mercoledì 31 luglio 2013

Progetto TCI Angonoka

Lavori 2013

27 marzo 2013, primo giorno a Tana, la capitale del Madagascar e decidiamo di visitare lo Zoo pubblico; da tanto tempo c’era la curiosità perché sapevamo che detenevano diverse tartarughe, compresa qualche Angonoka. Come per tanti altri luoghi, il biglietto per i malgasci è bassissimo mentre per i vasah (nome che viene dato a tutti i bianchi, ad eccezione degli asiatici e indiani anche se di pelle bianca, questa poi non l’ho ancora capita…), che pagano 25 volte in più. Lo zoo non è altro che gli ex giardini della regina, molto grande, considerando che è praticamente in centro città, con due grandi laghi e spazi immensi di verde. Le prime tartarughe che incontriamo sono 3 belle Aldabrachelys gigantea in un grande recinto e con molta acqua a disposizione.




Non è che ci siano molti animali, ma molto bella è la zona coi lemuri che entrando all’interno, con una mancia i guardiani ti fanno toccare per dargli da mangiare un po’ di miele. Vediamo un bel gruppo di Astrochelys radiata,tenuti abbastanza male in un piccolo recinto, ma il peggio lo vediamo all’interno del reptilario dove in una grande teca ci sono 6-7 A.radiata in condizioni pietose,tutte con evidenti segni di malattia M.O.M., senza lampade UVB e alimentazione sbagliata. Abbiamo parlato col custode che in un primo momento si riteneva soddisfatto della crescita piramidizzata, evidentemente a lui piacevano così, ma quando gli abbiamo spiegato la malattia, non era più tanto sicuro di se, anche se sappiamo che finchè verranno tenute lì non hanno alternative (povere bestiole). Purtroppo o forse meglio dire per fortuna, di Astrochelys yniphora neppure l’ombra, sono state portate via da molti anni.

Il nostro viaggio prosegue verso la prima meta importante, ed eccoci arrivati nella bella e tranquilla Mahajanga, la nostra città di appoggio, sulla foce del fiume Betsiboka e sul mare che guarda verso il canale del Mozambico, carichi come degli zebù e stanchi per il lungo viaggio, ci prediamo un po’ di tempo per riorganizzare le idee e poi inizia la ricerca dei materiali di cui era previsto l’acquisto in loco; soprattutto l’acquisto dei materiali scolastici per i bambini. Purtroppo quest’anno la raccolta fondi è stata più bassa dell’anno precedente e per giunta la richiesta di aiuto arrivata è stata di 62 bambini in più e quindi ci siamo impegnati il doppio per trovare i prodotti a prezzi più bassi ma con l’intento di accontentare tutti i 262 bambini di 3 scuole all’interno del parco di Ankarafantsika. Tutto sommato la ricerca à dato buoni risultati e siamo riusciti a riempire un Pickup con diversi quintali di articoli vari e zainetti. Per ultimo abbiamo acquistato dei materiali elettrici che ci mancavano per l’installazione del sistema di allarme nella nuova quarantena situata nel centro di riproduzione di Ampijoroa (parco di Ankarafantsika).



Il giorno della partenza, verso il parco di riproduzione delle Astrochelys yniphora, chiamate Angonoka dai locali, ci si sveglia di buon ora ma l’appuntamento slitta di diverse ore per via di un guasto tecnico alla vettura, ma questo è il Madagascar, dove gli appuntamenti non sono mai sicuri; finalmente si parte, con la consapevolezza che già mezza giornata del primo giorno è già persa, tra ritardi e percorso stradale. Arrivati poco prima di mezzogiorno (speravo al massimo nelle 8 di mattina, ma ormai ho acquisito la filosofia malgascia e non me la prendo più), iniziamo subito a testa bassa coi lavori più duri, con un tasso di umidità e temperatura molto alto, siamo alla fine della stagione delle piogge e il caldo/umido si fa ancora sentire, poi c’è da considerare che siamo in mezzo ad una foresta.

Subito ci vengono a trovare alcuni lemuri Sifaka, i miei preferiti, con il candido mantello bianco e macchie marroni, sono di un’eleganza incredibile. Ho imparato il loro classico richiamo e rimangono un po’ ad osservarmi, prima di partire con grandi slanci fra i rami delle piante secolari del parco.

Il primo lavoro è l’installazione del sistema di sicurezza nella nuova quarantena che è ormai già piena di esemplari nei 12 scompartimenti creati .

Riconosco subito il nostro Norbert 1017   l’esemplare più grande al mondo, salvato nel 2010 dal Tarta Club Italia, che fino a pochi mesi fa era ancora ad Antananarivo dove la sua quarantena prevista ha subito un “incidente” di percorso; in pratica qualcuno per errore lo ha inserito insieme ad altri esemplari, quindi la quarantena è stata iniziata da capo, ma il suo inserimento nella zona di riproduzione è imminente. Comunque ora qui le temperature sono molto più idonee della capitale dove nei mesi invernali arriva anche a 7/8° C notturni anziché minime di 18/19°C della zona di origine di Soalala. Nella nuova quarantena constato subito un nuovo problema sorto da qualche mese; l’attacco dei ratti che hanno mangiato parte delle zampe di alcuni esemplari piccoli e purtroppo ad uno si è provveduto ad installare sotto al carapace due piccole ruote in modo da permettergli comunque la mobilità, anche se vederla fa veramente pena. Il personale è corso subito ai ripari, installando una ulteriore fitta rete metallica e di sera tutti i piccoli esemplari vengono ricoverati in grandi contenitori plastici con rete metallica sopra. Lo stesso trattamento è riservato a tutte le circa 85 Pixys planicauda (chiamate Kapidolo dai locali) che sono in una recinzione a fianco.



Installiamo tutti i sensori lungo la rete di recinzione che qui è anche su tutto il sopra, poi i fari al LED, le canaline, i contatti magnetici e tutti i cavi elettrici fino alla centrale elettronica, vero cuore di tutto il sistema. Nel frattempo, nella zona delle deposizioni, abbiamo installato il nuovo Data-Logger che dovrà andare nel parco di Soalala, solo per qualche giorno in modo da rilevare un po’ di dati qui nel centro, da prendere come spunto per l’impostazione dell’incubatrice dopo le modifiche che faremo nei prossimi giorni. Finiti tutti i particolari ed i primi test, ci spostiamo nella zona dove abbiamo tutte le apparecchiature elettroniche ed installiamo i nuovi componenti per la sezione della quarantena.
Effettuiamo tutti i test di funzionalità e tutto fila liscio; la prima parte è finita. Passiamo quindi alle modifiche sostanziali dell’incubatrice; in pratica la “denudiamo“ tutta, lasciando solo il contenitore e iniziamo con l’installazione del nuovo sistema di raffreddamento formato da un compressore e due griglie che fungono da radiatori di cui una interna che fa freddo ed una esterna che scambia il caldo, materiali che vengono usati nei frigoriferi da hotel. Poi al momento di installare la parte centrale interna, dove va posizionata la resistenza elettrica per la funzione di riscaldamento, ci accorgiamo che manca questa resistenza: PANICO!!!!! La testa inizia subito a girare a mille, forse è rimasta in città, forse in Italia…… già pensiamo di sospendere tutto e di tornare in città per richiedere una spedizione del pezzo, considerando che impiegherebbe quasi un mese……. Iniziamo quindi a ispezionare tutte le borse e valigie e… miracolosamente salta fuori, nascosta in un sacchetto, ma che mi fa fare un urlo di gioia; proprio l’idea di dover sospendere tutto non mi andava giù. Avevo studiato per tanti mesi tutto nei minimi particolari e non potevo ammettere una tale dimenticanza. Ormai è quasi buio ma il morale è di nuovo alto e continuo fino all’installazione del canale centrale con la ventilazione forzata e i due sistemi di raffreddamento/riscaldamento poi molliamo e tutti sudati sospendiamo i lavori con appuntamento alla mattina seguente. Purtroppo in camera niente luce (promessa il primo giorno) e acqua a goccia nel vero senso della parola, per cui lavarsi è veramente un’impresa, poi cena malgascia in un villaggio vicino e poi a nanna. La mattinata trascorre veloce nell’installazione di tutte le rifiniture dell’incubatrice come la pompa peristaltica, il sistema di temporizzazione per diminuire il flusso dell’acqua che crea umidità all’interno e per finire la nuova centralina elettronica. Poi iniziamo i vari test e lasciamo l’incubatrice in funzione per stabilizzare i parametri e portarla al limite per vedere come si comporta. Nel frattempo dissotterriamo il Data-Logger per scaricare i dati, nella posizione delle deposizioni delle uova, per renderci conto delle variazioni termiche ai vari orari della giornata. Dopo di chè inizia lo studio delle 96 temperature da impostare nella nuova centralina elettronica; 24 per giorno, con 4 programmi che imitano 4 diverse stagioni, con ciascuna un tasso di umidità diverso. La decisione delle 96 temperature è di grande responsabilità per noi, in quanto i risultati dipenderanno soprattutto da questi parametri impostati; il tutto è studiato analizzando le temperature medie mensili della zona di Mahajanga che è sul mare, quindi molto più simile al parco di Soalala (unica zona di distribuzione naturale delle Angonoka) che anch’esso è sul mare anche se circa 100Km più a sud, rispetto al parco di Ankarafantsika che è all’interno e a mio parere molto diverso sia come parametri che come caratteristiche di compattezza del suolo. Il prossimo mese installeremo il nuovo Data-Logger nella zona di Soalala per almeno 12 mesi e così verificheremo i parametri corretti, anche in riferimento a quelli che impostiamo ora. Per iniziare impostiamo una prima serie di temperature anche per testare l’incubatrice il più tempo possibile prima di inserirvi le uova. Rimane qualche ora del pomeriggio e ne approfittiamo per iniziare a spacchettare tutti i materiali per i bambini e inserirli tutti dentro ai 262 zainetti, facendo attenzione a non sbagliare; per fortuna abbiamo a disposizione un tavolo molto grande dove mettiamo meticolosamente in fila tutti gli oggetti in modo da passare a prenderli uno per uno ed infilarli dentro a ciascun zainetto. L’operazione, anche se siamo in quattro, si presenta molto lunga e si fa tardi per finire. Inoltre, faccio notte fonda per decidere tutti i parametri definitivi da impostare la mattina seguente. Di buon mattino completo la regolazione della centralina e partiamo per la distribuzione dei doni ai bambini delle scuole di Ambodimanga (76), Belalitra (150) e Ambalafomby (40), per un totale di 262 alunni. Come sempre l’esperienza è toccante; vedere questi bambini tutti sporchi ma sempre allegri e con degli occhi bellissimi e la timidezza disarmante verso chi gli porta doni così importanti, non si può rimanere indifferenti.



Lo sforzo fatto per rimediare i soldi, le tante difficoltà per la ricerca dei materiali giusti e la fatica per riempire i 262 zainetti, sono ampiamente ripagati. La prima scuola è sulla strada nazionale 4, quindi facilmente raggiungibile, ma le altre due sono all’interno della foresta e la strada è veramente difficile da percorrere con il fuoristrada stracarico.

Alla seconda scuola ci dicono che la strada per la terza scuola non è praticabile e quindi arriveranno lì i bambini della scuola per riunirsi in una unica distribuzione; ovviamente i bambini arrivano alla spicciolata e stanchi visto che dista molti chilometri, ma il sorriso non manca comunque. Qui finita la distribuzione, si passa ai ringraziamenti ed è organizzata una piccola cerimonia con “buffet” malgascio con bibite calde e biscotti vecchi,
con tutte le autorità della zona; ovviamente questo per loro è un avvenimento che ricorderanno e parleranno a lungo. Finita la cerimonia si riparte per il viaggio di ritorno e rimane il tempo per la modifica della posizione dell’incubatrice che dall’ufficio in cui rimaneva molto caldo anche di notte, viene spostata in un nuovo locale molto aerato, posto all’interno della recinzione; in questo modo sicuramente le condizioni di lavoro con caldo estremo saranno ridotte. Ora che l’incubatrice è a posto e lavora bene, si procede a dissotterrare 33 uova dalla terra per posizionarle al suo interno
Rimane il tempo per scattare un po’ di foto e qualche video e la giornata svolge nuovamente a termine, non prima di controllare le 7 piccole nate nel 2011







Nel centro, da tempo ci sono anche 18 Astrochelys radiata provenienti da vari sequestri  che sono in procinto di partire per il centro di recupero di Ifaty, al sud del Madagascar, sua zona di origine, in cassoni già pronti, in attesa dell’autorizzazione delle autorità. Constatiamo anche che le cucine solari donate nel 2012 sono utilizzate e lavorano a pieno ritmo, facendo risparmiare tanto carbone che vuol dire meno deforestazione.
La mattina seguente si carica tutto il materiale per i lavori di Soalala e le valigie personali e si ritorna a Mahajanga, la città di appoggio, dove inizierà lo studio di tutti i particolari e la preparazione dei materiali mancanti per l’ultimo lavoro che necessita di un’attenzione maniacale in quanto in quel sito molto difficile da raggiungere, ci si trova letteralmente fuori dal mondo ed il minimo particolare farebbe rischiare l’annullamento e quindi il fallimento dell’ultima missione. Per questo ci prendiamo il tempo dovuto.
Nel frattempo, in occasione della giornata mondiale dell’ambiente (5 giugno), il Durrell ha organizzato una importante festa dei villaggi all’interno del parco di Ankarafantsika e noi ne abbiamo approfittato per fare qualche dono a chi si è distinto a scuola; altri zainetti pieni di materiale scolastico.
Una brutta notizia: La direzione di Tana, del Durrell, tarda a decidere la data della spedizione e comincio a preoccuparmi un po’, non vorrei che saltasse nuovamente questo ultimo lavoro, come l’anno precedente. In fine, il responsabile dei progetti in Madagascar, Lance Woolaver, mi contatta e mi dice che dobbiamo incontrarci al centro per discutere del programma che ha subito modifiche per via di una brutta notizia. Fin dalla spedizione 2011 nel parco di Soalala, dove vedemmo due tipi cinesi in giacca e cravatta che ci dissero cercavano ferro nella regione, aleggiava nell’aria una notizia terrificante, se veramente avessero trovato il ferro, sarebbe stata la fine per il parco e per i progetti di salvaguardia delle nostre Angonoka, unica zona del Madagascar dove possono ancora vivere in natura, se pur in difficoltà per la continua opera dei bracconieri. Il progetto stava andando a gonfie vele, infatti iniziavano a trovarsi le prime nascite dagli 80 esemplari rilasciati con radiocomando, nella zona di Baeaboaly, dove qualche anno fa erano estinte, con 2 esemplari baby ritrovati e 10 quest’anno. Alcuni degli esemplari hanno 3-4 anni, quindi sin dai primi rilasci ci sono state riproduzioni. Questi ritrovamenti sono la testimonianza che il progetto funziona e i rilasci cominciano a riprodursi naturalmente. Tutte le piccole ritrovate sono poi state rilasciate con installato un micro-radiotrasmettitore che dura circa 6 mesi, per controllare le loro zone di permanenza. Il nostro sistema di allarme doveva essere installato in un recinto di pre-rilascio, in quanto gli esemplari che ogni anno vengono rilasciati (20 per anno), devono adattarsi un poco e tenerli quindi sotto controllo, ma la notizia dei ritrovamenti aveva già fatto pensare alla direzione di iniziare i rilasci in una nuova zona, quindi l’installazione di un nuovo recinto che poi il Tarta Club Italia avrebbe installato i già collaudati sistemi di allarme. Ma una agghiacciante notizia è arrivata come un macigno; sapevamo che i cinesi avevano trovato un giacimento di ferro, ma speravamo che fosse lontano dalle zone popolate dalle nostre Angonoka, invece dista solo 23 Km dalla zona a maggiore densità delle 4 popolate. Inoltre, sicuramente i cinesi cercheranno di fare un nuovo porto per esportare il ferro, o un aeroporto (o ancora peggio entrambi) e le uniche due aree marine con profondità di fondale per fare un nuovo porto, sono posizionate in modo tale che una nuova strada verso la miniera le attraverserà. Entro pochi anni è previsto l’arrivo di circa 35.000 persone da tutto il mondo, ma specialmente cinesi, dei quali si conosce la quasi totale mancanza di rispetto verso gli animali e la natura; questo decreterà la fine dell’area protetta e le nostre Angonoka non avranno più una terra dove sopravvivere, probabilmente rimarranno solo nel centro di riproduzione e nei parchi dove verranno affidate dopo i sequestri. Lo sfruttamento di una miniera, probabilmente durerà qualche decennio, poi alla fine in quella zona per centinaia di km rimarrà solo deserto, in quanto la città che nascerà poi quando la materia prima finirà, così come è nata, scomparirà, essendo in una zona remota senza altre risorse; e la cosa più triste è che al popolo malgascio di tutta quella ricchezza non rimarrà nulla, se non in tasca di qualche politico locale, così rimarranno ancora poverissimi e senza risorse.

Noi nel frattempo consegniamo il nostro Data-logger al responsabile che provvederà alla prima spedizione di inserirlo nella zona di Soalala, per rilevare i dati di tutto l’anno, importantissimi, che serviranno in futuro, anche se il clima in quella zona si modificherà.
Quindi quest’anno ritorniamo con l’amaro in bocca, nonostante i buoni risultati dei lavori eseguiti; ma non vogliamo fasciarci la testa prima del disastro. Ad ogni modo avremo contribuito a prolungare la scomparsa della specie; chissà che non troviamo una zona dove sia possibile rilasciarle e proteggerle, ma sarà indispensabile l’aiuto delle autorità malgascie, chissà che le nuove elezioni imminenti, non cambino qualcosa…….
Ringraziamo l’amico e socio Maurizio Bellavista per l’aiuto nella progettazione della nuova incubatrice.
Agostino Montalti
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mercoledì 17 luglio 2013

Guida turistica Madagascar

LINGUA - Le lingue ufficiali sono il malgascio e il francese.

VALUTA - La moneta ufficiale è l’Ariary (MGA). Il tasso di cambio è molto variabile. Indicativamente 1 euro = 2700 MGA circa.

FUSO ORARIO - +2 rispetto all’Italia (+1 quando in Italia vige l’ora legale).

DOCUMENTI - È necessario il passaporto valido almeno 6 mesi, con due pagine libere, e il visto turistico ottenibile all'ingresso in Madagascar, per i primi 30 giornio è gratuito.

AVVERTENZE SANITARIE (VACCINAZIONI PROFILASSI) E PRECAUZIONI - Nessuna vaccinazione obbligatoria. Fortemente consigliata la profilassi antimalarica.

Come arrivare
Air Italy effettua un volo diretto da Milano e da Roma per Nosy Be, con tempo di percorrenza di circa 11 ore. Con Air France, Air Madagascar e Corsair si raggiunge Antananarivo facendo scalo a Parigi.

Periodo migliore per partire
Le stagioni sono invertite rispetto a quelle del nostro emisfero. Il periodo migliore va da aprile a ottobre, mentre da novembre a marzo si va incontro al rischio di cicloni e piogge.

La capitale: cosa vedere

Gli edifici storici della capitale Antananarivo, tra i quali quello che rimane di Rova, il Palazzo della Regina distrutto in un incendio, si trovano quasi tutti nella parte alta della città. Più sotto ci sono le vecchie case di legno dal tetto aguzzo e infine, nella parte bassa, le zone più commerciali. Una tra le zone più vivaci è quella intorno a Kianja ny Fahaleovantena (Place de l'Indépendance), dove si concentrano anche ristoranti e locali. Nella parte sud dell’abitato si aprono le acque del lago di Anosy, circondato da alberi di jacaranda, in mezzo al quale sorge un monumento ai caduti della prima guerra mondiale. Da non perdere la visita dei tanti variopinti mercati che si svolgono in città, il più grande dei quali è quello di Zoma, dove viene venduto il meglio dell’artigianato locale. Un’”assaggio” della grande natura malgascia si può trovare nel Parc Botanique et Zoologique de Tsimbazaza, dove si trovano tra l’altro varie specie di lemuri.

I luoghi da non perdere in Madagascar
Quando arrivano in Madagascar, gli amanti del mare e delle immersioni puntano solitamente su Nosy Be, una bella isola con tante spiagge e fondali incontaminati, divenuta il principale centro turistico del Paese. Ma il richiamo unico è esercitato dai grandi parchi naturali che costellano il Madagascar. La Montagne d’Ambre è una vasta area di vegetazione lussureggiante, popolata da diverse specie di lemuri, intorno a un massiccio vulcanico. Il Parc National de Ranomafana si raggiunge con due ore di pista accidentata. Nella foresta pluviale al suo interno, tra torrenti e cascate, si possono fare safari sia diurni che notturni per andare alla ricerca di lemuri, farfalle, orchidee e felci arboree. Un’altra straordinaria area, dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, è il Parc National des Tsingy de Bemaraha, Gli “tsingy” sono pinnacoli calcarei, attorno ai quali sono state costruite passerelle e ponti in legno per consentirne la visita da distanza ravvicinata. Vi consigliamo di non perdere una visita all’isola di Sainte Marie, ad est del Madagascar.
Feste ed eventi
In maggio a Nosy Be si svolge il Donia, uno dei più grandi festival africani di musica tradizionale, che richiama decine di migliaia di persone nell’arco di cinque giorni di concerti e spettacoli. Si cambia musica, invece, per il Madajazzcar, grande festival internazionale di jazz che ha luogo in ottobre nella capitale con artisti da tutto il mondo. Sempre ad Antananarivo, tra novembre e dicembre è il momento del Gasytsara, interessante festival di musica contemporanea. Tra gli appuntamenti legati al folklore religioso, ha rilevanza a Majunga, tra luglio e agosto, la cerimonia del Fitampoha, una immersione rituale di reliquie sacre nell’acqua del fiume. Un’altra cerimonia di purificazione è il Fisemana, organizzata a giugno dalla popolazione antakàrama. La festa nazionale principale è il Giorno dell'Insurrezione con cui, ogni 29 marzo, si ricorda la rivolta contro la Francia, avvenuta nel 1947.
In valigia
Per lui: abbigliamento leggero, come pantaloni lunghi in cotone o lino e camicie con le maniche lunghe. Costume da bagno se si punta al mare e tutto l’occorrente per il trekking se si va nei parchi, compreso una k-way. Un golfino o giubbino per le serate fresche o i soggiorni in altura.
Per lei: se la destinazione sono le spiagge, telo mare, costume, occhiali da sole e crema solare. Per escursioni nella natura scarponcini da trekking o arrampicata, pantaloni lunghi e camicie con maniche lunghe, di colori non troppo vivaci. Cappello e felpe.
Da non dimenticare, oltre ai soliti medicinali di uso corrente, compresse contro i disturbi gastro-intestinali e repellenti per le zanzare.

Cosa mangiare
Il riso è il protagonista indiscusso della cucina malgascia. Viene solitamente accompagnato nei piatti da carne di zebù, pollo, maiale o al pesce e ai crostacei nelle zone costiere. Il tutto insaporito da spezie e salse varie. Molto gustosa è la frutta, soprattutto ananas, lytchees, mango e banane. Piatti tipici sono il ravitoto (uno stufato con germogli di manioca e pezzi di zebù o maiale) e il mosakiky (spiedini di carne accompagnati da mango condito e tagliato a sottili filamenti oppure da patate o altro ancora). Da assaggiare la betsabetsa, una bevanda alcolica prodotta con la canna da zucchero, che viene servita soprattutto nelle zone costiere.
Cosa comprare
L’artigianato malgascio è molto ricco. I legni sono rinomati per la loro qualità e vengono intagliati abilmente per la produzione di diversi oggetti. Molto particolari sono anche i fogli, le buste, le bomboniere, i portafoto ottenuti con la carta chiamata papier antaimoro, ricavata dalla lavorazione di una pianta e poi decorata a mano. Altri acquisti tipici sono quelli dei batik, di cesti e borse in rafia e sisal, di piccoli oggetti ottenuti dal corno di zebù, come posate e monili. Gli appassionati di minerali possono trovare parecchie occasioni per acquistare a buon prezzo pietre e fossili di grande bellezza e rarità.
Da leggere sulla destinazione
Per una introduzione al Paese, Madagascar, l'Isola dei contrasti (ed. Velar) di Luciano Nervi e Madagascar (ed. Clup) di Elvio Annese. Per conoscere i più famosi protagonisti della fauna locale, Io e i Lemuri. Una spedizione in Madagascar (ed. Adelphi) di Gerald Durrell, mentre un insolito approccio all’isola è quello di Aldo Busi in La camicia di Hanta (Viaggio in Madagascar) (ed. Mondadori).
Indirizzi e link utili
Office National du Tourisme de Magadagascar: 3, rue Elysée Ravelontsalama – Ambatomena, 101 Antananarivo. Tel. 00261.202266115, www.madagascar-tourisme.com   Il mio Madagascar  rappresentanzaitalia.mada@gmail.com
Turismo naturalistico in Madagascar: la foresta di roccia nella Riserva Naturale Tsingy de Bemaraha 
Ci sono luoghi inesplorati sulla Terra dal fascino mozzafiato. Paradisi incontaminati, forme e paesaggi spettrali di cui non si immaginerebbe neppure l’esistenza. La Riserva Naturale dello Tsingy in Madagascar risponde perfettamente a questi requisiti; tale sito è ubicato nella parte centro-occidentale dell’isola africana, a 300 km da Antanarivo, capitale del paese.
È un “giardino dell’Eden” dove si possono ammirare delle formazioni rocciose spettacolari, uniche nel suo genere: la foresta in roccia dello Tsingy. Si tratta di lame di roccia calcarea purissima di parecchi metri di altezza modellati dall’erosione superficiale, che hanno dato vita ad un labirinto di canyon e spelonche in cui è facilissimo, una volta addentratisi, smarrirsi. “Foresta” perché in lontana sembra di trovarsi di fronte ad una immensa distesa di aghifoglie.
Per l’acuità e l’affilatezza delle sue rocce è anche difficilissimo camminare in modo indolore. Il nome stesso Tsingy significa, in lingua locale, “camminare in punta di piedi”.
È dunque un posto da sogno per esploratori, ricercatori, studiosi ed appassionati di Geologia e di Scienze Naturali, un incubo invece per i Malgasci.
Abbiamo detto che si tratta di uno spettacolo geonaturalistico unico nel suo genere, poiché, pur esistendo morfologie simili in altri luoghi della terra, in nessun’altro le lame di roccia hanno raggiunto simili altezze e dimensioni. Ciò perché col passare del tempo “geologico” sarebbero certamente crollate, quivi invece si sono potute conservare grazie a condizioni ambientali particolari: quali l’assenza di basse temperature che all’acqua che si è infiltrata in pori e fessure di gelare, la compattezza delle sue litologie che con la loro bassa permeabilità ostacolano l’infiltrazione delle acque, garantendo una certa stabilità a queste lame che altrimenti collasserebbero e poi la presenza di piogge acidificate che implementa la modellazione delle forme. Proprio la particolare inospitalità di questo ambiente ostico lo suggella come un santuario risparmiato da invasive e tossiche colonizzazioni antropiche: un paradiso terrestre che si tutela da solo.

Ma la foresta dello Tsingy non è solo geologia e geomorfologia: qua e là in mezzo alle fessure ed alterazioni di queste lame affilate cercano di farsi valere alcune piante pioniere che vanno così a creare dei suggestivi giardini pensili. Oltre all’essenze vegetali, non possiamo non far cenno alla ricchezza della biodiversità animale endemica che popola la surreale foresta: ragni, scorpioni, ma anche uccelli (oltre 200 specie censite), rettili, anfibi…tutti incuriosiscono in primis per le loro capacità di adattamento per resistere a questo ostico ambiente surreale.
Insomma un tesoro naturalistico di oltre 150.000 ha, già da oltre 20 anni (1990) dichiarato patrimonio dell’umanità: è responsabilità quindi dell’uomo, di noi tutti saper proteggere, difendere, conservare e tramandare questo e altri regali che madre natura ci ha cordialmente concesso, garantendone la fruibilità alle generazioni a venire.
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Laura Torrisi in Madagascar

Mamma di Martina, nata dall’unione con il compagno Leonardo Pieraccioni, ma anche donna in carriera, quella di attrice. Eppure Laura Torrisi, fra le mille cose da fare, non dimentica i meno fortunati. Sul social ha pubblicato delle foto che la ritraggono durante il suo ultimo viaggio in Madagascar. C’era stata per delle vacanze all’insegna della spensieratezza, poi ha toccato con mano la realtà e ha deciso di tornarci per dare una mano, come spiega lei stessa su Instagram, e lancia anche un appello ai suoi follower.


“Tre mesi fa sono stata in Madagascar, doveva essere una vacanza tra amiche, una vacanza come tante, ma io quaggiù ci ho lasciato il cuore. E per questo sono tornata. Insieme a questa grande donna Isa Monti Saracino, che con coraggio e forza invidiabile è riuscita a canalizzare un enorme dolore personale in energia capace di fare e costruire cose veramente grandiose quaggiù - scrive la Torrisi - In questi giorni abbiamo distribuito biberon, tutine, magliette, materassi per la sala parto e medicine difficilmente reperibili quaggiù, (tutto materiale che se volete potete far reperire anche voi all'associazione di Milano), siamo soddisfatte del lavoro svolto ma ancora tanto c'è da fare per aiutare la popolazione malgascia...che come molti di voi sapranno è il quarto paese più povero al mondo. Amici! Vi chiedo 10 min del vostro tempo e del vostro cuore da dedicare a questo sito. Qui troverete tutte le info necessarie per poter aderire in qualsiasi modo all'associazione. Un grazie sincero e di cuore a chiunque voglia partecipare in qualunque modo a questa iniziativa 'Ci sono viaggi che si fanno con un solo bagaglio. Il cuore'. Audry Hepburn”.
GossipNews scritto da Francesca Romana Domenici


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Progetto umanitario Tarcisio Da Oristano al Madagascar

Una dentista e una dermatologa ma anche una musicista. Perché la solidariertà non può ridursi soltanto al latte in polvere e a cure mediche, anche se riguarda il Madagascar, uno dei paesi più poveri al mondo.
La Sardegna in questi giorni si sta mobilitando per consentire la riuscita del singolare progetto nato a Oristano in memoria di un giovane, si chiamava Tarcisio, che non ha avuto il tempo di realizzarlo personalmente. Protagoniste tre donne, una dentista di Ghilarza, Gisella Masala, una dermatologa di Cagliari, Lucia Denotti, e una musicista di Oristano, Cinzia Casu, che il 31 luglio, a proprie spese, partiranno per il Madagascar.
Le aspetta un orfanatrofio gestito dalle suore nazarene nella città di Fianarantsoa, dove lavoreranno per un mese mettendo le proprie specializzazioni professionali al servizio di alcune centinaia di bambini per la maggior parte di età inferiore a un anno ma anche dei poveri, degli anziani abbandonati e dei lebbrosi assistiti dalle stesse suore.
Lavoreranno gratis e si pagheranno di tasca anche le spese di soggiorno, ma l'orfanatrofio, i cinque ambulatori, le due case per anziani e i due lebbrosari gestiti dalle suore hanno bisogno di tanto.
La solidarietà si è già concretizzata con varie donazioni anonime. Il resto, Gisella Masala, Lucia Denotti e Cinzia Casu sperano di recuperarlo con un concerto di musica (rock, afro, elettronica e non solo) in programma venerdì 12 luglio, ore 20,30, al Bnn Faschion club di Cabras. Il concerto è a costo zero e tutto il ricavato sarà speso per realizzare il progetto umanitario di Tarcisio.
Fonte: L'Unione Sarda
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Missione friulana in Madagascar: volontari per costruire pozzi

Nasce Fri-Sikara, l'organizzazione capitanata da padre Vittorino Zerbinati. Tra le priorità, la costruzione di infrastrutture, scuole, strade e ospedali. In partenza sette volontari dal Friuli
Nasce l'organizzazione di volontariato Fri - Sikara, il Friuli scende in campo per aiutare le popolazioni del Madagascar. Fri, come le consonanti iniziali che compongono la parola Friuli, Sikara, come la parte finale della parola Madagascar, Madagasikara, in malgascio.  Tutto insieme Fri- Sikara. Scopo principale dell'organizzazione capitanata da Padre Vittorino Zerbinati, vincenziano e da anni impegnato nell'evangelizzazione in Italia e in Africa, sarà quello di tentare di contribuire a dare alle popolazioni site nella diocesi di Ihosy (cittadina della zona centro-meridionale) un'esistenza dignitosa fornendo loro il necessario per vivere serenamente. L'associazione ha come priorità, in questa prima fase, la costruzione di strade per collegare fra loro i vari villaggi e quella di infrastrutture per permettere ad altri volontari di raggiungere il campo e dare il loro contributo in loco.
Lo scavo di  pozzi per poter permettere ai cittadini del posto di attingere l'acqua potabile, l'insegnamento delle nozioni base del mondo dell'agricoltura e dell'igiene sono altri punti importantissimi da attuare nel minor tempo possibile. Nella prima missione, partenza prevista per il 20 agosto, saranno sette le persone ad accompagnare Padre Vittorino in Madagascar tra cui due friulani, Ermanno e Pierina di Talmassons, pronti a dare attivamente il loro contributo: "Partiamo non per fare volontariato, ma per condividere, per accompagnare, per insegnare a queste persone nozioni che possono aiutarli a vivere meglio. Però non diamo soltanto, riceviamo anche. Da esperienze come queste sono certo che apprezzerò di più i valori della vita, facendo probabilmente più difficoltà ad integrarmi qui, una volta rientrato, che non in Madagascar". Medici ed infermieri concluderanno la composizione della compagine che, così assemblata, dovrebbe garantire la buona riuscita di questi primi tre mesi di lavoro.
 Fonte:
http://www.udinetoday.it/

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Da Monclick una raccolta fondi di oltre 35.000 €






Premio San Giovanni in oro al Gruppo Pro Madagascar

C’è un riconoscimento che viene assegnato ogni anno, nel corso della Sagra di S. Giovanni Battista, dal Comune di Lonato: si tratta del “Premio San Giovanni in oro 2013”. È una statuetta che ripropone in miniatura quella posta sulla cupola del duomo lonatese e da sei anni è simbolo di generosità, impegno sociale e attività nel mondo del volontariato. Quest’anno il Comune consegnerà il riconoscimento a un gruppo di volontarie da anni impegnate a favore della popolazione di un villaggio in Madagascar (Ikalamavoni), dove ci sono ancora pesanti sacche di miseria e molte donne vivono in situazioni igieniche precarie, con un elevato livello di morti per parto. Il gruppo Pro Madagascar ha iniziato a operare prima in India, tramite un missionario cammilliano, poi in Madagascar, nella parte centro-occidentale dell’isola, grazie alla testimonianza di suor Lucia Iannizzotto, conosciuta dalle signore lonatesi Maria Teresa Sigurtà e Dolores Suma, che dal 2006 hanno cominciato a raccogliere fondi per aiutare i meno fortunati.

Il primo progetto sostenuto in Madagascar è costato circa 18mila euro: l’ambulatorio per la maternità ha raccolto il contributo di molti concittadini e anche dell’amministrazione comunale; il piccolo ospedale attrezzato ha consentito al personale medico-sanitario di operare in sicurezza ed è stata solo una delle opere a cui il gruppo Pro Madagascar ha partecipato economicamente, raccogliendo fondi tramite mercatini ed eventi benefici.
«Ci occupiamo anche di adozioni a distanza – spiega Maria Teresa Sigurtà, una delle fondatrici di questo ‘sodalizio’, a cui si sono unite altre cinque amiche, con la complicità di mariti e amici – e abbiamo finanziato, in questi anni, anche una mensa, la cisterna per la raccolta di acqua, un generatore elettrico, una fossa biologica… e da settembre, in una nuova comunità dove sono attive le Suore del Sacro Cuore di Ragusa di cui fa parte suor Lucia Iannizzotto, parteciperemo alla costruzione di un asilo”.
Tutto era iniziato anni fa, quando Maria Teresa e un’altra amica, Luciana Battaglia, partirono per andare a conoscere la comunità di suor Lucia in Madagascar. L’isola è grande e le suore del Sacro Cuore di Ragusa sono presenti in dodici comunità, per aiutare bambini e famiglie indigenti. Le volontarie di Pro Madagascar, con l’aiuto di tanti lonatesi generosi, dal 2006 a oggi hanno voluto dare loro una mano e spendersi per migliorare il futuro di quelle comunità bisognose, ingegnandosi con mercatini e raccolta di abiti e libri usati, ad esempio, coltivando piantine grasse da rivendere, dando spazio a fantasia e manualità. Per questo la giunta ha proposto di consegnare al gruppo Pro Madagascar la statuetta di San Giovanni in oro 2013.

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Notte magica a San Michele, va in passerella la solidarietà

Venerdì in piazza del Popolo, l'evento promosso dai commercianti del quartiere. In passerella gli ultimi arrivi nei negozi del rione e le offerte vanno ai missionari in Madagascar
Moda, spettacolo e solidarietà vanno a braccetto. In piazza del Popolo, nel cuore del quartiere di San Michele, si terrà venerdì 21 giugno alle 21, l'appuntamento «Moda e spettacolo». Una serata organizzata da alcuni commercianti del quartiere in cui si avrà modo di ammirare gli ultimi arrivi dei negozi: Matilda abbigliamento, l'Intimo e Fantasia di Suzy, Seta e Organza Sposa di Catia e Roberta, Fiori e Natura di Luciana Grisanti, l'acconciatrice titolare di Ricci e Capricci Anita Finetti, il parrucchiere Stile Dario, mentre la torta finale è offerta dalla Pasticceria Lonardoni. Moda, come dicevamo, ma anche e soprattutto solidarietà con la partecipazione dei fondatori della Onlus First Aid, Federica Ciani e Loris Calzolari. I due medici del quartiere che nel 2006 hanno fondato l'associazione che in questi anni ha realizzato un piccolo ambulatorio in una missione gestita da alcune suore Argentine e da un sacerdote veronese, don Raffaello a Ambodivona in Madagascar. «Un ringraziamento va agli organizzatori di quest'evento», conferma Loris Calzolari, «una manifestazione che vuole far vivere piazza del Popolo, regalare agli abitanti del quartiere una "notte magica" di moda e spettacolo e nel contempo darci al possibilità di far conoscere agli abitanti del quartiere la nostra associazione che da sette anni opera a favore dei bambini poveri e delle popolazione disagiate del Madagascar». La serata prevede dei momenti di spettacolo ideato dalla compagnia di danza e teatro di Sisina Augusta di Volta Mantovana, l'esibizione di una bambina cantante, Caterina Zampieri, la sfilata di moda con splendide modelle e alcune clienti dei negozi lungo la passerella che dal municipio arriva sino alla fontana.  Insomma uno spettacolo sotto le stelle coinvolgente con un ospite d'eccezione come il prestigi-attore Stefano Paiusco, doppiatore e autore teatrale.  L'ingresso è gratuito e sono previsti oltre 200 posti a sedere. All'associazione First Aid sarà consegnato un contributo per l'attività che sta svolgendo in Madagascar. L'organizzazione è curata da Ornella Carraro, Luciana Grisanti, Luciana Bonini, Martina Gonella e Davide Falezza, mentre la serata sarà presentata dalla giornalista Alessandra Rutili.
Luciano Purgato
http://www.larena.it
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Ibla Grand Prize. Concerto per il Madagascar

L’incantevole cornice di Villa Criscione ha accolto ieri sera il concerto di beneficenza pro Madagascar organizzato da Ibla Foundation in collaborazione con l’Associazione Progetto Missione Madagascar Onlus.
La serata di Gala di Ibla Grand Prize “IblAfrica 2013” ha anche quest’anno ottenuto un ottimo risultato.
Eccezionali artisti si sono alternati sul palco incantando il numeroso pubblico con le loro esibizioni. Dal canto lirico al pianoforte, dall’arpa alla fisarmonica e alla chitarra, le sapienti esecuzioni dei concorrenti hanno creato un’atmosfera incantata, molto apprezzata dalla sala gremita di spettatori.
Il primo cittadino di Ragusa, Federico Piccitto, ha ringraziato il pubblico e i musicisti, rimarcando l’importanza di una manifestazione che porta alto nel mondo il nome di Ibla. Il sindaco ha anche ringraziato e premiato gli sforzi e l’impegno di volontari e missionari che tanto si spendono per il Madagascar, paese cui si sente particolarmente legato anche per la sua vicinanza ai Salesiani, da sempre impegnati nelle missioni in Madagascar.
Salvatore Moltisanti, direttore artistico di Ibla Grand Prize, ha evidenziato la gioia di aver potuto proporre talenti così bravi, professionisti dalle eccellenti doti. Nonostante le avversità e gli ostacoli, ha rimarcato l’importanza di aver trovato un sindaco così vicino e sensibile alla musica e alla promozione culturale. Moltisanti ha inoltre ringraziato la comunità pozzallese in America, tanto affezionata e vicina ad Ibla Grand Prize. Ogni anno la comunità ha infatti seguito con passione la manifestazione, e quest’anno i pozzallesi hanno chiesto al proprio sindaco, Luigi Ammatuna, anche lui presente in sala per il concerto di beneficenza, di portare per un giorno Ibla Grand Prize a Pozzallo, come poi avvenuto nella serata di sabato scorso nell’iniziativa voluta da Frank Susino del Citizens of Pozzallo Society di Brooklyn a New York in collaborazione con la locale Amministrazione comunale.
Il maestro Marcello Abbado, presidente di giuria, ha evidenziato la grande bravura dei musicisti, elogiando inoltre il calore dell’accoglienza ragusana.
Sul palco anche il missionario Renato Dall’Acqua, che ha sentitamente ringraziato per l’impegno e gli sforzi con cui ci si avvicina al volontariato e alla beneficenza, strumento di vitale importanza per offrire un futuro migliore a popolazioni svantaggiate.
In contemporanea, sempre ieri sera, i concerti hanno allietato anche il quartiere barocco, con le esibizioni in piazza Pola a Ragusa Ibla. E proprio a Ibla ci si è spostati a fine serata per concludere i concerti con la straordinaria esibizione del pianista Congcong Chai, proveniente da Hong Kong.
L’intero incasso della serata a Villa Criscione sarà destinato al Madagascar e quest'anno, in particolare, per la costruzione del nuovo ospedale "Jean Paul II" di Mahajanga.
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L’Africa chiede buoni samaritani in politica

Un coraggioso appello lanciato dall’Assemblea dei vescovi riuniti a Kinshasa. “I governi africani sono indifferenti alle sofferenze dei loro popoli”

Si è conclusa con un forte appello ai leader politici perché si impegnino a favore delle popolazioni loro affidate e non siano spinti da interessi di parte, la 16° Assemblea plenaria delle Conferenze episcopali d’Africa e Madagascar (SECAM) che si è tenuta a Kinshasa dal 9 al 14 luglio con la partecipazione di oltre un centinaio di vescovi.
“L'Africa ha bisogno oggi di un buon samaritano in politica, in grado di ripensare l'organizzazione della società, così da promuovere il bene comune in primo luogo in campo economico perché gli imprenditori siano messi nelle condizioni di gestire la loro ricchezza non elusivamente per se stessi, ma per il benessere dei loro fratelli e sorelle, con l'orgoglio di portare un po’ di felicità a tutti, senza alcuna eccezione”, ha detto il vescovo congolese di Brazzaville, Mbuyu nell’omelia domenicale presso lo Stadio dei Martiri.
Nel Messaggio conclusivo, i pastori d'Africa e Madagascar criticano senza mezze misure il comportamento di gran parte dei leader dei governi africani, che, a loro avviso, “restano indifferenti alle sofferenze dei loro fratelli”.
I contenuti del Messaggio sono solo la conseguenze del tema eminentemente politico affrontato nella settimana di lavori, vale a dire il ruolo dei cristiani all’interno della società africana ancora oggi dilaniata da lotte intestine tra popolazioni, etnie e religioni, dove i paesi occidentali restano più spesso a guardare o, nel peggiore dei casi, attivano una sorta di neocolonialismo di ritorno con enormi proventi per la vendita di armi o sottrazione di terre da coltivare a scapito dell’alimentazione delle popolazioni. In questo contesto i vescovi si sono confrontati per cercare di capire quali vie intraprendere per giungere alla pace e ad una giustizia sociale in grado di attenuare le enormi sacche di povertà in cui vivono gli abitanti del continente nero. “La Chiesa famiglia di Dio in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace”è solo l’inizio di un impegno che non deve abbassare la guardia ha detto il card. Théodore Adrien Sarr, arcivescovo di Dakar e vicepresidente SECAM.
Una denuncia sulla situazione insostenibile delle popolazioni africane era venuta proprio alla vigilia dell’Assemblea dei vescovi dai direttori e segretari delle Caritas nazionali africane riuniti a Nairobi in Kenya dal 1 al 5 luglio scorsi, con un particolare riferimento alla grande emergenza umanitaria in atto nella Repubblica Centrafricana. Oltre ad assicurare la loro solidarietà i responsabili Caritas rivolgevano un appello alle istituzioni internazionali, Nazioni Unite in testa, perché intervengano con fondi e persone, e ai rispettivi vescovi per avviare collette, anche con richieste all’estero, per recuperare risorse, ma soprattutto sensibilizzare i cristiani del mondo sulle sofferenze, spesso sconosciute, dei loro fratelli.
E’ proprio l’indifferenza – quella denunciata con coraggio da papa Francesco in occasione della visita a Lampedusa – il grosso limite che sconta l’Africa nei confronti del mondo occidentale. Nigeria, Darfur, Repubblica Centrafricana, Mali, Corno d'Africa, Sud Sudan, Madagascar, Tunisia ed Egitto: le crisi si moltiplicano e la situazione umanitaria è drammatica, ma spesso nel più totale silenzio dei nostri paesi occidentali (forse Egitto a parte). In Centrafrica più di 60 mila bambini e relative famiglie soffrono denutrizione, più di 200 mila minori sono stati costretti ad abbandonare le loro case nel corso degli ultimi 6 mesi. Mons. Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo di Bangui, ha segnalato come la maggior parte dei distretti sanitari abbia ormai chiuso i battenti, oltre 1 milione di bambini non potranno più frequentare la scuola e la popolazione è pressoché priva dei servizi essenziali. L’Agenzia Fides segnalava anche il grave rischio di violenze nei confronti di bambine e ragazze e il reclutamento di minori da parte di gruppi armati senza scrupoli.
Oltre ad un appello a tutti i leader politici, i vescovi denunciano in particolare la guerra che sta insanguinando la Repubblica Democratica del Congo (RDC). “Il Congo piange più di 6 milioni di vittime,  dallo scoppio del conflitto che dura da quasi 2 decenni oltre che gravissime e sistemtiche violazioni dei diritti umani, in particolare stupri”, ha sottolineato l’abate Leonard Santedi di Kinshasa che ha aggiunto “la Chiesa non può più tacere”.
A questo riguardo formulano un appello a tutti i cristiani “ad impegnarsi urgentemente nella lotta per un giusto ordine sociale mondiale dove tutti possono godere dei diritti connessi con la loro dignità umana”.
Da parte loro, i Vescovi del SECAM hanno adottato un “piano strategico quinquennale” (2013-2018”, predisposto con il contributo determinante della Conferenza episcopale del Rwanda, che prevede progetti di formazione politica ed educazione alle pratiche democratiche e al bene comune. “Siamo decisi a dare segnali forti: ora spetta ad ogni Conferenza episcopale individuare interventi specifici, responsabilizzando tutti i soggetti coinvolti”, ha detto il vicepresidente del SECAM, mons. Gabriele Mbilingi, Arcivescovo di Lubango, in Angola.
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Missioni e rapporti  di Amnesty International