lunedì 11 novembre 2013

Diario di Viaggio di Tommaso Luvini

Giornata ad Antananarivo
Stamattina quando sono uscito dal mio angusto bungalow ho cercato con lo sguardo il “Rova”, il vecchio palazzo reale dei Merina (tribù che governava la zona nell’era precoloniale) da cui, all’arrivo dei primi missionari e colonizzatori venivano gettati nel dirupo i cristiani.
Questo antico palazzo quadrato con le torri agli angoli, è uno dei pochi monumenti dell’era precoloniale che sono riuscito a vedere, situato in cime alla collina più alto di Tanà domina la capitale affacciandosi dall’alto sul lago di Anosy.
Ecco, questa splendida vista che dovrebbe essere un’antichità dell’isola, è ormai deturpata da ben 7 piloni delle telecomunicazione (di cui ben più alti del Rova).
Poi siamo partiti in auto avventurandoci di nuovo nel caos della capitale, ci siamo fatti per ben 3 o 4 volte il giro della città imbottigliati nel traffico con affianco quei caotici mini-bus che sputano fuori in continuazione persone e fumo terribilmente nero dai tubi di scappamento.
Girando attorno al laghetto di Anosy ho potuto osservare bene anche il parco circostante pieno di persone e famiglie che bivacchiano lì attorniati dai cumuli di immondizia e dai soliti polli e galline che beccano in giro alla ricerca di qualcosa (un po’ come le persone).
Un’altra cosa eccezionale del caos di Tanà è la quantità di bancarelle (a volte vere e proprie in legno ma spesso delle semplici stuoie poggiate a terra) che costeggiano e riempono ogni centimetro sul lato della strada e che anzi, spesso e volentieri, prendono anche parte della strada stessa.
Sembra davvero che ogni angolo della città sia un mercato a cielo aperto ed ogni strada ha più o meno una sua tipologia di oggetti; per esempio c’è la zona di gomme e cerchioni per auto, un altro di cavi e interruttori elettrici o un altro ancora pieno di attrezzi da lavoro (pale, picconi, cazzuole, ecc..).
Visto che gli ingorghi sono frequentissimi, spesso dovuti a qualche taxi scassato che non riesce più ad accendersi in salita e che quindi deve guadagnarsi un po’ di spazio per riuscire ad accendersi in retromarcia, ho avuto il tempo di osservare non solo le bancarelle ma anche le persone e verso l’ora di pranzo, in cui tra il sole e lo smog fa molto caldo, ho visto un sacco di bambini rannicchiati sotto le bancarelle alla ricerca di un filo di ombra mentre mangiano il loro vary (riso).
Per pranzo sono andato da solo all’Hotel-ristorante Sakamanga (un’istituzione per i turisti della città) dove ho mangiato un ottimo buffet con un po’ di tutto; ma la cosa migliore del posto erano le scale e i corridoi, le cui pareti sono praticamente un museo del Madagascar, con vecchi attrezzi da lavoro (non molto diversi da quelli attuali), con gli strumenti musicali tipici di ogni città e ritagli di giornale dell’era precoloniale.
Qui ho anche potuto constatare la scortesia dei vahaza francesi che, a fatica, rispondono ad un semplice saluto.
Nel frattempo abbiamo girato i ministeri per le carte del centro e del mio visto.
Per quest’ultimo è tutto a posto ma il problema ora è al mia residenza nel centro coi bambini perché, visto che hanno già avuto problemi di pedofilia coi cooperanti, hanno storto il naso su questo fatto ed inoltre avendo un visto turistico non potrei risiedere fisso in un luogo.
Ora andremo a vedere se il commissario degli affari dei minori di Fianar mi rilascerà qualche documento per risolvere il problema altrimenti dovrò inventarmi qualche cosa per non avere problemi giudiziari (cosa consigliata in uno stato africano se avete letto l’articolo “penitenziario”).
Qualche idea c’è già ma non voglio ancora fasciarmi la testa prima di romperla (anche se io credo nella legge di Murphy quindi mi sto già preparando).

Dopo tutti gli sbattimenti, mentre la mie rotelle viaggiavano ancora a mille alla ricerca di qualche soluzione dell’empasse sulla mia residenza, siamo andati a fare un giro nella “haute ville” dove ho potuto vedere da vicino il Rova e da dove mi sono goduto uno squarcio di tramonto sulla sterminata distesa di case e colline della capitale.

Poi siamo tornati al nostro “tranquillo” hotel fuori città, in cui c’era una festa di malgasci che sparavano brutta musica commerciale occidentale da un mini-bus, dove mi sono mangiato una buona anatra con patate annaffiata da due bei birrozzi ghiacciati.
Infine, per chiudere bene la giornata, mi sono fatto una bella chiamata di un’ora e mezza coi miei genitori in cui ho potuto sfogare un po’ delle frustrazioni di questa esperienza, visto che a volte mi sento davvero come Don Chisciotte contro i mulini a vento ma di questo parlerò meglio in un altro articolo.
Ora, accompagnato da un po’ di musica, mi preparo a dormire che domani mi aspetta il viaggio di ritorno…
Oggi qui è arrivato l’autunno e ha portato con sé un velo di tristezza.
Inoltre il 28 per me è sempre un brutto giorno, specialmente oggi che rappresenta un mezzo giro di Boa…
In più mi si è scaricata la chiavetta internet e quindi sono isolato dal mondo esterno.
Il cielo fuori dalla mia finestra è costituito di nuvole cariche di pioggia e si sente il mugolio del vento tra gli alberi che si insinua in ogni porta o finestra aperta creando correnti per tutta la casa.
I rumori che si sentono dalla mia camera, sono più o meno sempre gli stessi con lo starnazzare delle papere nel piazzale, i galli che cantano qua e là per i cortili e il costante sferragliare delle stoviglie nella cucina. (tutto questo ovviamente quando non ci sono i bambini se no si sentono solo le loro urla!!).
Negli ultimi giorni è stata terminata la prima sala adibita a dormitorio quindi abbiamo avuto un bel da fare nell’arredarla a puzzle cercando di utilizzare al meglio lo spazio che avevamo.
I bambini ci hanno messo un po’ ad abituarsi al cambiamento visto che la prima sera erano, tutti mezzi assonnati, fermi davanti alla porta chiusa della vecchia stanza senza capire bene dove dovevano andare.
Ora abbiamo guadagnato un po’ di spazio e la casa diventa sempre più vivibile sia per me sia per il personale che ora ha una stanza singola ciascuno anche se ci sono ancora residui di cantiere un po’ ovunque.
Nel pomeriggio andrò alla scuola di Silvie (la ragazzina più grande della casa (13 anni)) per assistere al suo spettacolo di danza e già mi immagino quanti sguardi avrò addosso e quanto lei potrà tirarsela con le sue amiche a presentarsi con un bel giovane Vahaza!!!
Nel frattempo ieri sono arrivati i risultati di Melinda che diagnosticano tubercolosi, ma la cosa strana è che lei ha terminato la cura per questo pochi mesi fa ed essendo un trattamento molto pesante per il fisico (quindi sul suo debilitato ancor di più) bisognerà seguirla molto bene e cercare in tutti i modi di farla mangiare per rinforzarla.
Domani io e la responsabile andremo Tanà per terminare le pratiche del mio visto e questo significa che dovrò guidare 10 ore (cosa che già odio fare) oltretutto su queste terribili strade piene di camion e di buche.
Speriamo in bene…. 

Io e il maledetto Sonno
Ormai sono 20 giorni che sono arrivato in Madagascar…
Le giornate passano ed alcune anche davvero veloci ma il mio problema stanno diventando sempre di più le notti.
Non sono ancora riuscito una volta a dormire bene tutto filato e la mattina mi sento sempre stanco morto (mettete anche che cmq mi alzo tutte le mattine alle 6) ma oggi è stata davvero terribile.
Ho passato l’interna giornata col mal di testa (e in questo i bambini non hanno aiutato visto che urlano come degli ossessi) perché stanotte sono stato svegliato verso le 2 da un branco di cani che passavano sulla strada e che hanno continuato a fare un baccano terribile per almeno mezz’ora; poi ovviamente alle 4 e mezza, come tutte le mattine, è iniziata la liturgia islamica nella moschea dall’altra parte della collina (non so se vi è mai capitato di sentirne una ma praticamente è un urlo continuo e monotono).
In tutto questo devo aggiungere anche i problemi di organizzazione del centro che una volta sveglio iniziano a frullare per la testa rendendomi impossibile riaddormentarmi.
Inoltre qui ho ricominciato a sognare e faccio sempre sogni molto complicati e contorti in cui si mischiano le persone nuove di qui con le vecchie conoscenze ed in cui si vanno ad intrecciare italiano e francese…
Non so se ho reso l’idea ma solitamente le mie notti sono un’inferno e con questa bella riflessione e nella speranza di riuscire a riposare vi auguro Buonanotte a tutti.
Penitenziario
Visto che non so se è già stato pubbliato da VareseNews ve lo metto già qui in anteprima...
Un pomeriggio, terminato il giro nei centri per fare le ultime foto, mi è stato proposto di andare nel carcere di Manakara per dar da mangiare ai detenuti.
Ho accettato…
Premetto che ovviamente non mi è stato possibile documentare nulla di questo con foto.
La struttura è davvero piccola, divisa in 5 stanze di diverse dimensioni in cui sono stipati circa 300 uomini (tra cui anche un vahaza francese).
All’ interno delle stanze non ci sono letti, cuscini o coperte, ma chi ne ha una, possiede una stuoia di paglia su cui dormire. Su di esse, durante il giorno, si “organizza” una specie di mercato interno al penitenziario in cui si vendono sigarette, carne e pesce essiccati e qualche vestito.
La vita lì dentro deve essere davvero dura, anche perché lo stato non si preoccupa di fornire viveri e medicinali (questo viene fatto dai diversi centri delle suore), ma non si preoccupa neppure di dare un processo ai prigionieri e quindi, come in una buona storia kafkiana, molti di questi uomini passano anni della loro vita, senza colpe, chiusi in 50 m², mangiando (quando c’è) un tozzo di pane e 2 banane.
Ovviamente per questo non esiste una mensa con tavoli e panche, ma tutti i detenuti si mettono accovacciati in fila in cortile in attesa del loro rancio.
Negli ultimi anni l’associazione ha messo a disposizione dei fondi per portare avanti alcuni processi e il risultato è stato che su 100 persone, 85 sono uscite di prigione perché innocenti o perché avevano già scontato più della loro condanna.
In tutto questo però devo dire che negli occhi dei detenuti non ho visto disperazione rabbia o cattiveria ma, appunto come nel processo di Kafka, una serena rassegnazione al loro destino…
Sarà un bene o un male???

Oggi giornata di sbattimenti e di attese…
La giornata l’ho iniziata svegliandomi alle 4:30 senza più riuscire a dormire…
Alla fine verso le 5 e mezza mi sono alzato e sono andato a bermi un bel caffè della mia immancabile moka da viaggio.
Fatto ciò ho seguito tutti i passaggi del risveglio dei bambini e della loro preparazione per andare a scuola ed almeno lì ho iniziato a vedere dei miglioramenti.
Una volta che tutti i bimbi sono usciti io, la responsabile e una bambina (Melinda) con sua mamma siamo usciti prima per portare la piccola dal dottore e poi per iniziare le pratiche per il prolungamento del mio visto.
Gli ospedali anche qui hanno tempistiche abbastanza lunghe e quindi abbiamo passato la mattinata tra diversi uffici ospedalieri ed infine siamo andati dal pediatra che, dopo aver fatto la visita e richiesto una lastra al torace, ci ha detto di tornare nel pomeriggio per il ricovero della piccola.
Nella pausa a pranzo siamo passati dal direttore dell’ospedale cattolico di Fianara (padre Zocco) che sarà il mio garante per il visto e lì sono iniziati ad uscire i primi problemi. (E te pareva!!!!)
Alla fine, con il mio visto attuale, potrò stare qui soltanto ancora 2 mesi (fino al 5 luglio) e questo perché superata quella data (cioè la soglia dei 3 mesi) ho bisogno di un visto di residenza che mi può essere rilasciato solo in Italia. [MERDA… Qui l’unica soluzione che ho trovato è quella di andare in un altro paese vicino per una vacanza e poi rientrare in Madagascar con un nuovo visto turistico].
Io di questa cosa avevo già parlato con l’associazione che “stupidamente” ha pensato ci poter fare tutte le pratiche a lavori in corso ed invece non è così…
Non potete capire il nervoso che avevo addosso perché oltretutto mi sono passato tutto il pomeriggio a girare uffici governativi dove ognuno mi diceva una cosa diversa e per ogni colloquio dovevo aspettare delle ore (il primo ufficio mi aveva addirittura detto che dovevo tornare direttamente il 6 maggio e in quel momento mi si è davvero gelato il sangue nelle vene).
Alla fine sono riuscito a strappare il prolungamento di 60 giorni e dopo aver compilato tutti gli incartamenti abbiamo portato la bambina all’ospedale per ricoverarla.
Nel frattempo delle attese mi sono fatto spiegare un po’ cos’ha Melinda e dovrebbe avere una rara patologia delle ossa che non la fa crescere (ha 7 anni e pesa circa 8 kg) e probabilmente le sue prospettive di vita non sono molto longeve.
Quando sono entrato in pediatria ero incazzato nero per la storia del visto, per il fatto di essermi fatto mille sbattimenti negli ultimi mesi per poterne lavorare solo 3; pensavo alle mie tempistiche di Curriculum e opzioni future ma una volta dentro alla corsia di pediatria, sentendo quelle decine di bambini piangere e lamentarsi dal dolore, vedere i loro genitori accanto pronti a tranquillizzarli e guardando Melinda, magrissima con gli occhioni gonfi pieni di lacrime mi sono sentito una merda nel mio egoismo e lì mi sono ricordato di una frase che descrive quello che deve essere il senso del mio viaggio
“Tutti crediamo che quello che facciamo sia importante, che le persone pendano dalle nostre labbra, che diano importanza a quello che facciamo e pensiamo...
La verità è che devi considerarti fortunato se anche solo di tanto in tanto, fai sentire qualcuno, chiunque, un po' meglio!!!”


Oggi prima giornata di libero dal centro…
Sono uscito con Patricia e Yvonne che mi hanno portato a fare un giro per la città.
Siamo partiti dalla casa a piedi e dopo una passeggiata abbiamo preso un taxi per accorciarci la strada.
Sul taxi, un’auto normale d 5 posti, eravamo in 8 e siamo partiti sferragliando per una strada sterrata costellata di buche.
Poi finalmente il centro città dove però stranamente non c’era nessuno e dopo una decina di minuti abbiamo capito il perché….
C’era uno spettacolo di due cantanti famosi malgasci e tutta, ma davvero tutta la città era in coda per andare a vederli.
Non avendo né voglia né interesse a stare lì abbiamo preso un altro taxi e sempre sferragliando per le strade piene di buche (questo taxi e questa strada forse più di prima) le ragazze mi hanno portato alla “point de vue” cioè il punto più alto da cui si vede tutta la città.
Qui appena arrivati, ovviamente, sono stato assaltato dalla solita orda di ragazzini mendicanti che però questa volta mi hanno sorpreso dalla loro organizzazione.
Appena ho detto di essere italiano ne è saltato fuori uno dal gruppo che aveva imparato a memoria la sua bella cantilena per chiedere, alla fine, i soliti SOLDI…
Questa scena si è poi ripetuta sia con un inglese sia con una coppia di spagnoli ognuna nella propria lingua.
Io per fortuna ero “protetto” dalla presenza delle due ragazze malgascie perché gli alti vahaza non hanno avuto scampo…
Dopo esserci goduti la bella vista della città e fatto 4 risate siamo tornati a casa dove ho avuto la sorpresa di vedere che una delle 2 donne della cucina non si era presentata al lavoro senza avvisare nessuno….
Domani mi toccherà darle una bella strigliata!!!
Primo sabato alla “Casa della Gioia”…
Con il weekend i bambini non vanno a scuola e quindi sono stati tutto il giorno in giro per il centro a giocare…
Ovviamente io, specie per i più piccoli, sono il gioco preferito e a volte devo proprio fermarli perché se no arrivano tutti insieme e non riesco a gestirli e rischiano di farsi male a vicenda.
Inoltre ho il problema della comunicazione con loro visto che non parlano francese e a volte questa situazione diventa frustrante perché non riesco a capire cosa mi chiedono.
Piano piano imparerò almeno un po’ di parole di malgascio così da riuscire ad esprimermi con i bimbi.
Nel frattempo gli sto insegnando qualche giochetto per farli divertire come il farli salire sui miei piedi e poi io cammino e loro con me (dovreste vedere i piccoli come ridono!!!) oppure un altro giochetto per tenerli un filo a distanza è quello di fargli battere il 5 partendo dall’altezza del loro braccio e poi alzo la mano così che debbano saltare per continuare a batterlo (questo va bene se sono in pochi perché in tanti saltando sbattono uno contro l’altro buttandosi a terra e facendosi male).
Comunque gestire 22 bambini per 24h è davvero pesante anche perché non avendo come da noi migliaia di giochi bisogna aguzzare l’ingegno per trovargli qualcosa da fare ma comunque devo dire che anche loro sanno ingegnarsi bene nell’utilizzare qualsiasi oggetto come un gioco solo che a volte diventano un po’ pericolosi e quindi anche lì devi avere mille occhi per controllare tutto.
Adesso finalmente sono andati a dormire e quindi ho un po’ di tempo per me per rilassarmi con un bel birrozzo ghiacciato e una bella sigaretta.
Lo so che è sabato sera ma qui per ora è il massimo che posso permettermi!!!
Oggi giornata di riunioni….
Ne abbiamo dovute fare 2, la prima per discutere del menu e degli orari dei pasti, la seconda per parlare di come organizzare le prime ore della giornata così da non perdere tempo coi bambini e farli arrivare sempre a scuola in orario.
Alla fine di quest’ultima, Finalmente, il personale ha iniziato ad esprimere le proprie opinioni ed è anche saltato fuori che loro avevano “paura” di me in quanto Chef e della mia posizione nei confronti del loro datore di lavoro cioè l’associazione.
Io ho cercato di tranquillizzarli dicendogli che alla fine anche io sono qui a lavorare esattamente come loro e che il mio obiettivo di vedere questa casa che funziona bene deve essere anche, no anzi soprattutto, Loro.
Ora spero che il clima nella casa e il nostro livello di collaborazione migliori giorno per giorno.
Vediamo se, riusciremo a diventare un po’ più organizzati ed efficienti.
Mah Speriamo!!!
Mi è stato fatto notare che effettivamente non ho mai spiegato il perché del nome del blog…
La parola Vahaza in malgascio significa straniero e più precisamente viene utilizzata pr chiamare tutti i “bianchi” che passano in questo paese.
Quando ho letto questa cosa su un libro mi è sembrato un buon nome da utilizzare e un buon modo anche per me di approcciarmi a quella che sarebbe stata la mia esperienza.
Spero di aver chiarito il significato e se avete altre domande io sono qui…

Oggi giornata davvero pienissima!!!
Il tutto è iniziato con la prima vera alba che sono riuscito a vedere qui in Madagascar col sole che cacciava fuori la testa da dietro la collina, per poi passare ad una bella strigliata di Graziella (la presidente degli Amici del Madagascar) con il personale del centro visto che hanno fatto uscire i bocia con i grembiulini sporchi e visto che i malgasci sono molto suscettibili e permalosi ci sono state un paio ore di tensione…
Dopo Graziella è partita e con questo da oggi sarò davvero l’unico europeo in tutto il campus universitario (infatti devo dire che ogni volta che mi muovo sento addosso gli occhi di tutta la gente che incontro per strada).
Dopo pranzo, per la prima volta, ho accompagnato i bambini a scuola (loro felicissimi e tutti attaccati alle mie mani e pantaloni J) e sono andato a conoscere la direttrice (suor Andrè) che è stata molto contenta di incontrarmi e mi sono accorto di quanto sia importante qui essere un vahaza che lavora coi bimbi.
Lei mi ha offerto la sua disponibilità per qualsiasi cosa (parlare, andare a vedere la scuola e le classi e conoscere gli insegnanti (oggi non avevo tempo…sarà per un’altra volta)) e mi ha ringraziato mille volte davvero di cuore di essere passato da lei (infatti mi sentivo quasi in imbarazzo da quanta gratitudine gratuita).
Nel pomeriggio ho iniziato effettivamente il mio lavoro di organizzazione del centro con la prima stesura del menu settimanale e dopo essere andato a riprendere i bambini a scuola (sempre felicissimi di vedermi tanto che mi saltano letteralmente al collo) sono andato, insieme a Patricia (una delle ragazze che lavora nel centro), al mio primo supermercato malgascio per dare un’occhiata ai prezzi degli alimenti, così da potermi fare un’idea della realizzabilità del mio menu.
Il supermercato (nella seconda città più importante del Madagascar) è una specie di nostro alimentare da paese (solo un po’ più grande) in cui viene venduto di tutto, dagli alimenti ai televisori.
Lì mi sono comprato un paio di bei birrozzi che mi posso tracannare per rilassarmi mentre vi scrivo quindi SALUTE e buona serata a tutti!!!
Oggi, dopo aver passato praticamente 15 ore a letto, mi sono alzato e stavo finalmente bene.
Ho iniziato ad andare a controllare il cantiere e a parlare col geometra che si occupa della costruzione per avere informazioni sul programma del progetto.
Viste le modifiche richieste dall'associazione dal progetto originale, hanno dovuto rifare parte delle fondamenta per allargare il futuro dormitorio.
Osservando i lavori ho anche capito perchè ci sono così tanti cumuli di sassi(di tutte le dimensioni) per le strade, visto che vengono utilizzati, insieme alla malta, per le costruzioni delle fondamenta di tutti gli edifici.Nella mattinata sono andato anche a fare un giro col geometra (che penso sarà un buon appoggio per muovermi in città senza problemi) e ho anche conosciuto sua moglie (una donna veramente bellissima per i miei gusti), che lavora nel penitenziario di Fianara.
Ora finalmente dopo essere stato strapazzato dai bambini posso buttarmi nel letto sperando di riuscire a dormire!!!
Oggi viaggio da Manakara a Fianarantsoa dove mi fermerò per iniziare effettivamente il mio lavoro...
Viaggio pessimo con arrivo tremendo visto che ho appena fatto in tempo ad arrivare che sono stato attaccato da spasmi allo stomaco e febbre...
La cosa mi preoccupa abbastanza perchè, come detto ieri, ho avuto quelle cazzo di punture di zanzara...
L'unica cosa che posso sperare è che sia stata colpa del caffè di stamattina che aveva un gusto terribile e magari è stato solo quello...
Comunque la mia prima giornata nel centro l'ho passata rannicchiato nel letto in preda ai brividi e ai conati di vomito (scusate la brutalità nello scrivere ma l'africa è anche questo)

Ultimo giorno di Manakara....
Oggi ho passato l'ultimo giorno nella città sull'oceano anche se stamattina, effettivamente, non eravamo lì ma a Vohipeno dove ci siamo presi anche un paio di acquazzoni mentre eravamo coi bambini (non che mi sa dispiaciuto prendermi un po' di acqua fresca).
Nel pomeriggio, dopo aver finito gli ultimi lavori, mi sono fatto una bella passeggiata sull'oceano e mi sono fermato a rimirare le onde (oggi più alte del solito) e ad ascoltare il loro continuo e rilassante fragore...
Ma la notizia di oggi (bruttissima) è UNA sola...2 punture di zanzare!!!!!
Ora voglio almeno sperare che la legge di Murphy si sbagli questa volta perchè la profilassi antimalaria lascia un 10% di non copertura...
Attendiamo i giorni sperando di non avere sintomi....
Finalmente stamattina è bello fresco...Ieri dopo una giornata torrida e senz'aria è arrivato un bel acquazzone che ha portato via un pò di afa rendendo la giornata più vivibile...
Uno dei problemi che sto trovando in questo viaggio è la difficoltà nel dormire e nel riposarmi...Non saprei dire il perchè, forse il cambiamento di clima, forse le cose che vedo ogni giorno o forse le emozioni che queste immagini mi suscitano non mi lasciano quella pace e tranquillità necessaria al riposo...Va beh...

Oggi siamo andati ad Andemaka, un piccolo villagio nel sud del Madagascar, dove l'associazione ha il suo primo amore, cioè il primo centro costruito, che ha al suo interno circa 110 bambini disabili.
Qui ho conosciuto una suora sarda straordinaria... Suor Luisa è in Madagascar ormai da 47 anni e alla sua veneranda età di 80 anni mi ha sorpreso la quantità di energia e voglia che ha e che riesce a trasmettere...
In questo viaggio ho visto che posso trovare persone molto discutibili ma anche persone davvero fantastiche!!!
Oggi il caldo é davvero pesante...
a metà mattina avevo le mani che tremavano e mi sento ancora un po' debilitato ma con questa afa non ho alcuna soluzione se non soffrire e aspettare la notte.
Almeno a pranzo mi sono consolato con mezza boccia di vino bianco ghiacciato e una scorpacciata di aragosta e calamari direttamente sull'oceano!!!!!

Ora pero' basta coi divertimenti e vorrei scrivervi qualcosa di un po' più forte...

Stamattina a San Michel mentre facevamo le foto é arrivata una bambina che aveva uno sguardo completamente "Vuoto"..... Ormai magrissima abbiamo chiesto il perché di questa situazione...
Questa bimba (8 anni) é stata abbandonata dalla madre naturale, non accettata dalla matrigna e chissà quali altre ingiustizie ha subito e allora puoi capire quello sguardo e da li' é stato davvero forte il pensiero di imedesimarsi in lei, provare a capire quali difficoltà e quale tristezza puo' provare una bambina che a soli 8 anni, senza aver fatto nulla di male a nessuno si trova senza famiglia, senza amore e senza alternative....

(ora che sappiamo della situazione abbiamo chiesto alle suore di seguirla e tenerci aggiornati sulla sua condizione)

A volte il mondo sa essere davvero Stronzo!!!!
Oggi per il primo giorno ci siamo fermati in una città.
Dopo la colazione abbiamo iniziato il giro dei centri cominciando da quello di San Luca (140 bambini, scuola materna) dove abbiamo fatto le foto per le adozioni a distanza e distribuito dolci a tutti (mentre lo facevo avevo in testa la canzoncina di CandyMan ahahah).
Da li ci siamo spostati a san Michel (circa 800 ragazzi, scuola elementare e medie), un bel complesso davvero grande che offre istruzione ad uno dei quartieri più poveri di Manakara e qui torneremo domani per fare le foto.
Finito anche questo centro siamo andati a pranzo con la Suoperiora e suor Noely (la nostra persona di riferimento) e abbiamo anche incontrato il costruttore con cui l'associazione collabora per tutte le opere.
Il signor Romain mi é sembrato da subito una bella persona e mi ha fatto molto piacere che sia lui, sia il suo collaboratore (capocantiere di Fianara dove saro’ a lavorare),  sono stati da subito ben disposti nei miei confronti sulle discussioni riguardanti il lavoro e credo che lavorero’ bene con loro...
Il pomeriggio lo abbiamo passato nel centro di Tanakidy (150 bimbi, scuola materna) dove mi sono davvero accorto di quanto sia un vahaza bizzarro con i miei pantaloni indiani (che creano sempre scompiglio qui in Madagascar)...

Vediamo come proseguirà questa avventura!!!
Salve a tutti!!!
Oggi siamo passati da Fianara a Manakara...Viaggetto tranquillo da 6 ore.
In questo spostamento sono partito da un fresco altopiano per poi passare ad attraversare tutta la foresta pluviale (una strada favolosa proprio dentro la foresta con cascate gigantesche e un umidità da MORIRE);
poi siamo ridiscesi sulle pianure dei banani e abbiamo passato una zona immensa completamente disboscata e alla fine siamo arrivati sulla costa dell'oceano indiano dove ho fatto il bagno per rinfrescarmi dal caldo torrido e....L'oceano era caldo MERDA!!!!!!!
Ora speriamo di dormire un po' stanotte visto che faccio sempre fatica a riposare...
Eccoci
Finalmente sono arrivato a Fianara dopo 12 ore di auto attraversando l'entroterra del paese; ma non é ancora finita visto che domani ci spostiamo sull'oceano con quelle divertenti 6 ore di auto che saranno scandite dalla suora che reciterà il rosario....
L'impatto con il paese é stato abbastanza leggero, e per questo devo ringraziare la sberla in faccia data da Calcutta (Impareggiabile!!!!).
Scusate se scrivo poco ma sono stanco e non vedo l'ora della mia stanza dove dormire un po' ma cmq oggi sono già stato chiamatoVAHAZA da dei ragazzini!!!

Beh che dire "che la mia Africa abbia inizio".
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Il grano Senatore Raffaele Cappelli

Circa un mese fa ho incontrato Roberto, che di professione fa il grossista gioielliere ed ha un attrezzato laboratorio  a Vicenza, ed  ho potuto scoprire i suoi hobby che spaziano nel mondo dei vegetariani, e del mangiare sano e salutare biologico. Mi ha fatto omaggio di un pacchetto di gnocchetti sardi di sua produzione che ho gustato con vero piacere per le caratteristiche organolettiche, la fragranaza e il profumo.
Qui di seguito vi riportiamo un breve reportage di come nasce “La Pasta del Cuore”

Nella prossima pubblicazione de “Il mio Madagascar” troverete le impressioni di Roberto in Madagascar in un “Faccia a Faccia”

Da sempre, nel corso dei millenni, il grano è stato l'alimento principale dell'uomo e lo ha accompagnato nel corso della sua evoluzione, indicando i ritmi cosmici, l'alternarsi delle stagioni fino a divenire, insieme a pochi altri frutti della terra, il simbolo della vita stessa.
La mietitura, segna l'inizio della stagione estiva, ultima fatica per il coltivatore che festeggia, in concomitanza con il solstizio d'estate,  il buon esito del raccolto e la gioia di avere le giuste provviste per affrontare  la stagione invernale.
Da sempre il grano ha fornito all'uomo il giusto apporto nutrizionale, adattandosi spontaneamente ai vari microclimi in cui veniva coltivato.  
Cosi è stato fino al 1973 anno in cui termina la prima sperimentazione di modifica genetica del seme.
Nasce il Creso, prima varietà di grano trans-genico .
Con il Creso non è più la natura a dettare le regole dell'agricoltura, ma l'industria chimica e meccanica, diserbanti,  anticrittogamici, concimi si sostituiscono all’azione naturale della biodiversità e macchine sempre più potenti, conquistano rapidamente una campagna sempre più spopolata da contadini trasformati in emigranti operai.
Nel 1980 il creso raggiunge la massima diffusione nel pianeta. 
Oggi sempre più studi scientifici collegano la diffusione della celiachia, della candida, delle intolleranze alimentari e di molte altre  patologie al consumo dei grani OGM ai tanti altri semi sempre modificati e all’uso sempre più raffinato di sostanze chimiche.
…Ma c’è chi ha detto NO!...
Un manipolo di contadini, ha rinunciato ad una agricoltura facilitata e controllata dall'industria chimica e dalle multinazionali delle sementi per non sacrificare la propria terra alle logiche di mercato.
Contadini consapevoli che le sostanze chimiche e di conseguenza i semi modificati, prima portano la devastazione nella biologia del terreno e poi in quella dell'organismo.
Questi contadini, hanno scelto di coltivare sui propri campi solo grani antichi, non modificati e praticano un'agricoltura completamente priva di sostanze chimiche.
Tra le tante varietà di grano spicca quella ibridata con metodi naturali da Nazzareno Strampelli e dedicata al "Senatore Raffaele Cappelli", da cui prende il nome, a simbolo di ringraziamento  per essere stato il promotore dell'importantissima e storica, riforma agraria.
Il grano senatore cappelli, noto per le sue qualità produttive,per le sue caratteristiche organolettiche, per le sue fragranze e profumi, rappresenta oggi  un' importante varietà dal punto di vista nutrizionale.
E' anche la più evoluta tra tutte le varietà  dei grani antichi perché porta con se le migliori caratteristiche di tanti semi autoctoni italiani.
Il progetto de La Pasta Del Cuore, ha come obbiettivo di individuare quei terreni particolarmente adatti alla coltivazione del grano e coltivati da quei contadini che meglio hanno saputo sviluppare quella coscienza atta praticare la migliore agricoltura biologica e biodinamica rispettosa della natura e dell'uomo, per avere delle materie prime di altissima qualità. La Pasta Del Cuore nel suo progetto si preoccupa anche di come questi grani vengono conservati garantendo nella conservazione l’esclusione di sostanze chimiche e nocive al nostro apparato digerente. Questi grani, cosi preziosi, vengono trasformati in farina da appassionati mugnai che macinano esclusivamente a pietra e poi sapienti maestri pastai, capaci di confezionare artigianalmente un prodotto di altissimo valore perché conserva con se tutte le qualità conferite al seme dalle forze cosmiche, dal sole, dalla terra e da una agricoltura risanata e rispettosa della natura, ci danno la possibilità di gustare prodotti molto buoni.
La qualità de La Pasta Del Cuore garantisce che tutti i prodotti provengono da agricoltura biologica/biodinamica con l’ausilio di farine provenienti esclusivamente da grani antichi di Senatore Cappelli, noti per la loro elevata digeribilità, conservati senza sostanze chimiche, macinati a pietra e lavorati in pastifici artigianali con essiccazione naturale,
Ricchi di proteine e di tutte le sostanze nutritive contenute nel chicco di grano perché macinato integro, con tutto il germe, i prodotti de La Pasta Del Cuore possono essere facilmente assunti da tutti anche da coloro che soffrono di intolleranza al frumento in genere, senza gonfiori di pancia collaterali perché si digeriscono bene e con tanta energia particolarmente utile ai giovani ed agli sportivi.
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Madagascar/ Una casa per l’eternità

Attraversando il Madagascar, ci si imbatte di frequente nelle centinaia di tombe che diventano parte integrante del paesaggio.

Per noi “stranieri” in questa terra, non è sempre facile comprendere il rapporto tra la vita e la morte, e tra i morti e i vivi, che anima e regola la vita dei malgasci, anche quelli che hanno abbracciato il cristianesimo o l’islam. Ci sono tradizioni (fomba) e taboo (fady), che regolano la vita dei vivi in stretta relazione con le credenze legate agli antenati. Ogni tomba rispecchia le condizioni sociali della famiglia che l’ha costruita, anche con grande dispendio economico, alcune arrivano a costare anche più delle abitazioni in cui i defunti hanno trascorso la vita. Normalmente, infatti, le case sono costruite con fango, paglia, legno e mattoni, le tombe – soprattutto quelle dell’altopiano – in granito. E proprio davanti ad una di queste ho chiesto ai nostri ragazzi, all’inizio della mia esperienza in Madagascar, ma perché non fare al contrario, perchè i malgasci non costruiscono delle case in pietra e delle tombe più semplici, con i mattoni? Mi hanno guardato un po’ sorpresi da questa domanda, e poi, uno di loro, con molta naturalezza mi ha risposto, “ma è chiaro, la casa è costruita perché deve durare solo una vita, la tomba invece deve resistere all’eternità!”. Una casa per l’eternità, una visione, questa, che rispecchia il rispetto e la venerazione che i vivi devono ai morti, agli antenati (Razana).

Alla morte di una persona bisogna anche uccidere uno o più zebù, così lo spirito dell’animale può accompagnare lo spirito (Fanahy) del defunto alla montagna di Ambondrobe, dove abitano tutti gli altri spiriti.
Ogni gruppo etnico (ce ne sono 18 in Madagascar) ha un suo modo di costruire le tombe e di venerare la memoria dei cari defunti. I Betsileo, etnia prevalente nella regione in cui ci troviamo, così come i Merina, che invece si trovano prevalentemente nella regione della capitale, tra giugno e settembre, durante l’inverno australe, hanno una tradizione particolare che si chiama Famadiahana. In un clima festoso, con orchestre che animano canti e danze, invitati “allietati” da litri e litri di Rum, si svolge un rito che prevede la riesumazione dei morti. I corpi vengono riportati alla luce per essere riavvolti in nuovi sudari di seta o cotone, per poi essere portati in processione, celebrati e festeggiati in cambio di protezione per i familiari viventi.
Alla venerazione e al rispetto si affiancano anche tanti altri aspetti legati alla superstizione e alla paura degli spiriti vaganti: Angatra (fantasmi).
C’è chi, ad esempio, lascia una bottiglia di rum sulla tomba così lo spirito, ubriaco, a cui si è forse fatto un torto mentre era vivo, non riconosce la strada di ritorno verso casa e non può ricambiare il male ricevuto da vivo. Altri rituali prevedono che alla fine dei riti funebri bisogna passare nel fuoco tutti gli strumenti utilizzati, e anche le persone devono passare attraverso il fumo per liberarsi da eventuali spiriti malvagi e bisogna anche lavarsi prima di poter entrare in contatto con i bambini.
Non è facile raccapezzarsi tra tutte queste credenze e riti, non è semplice capire dove finisce il rispetto, la venerazione, e inizia la superstizione o la paura, sono tutti strettamente intrecciati e legati in una logica che forse ci resterà sempre estranea.
L’apertura e la convivenza con altre culture sta forse intaccando queste credenze, le nuove generazioni non hanno più una conoscenza e una fede assoluta di questi fomba e fady, ma indubbiamente, questi hanno ancora una grande influenza nella vita e nella cultura di milioni di malgasci, vecchi e giovani, colti e non.
Scritto da Rosario Volpi
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Il nuovo bando per le ONG

In attesa della nuova selezione, ecco i sette progetti (contributo totale di oltre 5 milioni di euro) specifici già approvati sulla disabilità. Ma già negli ultimi anni la cooperazione italiana ha fatto molto

Sette progetti sono stati appena finanziati: in Madagascar, Albania, Ruanda, Palestina, Sudan e Etiopia il lavoro delle organizzazioni non governative, grazie anche al sostegno finanziario della cooperazione allo sviluppo del ministero degli Esteri, porterà grandi benefici alle persone con disabilità. Ma questo, per un impegno finanziario di oltre 5 milioni di euro, è solamente un assaggio della nuova stagione di attenzione alla disabilità che, anche sulla scia della redazione del "Piano di azione sulla disabilità della cooperazione italiana" si respira nei corridoi della Farnesina. E' solo un assaggio sia perché arriverà presto un nuovo bando per progetti delle ong ("entro fine anno", dice il direttore generale Gianpaolo Cantini), sia perché il lavoro è molto più ampio, coinvolge il personale del ministero e delle ambasciate in tutto il mondo, punta a migliorare la vita delle persone con disabilità con la loro inclusione nelle politiche, la piena accessibilità di spazi, beni e servizi, la valorizzazione delle esperienze, la considerazione delle loro esigenze specifiche nelle situazioni di emergenza come catastrofi e disastri naturali. Il tutto assicurando un monitoraggio e una valutazione costante delle iniziative svolte.
Il bando recentemente assegnato ha portato il finanziamento a sette progetti in sei paesi. In Madagascar il progetto "Reti comunitarie per la salute mentale, la prevenzione e la riabilitazione neuropsichiatrica" sarà gestito da Rtm con un contributo della Cooperazione italiana di 935mila euro. In Albania "Save the children" curerà il progetto "Educazione inclusiva per bambini con bisogni educativi speciali" (finanziamento del ministero degli Esteri pari a 700mila euro); in Ruanda contributo di 350mila euro per il progetto gestito da Fdcg dal titolo "Eurocycle, creazine di servizi, strumenti e processi per la presa in carico globale del bambino con patologie neurologiche"; in Sudan la ong Ovci riceverà quasi 650mila euro per "potenziamento dei servizi medico-riabilitativi e sociali"; in Etiopia Cbm riceverà 760mila euro per un programma di prevenzione della disabilità visiva "Amhara Trachoma Control Program". Due progetti in Palestina: quello di Educaid (contributo 405mila euro) su "partecipazione attiva e inclusione sociale delle persone disabili" e quello di Avsi (contributo di poco inferiore ai 2 milioni e 200mila euro) per "Abbracciare la diversità - Programma di educazione inclusiva volto al superamento delle logiche speciali nelle scuole palestinesi".
Questi sono gli ultimi progetti sostenuti, ma alla Farnesina non iniziano certo ora a parlare di disabilità. L'Italia è stata il primo paese al mondo a dotarsi, dopo la firma della Convenzione Onu, di Linee guida della cooperazione in materia di disabilità: era il 2010 e gli interventi, già presenti anche prima, in questi ultimi tre anni non sono affatto mancati. Quello di cui vanno maggiormente fieri è stato realizzato in Kosovo ed è un vero e proprio esempio di buona pratica sull'accessibilità. Avviato nel 2008, ha visto come obiettivo l'attuazione concreta di quanto previsto dal Piano nazionale per le persone con disabilità approvato dal governo del Kosovo: interventi per l'accessibilità ad ampio raggio, con riguardo all'ambiente fisico, sociale, economico e culturale. Abbattimento di barriere architettoniche, formazione culturale, sensibilizzazione degli insegnanti sui "Piani educativi individuali" degli alunni, animazione, laboratori, spettacoli teatrali. Un progetto particolarmente ricco che la Direzione generale per la cooperazione ha attuato direttamente riportando indietro grandi soddisfazioni.
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Centro Medico Chirurgico Saint Damien

Cari Soci e cari Amici,
            ben trovati!
In occasione dell’inizio del nuovo anno scolastico riprendono le attività della nostra associazione. Di seguito vi ricordiamo i progetti attivi e in corso:


-     Sostegno al  Centro Medico Chirurgico Saint Damien di Ambanja,  fondato nel 1988, come Centro di Soccorso d’Urgenza per rispondere alle necessità della popolazione abitante la zona Nord-Est del Madagascar. Ambanja dista 250 km dal capoluogo più vicino e 1000 km dalla capitale. Il Centro ha un’utenza di circa 500.000 persone ed è costituito da due camere operatorie, un ambulatorio, un laboratorio analisi, un servizio di radiologia, un servizio di oftalmologia, un servizio di odontoiatria e sei corsie per un totale di 62 posti letto distribuiti su una superficie complessiva di circa 4400 mq.
-       Sostegno alla nuova Scuola Primaria Saint François, ad Ambanja, Madagascar, che garantisce l’istruzione elementare a 220 bambini. La scuola è stata costruita interamente dalla nostra associazione e permette l’istruzione dei bambini del lebbrosario e delle zone limitrofe.
AGGIORNAMENTI DALLA SCUOLA DI AMBANJA - MADAGASCAR: 

Vi riportiamo l’ultima lettera di padre Marino, direttore del lebbrosario e della nuova scuola di Ambanja che condivide con noi il suo lavoro quotidiano

Cari fratelli,
in occasione della festa di San Francesco, padre e ispiratore delle nostra vita e della nostra missione, sento il dovere di offrirvi un rapido ragguaglio della situazione a Saint François Ambanja.  Il troppo corto ‘inverno’ d’Ambanja se n’è già andato da un pezzo. Per le piogge c’è ancora da aspettare, ma la canicola è arrivata puntuale.
Chi non concede vacanza è la tubercolosi, (140 nuovi casi dall’inizio dell’anno), ma anche la lebbra non scherza. Alcuni malati ci arrivano in condizioni gravissime come ai vecchi tempi. L’ottimismo sulla lebbra di moda dopo gli anni ‘80, quasi lascia il posto a un fatalismo pericoloso. Guai a rassegnarsi. E’ scontato ormai che la lotta alla lebbra non è questione solo di medicine.
Il nostro lavoro continua ad essere buono. L’equipe di punta strappa sempre larghi consensi in occasione delle frequenti supervisioni dei Programmi nazionali, ma la ‘motivazione’ pratica tocca sempre al mompera a darla.
La ‘nostra’ festa è il 4 ottobre, San Francesco. Per la circostanza il mompera ricorda al popolo dei boka (lebbrosi) che la ‘provvidenza’ a disposizione non esce dalle sue tasche, né dalle tasche dei ricchi. Ci sono tante buone persone lontano lontano, ricche solo di buon cuore, che in nome di Gesù e del suo amico Francesco, si preoccupano per loro, alla maniera evangelica: la mano sinistra non sa quello che fa la destra.
La risposta è pregare per loro e essere diligenti e bravi almeno nel periodo di cura. Preghiamo per i nostri benefattori ogni settimana. Ma soprattutto in occasione della festa di San Francesco,  che ispira pace e bene a pecore e lupi . 


Il 1 ottobre riapre ufficialmente la nostra scuola elementare, che naturalmente si chiama E.P. Saint François. Ricordiamo il nuovo successo della Quinta all’esame di stato e ancora il successo della nostra rappresentanza alla sfilata per la festa nazionale del 26 giugno. Hanno scucito il primo premio per disciplina e eleganza, 18 euro per una festicciola in più, a base di biscotti e bibite.  Prevediamo ancora circa 240 allievi e l’idea della direttrice di fare 2 Prime non sarebbe poi cosi malvagia. Da ponderare. 
Con queste righe intendiamo ringraziare  tutti voi che incoraggiate questa ‘missione’ della zio africano.  Zio africano?  Di questi tempi sarebbe meglio avere uno zio d’America, ma San Francesco non sarebbe  d’accordo.   Avanti allora, mora mora piano piano, con San Francesco e con …gli zii africani.
Padre Marino
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Fra Marino vive e lavora al nord in una zona impervia del Madagascar

Da Monclick una raccolta fondi di oltre 35.000 € per Informatici Senza Frontiere