“Il Madagascar è in crisi, non
soltanto politica ed economica, ma anche e soprattutto dei valori. E se
vogliamo riemergere dalle difficoltà, l’unica strada da percorrere è quella
dell’educazione”. A raccontarlo ad “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS) è stato
mons. Rosario Vella, SDB, vescovo di Ambanja.
Nel paese oltre un terzo dei
bambini non riceve alcuna istruzione, il tasso di analfabetismo è del 31% e
molti ragazzi non proseguono gli studi oltre la scuola dell’obbligo. In questo
contesto le scuole cattoliche sono molto apprezzate perché trasmettono “valori
quali la famiglia, la solidarietà, il rispetto della persona, che un tempo
appartenevano anche alla cultura malgascia, ma che purtroppo sono andati
persi”, spiega monsignor Vella.
Nel Nord del paese, dove si
situa la diocesi di Ambanja, la percentuale dei cattolici è ridotta – tra il 2
e il 15% – ma tutta la popolazione beneficia delle strutture cattoliche. Dal
2007 nella diocesi sono state aperte 50 scuole elementari, 8 scuole medie e 5
licei; tra di esse, 7 elementari, 1 scuola media e un liceo sono animate dai
Salesiani.
I Figli di Don Bosco sono
presenti con i loro istituiti educativi in tutta l’isola; anche nel centro, ad
Ijely – con 7 scuole elementari e una media – e Betafo – con 10 scuole
elementari e una scuola media e liceo; e nel meridione, ad Ankililoaka, con 17
scuole elementari, una media e un liceo.
Quest’anno la diocesi di
Ambanja ha anche inaugurato un ateneo cattolico. I corsi si tengono in locali
provvisori fino a quando l’ambizioso e tanto atteso progetto diverrà realtà.
“Ci sono 70 iscritti alla Facoltà di Diritto e 35 a quella di Agronomia. Il
prossimo anno vorremmo avviare i corsi della facoltà di Economia e Commercio e
di quella di Ecologia e Turismo, perché questa è una zona turistica che offre molte
possibilità nella protezione ambientale”. La scelta delle discipline risponde
alla possibilità di sbocchi lavorativi ed alle esigenze del territorio. “Il
corso di diritto è davvero necessario – spiega il presule – perché in
Madagascar non c’è giustizia: i poveri sono discriminati e i diritti dei più
deboli spesso calpestati”.
La Chiesa si preoccupa anche
dei giovani che devono allontanarsi da casa per proseguire gli studi e la
diocesi ha creato dei “villaggi” in cui gli studenti sono affidati alle cure di
una famiglia, oppure di religiose o sacerdoti. “Un sostegno prezioso
soprattutto per le ragazze, che sono così poste al riparo dal turismo sessuale
e dalla mentalità edonistica altrettanto diffusa”.
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