondo lungo solo 16 millimetri! Questo tipo di animale ha preso il nome di “camaleonte nano”.
Le curiosità sul mondo degli animali però non sono terminate perché in Madagascar esiste un lemure particolare chiamato “Indri Indri”. Il nome significa “Eccolo lì”, grido che, secondo un racconto locale, fu pronunciato da un indigeno che voleva mostrare l’animale ad uno dei primi esploratori del luogo. Da qui, l’esploratore pensò che fosse il vero nome del lemure e da quel giorno, l’animale fu chiamato così.
Ma qual è la particolarità dell’animale?
Prima di tutto, il suo curioso canto mattutino ma anche la leggenda legata ad esso. Si racconta che questi lemuri e gli uomini, in tempi antichi fossero fratelli e vivessero entrambi nella foresta. Un giorno però l’uomo decise di coltivare la terra e di cambiare quindi luogo. Da quel giorno, rimasto solo nella foresta, il lemure piange “cantando” ogni mattina in segno di nostalgia per quell’antico legame.
E le piante caratteristiche?
Le piante caratteristiche del Madagascar sono i Baobab. Questi alberi presentano ben 8 specie diverse ma 6 sono presenti solo in Madagascar. I Baobab possono presentare un’altezza che va dai 5 ai 25 metri ed il loro tronco è particolare poiché in grado di immagazzinare anche 120000 litri di acqua!
Dalle 18 tribù dai costumi particolari, alle usanze come la “lotta malgacia” o la “famadihana” fino agli animali più particolari quali camaleonti minuscoli o lemuri canterini e compresi i Baobab giganti, il Madagascar è perciò un paese che offre un repertorio di curiosità che affascino sempre di più.
Giada Fiordaliso
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“La nostra filosofia - ha spiegato - non è quella di mandare un po’ di soldi di carità e che, poi, a distanza di decenni non ha risolto nessun problema e forse la povertà è aumentata. La nostra idea è quella di aiutare quelle popolazioni ad essere autonome aiutandole nella produzione dei beni, a cominciare da quelli alimentari”.

Appena il tempo di registrare il marchio “Pane pulito italiano”, avvenuto martedì scorso, e già si prospetta un’iniziativa di livello internazionale per Arnaldo Cavallari, il patron del Pane Ciabatta. Così la prima bandiera di “Pane pulito” potrebbe essere piantata in Madagascar. Ieri mattina, infatti, nel laboratorio sperimentale di via Ca’ Cima, è arrivato Maurizio Sarlo segretario nazionale dell’associazione EuAfrica impegnata in iniziative di solidarietà verso il Terzo mondo. Ad accompagnarlo Tonino Casati Bariani, imprenditore polesano molto noto, insieme ai figli Davide e Simone, nel settore dell’arte bianca e della panificazione. Sarlo ha illustrato il progetto che da tempo sta portando avanti e che vedrà la luce il prossimo anno, dopo aver passato il viatico dell’Expo di Milano. Il progetto si chiama “Idem” acronimo per Isola di esperienza per un mondo migliore: in pratica si tratta di dar vita, nel Terzo mondo, a dei villaggi che siano in grado di essere indipendenti sotto tutti i punti di vista, a cominciare dall’approvvigionamento dei beni. “La nostra filosofia - ha spiegato - non è quella di mandare un po’ di soldi di carità e che, poi, a distanza di decenni non ha risolto nessun problema e forse la povertà è aumentata. La nostra idea è quella di aiutare quelle popolazioni ad essere autonome aiutandole nella produzione dei beni, a cominciare da quelli alimentari”. E quando si parla di beni alimentari il primo in assoluto è il pane, quando si parla di pane c’è di mezzo Arnaldo. Così Cavallari sarà chiamato per avviare un processo di formazione per i futuri fornai del Madagascar ma dovrà insegnare loro non solo la tecnica ma anche la qualità. “Pane pulito - osserva Sarlo - non sarà un’etichetta, ma l’aspetto qualificante perché la produzione non deve muoversi in una logica di profitto industriale, ma nella prospettiva di togliere quelle popolazioni dalla miseria aiutandole con cibi sani”. Inutile soffermarsi a descrive il patron della Ciabatta, al settimo cielo di fronte a una prospettiva del genere e già pronto a prenotare l’aereo per l’Africa. Luigi Ingegneri ADRIA


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Le strade impossibili

Scritto da Marta Carli
Sedici sgabelli di legno formano un cerchio perfetto, le luci e i colori caldi della cappella creano un’atmosfera magica… e noi, piccoli e grandi ESF in viaggio in Madagascar ci siamo affidati e confidati.
La prima “Parola” di gruppo di questo miscuglio eterogeneo per età e motivazioni è stata una perla… ognuno dei miei compagni di viaggio non ha esitato nel lasciarsi coinvolgere dall’aria di familiarità che fin da subito ci ha accolto e coccolato.
Per qualcuno questo viaggio era un ritorno a Casa, per altri la ricerca di una nuova prospettiva, per altri ancora curiosità che si mischia ad un sogno e per gli ultimi pura condivisione.
Ognuno con le parole e i silenzi ha provato a raccontarsi, affidando al gruppo un pezzo della sua storia, una parte di sè, insieme all’ emozione di vivere un viaggio in una terra tanto lontana e diversa. Quell’emozione ha toccato ognuno di noi nel profondo, tanto che in alcuni momenti a parlare sono stati gli sguardi e le lacrime. Gioia mista a rabbia.
Ci siamo fatti provocare dalle parole di Don Antonio e in particolare da quel pezzo in cui ci interroga sull’aprire strade impossibili. Ce lo siamo cuciti addosso, ognuno di noi ha iniziato e sta continuando a percorrere una di quelle strade, con tempi e modi spesso diversi, ma costruttivi proprio per questo.
La mia strada impossibile per fortuna e per magia è iniziata ormai sei mesi fa, sta prendendo giorno dopo giorno forme e dimensioni nuove. Ieri ero una volontaria appena sbarcata in un’esperienza tutta da scoprire e oggi neo-tutor di un gruppo di giovani donne alla ricerca, in cui rivedo me stessa cinque anni fa al mio primo viaggio, con tutto l’entusiasmo immaginabile e un’instancabile voglia di lasciare una traccia del loro cammino. Con loro ho vissuto dei giorni meravigliosi… interminabili alle volte, ma che ti portano a sera con quella stanchezza piena che non si può descrivere.
Poter, inoltre, vivere tutto questo insieme a Carlo, il mio compagno, è stato ancora più emozionante, dividere il peso delle responsabilità e poter contare di avere accanto chi ti capisce con uno sguardo fa la differenza, ti rendi conto che spesso le distanze sono solo apparenti.
Tutto era iniziato come una sfida e con il passare dei giorni si sta trasformando in consapevolezza ed appartenenza. Un viaggio che non si accontenta di essere vissuto ma che assume Vita propria e non  ti lascia più, pretende tanto e non accetta di essere deluso.
ww.educatorisenzafrontiere.org
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"Quella tra me e il Madagascar sembra essere una storia destinata a non finire mai

una vita semplice, senza costrizioni, dove l’unica preoccupazione
è quella di indossare un pareo e di lasciarsi abbracciare dai profumi
e dai colori della natura.

La felicità non è reale se non è condivisa”…
e allora mi fermo e racconto con cura e attenzione

Caro vecchio rock ogni tanto riservi qualche bella sorpresa.
Come quella di un vecchio rocker cremasco che torna sulle
scene e decide di rinunciare ai proventi del suo nuovo lavoro

per fare della sana beneficenza

L'auto made in Madagascar

La Mazana II sarà fabbricata a mano


Non ha in dotazione né vetri elettrici né airbag né Gps. Tuttavia rappresenta il futuro dell'industria automobilistica in Madagascar.
Il prototipo della Mazana II è stato presentato nei giorni scorsi dalla società Karenjy.

 Si tratta di un'auto robusta ed essenziale, adatta alle strade dissestate dell'isola, dotata di trazione integrale ed equipaggiata con un motore Peugeot da 112 cavalli.
La produzione della Mazana II sarà di 200 veicoli all'anno da qui al 2017.
Poca cosa rispetto agli standard internazionali, ma bisogna tenere conto del fatto che nella fabbrica Karenjy non esistono catene di montaggio automatizzate né robot: le vetture sono tutte realizzate a mano dai 70 operai dell'officina.
In queste condizioni produrre 200 auto all'anno rappresenta una sfida per Karenjy. Fondata nel 1984, l'azienda era stata chiusa nel 1993. La produzione è poi ripresa nel 2008, ma è rimasta comunque limitata a una dozzina di veicoli all'anno.
La Mazana II, che si propone come una piccola alternativa alle auto giapponesi e cinesi che dominano il mercato locale, consentirà dunque il cambiamento di scala.
 di Andrea Brenta  

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Eh sì, è proprio l’ora di sfatare i miti associati al mese di Luglio.
Luglio, il periodo che, con l’innalzarsi delle temperature, vede avvicinarsi il momento delle vacanze, luglio, il momento in cui si abbassano i ritmi di lavoro, il pomeriggio ci si dedica agli aperitivi con gli amici pregustando la sabbia della spiaggia o i verdi cammini delle montagne. Ecco, il nostro luglio non è stato per nulla così!
Con la conclusione dell’anno scolastico ed il lancio di diversi progetti, il nostro Bureau Technique de Développement, e noi volontari VIS con lui, è stato impegnato in un tour de force continuo, ma ricco di spunti e di belle attività.
In primis, è ufficialmente cominciato il progetto “Fanabeazana ho’an ny rehetra” (Educazione per tutti), finanziato ai Salesiani del Madagascar e  dalla Conferenza Episcopale Italiana, che ha visto iniziare la sua componente formativa per gli insegnanti delle “scuole di brousse” (scuole primarie nelle zone rurali). Più di 200 “mpampianatra” hanno seguito un modulo di formazione di cinque giorni sui concetti di base della pedagogia moderna per le scuole elementari: imparare ad insegnarepsicologia infantile,disciplina e autorità.
E noi ci siamo spostati nelle varie case dell’Isola (Bemaneviky all’estremo nord e Ankililoaka nel sud-est) per seguire queste formazioni, molto partecipate e dinamiche grazie ai formatori dell’ITEM; i feedback avuti dai maestri sono stati ottimi e….balli e festa si sono susseguiti fino a tarda serata dell’ultimo giorno!
Un’altra importante visita è stata realizzata nei Centri di Formazione Professionale (CFP) di Fianarantsoa e Tulear per lo start-up del Projet-Programme 2014-2016, finanziato dal Governo Belga. Si tratta dell’intervento principale del nostro ufficio a supporto della formazione professionale salesiana in Madagascar. Insieme ai nostri collaboratori locali, abbiamo monitorato le attività e le spese dei CFP, pianificando le azioni necessarie per l’anno scolastico venturo.
Abbiamo inoltre effettuato uno studio di base degli Uffici Lavoro dei Centri, per capire i margini di miglioramento delle nostre attività di inserimento socio-professionale dei giovani dopo la conclusione della loro formazione.
Ma non è tutto perché il nostro lavoro si è esteso anche oltre i confini della nostra bella isola, con la nostra intensa partecipazione al kick-off meeting a Nairobi del progetto “Co-partners in development” cofinanziato dall’Unione Europea e dal VIS, per il rafforzamento delle capacità di tutti gli uffici africani omologhi al nostro. Un momento interessante, soprattutto per la possibilità di poter condividere le esperienze di noi che lavoriamo per lo sviluppo delle opere Salesiane in Africa, in contesti diversi, ma accomunabili sotto diversi punti di vista.
La conclusione del mese è stata invece dedicata ad un momento più “politico”, di importanza cruciale per lo sviluppo del Madagascar.
Siamo stati infatti invitati agli Stati Generali del Lavoro e della Formazione Professionale, nei quali siamo stati tra i partecipanti più attivi per un’advocacy nei confronti dei giovani e del loro diritto a costruirsi un futuro migliore attraverso la formazione professionale e l’inserimento qualificato nel mondo del lavoro, in piena linea con l’intervento iniziale del Presidente della Repubblica, che ha ricordato come l’avvenire del Madagascar passi per la preparazione dei giovani alle sfide del lavoro nell’ottica di uno sviluppo sostenibile e con un volto umano.
E agosto è in piena attività. Un'estate calda, molto calda qui in Madagascar.
Paola e Stefano
Volontari Internazionali VIS in Madagascar

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