domenica 8 settembre 2013

Come allevare cetrioli di mare e vivere felici (e sostenibili)

In Madagascar, un progetto per salvare il prezioso invertebrato dalla pesca eccessiva e sostentare le popolazioni locali


Prendete una mappa e trovate il Madagascar, la quarta isola più grande del mondo, al largo dell'Africa sudorientale. Individuate la città di Toliara, capitale della regione sud-occidentale dell'isola, la più arida e povera. E immaginate di dirigervi verso nord, nel caldo soffocante, su una strada piena di buche e coperta di sabbia, con da un lato la costa e dall'altro la bizzarra ma affascinante Foresta spinosa, uno degli ecosistemi più a rischio sul pianeta. A ovest, acque cristalline color smeraldo e vaste lagune circondate da una delle barriere coralline più grandiose ma meno conosciute dell'Oceano Indiano.



 Finalmente, dopo otto ore di viaggio, arriverete nel villaggio di Andavadoaka, curo di Velondriake, una  riserva marina gestita direttamente dagli abitanti. I Vezo, la popolazione locale, sono veri esperti di conservazione ambientale: si prendono cura del loro ecosistema fin dal 2006, pur essendo da sempre dipendenti dall'oceano per la loro sopravvivenza economica e anche per la loro identità culturale, e pur essendo una delle comunità più povere nel già poverissimo Madagascar.

I Vezo di Velondriake hanno creato riserve marine permanenti e temporanee, gestite da un organo elettivo - formato dai rappresentanti di 25 villaggi - che ha approvato leggi che hanno vietato pratiche distruttive come la pesca con avvelenamento. Ma queste leggi non bastano ad assicurare la protezione dei sistemi marini in una regione in cui la popolazione sta crescendo rapidamente. Come assicurarne il sostentamento e allo stesso tempo evitare di depredare l'oceano con la pesca eccessiva? Una delle risposte sta in un umile invertebrato marino: l'oloturia, o cetriolo di mare.

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