giovedì 28 agosto 2014

Le strade impossibili

Scritto da Marta Carli
Sedici sgabelli di legno formano un cerchio perfetto, le luci e i colori caldi della cappella creano un’atmosfera magica… e noi, piccoli e grandi ESF in viaggio in Madagascar ci siamo affidati e confidati.
La prima “Parola” di gruppo di questo miscuglio eterogeneo per età e motivazioni è stata una perla… ognuno dei miei compagni di viaggio non ha esitato nel lasciarsi coinvolgere dall’aria di familiarità che fin da subito ci ha accolto e coccolato.
Per qualcuno questo viaggio era un ritorno a Casa, per altri la ricerca di una nuova prospettiva, per altri ancora curiosità che si mischia ad un sogno e per gli ultimi pura condivisione.
Ognuno con le parole e i silenzi ha provato a raccontarsi, affidando al gruppo un pezzo della sua storia, una parte di sè, insieme all’ emozione di vivere un viaggio in una terra tanto lontana e diversa. Quell’emozione ha toccato ognuno di noi nel profondo, tanto che in alcuni momenti a parlare sono stati gli sguardi e le lacrime. Gioia mista a rabbia.
Ci siamo fatti provocare dalle parole di Don Antonio e in particolare da quel pezzo in cui ci interroga sull’aprire strade impossibili. Ce lo siamo cuciti addosso, ognuno di noi ha iniziato e sta continuando a percorrere una di quelle strade, con tempi e modi spesso diversi, ma costruttivi proprio per questo.
La mia strada impossibile per fortuna e per magia è iniziata ormai sei mesi fa, sta prendendo giorno dopo giorno forme e dimensioni nuove. Ieri ero una volontaria appena sbarcata in un’esperienza tutta da scoprire e oggi neo-tutor di un gruppo di giovani donne alla ricerca, in cui rivedo me stessa cinque anni fa al mio primo viaggio, con tutto l’entusiasmo immaginabile e un’instancabile voglia di lasciare una traccia del loro cammino. Con loro ho vissuto dei giorni meravigliosi… interminabili alle volte, ma che ti portano a sera con quella stanchezza piena che non si può descrivere.
Poter, inoltre, vivere tutto questo insieme a Carlo, il mio compagno, è stato ancora più emozionante, dividere il peso delle responsabilità e poter contare di avere accanto chi ti capisce con uno sguardo fa la differenza, ti rendi conto che spesso le distanze sono solo apparenti.
Tutto era iniziato come una sfida e con il passare dei giorni si sta trasformando in consapevolezza ed appartenenza. Un viaggio che non si accontenta di essere vissuto ma che assume Vita propria e non  ti lascia più, pretende tanto e non accetta di essere deluso.
ww.educatorisenzafrontiere.org
Articoli correlati
chi come me si sente in un limbo e fino a quel giorno
non sapeva né da dove veniva e né dove voleva andare

"Quella tra me e il Madagascar sembra essere una storia destinata a non finire mai

una vita semplice, senza costrizioni, dove l’unica preoccupazione
è quella di indossare un pareo e di lasciarsi abbracciare dai profumi
e dai colori della natura.

La felicità non è reale se non è condivisa”…
e allora mi fermo e racconto con cura e attenzione

Caro vecchio rock ogni tanto riservi qualche bella sorpresa.
Come quella di un vecchio rocker cremasco che torna sulle
scene e decide di rinunciare ai proventi del suo nuovo lavoro

per fare della sana beneficenza

Nessun commento:

Posta un commento