lunedì 18 marzo 2013

"Aiutiamo Nicola a salvare le foreste del Madagascar"


Lavora lontano, ma anche per noi. In un luogo dove i «tagli» sono stati troppi. E l'ambiente ne soffre, così come l'uomo. Quel «posto» si chiama Africa. E i tagli sono quelli compiuti dalla voracità di chi ha abbattuto selvaggiamente intere foreste.
Lui, Nicola Gandolfi è là, per salvare la biodiversità, in una parte di mondo che viene definita «patrimonio dell'umanità da salvaguardare». E per sostenere l'opera di questo 38enne parmigiano che dopo l'università ha fatto i bagagli per volare in Madagascar, si è oggi costituita un'associazione di volontariato onlus «TsiryParma» (info: tsiryparma@gmail.com) allo scopo «di promuovere e sviluppare i progetti di riforestazione - scrive sulla presentazione il presidente della stessa associazione Guido Malvisi - e sostegno delle comunità locali che vivono nella foresta pluviale del Madagascar, diffondendo localmente con varie iniziative il valore delle foreste non solo per dove sono ubicate, ma per tutto il pianeta. L'associazione formalmente si è costituita a Baganzola, ma nella realtà quaranta persone da anni lavorano per sostenere i progetti di aiuto per l'ambiente e le foreste in Madagascar, attraverso l'operatività di Nicola».

 La questione riguarda il legno pregiato che viene esportato in molti Paesi, per ingrassare i portafogli di pochi. In particolare, si tratta dell'albero di palissandro, «maestosa pianta della foresta in difficoltà di produzione per via dei continui e costanti tagli senza regole e senza prevederne una sua riforestazione - spiega Nicola in un'intervista registrata proprio da Malvisi -. La gente di qui non è in grado di considerarle come una ricchezza naturale di inestimabile valore, dal punto di vista naturalistico, biologico e di utilizzazione farmacologica».
E le modalità d'intervento non sono semplici, in quanto alla fine bisogna lavorare in natura come se si coltivasse un vivaio. Stessa cosa. Cioè, raccogliere dalle piante rimaste i semi per poi farli germogliare in un semenzaio, da lì trapiantare i giovani alberi là dove è avvenuta la deforestazione.
E in oltre dieci anni, da quando Nicola Gandolfi è in Madagascar di trapianti ne sono stati fatti parecchi, nel nome della cultura della biodiversità. Gandolfi però lavora su due fronti. Perchè come spiega Malvisi «insegna alla gente del posto a rispettare le foreste e a coltivare un'agricoltura corretta in spazi immensi».
E questo non è un impegno alla portata di tutti. Non a caso, confessa Gandolfi nell'intervista rilasciata a Malvisi, «per far funzionare in maniera armoniosa tutto questo, la gente di qui - del Madagascar - deve rendersi responsabile del patrimonio che ha a pochi passi da casa. La parte che possiamo fare noi europei è investire un poco delle nostre risorse economiche per alleggerire il peso che le comunità locali hanno sulla foresta, sviluppando altre attività alternative come l'agricoltura e l'allevamento». Insomma, il progetto di riforestazione funziona nel tempo se a sua volta funziona un primo progetto culturale, per così dire di «alfabetizzazione ambientale» della gente del posto.   Anche perchè, è scritto nero su bianco, «per fare tutto ciò dobbiamo lavorare insieme, loro da soli non ce la possono fare e noi da lontano non possiamo pretendere che loro, per il piacere e l'interesse nostri, ci salvaguardino la foresta». Per cui, l'associazione nata a Parma e guidata da Malvisi ha come scopo quello di organizzare iniziative e campagne di sensibilizzazione per promuovere l'opera di Gandolfi. E un primo passo verrà proprio fatto nelle scuole, affinchè i giovani si rendano conto dell'importanza di avere una coscienza ambientale, contro la desertificazione compiuta da troppi e da troppo tempo. Certo, non basta far schioccare le dita: la riforestazione non è una magia. La strada è ancora lunga, ben venga questa associazione e ben vengano queste persone, che da lontano lavorano al fianco di Nicola Gandolfi, perchè l'uomo possa respirare con i propri «polmoni».
Mara Varoli

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