Siamo
per gli amici Gianni nato a Torino ed Adis nata a Belluno, più formalmente
Giovanni Kech ed Adis Bianchet.
Spieghiamo subito gli interrogativi sui nomi che ci perseguitano sin
dall’infanzia:
Il cognome di Gianni è tedesco e dovrebbe essere scritto Keck, ma quando
il nonno paterno lo ha registrato stavano bombardando (ultima guerra mondiale)
e c’è stato un errore di trascrizione e la k è stata trasformata in h.
Adis invece è proprio Addis Abeba ( con altro errore di trascrizione
all’anagrafe) perché, sempre c’è la guerra di mezzo, il papà di Adis, ha
combattuto laggiù e inopinatamente s’è innamorato di quel posto.
La
pensione
Siamo
entrambi in età pensione, Gianni l’ha presa giusto in tempo, Adis appartiene
alla classe più sfigata della ultima riforma pensionistica, che il giorno della
presentazione della proposta di legge, ha fatto piangere il Ministro Fornero,
in diretta televisiva, e le sue lacrime non sono servite a ritrattare la
proposta e quindi Adis, suo malgrado, è in attesa.
Il
lavoro
Entrambi
abbiamo avuto una normale vita lavorativa che ci ha assorbito per tantissimi
anni e che ci ha visti nel Top Management della Citicorp, della Chase Manhattan
e nel gruppo Fiat.
Poi gli ultimi 6 anni di attività li abbiamo trascorsi ristrutturando
Banche Italiane e anche qualche Banca dell’est europeo.
Il
Madagascar
Una
vacanza in Madagascar nel 2004 ci ha portati casualmente, senza grande
convinzione, a trascorrere una settimana nel sud ovest del Madagascar, precisamente
ad Andavadoaka, dove abbiamo incontrato un insediamento gestito da un italiano
che in quel momento aveva, oltre a noi, solo altri due clienti.
Le
giornate erano però allietate dalle frequentazioni con la simpatica
popolazione del posto che appartengono alla etnia Vezo, ma soprattutto con i
loro tanti bambini.
Il
sole, il mare, le spiagge, ma soprattutto la gente ci ha fatto pensare che la
nostra pensione(sic!) che era prossima, avrebbe potuto godere di tutto
questo, e ci siamo immaginati anche che potevamo dare qualche aiuto alla gente
del posto che non naviga nell’oro.
La
casa
Nel
2005 iniziamo a costruirci una casa ove trascorrere almeno alcuni mesi
all’anno.
Dopo
aver trascorso una vita a fare strategie di sviluppo per le banche, forse per
reazione, avendo programmato poco per noi, ci siamo svegliati e cerchiamo di
sviluppare qualche iniziativa, spinti dai sentimenti che in quel momento e in
quel posto e con quella gente, uscivano spontanee dal nostro cuore.
Le
difficoltà
Abbiamo
avuto dei momenti difficili, quando il nostro amico che si stava occupando
della costruzione della nostra casa delle vacanze, è morto improvvisamente.
È
stata un’esperienza che non avevamo mai provato in Italia, anche perchè la
morte in Madagascar viene affrontata in un modo del tutto particolare.
Qui
ad Andavadoaka, la morte ti coinvolge in prima persona e ti obbliga ad
occuparti di questioni cui non avresti mai voluto fare l’esperienza.
Adis
ed io ci troviamo unici Vazaha (stranieri europei) presenti ad occuparci
dell’amico deceduto, senza alcuna cognizione sul da farsi.
Anche
procurarsi il legno per il feretro è stato un problema, e poi dovevamo
rispettare le usanze locali.
Le
tradizioni
Fu
il nostro battesimo della cultura Malgascia, un contatto non ricercato e
sgradevole, che ci ha lasciato anche qualche amarezza.
Cerchiamo
di essere rispettosi delle credenze malgasce e pensiamo che tutte le culture si
siano sviluppate a seguito della necessità di dare risposte ai problemi posti
dall’ambiente, ma noi siamo italiani e siamo anche orgogliosi della nostra
cultura e quindi pensiamo che rispetto non significhi anche condivisione.
Quell’esperienza
ha messo in risalto alcune tradizioni locali che tuttora riteniamo
incomprensibili dal nostro punto di vista.
La
scoperta
Pero’
col tempo abbiamo anche scoperto alcuni valori da noi ormai perduti, come per
esempio la famiglia, il cui ruolo sociale, in Madagascar, primeggia in modo
molto evidente, anche se talvolta diventa un complesso insieme di obblighi che
pesa su molte scelte individuali.
Vivere ad Andavadoaka ci porta a riconoscere che non possiamo parlare
della nostra conoscenza del popolo Malgascio, ma molto più limitatamente
pensiamo di esserci addentrati nella cultura Vezo che incominciamo a intuire,
senza necessariamente condividerla.
Vivere
tra loro comunque significa non poter ignorare le sofferenze che affrontano
quasi sempre con il sorriso e con un fatalismo disarmante. Essere qui e non
farsi trascinare dai loro problemi ci sembrava impossibile.
Il
nostro contributo
Con
un gruppo di amici italiani abbiamo dunque pensato di contribuire in qualche
modo aiutando dei giovani per dare loro l’opportunità di affrontare un futuro
migliore e con qualche strumento culturale in più.
Il
futuro non ha i contorni delineati dalla cultura Vezo, ma, forse
disgraziatamente, quelli della nostra cultura competitiva e consumista, avere
strumenti intellettuali per affrontarlo aumenta le probabilità di poter
ottenere qualche vantaggio e potersi difendere dai “predatori” di qualsiasi
tipo e spessore che si pareranno davanti.
Abitiamo
a Valahantsaka, nella zona di Andavadoaka e quindi il gruppo di amici da noi
costituito, che ha assunto il nome Vezo, come la etnia della gente del posto,
sostiene la scuola cattolica locale con un centinaio di bambini/ragazzi
fornendo loro oltre al pagamento della retta, anche il materiale
scolastico e il grembiule richiesto dall’istituto.
L’aiuto
va alla scuola Cattolica in quanto è l’unica struttura esistente in loco che
può garantire continuità di insegnamento. I nostri contributi però sono non
confessionali.
I
bungalow
Con
il passare del tempo la nostra casa, finita nel 2007, si è ingrandita di tre
bungalow e di un ristorante , trasformando un piacevole ed ozioso soggiorno in
un lavoro che ci mantiene impegnati e vivi e ci lega sempre di più alla
gente del posto.
Residenti
Nonostante
l’età siamo dei novellini in Madagascar e quindi non abbiamo nulla da
raccontare che altri vazaha residenti da più tempo di noi non sappiano già, in
particolare non abbiamo nulla da insegnare o da suggerire perché riteniamo che
venire a vivere per lunghi periodi (Gianni trascorre almeno 9 mesi all’anno ed
Adis 7) in un paese tanto diverso dalla nostra cultura sia un percorso
assolutamente personale ed intimo che ognuno deve misurare con il proprio metro
della disponibilità e talvolta della sopportazione.
Quando
ci domandano se siamo residenti talvolta dobbiamo riflettere prima di
rispondere, segno che abbiamo ancora le radici nella nostra casa italiana,
anche se i documenti dicono che siamo residenti in Madagascar.
Italiani
innazi tutto
Abbiamo
difficoltà di rinunciare al nostro essere italiani, forse una delle esperienze
che più ci pesa è quella della rinuncia al bello.
Sembra paradossale, affermare ciò’ in un paese come il Madagascar,
osannato per le bellezze dei suoi luoghi, per il suo clima, per la
biodiversità della sua flora e fauna.
Ma per un Italiano la bellezza è il prodotto dell’ingegno ed in questo
noi siamo esigenti e credo che sentiamo sempre la necessità di ritornare nel
nostro paese per fare il pieno di quella bellezza che secoli di storia ha
generato nelle nostre città d’arte nei nostri territori forgiati da architetti
ed artisti, non dimenticando che anche la nostra natura è talvolta anche
eccezionale.
Sulla
nostra iniziativa sarà facile documentarsi accedendo al nostro sito www.valahantsaka.com
Faccia a faccia on line
Nosy
Be l’Isola dei Sogni
Laureato in Scienze dell'educazione, ho
lavorato come educatore
di Guido de Salvo
Dario e
Valerio hanno creato Peter Pan nella spiaggia più bella del Madagascar
49 anni romano ha
inaugurato a Sainte Marie il suo nuovo Hotel
Anita Torti,
nata in Madagascar, vive a Milano si sta facendo onore sui ring di tutto
il mondo
La
cantante malgascia che vive e fa successo in Italia
La
storia di un medico che aiuta i bambini poveri del Madagascar
Fabio
Tinti quando è arrivato in Madagascar per constatare
lo stato del progetto affidato ai Frati Minori Cappuccini.
Vive in una isola deserta dove accoglie
amici e clienti
È titolare di un diving a Nosy Be
Rosario Volpi, 34 anni, ha vinto
il Premio volontariato internazionale 2013.
Dal 2007 si occupa di ragazzi
Enzo Maiorca e le sue immersioni
Pino Schintu e le sue fotografie
Dirige il lebrosario di Ambanja
È arrivato in nave e fa sentire la sua
voce con radio AVEC
In
Madagascar il negozio più bello con i vetri di Murano
Alberto il professionista del turismo
Ha lavorato nel turismo a Nosy Be
Manuela fornisce i migliori ristoranti
con il gelato italiano
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