Scritto da Marta Carli
Sedici sgabelli di legno formano un cerchio
perfetto, le luci e i colori caldi della cappella creano un’atmosfera magica… e
noi, piccoli e grandi ESF in viaggio in Madagascar ci siamo affidati e
confidati.
La prima “Parola” di gruppo di questo
miscuglio eterogeneo per età e motivazioni è stata una perla… ognuno dei miei
compagni di viaggio non ha esitato nel lasciarsi coinvolgere dall’aria di
familiarità che fin da subito ci ha accolto e coccolato.
Per qualcuno questo viaggio era un ritorno a
Casa, per altri la ricerca di una nuova prospettiva, per altri ancora curiosità
che si mischia ad un sogno e per gli ultimi pura condivisione.
Ognuno con le parole e i silenzi ha provato a
raccontarsi, affidando al gruppo un pezzo della sua storia, una parte di sè,
insieme all’ emozione di vivere un viaggio in una terra tanto lontana e
diversa. Quell’emozione ha toccato ognuno di noi nel profondo, tanto che in
alcuni momenti a parlare sono stati gli sguardi e le lacrime. Gioia mista a
rabbia.
Ci siamo fatti provocare dalle parole di Don
Antonio e in particolare da quel pezzo in cui ci interroga sull’aprire strade
impossibili. Ce lo siamo cuciti addosso, ognuno di noi ha iniziato e sta
continuando a percorrere una di quelle strade, con tempi e modi spesso diversi,
ma costruttivi proprio per questo.
La mia strada impossibile per fortuna e per
magia è iniziata ormai sei mesi fa, sta prendendo giorno dopo giorno forme e
dimensioni nuove. Ieri ero una volontaria appena sbarcata in un’esperienza
tutta da scoprire e oggi neo-tutor di un gruppo di giovani donne alla ricerca,
in cui rivedo me stessa cinque anni fa al mio primo viaggio, con tutto
l’entusiasmo immaginabile e un’instancabile voglia di lasciare una traccia del
loro cammino. Con loro ho vissuto dei giorni meravigliosi… interminabili alle
volte, ma che ti portano a sera con quella stanchezza piena che non si può
descrivere.
Poter, inoltre, vivere tutto questo insieme a Carlo,
il mio compagno, è stato ancora più emozionante, dividere il peso delle
responsabilità e poter contare di avere accanto chi ti capisce con uno sguardo
fa la differenza, ti rendi conto che spesso le distanze sono solo apparenti.
Tutto era iniziato come una sfida e con il
passare dei giorni si sta trasformando in consapevolezza ed appartenenza. Un
viaggio che non si accontenta di essere vissuto ma che assume Vita propria e
non ti lascia più, pretende tanto e non accetta di essere deluso.
ww.educatorisenzafrontiere.org
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chi
come me si sente in un limbo e fino a quel giorno
non
sapeva né da dove veniva e né dove voleva andare
"Quella
tra me e il Madagascar sembra essere una storia destinata a non finire mai
una vita semplice,
senza costrizioni, dove l’unica preoccupazione
è quella di indossare
un pareo e di lasciarsi abbracciare dai profumi
e dai colori della
natura.
“La felicità non è
reale se non è condivisa”…
e allora mi fermo e racconto con cura e attenzione
Caro vecchio rock ogni tanto riservi qualche bella sorpresa.
Come quella di un vecchio rocker cremasco che torna sulle
scene e decide di rinunciare ai proventi del suo nuovo
lavoro
per fare della sana beneficenza
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