venerdì 25 luglio 2014

Team del professor Brian Fisher nelle foreste del Madagascar

 In attesa dell'annuale rapporto sullo Stato delle specie osservate (SOS – acronimo di State of Observed Species), presentato solitamente nel mese di gennaio presso l'Università Statale dell’Arizona dall’International Institute for Species Exploration, un'altra importante istituzione americana dedicata alla biodiversità ha pubblicato i risultati sulle nuove specie scoperte e descritte dai propri associati, per un totale di 91 organismi. Nello specifico la California Academy of Sciences ha annunciato la scoperta di 38 nuove specie di formiche, 12 pesci, 14 piante, otto coleotteri, due ragni, un rettile ed un anfibio, tra le quali si segnalano due generi totalmente nuovi per la scienza. La maggior parte di esse e tutte e 38 le specie di formiche sono state scoperte dal team del professor Brian Fisher nelle foreste del Madagascar, un luogo in parte ancora incontaminato ma dove tuttavia una porzione sensibile della ricchissima e peculiare biodiversità – sono moltissime le specie malgasce endemiche – è fortemente minacciata di estinzione, sia tra i vertebrati che tra gli invertebrati. Gli otto coleotteri e due delle piante sono state invece rinvenuti in Messico, mentre grazie ad alcune spedizioni nell'Oceano Pacifico ed in Indonesia sono state scoperte due nuove specie di squalo (tra le quali il piccolo Hemiscyllium halmahera), tre nuove specie di coralli molli e due di gorgonie.
Nonostante ogni anno vengano scoperte nel complesso circa 20 mila nuove specie, la maggior parte di esse sarebbe sconosciuta e secondo gli studiosi saremmo ancora lontanissimi dal conoscere tutti gli organismi che popolano la Terra: “Una ipotesi ragionevole – ha sottolineato ai margini di una conferenza il professor Quentin Wheeler, entomologo e curatore del rapporto State of Observed Species – è che 10 milioni di specie vegetali ed animali aspettano di essere ancora scoperte da scienziati, esploratori ed amanti della natura. I recenti sondaggi sugli ambienti marini e terrestri hanno fatto emergere un enorme ed insospettabile diversità genetica, si stima infatti che le sole specie microbiche marine potrebbero essere ben oltre 20 milioni”. I dettagli sulle 91 nuove specie descritte dalla California Academy of Sciences sono stati pubblicati sul sito di informazione scientifica sciencedaily.com

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In Madagascar infatti troverete una fauna
estremamente diversa da quella dell’Africa

Grazie all’isolamento geografico, il paese è un paradiso di biodiversità.

Ma la pressione demografica e l’instabilità politica accelerano il saccheggio

delle sue preziose risorse.

La sopravvivenza di questa straordinaria fauna è a rischio causa l’alterazione degli habitat

un luogo in cui il tempo sembra essersi praticamente fermato
sotto molto punti di vista,primo fra tutti quello naturalistico

ancora oggi  tanti organismi ancora da recensire
e proteggere nelle foreste dei tropici.

Andasibe è considerata il paradiso degli anfibi del Madagascar:
nell’area che comprende un raggio di 30 Km intorno alla città
vivono più di 100 specie.

Il biodiesel dei missionari

La storia della coltivazione della Jatropha in Madagascar è cominciata

alcuni anni fa e questo articolo che segue ne è una testimonianza.

Solo che il lavoro svolto dalla Missione dei Frati Minori Cappuccini è stato

molto approssimativo e l’arrivo di Fabio Tinti in Madagascar è stato

determinante per portare a termine un progetto della Delta Petroli Italiana.


Diego Suarez la perla del Nord del Madagascar

Non troppo lontana dalle più famose Nosy Be e Nosy Mitsio, Antsiranana, detta Diego Suarez, è meta ogni anno di migliaia di turisti che amano la natura e i grandi spazi. Antico distaccamento francese, dall’architettura coloniale, sorge su una splendida baia di 156 km, seconda solo a quella di Rio de Janeiro.
Raggiungiamo Diego Suarez, ultima tappa del nostro viaggio in Madagascar, da Nosy Be con una speed boat che in meno di 2 ore (circa 10€) ci ha portato al porto di Ankify e da lì con un taxi brousse fino a Diego Suarez (250 km). I pochi giorni che restano prima di ritornare in Italia, non sono certo abbastanza per scoprire tutte le meraviglie della regione, paradiso di sub e velisti: la Baia di Sakalava sulla costa orientale; la Riserva speciale di Ankarana, paesaggio lunare e selvaggio che si estende per 200 kmq e risale a oltre 400 milioni di anni, famosa per le formazioni rocciose calcaree a forma di guglia, i Tsingy; il Parco nazionale Montagna d’Ambra, massiccio vulcanico tra i più visitati del Nord del Madagascar; e tanto altro ancora…

Così ci dedichiamo alle bellissime spiagge di cui Diego è contornata. La più facile da raggiungere è Ramena, villaggio di pescatori abbracciato da palme di cocco (a soli 20 km, collegata con numerosi taxi). La spiaggia è l’ideale in agosto perché in posizione riparata dai forti venti. Ci dedichiamo a un dolce far niente in compagnia degli abitanti di Diego, che la raggiungono nel fine settimana. Lungo la strada, in Boulevard Duplex, è d’obbligo una sosta per ammirare il panorama su Nosy Lonja, simbolo di Diego e di tutta la baia, meglio conosciuta come Pan de Sucre, per la forma che ricorda la più imponente montagna del porto di Rio in Brasile; è off limits per noi stranieri in quanto isolotto fady (tabù), riservato alle cerimonie fijoroana che evocano gli antenati.

Mar di smeraldo, Diego Suarez Organizziamo poi un’escursione in barca a Sakalava, più difficilmente raggiungibile e quindi meno frequentata, ma certamente non meno bella. Un’ampia laguna aperta al vento e adatta agli amanti del surf, che insieme alle baie deserte e remote dei Piccioni e delle Dune viene chiamata l’area delle Tre Baie.

L’indomani con l’aiuto di Adelio, un amico italiano che gestisce con la moglie malgascia il ristorante/albergo La Rosticceria (in rue Colbert al 47), ci spostiamo in barca nella splendida laguna Mare di Smeraldo fuori dalla baia di Diego. Ci auguriamo che il mare sia calmo abbastanza per lo snorkeling tra le splendide barriere coralline (desiderio che raramente sarà esaudito se come noi visiterete il paese in agosto, informazione che difficilmente si legge nelle guide). E infatti niente snorkeling, ma ci “accontentiamo” di una giornata di sole e relax su una stupenda spiaggia di sabbia fine, mangiando pesce alla griglia pescato al momento, in riva a un mare che è davvero color smeraldo intenso, da far invidia ai migliori colori tropicali. Un degno saluto a questo paese così ricco e vario, un’isola che ci ha lasciato la voglia di tornare per nuovi itinerari, magari in altre stagioni, quando è capace di offrire colori ed emozioni sempre diversi.

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L'incanto delle bellezze naturali e l'eccezionale
biodiversità sono i maggiori tratti distintivi di una
terra definita "l'ottavo continente"


Fra breve l’apertura della Camera Iperbarica

Nel mese di Maggio 2014, Carlo Lanza, un tecnico iperbarico italiano, è sceso a Nosy Be, presso il Centro Sanitario di Life, per verificare il corretto funzionamento dell’impianto iperbarico sul piano tecnico e della sicurezza.
Lanza ha potuto, inoltre, interfacciarsi e rappresentarci con i delegati del  DAN (Divers Alert Network) del Sud Africa (SA), Francois Bourman e Morne Christou, in visita presso le nostre strutture. Il DAN è un’associazione a diffusione mondiale che ha lo scopo di fornire assistenza medica d’emergenza ai sub e di promuovere la loro sicurezza attraverso la ricerca, la formazione e il miglioramento dei prodotti e dei centri di diving.
La visita era mirata alla conoscenza dell’impianto iperbarico e dei centri di diving locali e ha portato alla definizione di un proficuo accordo con il DAN SA.
La collaborazione inizierà con un corso di formazione organizzato a Nosy Be nel mese di luglio dalla dott.ssa Chiara Ferrari, di DAN Europe, oltre che dalla dott.ssa Cecilia Roberts e Morne Christou, entrambi del DAN SA, per l’addestramento e la certificazione di Tecnici Iperbarici.
Il corso si terrà, in forma gratuita,  presso il nostro Centro e sarà aperto a tutti gli interessati.
Questa formazione e lo stretto rapporto sancito con il  DAN SA  ci permetterà di aprire fra breve tempo il Centro Iperbarico.

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È titolare di un diving a Nosy Be

ha aperto da un paio d'anni il Manta Diving, un centro diving
per le immersioni subacquee sulla costa ovest di Nosy Be.


Nosy Be le splendide isole del Madagascar

La vegetazione lussureggiante, gli splendidi fondali corallini, le bellissime spiagge e un clima perfetto praticamente tutto l’anno fanno di Nosy Be la località più nota e turistica del Madagascar. Il suo nome, “isola dei profumi”, è dato dalle fragranze delle spezie e piante di Ylang-Ylang, vaniglia, frangipane, cacao, caffè, cannella… E’ un delitto arrivare fin qui e limitarsi a un soggiorno in resort, senza scoprire le meraviglie delle numerose isole dell’arcipelago vulcanico di cui fa parte, tra le quali le splendide Nosy Tanikely, Nosy Mitsio, Nosy Komba, Nosy Iranja, Nosy Radama.

Arriviamo in aereo da Talognaro a Hell Ville, il capoluogo dell’isola, una cittadina piacevole dallo stile coloniale che evoca il passato, mercati colorati e vivaci, un susseguirsi di negozi e ristoranti concentrati nella via principale. Ci fermiamo appena fuori dal centro di Hell Ville, al Bungalows d’Ambonara con un bel giardino tropicale di bouganville, ibiscus, palme e profumatissimi ylang-ylang. Il lodge si trova a 10′ a piedi da una bella spiaggia e vicino al porto, in posizione strategica per visitare le isole vicine. L’atmosfera allegra di Hell Ville è tipica di una località turistica di mare piena di vita sia di giorno che di notte. A dire il vero, quasi scioccante, dopo la calma, la solitudine e i ritmi lenti che ci hanno accompagnati nella scoperta dell’estremo sud del paese.

E’ possibile noleggiare una moto o un’auto per girare l’isola, oppure spostarsi in taxi brousse (molto economici ma non molto frequenti), anche se solo le strade principali sono in buone condizioni. Se cercate un punto panoramico da cui ammirare l’intera baia, i laghi sacri e la fitta vegetazione dell’isola, raggiungete il monte Passot(329 m), nell’entroterra. Percorrendo la costa ovest di Nosy Be, invece, incontrerete, a pochi di km di distanza le une dalle altre, le più belle spiagge dell’isola. La maggior concentrazione di alberghi, ristoranti e locali si trova tra Ambatoloaka e Madirokely, zona pittoresca e più cara, mentre la vicinissima spiaggia diAmbondrona, raggiungibile a piedi, è più rilassante e tranquilla con le donne che ricamano tovaglie sulla spiaggia, esponendo sotto l’ombra delle palme i loro prodotti colorati. Procedendo verso nord, la strada termina con la meravigliosa spiaggia di Andilana dove con la bassa marea affiorano qua e là piccoli atolli di sabbia bianchissima e una lingua lunga e sottile consente di raggiungere a piedi l’isolotto di fronte. Qui sorge un villaggio turistico che ha reso l’isola una delle mete più ambite dell’oceano indiano.
Per organizzare una gita alle isole dell’arcipelago, appena fuori dal resort, piccole agenzie gestite da ragazzi del luogo propongono le stesse escursioni a prezzi molto più competitivi. Ogni giorno dal porto di Hell Ville partono collegamenti con Nosy Komba, riserva naturale del maki (lemure) Macaco, con la bella spiaggia di Anjiabe, gita spesso combinata con la vicina Nosy Tanikely, parco marino protetto, famosa per i bei fondali e le escursioni al vulcano. O ancora la paradisiaca Nosy Iranja (isola delle tartarughe), divisa tra Iranja Be e Kely, collegate tra loro da un banco di sabbia bianca di 1,5 km che emerge con la bassa marea, e Nosy Sakatia (3 km2) meno turistica delle precedenti, che offre un buon diving e passeggiate nella foresta.
Noi optiamo per un tour di Nosy Mitsio, uno splendido arcipelago a 55 km da Nosy Be, gita adatta a chi ama il mare, i grandi spazi, la tranquillità e un po’ di avventura, tra atolli di spiagge bianchissime e deserte. Diverse agenzie, diving center e hotels propongono tours alle Mitsio, ma per chi ha un budget più limitato è meglio raggiungere la costa di Sirana e organizzarlo da qui (noi ci siamo appoggiati alla Societé Cama). Su una piccola, ma nuova imbarcazione a motore, con tanto di capitano e cuoco, salpiamo per un bivacco di 3 giorni in tenda tra le isole dell’arcipelago. Il viaggio è piacevole, ci cimentiamo anche con la pesca e ad abboccare è niente di meno che un grosso marlin…. Ovviamente dei principianti come noi non possono avere la meglio e la lenza si spezza, ma l’emozione la ricordiamo comunque.
La prima isola che incontriamo dopo circa 3 ore di navigazione è Nosy Tsarabajina, rallentiamo solo per ammirare i 4 Fratelli, 4 grandi rocce che emergono dall’acqua, dove nidificano migliaia di uccelli cormorani, fregate, sterne dal becco blu. Proseguiamo per Grande Mitsio, finché avvistiamo le sue splendide spiagge bianche e deserte che si estendono per km. La prima sorpresa allo sbarco è che il terreno dove piantare le tende, è stato nel frattempo scelto da zebù e compagnia bella, per una sosta. Senza scomporsi più di tanto, al nostro arrivo ci lasciano il posto, ma urge con pale alla mano un’accurata pulizia! Ci accampiamo con le nostre piccole tende in riva al mare, nella vegetazione ci sono taniche d’acqua piovana, per improvvisare una doccia. E’ ormai il tramonto e il cuoco sta preparando una cena di pesce che si rivelerà superlativa, considerando che cucina tutto lì al momento e ci serve su una grande stuoia posata sulla sabbia. Siamo emozionati e felici, al cospetto di una stellata da brivido.
I due giorni successivi navighiamo tra le splendide isole, molte delle quali ancora totalmente inesplorate, tra meravigliose lagune e vegetazione lussureggiante, sempre con la speranza di avvistare al largo il passaggio delle megattere e dei delfini. In direzione nord, aggirando la punta sud ovest della Grande Mitsio, incontriamo Nosy Antaly, una delle maggiori attrazioni del tour per l’impressionante formazione basaltica a strapiombo sul mare, unica al mondo, che per la particolare forma geometrica viene chiamata Le canne d’Organo. Di fronte a Grande Mìtsio c’è la splendida Nosy Ankarea, un blocco basaltico nero con una spiaggia di sabbia bianca, paradiso per gli amanti delle immersioni. L’unico contro è che in questa stagione, ad agosto, il mare è quasi sempre mosso e c’impedisce di apprezzare al meglio le splendide barriere coralline. La sera ci accampiamo e dopo un’altra gustosa cenetta in spiaggia, notiamo alcuni ragazzini di un piccolo villaggio di pescatori poco distante, che cantano intorno al fuoco.
Sulla via del ritorno a Nosy Be ci fermiamo nella splendida isola diTsarabajina conosciuta come “isola dalla bella spiaggia”. Sabbia di borotalco in un vero e proprio paradiso circondato da bassi fondali, con il solo difetto di essere una proprietà privata dell’unica struttura alberghiera dell’isola, dove peraltro consigliamo di alloggiare per la qualità e l’organizzazione delle immersioni. Attracchiamo con il pretesto di informarci presso la reception. Possiamo muoverci liberamente per il resort tra sentieri di sabbia che collegano i curatissimi bungalows alla terrazza panoramica. Abbiamo anche il tempo per girare la piccola isola che è un vero gioiello e ammirare da una diversa prospettiva i 4 Fratelli, che ci avevano dato il benvenuto all’inizio di questa splendida crociera alle Mitsio. Purtroppo il tempo passa veloce in questo paradiso dove vorremmo poter stare più a lungo.

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chi come me si sente in un limbo e fino a quel giorno non sapeva né da dove veniva e né dove voleva andare


Liberato il sacerdote cattolico preso in ostaggio dai banditi

Un sacerdote cattolico è stato preso in ostaggio da banditi dediti all’abigeato negli Altipiani centrali del Madagascar. Il fatto è avvenuto l’8 luglio, quando alcuni malviventi armati (chiamati “Dahalo” che in lingua malgascia significa semplicemente “bandito”) hanno assalito il villaggio di Morarano, il cui territorio rientra nella diocesi di Antsirabé, uccidendo tre persone e saccheggiando diverse abitazioni. Tra gli edifici presi di mira c’è stata anche la parrocchia locale. Il parroco, p. Romuald Romyzafy, ha denunciato che i banditi avevano preso in ostaggio il vice parroco, p. Ferdinand, e tre apprendisti del centro di formazione agricola.
“Gli ostaggi sono stati liberati” conferma oggi all’Agenzia Fides don Luca Treglia, direttore di Radio don Bosco in Madagascar. “Il problema del banditismo in ambito rurale è molto sentito in Madagascar, anche se la zona dove è avvenuto il fatto, quella degli Altipiani centrali, non è la più colpita. La zona calda è al sud, dove proprio in questi giorni le forze di sicurezza sono impegnate in un’operazione per smantellare la rete di banditi che saccheggiano i villaggi e depredano il bestiame” conclude don Luca. - Ag. Fides
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«Conosco tutto il bene che la scuola cattolica fa ai giovani e alle loro famiglie,

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lusinghieri: in meno di un mese, nella regione di Anosy, sono stati uccisi 40

ladri di bestiame e ne sono stati arrestati 76.

A sud del Madagascar Tolagnaro e la baia di Lokaro

Di ritorno a Tolagnaro, dalla bella Lavanono, ci sistemiamo al B&B Chambre d’hôte Lavasoa in collina, dove ci riprendiamo dalla fatica del viaggio in 4×4 ammirando la splendida vista sulla baia di Libanona e Monte St. Louis.

Da qui organizziamo una gita di un giorno, con guida, alla scoperta della grotta di Cap Andavaka (Tanjon’ Andavaka, a 70km). Dopo 3 ore di strada, di cui 1 ora di pista attraverso un bosco selvaggio, procediamo a piedi tra le pietre sotto un sole cocente. Ci vogliono circa 45 per avvistare la sorprendete caverna scavata nella scogliera. La pietra erosa si sbriciola ed enormi blocchi giacciono sul fondo della grotta a cielo aperto, dalla cui cima, intravvediamo gli alberi che crescono lungo le pareti scoscese, con le radici penzolanti, intrecciate in originali configurazioni. In questo speciale microclima ha potuto svilupparsi una vegetazione pluviale simile a una giungla con liane e felci, assolutamente insolita in questa zona arida. Nel piacevole fresco della grotta proseguiamo tra le rocce fino a raggiungere il fondo, dove vivono alcuni lemuri e da dove, attraverso una porta sull’oceano, è possibile risalire fino alla scogliera.

Altra escursione di una giornata, con partenza da Tolagnaro, è la Penisola di Lokaro e Punta Evatra, una delle più popolari e spettacolari della zona. Raggiungiamo la penisola in fuori strada in 2 ore (40 km), ma il mezzo più comune proposto solitamente dalle agenzie di Tolagnaro è la barca a motore o la piroga a remi (15 km), partendo dal lago Lanirano attraverso una rigogliosa vegetazione acquatica di pandanus, ravenala, orecchie d’elefante (arun), fino al lago d’Ambavarano, dove sorge il piccolo villaggio di pescatori di Evatra, esattamente dove s’incontrano le acque del mare con quelle del lago. Madagascar, LokaroGli abitanti del villaggio vivono in povere capanne di legno, incontriamo alcune donne e soprattutto tanti bambini, vestiti di indumenti laceri, che ci chiedono come sempre matite, soldi, caramelle. Prestate attenzione a non avvicinarvi alla piccola foresta dietro il villaggio, è fady (ovvero, tabù). Dal villaggio si può poi raggiungere la vicina isola di Lokaro, ma anche rimanendo sulla penisola, ci sono belle opportunità per passeggiare, girare in piroga, nuotare e fare un buon snorkeling (questo è l’unico habitat di corallo rilevante in tutta la costa sud-est). Si procede a piedi per la baia di Lokaro, attraverso un sentiero interno di 30 oppure un altro panoramico sulla costa di 2 ore, tra euforbie e aloe, con una splendida vista sui numerosi isolotti rocciosi che si specchiano nell’acqua. In cima al promontorio lo spettacolo è emozionante: solo una lingua di sabbia bianca divide i colori del mare e del lago.

Il villaggio di Evatra incorniciato da un bosco di alte palme sembra un dipinto. Lo sguardo spazia tra il verde lussureggiante del litorale e l’oceano al largo sempre tumultuoso, in contrasto con la calma delle innumerevoli piscine naturali e bellissime spiagge di sabbia bianca lambite dal mare turchese. Meriterebbe più di un giorno. A chi ha la fortuna di potersi fermare, consigliamo i semplici bungalows (Air Service Fort) di Evatra o in alternativa, nella baia di Lokaro, il piccolo ecolodge Pirate Camp (gestito dagli stessi proprietari del Chambre d’hôtel Lavasoa) che organizzano anche il transfer in barca a motore.
E’ arrivato il momento di lasciare questa zona incontaminata del Madagascar che ricordiamo sempre con nostalgia. Ci auguriamo solo che lo sfruttamento minerario da lungo tempo perpetrato da una società canadese e la costruzione di una diga di cui ci hanno parlato, non arrivino a mutare questo splendido paradiso.
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lambite da un mare cristallino

per subacquei, amanti del mare o solo della natura incontrastata

una vita semplice, senza costrizioni, dove l’unica preoccupazione
è quella di indossare un pareo e di lasciarsi abbracciare dai profumi
e dai colori della natura.

Quali sono vaccinazioni obbligatorie Madagascar



Il Madagascar non prevede, per i viaggiatori provenienti dall’Europa, alcuna obbligatorietà nell’effettuare vaccinazioni.
Tuttavia, la malaria è presente tutto l’anno, di conseguenza è fortemente consigliata la vaccinazione antimalarica.
Sempre consigliate, inoltre, le vaccinazioni contro le epatiti A e B, il tifo, il colera e la rabbia.
In aggiunta, a quanti hanno viaggiato nei sei mesi precedenti l’arrivo in Madagascar in aree dove è presente la febbre gialla, è sempre richiesto il certificato che comprova l’avvenuta vaccinazione.
In alcune aree specifiche, come Antanarivo, si consiglia di munirsi di farmaci antipiretici e disinfettanti intestinali, senza dimenticare i repellenti per le zanzare.
Durante il soggiorno nel paese è, infine, raccomandato prestare attenzione ai cibi crudi(se possibile da evitare), non bere acqua se non in bottiglia e non bagnarsi in acque dolci, come i fiumi.
Una particolare igiene personale nel corso di tutto il soggiorno è fortemente consigliata per evitare casi di dissenteria.

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Appunti e riflessioni, tra Italia e Madagascar

Uno degli itinerari più suggestivi si snoda nella regione
centro-settentrionale, dove si ammirano paesaggi in continua evoluzione

Difficile raccogliere le idee e raccontare quelle che
sono state le innumerevoli emozioni vissute da me
e i miei compagni nel pescare le acque del Madagascar

Si vola in Madagascar con un pollo all’aglio e zenzero e gnocchi alla vaniglia


L’estremo sud del Madagascar Paradiso Incontaminato


Arriviamo a Tolagnaro (Fort Dauphin) a bordo di un minuscolo aereo di mattina presto, così piccolo che neppure i taxi attendono all’uscita lo sparuto gruppo di nuovi arrivati. Tolagnaro è una cittadina tranquilla dall’aria coloniale un po’ decadente. Sorge su un promontorio battuto costantemente dal vento, ma circondato da un lato da belle spiagge sull’Oceano Indiano e dall’altro da una vegetazione fitta e lussureggiante. E’ lontana dalle mete più frequentate ma è la base ideale per chi desidera visitare le riserve naturali circostanti e la magnifica costa incontaminata.
Per le prime segnaliamo la Riserva privata di Berenty (a 80 km), un luogo speciale per ammirare la flora e la fauna (soprattutto lemuri), ma così curato da sembrare creato apposta per i turisti e oltretutto molto caro; la Riserva di Nahampoana (a soli 7 km), con la flora e la fauna tipica del sud, con tanto di cascate e piscine naturali; e il Parco Nazionale di Andohahela (a 60 km), con l’interessante foresta spinosa e la foresta primaria pluviale.
Noi optiamo per un tour di 7 giorni lungo la costa sud, così meravigliosa e poco battuta dal turismo, che sarà una delle tappe più interessanti del nostro viaggio in Madagascar. Noleggiamo una 4×4, presso l’agenzia Chabani Travel tours che si rivela un’ottima scelta, l’auto infatti è nuova, con autista affidabile e capace d’intervenire in caso di guasti, non rari su queste strade che sono un susseguirsi di voragini e fango (costo totale 60-80€ circa al giorno, dipende dall’auto – benzina a parte).
Prima di partire ci godiamo una giornata di relax nella vicina spiaggia di Libanona e trascorriamo la notte al Village Petit Bonheur. Una pausa di mare e dolce far niente è l’ideale per prepararsi al tour lungo la costa, con tanto di ottima cena cena da Chez Georges.

L’indomani partiamo presto, ci attendono 110 km di strada asfaltata, a dir poco in cattive condizioni, più altri 90 km di strada battuta, per arrivare alla nostra prima destinazione: la riserva di Faux Cap (Betanty). Faux Cap e la vicina Cap St Marie sono i due promontori all’estremo sud del Madagascar, punto d’incontro tra le acque dell’Oceano Indiano e del Canale di Mozambico.
Superato il Parco di Andohahela, i boschi fitti e lussureggianti lasciano spazio a una vegetazione secca e spinosa, un vero paradiso per gli amanti della flora e dei cactus. Specie rare, dalle dimensioni gigantesche, come la bellissima palma triedra (o Dypsis decaryi), forse la più bella al mondo, che ricorda la Ravinala (o albero del viaggiatore), simbolo per eccellenza del Madagascar. Lungo il tragitto ci accompagnano a perdita d’occhio le piantagioni di sisal fino ad Ambovombe dove termina la strada asfaltata, è in questa cittadina polverosa che si tiene ogni lunedì un pittoresco mercato di zebù e capre, ma sono pochi i turisti che arrivano fin qui. Prosegue la pista di terra rossa fino a Tsiombè e apprezziamo sempre di più la scelta di un fuoristrada con autista.
Altri 40 km ed eccoci finalmente sulla sabbia di Faux Cap. Una lunga spiaggia, una splendida laguna protetta da una barriera corallina, un luogo incontaminato battuto dal vento. Trascorriamo qui una giornata a contemplare il paesaggio, immersi nei silenzi di questi luoghi dove non c’è “nulla” di più da fare, se non passeggiare sulla spiaggia deserta e sulla barriera corallina quando c’è la bassa marea, o cercare di avvistare le balene al largo (che passano tra giugno e ottobre). Non avvistiamo nessuna balena, ma in compenso abbiamo a disposizione tutta la laguna, e non è poco… Canoe e kayak sono a disposizione dei clienti.
Prima del tramonto, comodamente seduti nella terrazza del nostro bungalow dove l’unico rumore è quello del mare, ci godiamo felici il panorama selvaggio e la visita di simpatici lemuri che si avvicinano, saltando da un tetto all’altro. Ci aspetta un’ottima grigliata di pesce.
Il giorno seguente raggiungiamo la vicina riserva di Cap St Marie, chiamata anche Cap Vohimena, che dista da Faux Cap 1,30 h in 4×4. Lungo la pista tra cactus e agavi incontriamo numerose imponenti tombe del popolo Antandroy, coperte di piastrelle colorate, specchietti, corna di zebù, Aloalo e in cima riproduzioni di aerei o automobili, per favorire l’ascesa dello spirito del defunto.

Giunti a Cap St Marie, rimaniamo affascinati dalla splendida l’estrema punta sud del Madagascar, sempre battuta dal vento, con un panorama mozzafiato sull’oceano e tra le dune costiere di sabbia bianca. E’ una riserva di vegetazione nana con cespugli spinosi, piante Euphorbiaceae e Didieraceae tipiche di questa regione, l’Aloe millotii e il baobab nano il Pachypodeses. Ma è anche il regno delle tartarughe (con la maggiore densità al mondo, 3000 al km2!) tra cui la tartaruga radiata Astrochely, e la tartaruga Spider o Pyxis arachnoides. Più di una volta ci fermiamo per spostarne qualcuna che lentamente attraversa la strada…
Altra attrattiva del luogo sono i resti degli enormi gusci d’uovo di Aepyornis maximus (uccello preistorico di 3 metri di altezza). Immaginiamo sia un’impresa trovarli e invece con nostra sorpresa alcune dune sono completamente ricoperte da piccoli frammenti di uova (prenderne un pezzetto è illegale e potrebbe costare parecchio, anche la prigione nel caso di uova intere ricostruite).
Passeggiamo tra le dune fino a una laguna formata da piscine che emergono con la bassa marea, nelle vicinanze altre insenature, angoli paradisiaci per tuffarci in mare, mentre il nostro autista si prodiga a pescare crostacei che sicuramente venderà al vicino villaggio.
Le possibilità per trascorrere la notte sono due, pochi bungalows al Libertalia o al Cactus Hotel. La prima notte troviamo posto al Libertalia, in uno dei 5 bungalow in pietra, spartani ma puliti in riva al mare, con luce elettrica solo nel ristorante. Siamo gli unici ospiti, ma per il giorno seguente è previsto il tutto esaurito! E così ci spostiamo all’Hotel le Cactus, di Marie Zela e dei suoi 16 figli (la famosa proprietaria al momento del nostro viaggio). L’Hotel si trova su una duna di sabbia bianchissima accanto al Libertalia. Da qui il panorama sulla laguna è assolutamente stupendo, si possono avvistare balene e delfini, ma i bungalows sono malmessi, pieni di enormi fessure, senza alcun confort, bagni in comune. E’ il compleanno di uno di noi e per festeggiare abbiamo prenotato aragosta a gogò per cena (appena pescata a 1$ l’una), a lume di candela nella capanna ristorante (non c’è luce elettrica). Scateniamo l’invidia di un gruppo di spagnoli che si devono accontentare dello scarno menù che passa il convento. Il divertimento è però assicurato quando chiedono l’unico dessert: la banana flambé. I giovani figli di Marie Zela lanciano gridolini di dolore mentre corrono dalla cucina verso i tavoli reggendo piatti di banane infuocate, senza rendersi conto che la corsa controvento non fa che peggiorare la loro situazione… Non vediamo l’ora di ordinare anche noi banane flambées!
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Meta ideale per chi è alla ricerca di uno splendido
paradiso terrestre dove godere di giorni di assoluto relax.

Antalaha , ad oggi si presentava come una profumata e
spensierata meta assolutamente fuori dalle già poco
frequentate rotte turistiche dell’isola rossa

se cerchi una vacanza fatta di mare, sole e natura,
il Madagascar è la tua mèta ideale.
Troverai un clima magnifico tutto l’anno ad aspettarti

sarò all’ospedale Vezu di Andavadoaka, un piccolo villaggio
di capanne abitato da pescatori, di circa 1.800 persone, nel sud

ovest del Madagascar, sul canale di Mozambico.

Turista stabiese rapinato in Madagascar

 “Hanno provato ad uccidermi per pochi euro”

Brutta disavventura per un turista stabiese,  F. F. di sessant’anni, che stava trascorrendo le vacanze estive in Madagascar.
Uscito dall’albergo, F.F. si era incamminato da solo su un sentiero per un’escursione. Mentre passeggiava, si è accorto della presenza di un uomo nascosto tra le vegetazione. Inizialmente, non ha dato peso alla sua presenza. Viste le condizioni di povertà nel paese, non è raro imbattersi in persone che espletano i bisogni fisiologici in strada. Così lo ha superato velocemente. Dopo pochi metri, però, è stato colpito alle spalle. Un colpo violento che gli ha fatto perdere l’equilibrio.
L’uomo – probabilmente abitante di uno dei villaggi della zona – era uscito allo scoperto e lo aveva raggiunto in pochi istanti, scaraventandolo a terra dopo averlo ferito alla schiena. Quando si è voltato, il sessantenne stabiese ha visto l’aggressore che armato di un grosso masso cercava di colpirlo di nuovo, questa volta puntando alla testa. Solo la prontezza di riflessi e il sangue freddo dello stabiese hanno permesso di evitare il peggio. Con il rapinatore che incombeva su di lui con una pietra in mano e le ferite alla schiena, F.F. non si è fatto prendere dal panico. Ha immediatamente estratto dalla tasca il telefono cellulare e il portafoglio per consegnarli all’aggressore.
Tutto è durato pochi secondi. Il rapinatore si è calmato alla vista dei soldi e dopo averli presi, si è subito allontanato lasciando il turista stabiese steso a terra sanguinante. Il sessantenne è riuscito ad alzarsi e a raggiungere il più vicino ospedale per ricevere le cure necessarie.
A questo punto, per lui, l’incubo non è finito, ha dovuto affrontare ancora problemi. Ha raccontato quanto era accaduto poco prima ma nel presidio ospedaliero non c’era corrente elettrica e quindi i medici gli hanno consigliato di tornare il giorno successivo per effettuare le radiografie utili a verificare i danni riportati nel corso dell’aggressione. In quella zona dell’Africa la corrente arriva solo un paio di ore al giorno. Ancora sotto choc e senza conoscere il tipo di danno causato dal colpo alla schiena, ha preso i suoi bagagli dall’albergo, ha cambiato il biglietto anticipando la data di rientro ed è ripartito subito per l’Italia.
Nelle scorse ore, è tornato nella sua casa a Castellammare e si è fatto curare dai medici dell’ospedale San Leonardo che, per fortuna, non hanno riscontrato gravi danni alla schiena. Solo il caso e la sua forza d’animo gli hanno permesso di far ritorno in città sano e salvo. Nei suoi occhi, di certo, resterà a lungo il terrore di quegli istanti interminabili e la brutalità del rapinatore pronto a spaccargli la testa per pochi euro.

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Più bambù in Madagascar per salvare i lemuri

A portarlo avanti sono l'Uiza (Unione italiana giardini zoologici e acquari) e alcune strutture zoologiche appartenenti all'associazione.
Un progetto di riforestazione del bambù in Madagascar per tutelare l'ambiente e salvare le due specie di lemure endemiche. A portarlo avanti sono l'Uiza (Unione italiana giardini zoologici e acquari) e alcune strutture zoologiche appartenenti all'associazione.
Il progetto denominato Volohasy, che in malgascio significa bambù, promosso dal Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell'Università di Torino, interessa la foresta pluviale degli alberi dragone di Maromizaha, nella porzione centro-orientale del Madagascar e prevede la messa a dimora nelle aree degradate della foresta di piante di bambù (in Madagascar ne esistono 33 specie diverse di cui 32 endemiche).
In principio ne sarà piantato 1 ettaro per poi estendere l'esperienza ad altri 10 ettari. Obiettivo, affiancare all'azione di riforestazione un'opera di 'habitat restoration' per l'Apalemure grigio (Prolemur simus) e il Lemure dal naso grande (Hepalemur griseus), specie che vivono nelle aree di foresta limitrofa a Maromizaha e la cui alimentazione per il 95% legata al bambù.
Il Lemure dal naso grande (Prolemur simus), una specie che si pensava estinta, è stata riscoperta proprio in questa zona in numero di circa 250 individui. Per seguire gli animali saranno installate alcune camera-traps che opportunamente collocate tra i cespugli e munite di fotocellule monitoreranno l'area ed entreranno in azione al passaggio degli animali.
Maromizaha fa parte di un corridoio ecologico istituito nel 2005 per tutelare la ricchezza di fauna e flora che conta 433 specie vegetali, 13 specie di lemuri, 77 di uccelli, 60 di anfibi e 20 di rettili. Il 77% di queste specie endemico e non esiste in nessun'altra parte del mondo.
La foresta si riduce a causa della pratica del "tavy" (taglia e brucia) per far spazio a pascoli dall'estemporaneo rendimento cui si aggiunge il taglio illegale per la produzione di carbone e di materiale da costruzione, senza contare poi che, nel 2012, nell'area accanto a Maromizaha sono iniziati i lavori di estrazione mineraria che hanno ulteriormente determinato lo spostamento degli animali.


Il punto di forza del progetto Volohasy-bambù è rappresentato dal coinvolgimento della popolazione locale che conta cinque villaggi per un totale di 4.000 persone; una parte di queste già impegnata in cinque vivai e dedita alla riproduzione di piante a scopo alimentare; contemporaneamente saranno costruite serre per produrre bamb come materiale alternativo per l'edilizia e i manufatti.
Il progetto è condotto dal gruppo di lavoro del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell'Università di Torino e sostenuto economicamente sia dall'Uiza sia da alcune delle strutture appartenenti all'associazione (Zoom Torino, Parco Natura Viva, Parco Valcorba, Giardino Zoologico di Pistoia, Parco Zoo Punta Verde, Parco Zoo di Falconara e dal Parco delle Maitine).
Indicativamente oltre i 7.000,00 euro del contributo in atto serviranno circa altri 8.000.00 euro per rendere l'azione sostenibile in tre anni e aumena a bambù.

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Il termine "camaleonte" viene comunemente
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i primi camaleonti apparsero in Africa e migrarono verso il Madagascar

Conoscete gli animali tipici del Madagascar?
In Madagascar infatti troverete una fauna
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un patrimonio mondiale da difendere

Il Santuario Della Natura
Questo paese, grazie soprattutto alla sua fantastica flora,
si è guadagnato l’appellativo di “Santuario Della Natura”.