Come mi
sono trovato a fare il volontario in Madagascar? Tutto avvenne in quella, non mai
sufficientemente maledetta notte di Ottobre del 2007 in cui la mia splendida
figlia Alessia, di poco più di un anno, mi fu portata via da una meningite fulminante.
Da allora tutto cambiò, le certezze crollarono e la mia vita fu stravolta. Insieme a mia moglie ed ad un pugno di amici
e parenti fondammo una onlus: Alessia e i suoi Angeli con l’intento di aiutare i bambini che
soffrono; e per puro caso ci siamo imbattuti in Padre Stefano Scarringella e
Alessandro Munari i quali hanno costruito nella città di Ambanja la clinica San
Damien, una struttura che può essere considerata di eccellenza nella regione
Nord del Madagascar; -uomo non comune il primo, in grado di fare tutto:
educatore (è padre adottivo di diversi bimbi), sacerdote (poche prediche, molti
fatti), ma soprattutto un ottimo chirurgo; - Padre Alessandro, che con nostro
grande vanto è un nostro concittadino, rappresenta l’altra faccia della stessa
medaglia, è l’amministrativo, il contabile, il razionale, l’organizzatore, il
controllore, l’ottimizzatore. Ed eccomi
quindi qui in Madagascar, studente di igiene dentale, in compagnia del mio amico odontoiatra Luigi Campobasso, a
prestare aiuto nella Clinica St. Damien, diretta dai due religiosi. La mia è una missione pilota volta a portare
il mio modesto contributo nell’ambito odontoiatrico, e a saggiare la
possibilità di portare avanti progetti duraturi, individuando le carenze strutturali
nella realtà della sanità africana. Comunque, ho portato anche un aiuto concreto
e tangibile, ho scortato un container contenente aiuti umanitari, il cui
trasporto e contenuto è stato pagato dall’associazione Alessia e i suoi Angeli,
di cui sono presidente. Abbiamo acquistato in loco, avendo constatato le
condizioni precarie con cui i medici conducono le loro attività nelle turnè un
ecografo portatile del valore di euro 3.200,00 utile nel campo ginecologico,
ortopedico e medicina interna. La
Clinica St.Damien è unica struttura in muratura di una certa importanza nel
circondario, vi lavorano 6 medici in totale (compreso Padre Stefano), tutti
malgasci 2 si sono specializzati in Italia, gli altri hanno seguito dei corsi
in Francia. Queste sei persone
riescono ad effettuare 2200 interventi chirurgici l’anno, operando in
condizioni estremamente precarie, tanto che tali statistiche più che da guinnes
dei primati potrebbero essere catalogati come veri e propri miracoli.
L’area
coperta periodicamente dalla Clinica comprende anche 18 presidi medici ed
ognuno di loro ha come bacino d’utenza diversi villaggi, i presidi distano
dalla clinica al massimo 50km (percorribili in fuoristrada in ¾ ore) Il nostro
compito consiste nell’affiancare l’equipe malgascia nella tournee settimanale
nei villaggi e dispensari della zona, stipati in 10 in una datata Land Rover (autista, noi
due, 1 ostetrica, 1 medico, 1 tecnico di laboratorio, 1 infermiera
specializzata, 2 infermieri/amministrativi).
Sobbalzati per ore tocchiamo uno per volta tutti i villaggi e
riusciamo a distribuire farmaci, latte in polvere per neonati, visite mediche
(ed ora con me e Luigi anche visite odontoiatriche) e lezioni di prevenzione
igienica, da non sottovalutare considerando che non hanno bagni nelle loro abitazioni
(capanne ricavate dall’albero del viaggiatore) e queste ultime sono prive di
acqua e luce.
Moltissime
sono state le visite, abbiamo insegnato i rudimenti della prevenzione e dell'
igiene orale e valutato l’effettiva possibilità di organizzare una missione di
Odontoiatria sociale: estrazioni semplici, bonifica volta ad eliminare ogni
forma di infiammazione dovuta al degradamento dei denti. Quindi per il prossimo
anno ci siamo prefissati di portare: un riunito portatile, un aspiratore chirurgico portatile, un piccolo gruppo elettrogeno,
suture, anestetico ed antibiotici in quantità.
In Madagascar, sono molti che ancora fanno ricorso alla medicina
tradizionale. Ricorrendo al Curatore o Stregone del villaggio, che propina
unguenti, a volte placebo miracolosi e vari intrugli. Una curiosità: i denti vengono
lavati strofinando una particolare foglia, oppure utilizzando un pezzetto di
legno. Ho provato una gioia immensa ad
aiutare a far partorire una giovane mamma, che incinta di 9 mesi, ha percorso a
piedi più di 18 Km per raggiungere il dispensario medico, dove sapeva avrebbe
trovato supporto medico. Nella precarietà della situazione, si è adattata un tavolo
a culla ed un vecchio scialle come copertina. La mamma, forse stupita dalla mia
esagerata attenzione ha voluto chiamare il piccolo come me: Alessandro. Il giorno dopo la
signora, con il figlio al collo era già in piedi, pronta a riprendere il
cammino di ritorno. Vivere questo mese
in Madagascar, è stato come tornare indietro nel tempo, tuffarsi in un’atmosfera
tipo Italia del dopoguerra. Acqua, Energia elettrica e motori non erano cose
date per scontate, ma conquiste da raggiungere. I prodotti di consumo non si
acquistano a pacchi, in confezioni, a litri, ma a misurini, era frequente
assistere nei negozi della zona alla vendita sfusa di olio, zucchero, sale, detersivo.
Carretti sgangherati, trainati da zebù,
donne di tutte le età avvolte nei loro sgargianti tessuti, ondeggianti sotto pesanti
some portate in delicato equilibrio sulle teste, stuoli di bambini
schiamazzanti e vocianti, che non giocano alla playstation
o al gameboy, ma spingono una ruota di bicicletta, oppure un carretto ricavato
da una cassetta di frutta. E nonostante tutto sono felici! Sarà banale, ma
questo e ciò che mi ha colpito: il loro Sorriso. Sempre presente. Un giorno mi
sono imbattuto in un funerale. Una grezza cassa di legno portata in
spalla da alcune persone, dietro il corteo funebre, ma non tetro, nero
lacrimante, ma con balli, canti e danze.
Un’altra cosa che mi ha colpito è stato la grande capacità di riciclare
i prodotti della popolazione locale, ogni oggetto aveva una seconda vita, era riutilizzato
(magari non nel modo per il quale era stato originariamente progettato).
Comunque si può affermare che in Madagascar il riciclaggio dei rifiuti è
senz’altro una realtà. Concludendo, in
Madagascar viene ad essere annullato il nostro modo di vivere, il tempo viene
azzerato. Lì non si rincorre il successo, la carriera, ma qualcosa di più
tangibile: mangiare, avere una casa, i vestiti. E nonostante tutto sorridono sempre.
http://www.alessiaeisuoiangeli.org/
Rosario
Volpi, 34 anni, ha vinto il Premio volontariato internazionale 2013.
Dal 2007 si
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Rosario
Volpi, 34 anni, ha vinto il Premio volontariato internazionale 2013.
Dal 2007 si
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Io amo il Madagascar, ci sono andata in viaggio di nozze con la promessa di ritornarci appena possibile. Ma quello che mi ha colpito di più è lo sguardo dei bambini. ..indescrivibile la dolcezza dei loro occhi....
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