La vera motivazione della campagna anti-palma
dovrebbe essere “ecologica”, mentre in realtà è politica. E’ vero che la
dissennata deforestazione per impiantare sempre nuove coltivazioni di palma da
olio sta distruggendo l’ambiente originario e le foreste dell’Asia, più amate
dagli Occidentali che dagli Orientali, tanto che i rari oranghi sono in via di
sparizione, ma la colpa non è del “capitalismo”, piuttosto dei Governi corrotti
del Sud del Mondo e delle popolazioni locali ottuse che acconsentono in cambio
di apparenti vantaggi. Chi protesta non ha studiato la Storia dell’agricoltura
e dell’alimentazione, altrimenti saprebbe che lo stesso è avvenuto con ogni
coltura intensiva. In Italia la vite e l’olivo (dal X-VII secolo a.C.), il
granoturco (mais), il riso e l’arancio dal 1500 in poi, hanno distrutto il
tipico paesaggio della Penisola, descritto dagli Antichi come una immensa e per
loro paurosa distesa di foreste, uno dei luoghi più verdi e affascinanti del
Mondo, trasformandolo in banali colline, in piatte distese con monotone
monoculture senza bio-diversità. Il Chianti, la Sabina, la Puglia, le piane
della Sicilia, l’intera val Padana lo dimostrano: tutte deforestate. E se a
Sumatra, in Indonesia, gli oranghi sono a rischio per l’estendersi delle coltivazioni
e per la caccia, anche in Italia sparirono l’orso e la lince per le medesime
ragioni (delittuose). E, anzi, oggi ci siamo talmente abituati a questo
paesaggio artificiale da considerarlo “bello”, “tipico”, “tradizionale”.
Coerenza vorrebbe, però, che chi si straccia le vesti contro il “capitalismo
dell’olio di palma” estendesse la sua critica a tutte le monocolture, anche in
casa propria, anche contro i vigneti del Chianti o dell’Astigiano, o degli
oliveti dalla Liguria alla Puglia, che a mio parere sono ancora meno belli (e
c’entrano ancor meno con l’ambiente) dei palmeti intensivi della Malesia. Ma
costa aree sempre più estese di Natura dar da mangiare a tutti a poco prezzo,
anche ai Paesi poveri emergenti, che (ben noto “effetto copia”) come noi vogliono
il consumismo del cibo industriale, le bevande dolci e il grasso da frittura
per tutti. E infatti ora conoscono anche l’obesità, accanto alle altre
malattie. Anzi, come accade per l’inquinamento “vecchio stile” che
producono, sarebbe paternalismo ipocrita opporgli che quel modo di consumare e
di mangiare opulento che noi abbiamo inventato è superato e fa male, come è
vero. Loro vogliono senza saggezza ripercorrere in pochi anni tutta la nostra
parabola, imitandoci anche e soprattutto negli errori. Ecco perché non serve
alla giusta difesa dell’ambiente “in casa d’altri” (mentre noi occidentali non
siamo capaci neanche di realizzarla appieno in casa nostra), dire stupidaggini
e falsità nutrizionali perfino sull’olio di palma.
Fonte: Nico Valerio http://alimentazione-naturale.blogspot.com
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