«Conosco
tutto il bene che la scuola cattolica fa ai giovani e alle loro famiglie,
attraverso la sua azione evangelizzatrice. L’apporto intellettuale, culturale e
morale che l’intera società malgascia ne riceve è considerevole». Così Papa
Francesco ha lodato il grande impegno dei vescovi del Madagascar, durante la
loro recente visita ad limina.
Da anni
l’isola versa in condizioni drammatiche e nonostante le tante risorse minerarie
e naturali, circa l’80 per cento della popolazione vive con meno di un dollaro
al giorno. Interpellato da Aiuto alla Chiesa che Soffre (la fondazione di
diritto pontificio che sostiene la Chiesa laddove è perseguitata), monsignor
Rosario Vella, vescovo di Ambanja, nel Nord del paese, racconta: «Il
Madagascar è in crisi, una crisi non soltanto politica ed economica, ma anche e
soprattutto dei valori. E se vogliamo riemergere dalle difficoltà, l’unica
strada da percorrere è quella dell’educazione».
Oltre un
terzo dei bambini malgasci non riceve alcuna istruzione. Il tasso di
analfabetismo è del 31% e molti ragazzi non proseguono gli studi oltre la
scuola dell’obbligo, che finisce all’età di 14 anni. Gli istituti statali
riflettono la caotica situazione dell’isola: gli insegnanti non sono competenti
e nessuno vigila sul loro lavoro. Al contrario le scuole cattoliche si
contraddistinguono per una maggiore preparazione e disciplina del corpo
docente. Inoltre sono molto apprezzate per gli importanti valori trasmessi agli
studenti. «Valori quali la famiglia, la solidarietà, il rispetto della persona,
che «un tempo appartenevano anche alla cultura malgascia, ma che purtroppo sono
andati persi», spiega monsignor Vella. Nel Nord del Madagascar la percentuale
dei cattolici è ridotta - tra il 2 e il 15% - ma tutta la popolazione beneficia
delle strutture cattoliche come scuole e ospedali. «Le nostre porte sono aperte
a tutti», afferma il presule salesiano.
Non appena
è stato nominato vescovo di Ambanja, nel 2007, monsignor Vella si è
immediatamente reso conto della necessità di investire nell’istruzione. Da
allora nella diocesi sono state aperte ben 50 scuole elementari, sorte nelle
aree più remote dove non vi erano istituti statali , 8 scuole medie e 5 licei.
«Poi molti giovani hanno espresso il desiderio di continuare a ricevere
un’educazione cattolica ed abbiamo pensato ad un’università». L’ateneo di
Ambanja è stato inaugurato quest’anno. I corsi si tengono in locali provvisori
fino a quando l’ambizioso e tanto atteso progetto diverrà realtà. «I nostri
ragazzi hanno risposto con entusiasmo: vi sono 70 iscritti alla facoltà di
diritto e 35 a quella di agronomia. Il prossimo anno vorremmo avviare i corsi
della facoltà di economia e commercio e di quella di ecologia e turismo, perché
questa è una zona turistica che offre molte possibilità nella protezione
ambientale». La scelta delle discipline risponde alla possibilità di sbocchi
lavorativi ed alle esigenze del territorio. «Il corso di diritto è davvero
necessario – spiega il presule - perché in Madagascar non c’è giustizia: i
poveri sono discriminati e i diritti dei più deboli spesso calpestati».
L’Università rappresenta un’importante risorsa anche per le altre tre diocesi
del Nord: Antsiranana, Mahajanga e Port-Bergé.
La Chiesa
si prende particolare cura dei giovani che devono allontanarsi da casa per
proseguire gli studi. La diocesi di Ambanja ha creato dei “villaggi” in cui gli
studenti sono affidati alle cure di una famiglia, oppure di religiose o
sacerdoti. «Un sostegno prezioso soprattutto per le ragazze, che sono così
poste al riparo dal turismo sessuale e dalla mentalità edonistica altrettanto
diffusa».
L’opera
della Chiesa in Madagascar non si limita alla sola istruzione. Il sostegno
fornito alla popolazione è essenziale, specie in una fase come quella che
attraversa il paese dal golpe del 2009. Nell’ottobre 2013 hanno avuto luogo le
tanto auspicate elezioni presidenziali, ma sebbene sia stato proclamato ormai
nel gennaio scorso, il nuovo capo di stato, Hery Rajaonarimampianina, non ha
ancora formato il governo né nominato un primo ministro. In un momento tanto
delicato la Chiesa rappresenta uno dei pochi punti di riferimento per la
popolazione. «I malgasci riconoscono il nostro impegno e ripongono in noi
grandi aspettative. Sanno che la Chiesa ha risolto molti problemi che
altrimenti sarebbero rimasti tali e che continuerà a lavorare per il bene
comune».
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