giovedì 29 maggio 2014

Gianni Kech e Adis Bianchet


Siamo per gli amici Gianni nato a Torino ed Adis nata a Belluno, più formalmente Giovanni Kech ed Adis Bianchet.
 Spieghiamo subito gli interrogativi sui nomi che ci perseguitano sin dall’infanzia:
 Il cognome di Gianni è tedesco e dovrebbe essere scritto Keck, ma quando il nonno paterno lo ha registrato stavano bombardando (ultima guerra mondiale) e c’è stato un errore di trascrizione e la k è stata trasformata in h.
 Adis invece è proprio Addis Abeba ( con altro errore di trascrizione all’anagrafe) perché, sempre c’è la guerra di mezzo, il papà di Adis,  ha combattuto laggiù e inopinatamente s’è innamorato di quel posto.

La pensione
Siamo entrambi in età pensione, Gianni l’ha presa giusto in tempo, Adis appartiene alla classe più sfigata della ultima riforma pensionistica, che il giorno della presentazione della proposta di legge, ha fatto piangere il Ministro Fornero, in diretta televisiva, e le sue lacrime non sono servite a ritrattare la proposta e quindi Adis, suo malgrado, è in attesa.

Il lavoro
Entrambi abbiamo avuto una normale vita lavorativa che ci ha assorbito per tantissimi anni e che ci ha visti nel Top Management della Citicorp, della Chase Manhattan e nel gruppo Fiat.
 Poi gli ultimi 6 anni di attività li abbiamo trascorsi ristrutturando Banche Italiane e anche qualche Banca dell’est europeo. 

Il Madagascar
Una vacanza in Madagascar nel 2004 ci ha portati casualmente, senza grande convinzione, a trascorrere una settimana nel sud ovest del Madagascar,  precisamente ad Andavadoaka, dove abbiamo incontrato un insediamento gestito da un italiano che in quel momento aveva, oltre a noi, solo altri due clienti.
Le giornate  erano però allietate dalle frequentazioni con la simpatica popolazione del posto che appartengono alla etnia Vezo, ma soprattutto con i loro tanti bambini.
Il sole, il mare, le spiagge, ma soprattutto la gente ci ha fatto pensare che la nostra pensione(sic!) che era  prossima, avrebbe potuto godere di tutto questo, e ci siamo immaginati anche che potevamo dare qualche aiuto alla gente del posto che non naviga nell’oro. 

La casa
Nel 2005 iniziamo a costruirci una casa ove trascorrere almeno alcuni mesi all’anno.
Dopo aver trascorso una vita a fare strategie di sviluppo per le banche, forse per reazione, avendo programmato poco per noi, ci siamo svegliati e cerchiamo di sviluppare qualche iniziativa, spinti dai sentimenti che in quel momento e in quel posto e con quella gente, uscivano spontanee dal nostro cuore.

Le difficoltà
Abbiamo avuto dei momenti difficili, quando il nostro amico che si stava occupando della costruzione della nostra casa delle vacanze, è morto improvvisamente.
È stata un’esperienza che non avevamo mai provato in Italia, anche perchè la morte in Madagascar viene affrontata in un modo del tutto particolare.
Qui ad Andavadoaka, la morte ti coinvolge in prima persona e ti obbliga ad occuparti di questioni cui non avresti mai voluto fare l’esperienza.
Adis ed io ci troviamo unici Vazaha (stranieri europei) presenti ad occuparci dell’amico deceduto, senza alcuna cognizione sul da farsi.  
Anche procurarsi il legno per il feretro è stato un problema,  e poi dovevamo rispettare le usanze locali.

 Le tradizioni
Fu il nostro battesimo della cultura Malgascia, un contatto non ricercato e sgradevole, che ci ha lasciato anche qualche amarezza.
Cerchiamo di essere rispettosi delle credenze malgasce e pensiamo che tutte le culture si siano sviluppate a seguito della necessità di dare risposte ai problemi posti dall’ambiente, ma noi siamo italiani e siamo anche orgogliosi della nostra cultura e quindi pensiamo che rispetto non significhi anche condivisione.
Quell’esperienza ha messo in risalto alcune tradizioni locali che tuttora riteniamo incomprensibili dal nostro punto di vista.

La scoperta
Pero’ col tempo abbiamo anche scoperto alcuni valori da noi ormai perduti, come per esempio la famiglia, il cui ruolo sociale, in Madagascar, primeggia in modo molto evidente, anche se talvolta diventa un complesso insieme di obblighi che pesa su molte scelte individuali.
 Vivere ad Andavadoaka ci porta a riconoscere che non possiamo parlare della nostra conoscenza del popolo Malgascio, ma molto più limitatamente pensiamo di esserci addentrati nella cultura Vezo che incominciamo a intuire, senza necessariamente condividerla.
Vivere tra loro comunque significa non poter ignorare le sofferenze che affrontano quasi sempre con il sorriso e con un fatalismo disarmante. Essere qui e non farsi trascinare dai loro problemi ci sembrava impossibile.

 Il nostro contributo
Con un gruppo di amici italiani abbiamo dunque pensato di contribuire in qualche modo aiutando dei giovani per dare loro l’opportunità di affrontare un futuro migliore e con qualche strumento culturale in più.
Il futuro non ha i contorni delineati dalla cultura Vezo, ma, forse disgraziatamente, quelli della nostra cultura competitiva e consumista, avere strumenti intellettuali per affrontarlo aumenta le probabilità di poter ottenere qualche vantaggio e potersi difendere dai “predatori” di qualsiasi tipo e spessore che si pareranno davanti.
Abitiamo a Valahantsaka, nella zona di Andavadoaka e quindi il gruppo di amici da noi costituito, che ha assunto il nome Vezo, come la etnia della gente del posto, sostiene la scuola cattolica locale con un centinaio di bambini/ragazzi fornendo loro oltre al pagamento della retta,  anche il materiale scolastico e il grembiule richiesto dall’istituto.
L’aiuto va alla scuola Cattolica in quanto è l’unica struttura esistente in loco che può garantire continuità di insegnamento. I nostri contributi però sono non confessionali. 

I bungalow
Con il passare del tempo la nostra casa, finita nel 2007, si è ingrandita di tre bungalow e di un ristorante , trasformando un piacevole ed ozioso soggiorno in un lavoro che ci mantiene impegnati e vivi e ci lega sempre di più alla gente  del posto.



 Residenti
Nonostante l’età  siamo dei novellini in Madagascar e quindi non abbiamo nulla da raccontare che altri vazaha residenti da più tempo di noi non sappiano già, in particolare non abbiamo nulla da insegnare o da suggerire perché riteniamo che venire a vivere per lunghi periodi (Gianni trascorre almeno 9 mesi all’anno ed Adis 7) in un paese tanto diverso dalla nostra cultura sia un percorso assolutamente personale ed intimo che ognuno deve misurare con il proprio metro della disponibilità e talvolta della sopportazione.
Quando ci domandano se siamo residenti talvolta dobbiamo riflettere prima di rispondere, segno che abbiamo ancora le radici nella nostra casa italiana, anche se i documenti dicono che siamo residenti in Madagascar.

Italiani innazi tutto
Abbiamo difficoltà di rinunciare al nostro essere italiani, forse una delle esperienze che più ci pesa è quella della rinuncia al bello.
 Sembra paradossale, affermare ciò’ in un paese come il Madagascar, osannato per le bellezze dei suoi luoghi, per il  suo clima, per la biodiversità della sua flora e fauna.
 Ma per un Italiano la bellezza è il prodotto dell’ingegno ed in questo noi siamo esigenti e credo che sentiamo sempre la necessità di ritornare nel nostro paese per fare il pieno di quella bellezza che secoli di storia ha generato nelle nostre città d’arte nei nostri territori forgiati da architetti ed artisti, non dimenticando che anche la nostra natura è talvolta anche eccezionale.
Sulla nostra iniziativa sarà facile documentarsi accedendo al nostro sito www.valahantsaka.com

Faccia a faccia on line

Nosy Be l’Isola dei Sogni

Laureato in Scienze dell'educazione, ho lavorato come educatore

di Guido de Salvo 

Dario e Valerio hanno creato Peter Pan nella spiaggia più bella del Madagascar

49 anni romano ha inaugurato a Sainte Marie il suo nuovo Hotel

Anita Torti, nata in Madagascar, vive a Milano si sta facendo onore sui ring di tutto
il mondo

La cantante malgascia che vive e fa successo in Italia

La storia di un medico che aiuta i bambini poveri del Madagascar

 Fabio Tinti  quando è arrivato in Madagascar per constatare
lo stato del progetto  affidato ai Frati Minori Cappuccini.

Vive in una isola deserta dove accoglie amici e clienti

È titolare di un diving a Nosy Be

Rosario Volpi, 34 anni, ha vinto il Premio volontariato internazionale 2013.

Dal 2007 si occupa di ragazzi


Enzo Maiorca e le sue immersioni

Pino Schintu e le sue fotografie

Dirige il lebrosario di Ambanja

È arrivato in nave e fa sentire la sua voce con radio AVEC

 In Madagascar il negozio più bello con i vetri di Murano

Alberto il professionista del turismo

Ha lavorato nel turismo a Nosy Be

Manuela fornisce i migliori ristoranti con il gelato italiano




Maria e la sua Africa

Alfonso da fiorista a direttore d’albergo

Alla scoperta di Nosy Be, la Grande Isola

Se credete nel turismo responsabile e siete in cerca di una destinazione quasi del tutto incontaminata, frequentata da un’élite di viaggiatori, dove ricongiungervi con "madre natura" osservando specie animali e vegetali che è impossibile trovare altrove,il Madagascar potrebbe essere la vacanza ideale.

L'Africa rappresenta, nell'immaginario comune, una meta esotica. Tuttavia è ben collegata per via aerea con le principali città del mondo, perciò non è per nulla complicato organizzare un soggiorno da queste parti. Il Madagascar è un punto di riferimento per l'ecoturismo, una scelta consapevole per chi ama conoscere un Paese e un popolo molto diverso dal proprio, trascorrendo una vacanza di relax e al contempo ricca di avventure.
Per visitare la quarta più grande isola del mondo abbiamo scelto Nosy Be, un’isola che offre numerose attrattive ed ha un aeroporto con voli diretti da Parigi e Milano, perciò molto comodo per avere più tempo a disposizione in vacanza.
Quando visitare il Madagascar
Il periodo suggerito per partire va da aprile a ottobre, corrispondente all'inverno nell'emisfero sud, che qui significa temperature miti, tanto sole e migliori opportunità per fare delle escursioni. L'isola di Nosy Be, in particolare, ha un clima caratterizzato da un'umidità bassa, infatti non ho mai sofferto il caldo durante la mia permanenza. Dimenticate l'afa delle grandi città, qui si respira a pieni polmoni l'essenza della natura, incantevole e selvaggia al tempo stesso.
Proprio in virtù della sua storia e della biodiversità che rappresenta il tratto caratteristico del Madagascar ci piace pensare che questa terra sia un enigma indecifrabile,e, proprio per questo, irresistibile.
Alla scoperta dell'Ottavo Continente
Il Madagascar era anticamente parte del supercontinente di Gondwana, da cui si è staccato 140 milioni di anni fa. Ciò ha determinato un isolamento rispetto allo sviluppo del resto dell'Africa, ed è proprio questa la ricchezza che oggi invita i viaggiatori a esplorarla. Le numerose etnie che hanno creato una mescolanza culturale e linguistica unica nel suo genere e la presenza di specie animali e vegetali estremamente rare sono le ragioni per cui il Madagascar è chiamato anche l'Ottavo Continente, un luogo per secoli sconosciuto e raccontato come fosse una favola.
La Grande Isola dell'ospitalità
Il significato del nome Nosy Be è Grande Isola. Nessuna immagine rende l'idea del tripudio di colori, della nitidezza dell'oceano e della rigogliosità delle aree naturali di quest'isola. Qui si ha la sensazione di vivere per qualche giorno in un mondo lontano da tutto senza nessuna nostalgia, tipica vacanza di relax.
L'Andilana Beach Resort è idale per il soggiorno: Premiato come Miglior Resort d'Africa da Tripadvisor nel 2013 ha ricevuto altri riconoscimenti come il World Travel Awards, merito della grande attenzione verso l'ospite e il rispetto verso ciò che la natura ci ha donato, cioè un paradiso senza eguali.
Visitando il Parco Tropicale che abbraccia l'intera struttura si capisce perché Nosy Be è chiamata l'isola dei profumi: bouganville, hibiscus, piante di vaniglia e di ylang-ylang, adoperata proprio per i profumi di maggior pregio, in altre parole ogni momento della giornata ha il suo aroma, un ricordo indimenticabile.
La spiaggia è il punto forte della zona, la sabbia è bianca e finissima. L'Oceano Indiano (che è sempre caldissimo) invoglia a lunghe nuotate mentre ci si può tuffare dagli scogli che spuntano qua e là (Nosy Be, infatti, è di origine vulcanica).
La riserva naturale di Lokobe
Lokobe è una grande area protetta accessibile anche con un tour guidato del Resort (è sufficiente un giorno). E' possibile attraversarla in piroga sul fiume per arrivare al villaggio di Ampasipohy. Da qui è possibile raggiungere la foresta per osservare da vicino lemuri e camaleonti. Vivono tantissime specie e non sorprende se in passato si raccontava di “creature misteriose” che vivevano nell'isola!
Il deserto degli Tsingy Rouge e la foresta pluviale della Montagna d'Ambre
Una delle cose che più belle è la Montagna d'Ambre, che si ammira nel corso di un tour nel nord del Madagascar, l'area più stupefacente di tutta l'isola. Le foreste pluviali che la circondano sono rigogliose per via delle abbondanti piogge, qui si trova un lago e numerose cascate.

Si resta molto colpiti dal deserto degli Tsingy Rouge. Qui i pinnacoli calcarei dal colore rossastro fanno pensare a delle sculture opera dell'uomo, invece si tratta dell'ennesimo capolavoro naturale, un paesaggio aspro e suggestivo.


Il racconto di Marina in Madagascar

L'esperienza estiva in Madagascar

 "Salù vasà!" (Ciao straniero!). Questo è il saluto che ci ha accompagnati lungo tutto il percorso dei nostri viaggi in jeep con le voci squillanti di bambini che, al nostro passaggio, uscivano dalle capanne ed agitavano le mani guardandoci con occhi eccitati e incuriositi... non è cosa di tutti i giorni vedere tanti "vasà" al villaggio!
ACCOGLIENZA è la prima parola che mi viene in mente pensando alla mia esperienza in Madagascar. Io e i miei compagni di viaggio siamo stati accolti dalla comunità salesiana, dalle persone di Bemaneviky e dei villaggi che abbiamo visitato come se fossimo di famiglia, ci hanno fatto entrare nelle loro capanne per partecipare alla benedizione della casa, i bambini non hanno esitato a prenderci subito per mano per giocare insieme. CREATO è la seconda parola: in Madagascar la sua bellezza lascia senza fiato ed il cielo stellato che ho visto su Bemaneviky è una delle cose più belle che abbia mai visto in vita mia: sembrava quasi che le stelle cercassero di farsi spazio le une tra le altre per quanto erano numerose e sembravano facessero a gara a chi riusciva a brillare di più.
Abbiamo trascorso due settimane ricche di esperienze e testimonianze: la prima, forte e costante, quella di don Giovanni Corselli, missionario instancabile che fa chilometri a piedi per andare a visitare villaggi,che si inginocchia davanti agli ammalati, che è padre per tante persone che bussano alla porta della missione.
Potrei scrivere pagine e pagine per descrivere le nostre giornate malgasce, ma non riuscirei a trovare parole adatte per descrivere quello che il Madagascar mi ha regalato. Il confronto con realtà, culture, stili di vita, abitudini diversi, la possibilità di ammirare le bellezze della natura, restare sola con me stessa e riguardare la mia vita con occhi diversi, la vita di gruppo, i racconti di vita, le difficoltà quotidiane, il contatto con le persone....per questo e tanto altro sento di dover ringraziare il Signore. Il contatto con i poveri mi ha fatto sentire povera: loro poveri materialmente, io povera dentro perché perseguitata dalle paure e preoccupazioni di tutti i giorni che soffocano l'ESSENZIALE.
Il ritorno è stato traumatico e sto vivendo sulla mia pelle quel mal d'Africa di cui ho tanto sentito parlare.
La prima vera missione è nella propria terra...è difficile accettarlo, ma è così. Adesso, però, abbiamo la carica giusta per affrontarla al meglio e, quando il coraggio, la pazienza, l'entusiasmo ci verranno meno, chiuderemo gli occhi e saremo di nuovo a Bemaneviky. Possiamo farlo perché impressa nel nostro cuore. Possiamo farlo perché ormai è parte di noi.
Marina Tripodi, Salerno
esperienza di volontariato in Madagascar con il VIS
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VIS in Madagascar

Il lavoro del VIS in Madagascar procede rapidamente, in questa prima fase di conoscenza delle Opere Salesiane che in questa settimana ci porterà a visitare i Centri di Betafo e Fianarantsoa, per ragionare insieme alle Comunità sui possibili progetti necessari nel breve e nel medio periodo per migliorare la qualità degli interventi educativi salesiani nell’Isola.
L’obiettivo dell’opera del VIS per il biennio 2013-15 è quello di creare le basi per uno sviluppo sostenibile ed endogeno dell’Ispettoria, con delle risorse umane, laiche e Salesiane, in grado di portare avanti il delicato lavoro della pianificazione e dello sviluppo delle opere dei Salesiani di Don Bosco nel paese, attraverso la collaborazione ed il networking con partner, autorità locali e finanziatori locali ed internazionali.
Si è iniziato questo percorso per costruire le competenze locali necessarie con il primo corso di formazione “Concezione ed elaborazione di progetti”, realizzato ad Ivato – Antananarivo dal 14 al 17 gennaio scorso.
29 persone provenienti da tutte le comunità dell’Ispettoria (Madagascar e Mauritius) sono arrivate alla Casa Ispettoriale, dove abbiamo animato quattro giorni di lavoro, principalmente in gruppi, che hanno portato alla redazione di quattro progetti, in risposta ad un bando emesso da un finanziatore francese.
Dopo una breve presentazione su cosa sia un progetto e sui principali termini chiave legati al settore dell’elaborazione progettuale, i quattro gruppi di lavoro (Nord e Mauritius, Centro, Sud e Capitale) hanno realizzato tutto il percorso di lavoro che li ha condotti alla redazione di un documento di progetto, di un cronogramma e di un budget realistici sulla base di una precisa analisi del contesto dell’educazione in Madagascar e dei problemi di questo settore del paese.
In sintesi: è stata un’esperienza molto positiva, un corso in cui sono stati raggiunti tutti gli obiettivi prefissati e buona parte delle attese dei partecipanti. Si tratta del primo di una serie di "iniezioni formative" organizzate dall’Ufficio di Pianificazione e Sviluppo dell’Ispettoria, in cui noi, come volontari internazionali, siamo inseriti per un supporto istituzionale e di rafforzamento di capacità.
Un saluto dal Madagascar!
Paola e Stefano
Volontari Internazionali in Madagascar
  • IL NOSTRO INTERVENTO
Il principale progetto del VIS in Madagascar è stato “Costruiamo il futuro”, un programma di potenziamento della formazione professionale nel quartiere Antanamisaja della città di Mahajanga e di sostegno alla creazione di lavoro per i giovani svantaggiati della regione.
Sono state realizzate attività a favore del CFP (Centro di Formazione Professionale) e dei suoi laboratori di produzione, in termini di sostegno ai salari dei professori, acquisto e distribuzione di kit per gli allievi e acquisto di materiale di consumo.
Il VIS accompagna inoltre un’importante opera di capacity building e tramite l’invio di volontari a questo dedicati, il rilancio dell’Ufficio di Pianificazione e Sviluppo dell’Ispettoria come centro nevralgico della progettualità ispettoriale.
Il VIS si occupa del coordinamento dell’Ufficio di Pianificazione e Sviluppo e dell’esecuzione delle attività necessarie per una migliore strutturazione ed efficacia dello stesso per le attività progettuali dei Salesiani di Don Bosco in Madagascar, nell’ottica della sostenibilità dello stesso.
Il VIS accompagna inoltre un’importante opera di capacity building e tramite l’invio di volontari a questo dedicati, il rilancio dell’Ufficio di Pianificazione e Sviluppo dell’Ispettoria come centro nevralgico della progettualità ispettoriale.
Il VIS si occupa del coordinamento dell’Ufficio di Pianificazione e Sviluppo e dell’esecuzione delle attività necessarie per una migliore strutturazione ed efficacia dello stesso per le attività progettuali dei Salesiani di Don Bosco in Madagascar, nell’ottica della sostenibilità dello stesso.
L’Ufficio dovrà dunque, in futuro, poter svolgere appieno il suo compito: ideare, programmare, monitorare e valutare, in stretta relazione e collaborazione con l’Economo Ispettoriale, i programmi e i progetti di sviluppo già avviati o da avviare nelle Opere dell’Ispettoria e promuovere il coordinamento globale e settoriale delle azioni intraprese nei diversi contesti d’intervento da parte dei Salesiani di Don Bosco in Madagascar.

Il VIS accompagna inoltre un’importante opera di capacity building e tramite l’invio di volontari a questo dedicati, il rilancio dell’Ufficio di Pianificazione e Sviluppo dell’Ispettoria come centro nevralgico della progettualità ispettoriale.
Il VIS si occupa del coordinamento dell’Ufficio di Pianificazione e Sviluppo e dell’esecuzione delle attività necessarie per una migliore strutturazione ed efficacia dello stesso per le attività progettuali dei Salesiani di Don Bosco in Madagascar, nell’ottica della sostenibilità dello stesso.
L’Ufficio dovrà dunque, in futuro, poter svolgere appieno il suo compito: ideare, programmare, monitorare e valutare, in stretta relazione e collaborazione con l’Economo Ispettoriale, i programmi e i progetti di sviluppo già avviati o da avviare nelle Opere dell’Ispettoria e promuovere il coordinamento globale e settoriale delle azioni intraprese nei diversi contesti d’intervento da parte dei Salesiani di Don Bosco in Madagascar.
  • PARTNER E FINANZIATORI
Per quanto riguarda il sostegno alle attività missionarie, anche nel 2012 prevalgono le raccolte private provenienti dall’Ispettoria Siciliana e dai Comitati territoriali del VIS in Sardegna e nel Lazio a favore delle missioni e dei missionari presenti in Madagascar e delle loro tante attività sociali ed educative. Questo legame storico tra le suddette realtà di aggregazione salesiana in Italia e il Madagascar è consolidato anche dalla partecipazione di tanti giovani alle esperienze estive organizzate dalle stesse Ispettorie con i rispettivi comitati territoriali in questo Paese africano, giovani che poi continuano a sostenere le missioni conosciute sia economicamente che attraverso attività di sensibilizzazione nel proprio territorio.
Il progetto “Costruiamo il Futuro” è stato finanziato dalla CEI, Conferenze Episcopale Italiana.
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Vacanze di luglio in Madagascar

la natura è regina, spiagge da sogno
 
Volete , per le vostre attesissime vacanze di luglio, una meta esotica, completamente diverse da quelle più reclamizzate, in cui è possibile vivere davvero in simbiosi con la natura? Non ci sono dubbi: il Madagascar è il vostro paradiso.
La grande isola a largo del continente africano – dista circa 400 chilometri dal Mozambico – è un luogo speciale per le specie animali e vegetali che vi risiedono. In questo posto magnifico, potrete ammirare animali, pesci e piante che probabilmente non avete mai visto. Alcuni fra essi potrete vederli solo e soltanto qui. Se vi sembra poco….
I voli diretti dal nostro Paese con destinazione il Madagascar partono dagli aeroporti di Milano Malpensa e Roma Fiumicino.  La loro durata si aggira intorno alle 7-8 ore. Un tempo in cui potrete solo immaginare le meraviglie da cui siete attesi.
E ora qualche informazione più dettagliata sulla grande isola bagnata dall’Oceano Indiano. La lingua ufficiale dello Stato africano è il francese. Il Paese, d’altronde, è stato a lungo dominato dai Francesi, che hanno lasciato rilevanti tracce.
Veniamo alle condizioni climatiche: qui le temperature sono molto alte durante tutti i 12 mesi dell’anno, anche se ovviamente variano a seconda della vicinanza o meno rispetto al mare. A Nosy Be, una delle mete turistiche più ambite, se non la più ambita in assoluto, durante la stagione estiva si superano tranquillamente i 30 gradi e le precipitazioni sono praticamente assenti. Insomma, l’ideale per chi ama il sole e il mare.
Le vacanze di Luglio in Madagascar significano la possibilità di apprezzare un territorio che ospita una straordinaria biodiversità: in questi luoghi, d’altronde, vive l’80% di tutte le specie del nostro pianeta.
I flussi turistici non sono ancora paragonabili a quelli delle mete più rinomate,ma sono in continua crescita. Gli hotel e i resort locali offrono servizi di alta qualità ma, vista la crisi economica generale, ci sono le opportunità low cost. Il pacchetto all inclusive è il preferito di molti turisti.
Ma vediamolo da vicino, questo splendido Paese, partendo naturalmente da Antananarivo. La capitale ospita numerosi monumenti di grande importanza storica e artistica, come per esempio i palazzi reali. Molto visitato è il vivacissimo mercato Analakely.
Taolanaro è importante perché fu il primo insediamento dei colonizzatori francesi: qui si può ammirare l’antica fortezza, che è del Seicento. Questa zona è famosa sia le orchidee sia per la presenza di piante carnivore. Vicino a Taolanaro c’è il Parco Nazionale Berenty, in cui si possono animali davvero assai curiosi.
Non si può non citare nuovamente Nosy Be, piccola e bellissima isola nei pressi delle coste settentrionali. Nosy Be regala è la patria del sole, è amatissima per le sue spiagge incantevoli e gli spettacolari fondali marini. Numerosi sono i centri per il diving. E poi ancora discoteche e ristoranti, dove gustare l’ottima cucina locale, a base di riso, carne, pesce fresco, spezie e salse.
Fonte: Tg Viaggi

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Spirito di montagna

Quattro alpinisti piemontesi aprono una nuova via di arrampicata sullo Tsaranoro in Madagascar. Un’avventura che promuove un turismo molto, molto particolare di Claudia Silivestro

Nel settembre 2006 quattro alpinisti italiani hanno scalato una parete di roccia di 350 metri sul  versante sud del Mitsinjoarivo, presso il massiccio dello Tsaranoro, nel Madagascar centro meridionale. Paolo Stoppini, Sandro Borini, Alberto Zucchetti e Daniele Zinetti, piemontesi, tutti e quattro sui quarant’anni, hanno aperto una nuova via di arrampicata nell’isola le cui montagne hanno cominciato ad essere scalate nel ’95 da Kurt Albert e negli ultimi anni hanno visto il succedersi di altri grandi nomi, Michel Piola, Manlio Motto, Rolando Larcher, Marco Sterni, Erik Swab. Gli altipiani, le valli e le vette del Madagascar si arricchiscono di nuove chances per un turismo molto particolare: i climbers, gli “scalatori”, ma anche chi ama il parapendio, i percorsi in mountain bike, il trekking lungo percorsi bellissimi e impegnativi. Con una discreta dose di senso dell’avventura. 
Il guardiano della diga 
A raccontare a Mondointasca il viaggio verso lo Mitsinjoarivo è Paolo Stoppini, per gli amici, semplicemente “Stoppi”. Paolo lavora alla diga Enel al lago di Devero del parco naturale di Alpe Veglia e Devero, nel Piemonte settentrionale. In coppia con un compagno, per quattro o cinque giorni consecutivi e per alcuni turni ogni mese, vive negli appartamenti adiacenti alla diga nel parco del Devero, a 1600 metri circa di quota. D’inverno, la diga si raggiunge con gli sci o le ciaspole, d’estate, a circa a un’ora di cammino dall’ingresso del parco e dalla strada verso Baceno. Insomma, bisogna aver imparato ad ascoltare il silenzio e la solitudine della natura per lavorare come “guardiano della diga”.
Nel tempo libero, Paolo, che è guida alpina di Macugnaga, accompagna turisti e scalatori su percorsi di trekking, arrampicata su roccia e su ghiaccio e lavora nel gruppo Mountain Cube, associazione sportiva che organizza corsi, spedizioni e giornate in montagna a tutti i livelli. Nel frattempo, studia nuovi viaggi di esplorazione insieme ai suoi compagni di cordata: Daniele Zinetti, scalatore esperto, Sandro Borini e Alberto Zucchetti, del gruppo guide alpine di Alagna.
“In Madagascar eravamo già stati nel 2004 ad aprire la via Ny Havana, sul pilastro est dello Tsaranoro Atsimo”, ricorda Paolo. “Volevamo tornare perché avevamo visto un’altra parete interessante, proprio da quella cima”.
Che cosa significa “aprire una via”? Scalare per la prima volta una parete e disporre gli “spit”, chiodi fissati nella roccia tramite un trapano. Agli spit si possono agganciare i rinvii, lungo i quali passa la corda che permetterà allo scalatore di scendere, una volta arrivato in cima. A scalata finita, corda e rinvii si rimuovono: gli “spit” restano invece disponibili per i prossimi climbers, che si avvicinino alla montagna conoscendone grado e livello di difficoltà.
Non che sia facile, aprire una via. È lavoro per scalatori abili, intuitivi, anche disposti al rischio. Come si sceglie la parete adatta? “Quella che…ispira”, dice Stoppi con una semplicità difficile da tradurre. Bisogna che sia scalabile; ma anche “che permetta di mettersi in gioco”. 

Il limite. La misura e l’etica 
Stoppini detto Stoppi, Borini altrimenti “Boris”, Zinetti e Zucchetti partono da Milano Malpensa il 13 settembre per Parigi. Da Parigi, volano a Antananarivo, la capitale del Madagascar, nella quale sono costretti a soggiornare due giorni in attesa dei loro bagagli. Poi, scendono a Sud verso Fianarantsoa con un furgone per 400 chilometri di strada, in circa dieci ore. Si dirigono nell’area del parco nazionale dell’Andringitra, superano Ambalavao e si fermano al villaggio di Mahasoa. Le montagne all’interno del parco, area protetta, sono vietate ai climbers da regolamento: le rocce esterne, invece, del versante che inizialmente hanno scelto gli italiani, sono inaccessibili per legge di natura. “Erano ricoperte da uno spesso strato di licheni, che da lontano non avevamo visto”, ricorda Paolo. “A malincuore abbiamo lasciato il villaggio, che da noi si aspettava, forse, una nuova voce di richiamo per il turismo e siamo tornati a Camp Catta per cercare un’altra parete”.
Camp Catta è un piccolo campo base per gli arrampicatori, creato da Gilles Gauthier nel ‘98 e sostenuto grazie all’aiuto degli abitanti dei villaggi locali. Da Camp Catta, a circa un’oretta e mezza di cammino, i quattro italiani trovano la “loro” parete: il versante sud del Mitsinjoarivo, 350 metri di granito “prima verticale, poi strapiombante”, precisa Paolo
È il 20 settembre, la cordata inizia a salire. I primi cinquanta metri sono spediti; presto però la roccia si fa difficile, “all’apparenza liscia”, dice Stoppi, e preoccupante.
“Come chi ci ha preceduto, abbiamo un’etica precisa di scalata, vogliamo salire solo con le nostre forze”, senza l’aiuto di mezzi artificiali per la progressione. Il rischio è quello di lasciare la parete a metà e di scendere, se constatato che è troppo arduo salire senza metodi “in artificiale”.
La scalata, il dubbio di non riuscire, il granito dello Mitsinjoarivo, che, sottolinea Stoppi, solo in apparenza liscio “si è rivelato metro dopo metro”…l’avventura dura tre giorni. Conclusa una parte, gli alpinisti sistemano delle corde fisse, scendono alla base, il giorno dopo salgono più facilmente, tramite le corde, per il primo tratto e riprendono da dove avevano sospeso. Il 22 settembre i climbers salgono in cima. Il 23, ripetono la salita e “liberano” la via, come si dice in gergo, e le danno un nome: “Un altro giro di giostra”. 

In vacanza in Madagascar 
“In serata abbiamo organizzato una festa con tutto il villaggio”, ricorda Paolo. “Gli abitanti della zona si ricordavano di noi, perché nel 2004, dopo la prima via, avevamo festeggiato insieme a loro. Non ci avrebbero lasciato andare senza un’altra festa”.
Stabilire la giusta relazione con la popolazione locale è importante per una squadra di scalatori: “Prima di tutto, mai avventurarsi su una montagna se gli abitanti non vogliono. Sarebbe contro i nostri principi”, dice Paolo. Ecco come affrontare il limite: “ci è capitato di andare in un villaggio, da sconosciuti, nessuno voleva aiutarci, come portatore o accompagnatore, anche se avremmo pagato. Bisogna farsi conoscere, andare dal capovillaggio, spiegare il nostro progetto”.
Una volta stabilita la relazione, e assumendo diverse persone del posto come aiutanti, anche un’impresa che per i locali può apparire un controsenso diventa utile per rilanciare il turismo nella zona. 
Come è accaduto a Camp Catta: nato quale forma di accampamento per gli alpinisti, oggi è una struttura in grado di offrire vitto e alloggio, in bungalow e tende, e dà la possibilità di esercitare diversi sport a contatto con la natura. Ai più intraprendenti sono dedicate pareti di arrampicata  - ci sono quelle facili, per i primi livelli, ma le aree più vaste sono per i climbers esperti - e il parapendio; ma si può anche semplicemente andare su mountain bike o seguire percorsi di trekking. I sentieri che si estendono nel parco nazionale dell’Andringitra vanno dalle passeggiate brevi di mezza giornata a quelle di più giorni, in gruppi guidati.
Chi scala, ma anche visitatori e turisti devono tenere  presente le particolari condizioni dell’isola: bellissima, “con spazi infiniti”, ricorda Paolo Stoppini, ma che richiedono sempre capacità di adattamento. Non è detto che le passeggiate siano tutte ripide o difficili e il vantaggio, ricorda Paolo, sta nelle condizioni climatiche: favorevoli da aprile a ottobre, con giornate molto calde e notti miti.

L’isola sacra 
Il 24 settembre, i quattro tornano alle pendici della prima via da loro aperta nel 2004 sullo Tsaranoro, Ny Havana. La scalano di nuovo, si incamminano poi nel viaggio di ritorno verso la capitale, per un giorno e mezzo. Prendono l’aereo, ma questa volta per l’estremo Nord del Madagascar verso la cittadina di Diego Suarez, Antsiranana, secondo la lingua locale.
La passione per l’arrampicata non si è esaurita: trascorrono tre giorni alla Montagne des Francais, a circa sette chilometri da Antsiranana, scalando in mattinata e nel pomeriggio concedendosi il riposo nelle splendide spiagge della costa, a Ramena e Sakalawa. Manca solo una tappa.
All’agenzia New Sea Roc, gli alpinisti prenotano una vacanza su Nosy Andantsara, una delle isole rocciose dell’area settentrionale. “Un paradiso per scalatori”, ammette Paolo. Si dorme in tenda o in capanne di legno e paglia e si mangia, insieme, seduti per terra, in una capanna “ristoro”, dove una signora malgascia cucina per tutti. L’isola, racconta Paolo, è sacra e la toilette è direttamente sul mare: il gabinetto è sistemato sugli scogli e vi si accede con l’aiuto di corde fisse. 

Il ritorno 
Il 4 ottobre gli alpinisti piemontesi tornano a casa. Hanno corso dei rischi  – lo dicono a brevi cenni, ma lo dicono – e hanno raccolto fotografie e ricordi del viaggio, della scalata e dei luoghi e dei volti del posto.
Il paesaggio “cosi diverso dai monti alpini, collinoso con affioramenti rocciosi che si stagliano in modo irregolare come monoliti”. Gli abitanti del villaggio in attesa dell’eccezionale occasione di fare festa. L’arrampicata sulla nuova via, “così elegante, che combina forza fisica e tecnica insieme”, dice Stoppi. Il pericolo: non dappertutto le comunicazioni telefoniche sono possibili, strade e ponti sono spesso in pessime condizioni. L’obiettivo: “Quello che stiamo facendo è un percorso, la ricerca di nuove possibilità di arrampicata in luoghi dove l’alpinismo non è radicato. Lo abbiamo fatto negli anni scorsi in Magadascar e in Venezuela. Siamo in esplorazione”. 
http://www.mondointasca.org/

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