martedì 18 dicembre 2012

La famiglia


Fedy  avrà 20 anni, l’abbiamo trovata in giro per Manakara  e  ormai sono 8 mesi che è qui. Nessuno ha mai visto un  suo parente. Ogni giorno mi corre incontro con un sorriso:“Inty ny namako”che significa “Ecco la mia amica” . Poi mi regala qualche frutto acerbo e via a chiedermi  quando la accompagno a casa, quando la rimanderemo in taxibrousse dalla sua famiglia … gli ultimi 5 mesi passati  a progettare  con chi e come tornare a casa. Ad un certo punto le era anche venuta un’idea: “ Inviatemi per radio “, supplicava me e Victor ” Ma non possono inviare  per radio le persone”, gli rispondeva Eugenie, un’altra ammalata.       “ Forse si può inviare il tuo spirito, ma prima devi morire …”aggiungeva sempre Eugenie. ”Allora no” si convinceva Fedy, ”Aspetto qui”. 
Adesso dice che saranno i suoi a venire qui a prenderla e non c’è nulla che la faccia più contenta  che immaginare il momento in cui i suoi genitori arriveranno . ”Cosa diranno quando vedranno una vasah..quando vedranno le suore, quando vedranno che bei vestiti che porto(???...), quando vedranno come sono guarita, come so intrecciare stuoie..”fantastica sempre Fedy. .Ha  già insegnato a tutti  noi i nomi di suoi fratelli: Blaise è quello più alto, Jean Alfred quello zoppo.. non vuole che ci confondiamo con i nomi quando arriveranno, dobbiamo essere tutti pronti. E’ già tutto programmato:  ci si saluta e poi sta a noi, ad ognuno di noi  ‘ educatori’, (Victor, Berthine, le suore ed io) raccontare ai suoi quanto è guarita, brava, servizievole Fedy….Chiaramente ogni volta che si fanno le prove, facciamo apposta a sbagliare qualcosa…”Ma come sei alto  Jean Alfred!”dico io..”Noooo, è Blaise quello alto..”ribatte Fedy e si ride..e  solo parlarne, raccontare dei suoi, sentire i loro nomi,  la mette di buon umore.. Una volta mi ha detto che quel giorno è importante perché si incontreranno le sue due famiglie: quella di sangue e noi di Ambokala….
Andremo a cercarli davvero i suoi, quando starà un po’ meglio.
 Madame Paoline è una bella donna molto energica , sui 45 anni, vedova  da almeno 10 anni, che ha passato la sua vita in pellegrinaggio da un luogo di cura all’altro con i suoi due figli ammalati, Sandy e  Jean Paul aiutata dal terzo figlio, Tena. Abita qui da più di 2 anni e ormai non ha altro posto in cui tornare.... È uno dei capigruppo che ci aiutano nell’organizzare le attività lavorative quotidiane .Si può davvero contare su di lei.
La  sua  specialità, affinata da anni e anni di esperienza,  è spegnere le liti: a  volte non dà peso allo scontro, a volte ascolta con pazienza le due parti, a volte urla più forte di loro..ci sa davvero fare.
Poi ho il sospetto che sia è capace di fare anche magie: ci sono giorni che esce dalla sua stanza così curata, pettinata, elegante,con camicetta bianca stirata impeccabile … che  io entro a controllare: ma dove è l’armadio, l’acqua corrente, lo specchio, il ferro da stiro…  Io vedo solo il pavimento e le pareti scrostate, qualche sacchetto e 9 ammalati che dormicchiano in 10 mq.. Ma ci deve essere  un ripostiglio segreto… prima o poi lo scovo.. Ma lei , nel frattempo, tutta elegante eccola  diretta a tagliare le verdure o a  spellare  i polli… perché era questo che aveva in programma. Tutti le facciamo i complimenti  e lei lusingata, ci risponde che  ogni tanto si fa questo regalo, perché la vita continua, anche qui... Continua sì, e riserva grandi sorprese! 
Da circa un mese,  si è  fidanzata con un signore più anziano molto distinto, che aveva a sua volta accudito un figlio qui da noi. Lui viene a trovarla due o tre volte alla settimana, elegantissimo,ci saluta educatamente e  poi si dirige verso …il castello per incontrare la sua principessa :si siedono a parlare tête a tête sull’unico letto rotto e arrugginito della stanza di ospedale, circondati dai soliti malati che dormicchiano e lei gli offre del tè..nel suo servizio di argento…Sì proprio così.
“E’ molto gentile con me , Enrica”mi ha detto sorridendo Paoline, un po’ imbarazzata per la loro età matura.. E domenica, nella chiesetta dell’ospedale, pregavano  fianco a fianco, circondati dai figli guariti e da quelli ancora ammalati. Ringraziavano il Signore per questa nuova felicità.

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