Intervista col segretario generale della Conferenza episcopale
Il Papa ha
ricevuto stamani i presuli della Conferenza episcopale del Madagascar, in
visita “ad Limina”. Il Paese, uno Stato insulare situato nell'Oceano Indiano al
largo della costa orientale dell'Africa, conta circa 20 milioni di abitanti,
per metà cristiani e metà appartenenti a religioni tradizionali. Dopo anni di
instabilità e violenze politiche, dallo scorso dicembre c'è un nuovo presidente.
Ma come ha partecipato la Chiesa locale al processo di riconciliazione e come
vedono i vescovi il futuro del Paese? Lisa Zengarini ha rivolto queste domande
a padre Robert Ndriana, segretario generale della Conferenza episcopale
malgascia:RealAudioMP3
R. - In
Madagascar c’era questa instabilità, ma adesso tutti cercano una soluzione
perché ci sia pace e riconciliazione. Ad ogni assemblea plenaria la Conferenza
episcopale pubblica una lettera alla Nazione, per trasmettere lo spirito
cristiano, educare e sensibilizzare la gente. Inoltre, di recente i vescovi
hanno tradotto un volume sulla Dottrina sociale della Chiesa in malgascio
perché tutti leggano e riflettano su questi insegnamenti. Come vedono i vescovi
il futuro? C’è sempre speranza, perché è vero che c’è molto egoismo, ma ci sono
anche tanti cristiani che cercano di aiutare gli altri a superare questo
problema.
D. - Il
futuro del Madagascar dipende dai giovani: qual è l’impegno della Chiesa
malgascia per educare le nuove generazioni ai valori del Vangelo e quindi della
pace?
R. - Molte
congregazioni religiose gestiscono scuole e si adoperano per trasmettere
un’educazione cristiana. La scuola è la base dell’educazione dei giovani e dei
bambini. Per quanto riguarda i giovani, c’è la Giornata mondiale della
gioventù, ma anche la Giornata della gioventù nazionale. Due o tre anni fa si è
tenuta una nella diocesi di Diogo e la prossima è prevista nel 2015 nella
diocesi di Fianarantsoa. Questa Gmg dà un contributo importante all’educazione
dei giovani alla quale la Chiesa tiene molto.
D. - La
Chiesa in Madagascar è anche molto presente nei media. Cosa ci può dire a
questo proposito?
R. - In
Madagascar attualmente c’è Radio Don Bosco, ma non solo: quasi ogni diocesi ha
aperto una propria emittente e c’è una collaborazione tra tutte le radio
cattoliche coordinate da Radio Don Bosco che è importante, perché molte
famiglie la ascoltano e dà molto spazio all’educazione dei giovani, ai quali è
dedicato, tra l’altro, un programma intitolato “Educazione alla vita e
all’amore”.
D - Il
prossimo Sinodo dei vescovi sarà dedicato alla famiglia e all’evangelizzazione.
Qual è la situazione della famiglia in Madagascar? Ci sono problemi
particolari?
R. - Sì, i
problemi riguardano soprattutto i bambini. Ci sono quasi un milione di bambini
che lavorano e sono sottopagati. Il lavoro minorile è di per sé un problema,
perché i bambini dovrebbero andare a scuola e giocare, ma in Madagascar
lavorano e c’è uno sfruttamento e un maltrattamento incredibile. C’è poi il
problema della prostituzione infantile.
D. - Quali
sono i rapporti con le altre Chiese?
R. - C’è
un rapporto molto serio tra le Chiese cristiane: ad esempio c’è la Ffkm
(Consiglio delle cristiane Chiese del Madagascar) che riunisce (oltre alla
Chiesa cattolica), quella Riformata, gli Anglicani, i Luterani. Le Chiese
cercano di fare proposte al Governo e alla gente e di proporre valori condivisi
a tutti i malgasci.
D. - In
Madagascar c’è un problema delle sette, come in altri Paesi?
R. – Sì,
le sette sono un problema serio. Se la Chiesa non fa qualcosa per attirare i
giovani, per promuovere la catechesi, la liturgia, perché la gente si senta
veramente in comunione con Dio, credo che in futuro il problema delle sette
diventerà veramente serio. Perché le sette danno soldi, quindi la gente che è
molto povera si rivolge ad esse.
D. - Come
è stata accolta dai fedeli l’elezione di Papa Francesco?
R. -
All’inizio i malgasci non conoscevano Papa Francesco, era una persona nuova. Ma
adesso che lo conoscono sono molto contenti, perché per loro è aperto, vicino
alle gente e, soprattutto i cattolici, seguono sempre l’Angelus per ascoltare
le parole del Papa e la sua spiritualità
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