Arriviamo
a Tolagnaro (Fort Dauphin) a bordo di un minuscolo aereo di mattina presto,
così piccolo che neppure i taxi attendono all’uscita lo sparuto gruppo di nuovi
arrivati. Tolagnaro è una cittadina tranquilla dall’aria coloniale un po’
decadente. Sorge su un promontorio battuto costantemente dal vento, ma
circondato da un lato da belle spiagge sull’Oceano Indiano e dall’altro da una
vegetazione fitta e lussureggiante. E’ lontana dalle mete più frequentate ma è
la base ideale per chi desidera visitare le riserve naturali circostanti e la
magnifica costa incontaminata.
Per le
prime segnaliamo la Riserva privata di Berenty (a 80 km), un luogo speciale per
ammirare la flora e la fauna (soprattutto lemuri), ma così curato da sembrare
creato apposta per i turisti e oltretutto molto caro; la Riserva di Nahampoana
(a soli 7 km), con la flora e la fauna tipica del sud, con tanto di cascate e
piscine naturali; e il Parco Nazionale di Andohahela (a 60 km), con
l’interessante foresta spinosa e la foresta primaria pluviale.
Noi
optiamo per un tour di 7 giorni lungo la costa sud, così meravigliosa e poco
battuta dal turismo, che sarà una delle tappe più interessanti del nostro
viaggio in Madagascar. Noleggiamo una 4×4, presso l’agenzia Chabani Travel tours
che si rivela un’ottima scelta, l’auto infatti è nuova, con autista affidabile
e capace d’intervenire in caso di guasti, non rari su queste strade che sono un
susseguirsi di voragini e fango (costo totale 60-80€ circa al giorno, dipende
dall’auto – benzina a parte).
Prima di
partire ci godiamo una giornata di relax nella vicina spiaggia di Libanona e
trascorriamo la notte al Village Petit Bonheur. Una pausa di mare e dolce far
niente è l’ideale per prepararsi al tour lungo la costa, con tanto di ottima
cena cena da Chez Georges.
L’indomani
partiamo presto, ci attendono 110 km di strada asfaltata, a dir poco in cattive
condizioni, più altri 90 km di strada battuta, per arrivare alla nostra prima
destinazione: la riserva di Faux Cap (Betanty). Faux Cap e la vicina Cap St
Marie sono i due promontori all’estremo sud del Madagascar, punto d’incontro
tra le acque dell’Oceano Indiano e del Canale di Mozambico.
Superato
il Parco di Andohahela, i boschi fitti e lussureggianti lasciano spazio a una
vegetazione secca e spinosa, un vero paradiso per gli amanti della flora e dei
cactus. Specie rare, dalle dimensioni gigantesche, come la bellissima palma
triedra (o Dypsis decaryi), forse la più bella al mondo, che ricorda la
Ravinala (o albero del viaggiatore), simbolo per eccellenza del Madagascar.
Lungo il tragitto ci accompagnano a perdita d’occhio le piantagioni di sisal
fino ad Ambovombe dove termina la strada asfaltata, è in questa cittadina
polverosa che si tiene ogni lunedì un pittoresco mercato di zebù e capre, ma
sono pochi i turisti che arrivano fin qui. Prosegue la pista di terra rossa
fino a Tsiombè e apprezziamo sempre di più la scelta di un fuoristrada con
autista.
Altri 40
km ed eccoci finalmente sulla sabbia di Faux Cap. Una lunga spiaggia, una
splendida laguna protetta da una barriera corallina, un luogo incontaminato
battuto dal vento. Trascorriamo qui una giornata a contemplare il paesaggio,
immersi nei silenzi di questi luoghi dove non c’è “nulla” di più da fare, se
non passeggiare sulla spiaggia deserta e sulla barriera corallina quando c’è la
bassa marea, o cercare di avvistare le balene al largo (che passano tra giugno
e ottobre). Non avvistiamo nessuna balena, ma in compenso abbiamo a
disposizione tutta la laguna, e non è poco… Canoe e kayak sono a disposizione
dei clienti.
Prima del
tramonto, comodamente seduti nella terrazza del nostro bungalow dove l’unico
rumore è quello del mare, ci godiamo felici il panorama selvaggio e la visita
di simpatici lemuri che si avvicinano, saltando da un tetto all’altro. Ci
aspetta un’ottima grigliata di pesce.
Il giorno
seguente raggiungiamo la vicina riserva di Cap St Marie, chiamata anche Cap
Vohimena, che dista da Faux Cap 1,30 h in 4×4. Lungo la pista tra cactus e
agavi incontriamo numerose imponenti tombe del popolo Antandroy, coperte di
piastrelle colorate, specchietti, corna di zebù, Aloalo e in cima riproduzioni
di aerei o automobili, per favorire l’ascesa dello spirito del defunto.
Giunti a
Cap St Marie, rimaniamo affascinati dalla splendida l’estrema punta sud del
Madagascar, sempre battuta dal vento, con un panorama mozzafiato sull’oceano e
tra le dune costiere di sabbia bianca. E’ una riserva di vegetazione nana con
cespugli spinosi, piante Euphorbiaceae e Didieraceae tipiche di questa regione,
l’Aloe millotii e il baobab nano il Pachypodeses. Ma è anche il regno delle
tartarughe (con la maggiore densità al mondo, 3000 al km2!) tra cui la
tartaruga radiata Astrochely, e la tartaruga Spider o Pyxis arachnoides. Più di
una volta ci fermiamo per spostarne qualcuna che lentamente attraversa la
strada…
Altra
attrattiva del luogo sono i resti degli enormi gusci d’uovo di Aepyornis
maximus (uccello preistorico di 3 metri di altezza). Immaginiamo sia un’impresa
trovarli e invece con nostra sorpresa alcune dune sono completamente ricoperte
da piccoli frammenti di uova (prenderne un pezzetto è illegale e potrebbe
costare parecchio, anche la prigione nel caso di uova intere ricostruite).
Passeggiamo
tra le dune fino a una laguna formata da piscine che emergono con la bassa
marea, nelle vicinanze altre insenature, angoli paradisiaci per tuffarci in
mare, mentre il nostro autista si prodiga a pescare crostacei che sicuramente
venderà al vicino villaggio.
Le
possibilità per trascorrere la notte sono due, pochi bungalows al Libertalia o
al Cactus Hotel. La prima notte troviamo posto al Libertalia, in uno dei 5
bungalow in pietra, spartani ma puliti in riva al mare, con luce elettrica solo
nel ristorante. Siamo gli unici ospiti, ma per il giorno seguente è previsto il
tutto esaurito! E così ci spostiamo all’Hotel le Cactus, di Marie Zela e dei
suoi 16 figli (la famosa proprietaria al momento del nostro viaggio). L’Hotel
si trova su una duna di sabbia bianchissima accanto al Libertalia. Da qui il
panorama sulla laguna è assolutamente stupendo, si possono avvistare balene e
delfini, ma i bungalows sono malmessi, pieni di enormi fessure, senza alcun
confort, bagni in comune. E’ il compleanno di uno di noi e per festeggiare
abbiamo prenotato aragosta a gogò per cena (appena pescata a 1$ l’una), a lume
di candela nella capanna ristorante (non c’è luce elettrica). Scateniamo
l’invidia di un gruppo di spagnoli che si devono accontentare dello scarno menù
che passa il convento. Il divertimento è però assicurato quando chiedono l’unico
dessert: la banana flambé. I giovani figli di Marie Zela lanciano gridolini di
dolore mentre corrono dalla cucina verso i tavoli reggendo piatti di banane
infuocate, senza rendersi conto che la corsa controvento non fa che peggiorare
la loro situazione… Non vediamo l’ora di ordinare anche noi banane flambées!
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Meta ideale per chi è alla ricerca di uno splendido
paradiso terrestre dove godere di giorni di
assoluto relax.
Antalaha , ad oggi si
presentava come una profumata e
spensierata meta
assolutamente fuori dalle già poco
frequentate rotte
turistiche dell’isola rossa
se cerchi una vacanza fatta di mare, sole e natura,
il Madagascar è la tua mèta ideale.
Troverai un clima magnifico tutto l’anno ad
aspettarti
sarò all’ospedale Vezu di Andavadoaka, un
piccolo villaggio
di capanne abitato da pescatori, di circa 1.800
persone, nel sud
ovest del Madagascar, sul canale di Mozambico.
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