lunedì 5 novembre 2012

Il Papa proclama 7 nuovi santi, per la prima volta una pellerossa Giacomo Berthieu, martire in Madagascar


Sette nuovi santi sono stati proclamati da Benedetto XVI in piazza San Pietro. La cerimonia di canonizzazione ha avuto luogo prima di una grande messa concelebrata dal Papa insieme a numerosi cardinali e a 400 vescovi di tutto il mondo: i 262 che sono riuniti in Vaticano per il Sinodo e quelli giunti dai paesi dove hanno vissuto questi testimoni del Vangelo. E' diventata santa, cosi', la prima santa pellerossa della storia, Caterina Tekakwitha, una giovane squaw, cioe' un'indiana d'America. Il suo nome spicca nell'elenco letto - prima della formula di canonizzazione che competeva al Papa - dal cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi. Subito dopo sono state portate all'altare posto sul sagrato della Basilica di San Pietro le reliquie dei canonizzati, le cui immagini sono esposte sulla facciata esterna. Tra essi ci sono anche due martiri: padre Giacomo Berthieu, gesuita francese innamorato di Dio e del popolo malgascio, ucciso per la sua fede nel 1896, in un piccolo villaggio del Madagascar. Lo stesso destino toccato due secoli prima, nel 1672, a Pietro Calungsod, laico catechista, originario delle Filippine e morto martire a 18 anni nell'Arcipelago delle Marianne.
Nella stessa cerimonia - alla quale hanno partecipato circa 40 mila fedeli - e' stata elevata dal Papa alla gloria piu' alta anche la religiosa spagnola Maria Carmen Salles y Barangueras. Davanti alla realta' delle prostitute e delle detenute, nacque in lei l'idea che per salvare le giovani da questi sventurati destini avrebbe dovuto prepararle sin dal principio, come dal principio era era stata preservata dal peccato Maria Immacolata. Nell'elenco dei nuovi santi che il Pontefice tedesco ha proclamato questa mattina ci sono anche due sue connazionali: Barbara Cope, suora del Terz'Ordine di San Francesco di Syracuse, meglio conosciuta come "Madre Marianna di Molokai", dal nome del famigerato lebbrosario delle Hawai, dove si dedico' coraggiosamente ai malati e mori' nel 1918, e Anna Schaffer, laica bavarese testimone dell'amore di Cristo dal letto di sofferenza morta nel 1925. Infine e' diventato santo anche il sacerdote bresciano Giovanni Piamarta, vissuto a cavallo tra l'800 e il '900, fondatore di istituti religiosi e opere sociali come quella degli artigianelli, e della casa editrice Queriniana che ancora oggi pubblica opere teologiche importanti, tra le quali il best seller "Introduzione al cristianesimo" di Joseph Ratzinger, un manuale sul quale si sono formate intere generazioni. (AGI)


La storia del padre gesuita Giacomo Berthieu, martire in Madagascar. Domenica canonizzato 


Padre Giacomo Berthieu fu un sacerdote gesuita innamorato di Dio e della sua gente malgascia. Venne ucciso per la sua fede nel 1896 in un piccolo villaggio del Madagascar. Domenica il Papa lo ha canonizzato in Piazza San Pietro. Di questa figura Benedetta Capelli ha parlato con il postulatore della sua causa, padre Anton Witwer:

R. - E’ sempre rimasto fedele alla fede ed è sempre rimasto fedele alla gente cristiana di quell’ambiente: voleva veramente stare con la gente malgascia, voleva riuscire ad aiutarla a rimanere fedele alla fede. 

D. - Un esempio che, secondo lei, ha dato frutti nella terra del Madagascar?
R. - Sì, certamente. E questa è sempre stata una caratteristica della sua persona: sin dall’inizio si è sempre sentito attratto dalla gente semplice, dalla gente povera, dalla gente che più aveva bisogno. Proprio questo ha fatto maturare anche in lui la sua vocazione missionaria: prima di entrare nella Compagnia di Gesù è stato per dieci anni sacerdote diocesano. Questo suo amore per la gente, questo suo desiderio di annunciare Gesù Cristo lo ha portato nella missione. Era una persona molto semplice, molto umile e ha cercato di fare di tutto per far comprendere alla gente che Dio ci è vicino: Dio, Gesù Cristo, è vicino alla persona semplice, povera, malata.
D. - La sua fu una morte molto violenta… 
R. - Questo è vero. Tutta la sua vita è stata una preparazione al suo martirio: era disposto a offrire la sua vita per gli altri e questo per testimoniare Gesù Cristo. Quando i gruppi di Menalamba, che volevano estirpare la fede cristiana dal Paese, lo trovarono e lo presero immediatamente, non appena videro il Crocifisso che portava al collo, gli dissero: “Ecco il tuo amuleto: è di questo che ti servi per traviare la gente?”. E la sua risposta fu: “Continuerò ancora a pregare e a far pregare per te!”.
D. - Siamo nell’Anno della Fede: questo nuovo santo può essere un emblema per la nuova evangelizzazione?
R. - Sì, perché la sua testimonianza è veramente una testimonianza di fede, perché la fede è espressione dell’amore per il prossimo e per Dio. 
D. - C’è un episodio particolare della vita del nuovo santo che è, per lei, emblematico?
R. - Per motivi politici, in alcuni periodi, doveva lasciare la gente malgascia e andare a lavorare fra i soldati francesi: in lui c’era sempre il profondo desiderio di tornare, quanto prima possibile, tra la sua gente, per confortarla, per assicurarsi che potesse vivere pienamente la fede cristiana.

Fonte Radio Vaticana


La testimonianza del nuovo Santo, Giacomo Berthieu, uomo di preghiera, pastore, missionario martire in Madagascar
Il Beato Padre Giacomo Berthieu (1838-1896), gesuita francese, missionario e martire in Madagascar, è stato canonizzato domenica 21 ottobre, Giornata Missionaria Mondiale. Per l’occasione, il Superiore Generale della Compagnia di Gesù, padre Adolfo Nicolás, ha scritto una lettera a tutta la Compagnia, pervenuta anche all’Agenzia Fides. Dopo aver richiamato gli eventi ecclesiali di quest'anno, il Padre Generale aggiunge: “Per la Compagnia questo anno 2012 è quello della Congregazione dei Procuratori che si è svolta in luglio a Nairobi (vedi Fides 6/7/2012 e 18/7/2012); la vitalità apostolica delle Province dell'Africa e del Madagascar, riunite nel JESAM, e la rinnovata presa di coscienza del sentire cum Ecclesia ci invitano a ricevere con fervore la testimonianza di Giacomo Berthieu".
Dopo aver ripercorso le principali tappe della vita del santo e ricordato il suo martirio, P. Nicolás sottolinea alcune caratteristiche della sua vita come missionario, uomo di preghiera e pastore. "Il dono totale e cosciente della sua vita a Cristo è la chiave del suo impegno. In mezzo alle prove ha conservato il buon umore, l'affabilità, l'umiltà e lo spirito di servizio. Citava volentieri il Vangelo 'non temete coloro che uccidono il corpo, ma quelli che possono farvi perdere l'anima' (Mt 10,28). Nella sua catechesi parlava spesso della risurrezione dei morti. I fedeli hanno tenuto a memoria questa frase: 'Anche se sarete mangiati da un caimano, risusciterete!'." Il Superiore Generale conclude: "Che lo Spirito Santo ci conceda di mettere in azione le opzioni di Giacomo Berthieu: l'esigenza della missione che lo porta verso un altro paese, un'altra lingua e un'altra cultura; l'attaccamento personale al Signore espresso nella preghiera; lo zelo pastorale, che è allo stesso tempo amore fraterno dei fedeli che gli sono affidati e l'esigenza di condurli più avanti nella vita cristiana; ed infine il dono della sua vita spesa fino alla morte che lo ha configurato definitivamente a Cristo".
Giacomo Berthieu nacque in Francia, a Polminhac, il 26 novembre 1838 e morì martire ad Ambiatibé (Madagascar) l'8 giugno 1896. Dopo gli studi fu ordinato sacerdote nel 1864 e per nove anni fu vice-parroco a Roanne. Nel 1875 fu inviato missionario nel Madagascar, sull'isola di Santa Maria, dove lavorò fino al 1881, quando venne costretto a lasciare questo luogo in seguito ai decreti emanati dal governo francese. Si recò quindi a Tamatova, poi a Tananarive, da dove venne inviato nella missione di Ambohimandroso. Nel 1894, quando scoppiò la seconda guerra dei malgasci contro la Francia, si trovava ad Andrainarivo. Fu catturato dagli insorti mentre accompagnava i suoi cristiani sfollati dai villaggi. Invitato varie volte ad abbandonare la fede, egli si rifiutò e i pagani, irritati, lo uccisero e gettarono il suo cadavere nel fiume Mananara. Venne beatificato da Papa Paolo VI il 17 ottobre 1965. (SL) Fonte: Agenzia Fides

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Fonte Radio Vaticana




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