Lavora lontano, ma
anche per noi. In un luogo dove i «tagli» sono stati troppi. E l'ambiente ne
soffre, così come l'uomo. Quel «posto» si chiama Africa. E i tagli sono quelli
compiuti dalla voracità di chi ha abbattuto selvaggiamente intere foreste.
Lui, Nicola Gandolfi è
là, per salvare la biodiversità, in una parte di mondo che viene definita
«patrimonio dell'umanità da salvaguardare». E per sostenere l'opera di questo
38enne parmigiano che dopo l'università ha fatto i bagagli per volare in Madagascar,
si è oggi costituita un'associazione di volontariato onlus «TsiryParma» (info:
tsiryparma@gmail.com) allo scopo «di promuovere e sviluppare i progetti di
riforestazione - scrive sulla presentazione il presidente della stessa
associazione Guido Malvisi - e sostegno delle comunità locali che vivono nella
foresta pluviale del Madagascar, diffondendo localmente con varie iniziative il
valore delle foreste non solo per dove sono ubicate, ma per tutto il pianeta.
L'associazione formalmente si è costituita a Baganzola, ma nella realtà
quaranta persone da anni lavorano per sostenere i progetti di aiuto per
l'ambiente e le foreste in Madagascar, attraverso l'operatività di Nicola».
E le modalità
d'intervento non sono semplici, in quanto alla fine bisogna lavorare in natura
come se si coltivasse un vivaio. Stessa cosa. Cioè, raccogliere dalle piante
rimaste i semi per poi farli germogliare in un semenzaio, da lì trapiantare i
giovani alberi là dove è avvenuta la deforestazione.
E in oltre dieci anni,
da quando Nicola Gandolfi è in Madagascar di trapianti ne sono stati fatti
parecchi, nel nome della cultura della biodiversità. Gandolfi però lavora su
due fronti. Perchè come spiega Malvisi «insegna alla gente del posto a
rispettare le foreste e a coltivare un'agricoltura corretta in spazi immensi».
E questo non è un
impegno alla portata di tutti. Non a caso, confessa Gandolfi nell'intervista
rilasciata a Malvisi, «per far funzionare in maniera armoniosa tutto questo, la
gente di qui - del Madagascar - deve rendersi responsabile del patrimonio che
ha a pochi passi da casa. La parte che possiamo fare noi europei è investire un
poco delle nostre risorse economiche per alleggerire il peso che le comunità
locali hanno sulla foresta, sviluppando altre attività alternative come
l'agricoltura e l'allevamento». Insomma, il progetto di riforestazione funziona
nel tempo se a sua volta funziona un primo progetto culturale, per così dire di
«alfabetizzazione ambientale» della gente del posto. Anche perchè, è scritto nero su bianco, «per
fare tutto ciò dobbiamo lavorare insieme, loro da soli non ce la possono fare e
noi da lontano non possiamo pretendere che loro, per il piacere e l'interesse
nostri, ci salvaguardino la foresta». Per cui, l'associazione nata a Parma e
guidata da Malvisi ha come scopo quello di organizzare iniziative e campagne di
sensibilizzazione per promuovere l'opera di Gandolfi. E un primo passo verrà
proprio fatto nelle scuole, affinchè i giovani si rendano conto dell'importanza
di avere una coscienza ambientale, contro la desertificazione compiuta da
troppi e da troppo tempo. Certo, non basta far schioccare le dita: la
riforestazione non è una magia. La strada è ancora lunga, ben venga questa
associazione e ben vengano queste persone, che da lontano lavorano al fianco di
Nicola Gandolfi, perchè l'uomo possa respirare con i propri «polmoni».
Mara Varoli
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