domenica 8 settembre 2013

Fabio, in Madagascar per insegnare forme alternative di agricoltura

 Fabio Tinti, 50 anni, è un Grossetano puro sangue e fa l’agronomo in Madagascar.


Quando sei arrivato in Madagascar?
“La prima volta nel 1998, ero volontario in una scuola di agricoltura gestita dalla chiesa. Lavoravamo in progetti di riqualificazione del territorio, come l’allevamento bovino e la produzione del latte. Siamo stati i primi ad aprire un caseificio e produrre formaggio. E’ tutt’ora una produzione attiva che porta lavoro alla regione. Sono rimasto due anni e in quell’occasione ho conosciuto anche mia moglie, che è malgascia, con la quale poi siamo tornati a Grosseto, dove siamo rimasti 13 anni e abbiamo avuto nostra figlia.

Come mai ci sei tornato?
“Ho sempre avuto intenzione di tornare qua. Nel 2001 ho avuto un’occasione con la FAO per lavorare nel mio settore di formazione, che è quello di ricercatore microbiologo e sono venuto qua per la seconda volta. Finalmente quest’ anno mi sono trasferito con tutta la famiglia perché ho un contratto quinquennale con la Delta Petroli di Roma, per la produzione di biocarburanti con un progetto che amo molto.”

Che tipo di progetto è?
“Si chiama PDJM –Progetto Delta Jatropha Madagascar – mira a convertire l’olio di semi della Jatropha che è un arbusto perenne, appartenente alla famiglia delle Euphorbiaceae, in biocarburante o biodiesel. La cosa interessante è che la Jatropha, oltre ad offrire nuove prospettive di sviluppo per le aree povere del pianeta, mettendo a coltura terreni improduttivi senza ulteriore deforestazione, consentirà agli oli di girasole, di soia, di colza e di palma di tornare ad occupare un mercato esclusivamente alimentare e quindi a prezzi di mercato più accessibili, senza competere con le superfici dedicate a queste colture. Ma soprattutto si avvia un processo di sviluppo agricolo.”

Quindi sono stati anni di avanti e indietro tra il Madagascar e Grosseto
“Si, anni difficili anche, perché ho cercato di realizzare a Grosseto un progetto importante, promosso dalla FAO, che però non è partito. Per me è stata una cocente delusione, sarebbe stato un onore poter fare qualcosa di simile nella mia terra.”

Cosa è successo?
“Nel 2002 la FAO mi dette carta bianca per realizzare un progetto di ricerca sullo sviluppo dei biofertilizzanti, cioè degli organismi fertilizzanti delle piante, che si sarebbe dovuto svolgere a Grosseto. Era quella l’epoca dell’Azienda Il Terzo, un ente privato che quando venne disfatto fu regalato dallo Stato al Comune di Grosseto. C’era una convenzione scritta della FAO, in cui è mancata solo la firma delle Istituzioni Grossetane, per cui sarebbe dovuto partire un progetto internazionale in cui ricercatori africani avrebbero lavorato sull’impiego dei biofertilizzanti. L’allora responsabile FAO del settore orticoltura, Alison Hodder, che curava il progetto, mirava a fare di Grosseto un centro di ricerca internazionale con questa operazione e a riconvertire a tale scopo l’azienda Il Terzo, che alla fine è stata venduta ad un privato per soldi. E’ stato molto difficile per me, frustrante anche perché ho lavorato al progetto anni, per poi scontrarmi con dei muri di gomma e non poter far nulla.”

Questa esperienza ti ha motivato ad andartene definitivamente?
“Ho sempre voluto tornare qua, ma avere la possibilità di lavorare con la FAO a Grosseto mi avrebbe fatto rimanere e creare un ponte tra quelle che sono adesso le mie due terre e dare a Grosseto un risalto internazionale in campo scientifico.”


Al di là di questa esperienza cosa pensi della Maremma?
“Che è un posto meraviglioso e anche adesso che vivo in un posto altrettanto bello lo penso di più. Ovviamente ho nostalgia della mia famiglia dei miei amici e della mia terra di origine. Abbiamo delle prerogative uniche e delle eccellenze, soprattutto territoriali, ma anche la Maremma soffre del male dell’Italia, dove si sono invertirti tutti i valori. Saranno solo le nuove generazioni a poter cambiare le cose, svegliandosi e ribellandosi a quello che da sempre accade, politicamente soprattutto, perché la politica ancora, purtroppo, decide le cose.”
Fonte: I Maremmani nel Mondo: a cura di Giulia Carri http://www.ilgiunco.net/
Articoli correlati

Nessun commento:

Posta un commento