venerdì 30 novembre 2012

La verità sull’olio di palma




La vera motivazione della campagna anti-palma dovrebbe essere “ecologica”, mentre in realtà è politica. E’ vero che la dissennata deforestazione per impiantare sempre nuove coltivazioni di palma da olio sta distruggendo l’ambiente originario e le foreste dell’Asia, più amate dagli Occidentali che dagli Orientali, tanto che i rari oranghi sono in via di sparizione, ma la colpa non è del “capitalismo”, piuttosto dei Governi corrotti del Sud del Mondo e delle popolazioni locali ottuse che acconsentono in cambio di apparenti vantaggi. Chi protesta non ha studiato la Storia dell’agricoltura e dell’alimentazione, altrimenti saprebbe che lo stesso è avvenuto con ogni coltura intensiva. In Italia la vite e l’olivo (dal X-VII secolo a.C.), il granoturco (mais), il riso e l’arancio dal 1500 in poi, hanno distrutto il tipico paesaggio della Penisola, descritto dagli Antichi come una immensa e per loro paurosa distesa di foreste, uno dei luoghi più verdi e affascinanti del Mondo, trasformandolo in banali colline, in piatte distese con monotone monoculture senza bio-diversità. Il Chianti, la Sabina, la Puglia, le piane della Sicilia, l’intera val Padana lo dimostrano: tutte deforestate. E se a Sumatra, in Indonesia, gli oranghi sono a rischio per l’estendersi delle coltivazioni e per la caccia, anche in Italia sparirono l’orso e la lince per le medesime ragioni (delittuose). E, anzi, oggi ci siamo talmente abituati a questo paesaggio artificiale da considerarlo “bello”, “tipico”, “tradizionale”. Coerenza vorrebbe, però, che chi si straccia le vesti contro il “capitalismo dell’olio di palma” estendesse la sua critica a tutte le monocolture, anche in casa propria, anche contro i vigneti del Chianti o dell’Astigiano, o degli oliveti dalla Liguria alla Puglia, che a mio parere sono ancora meno belli (e c’entrano ancor meno con l’ambiente) dei palmeti intensivi della Malesia. Ma costa aree sempre più estese di Natura dar da mangiare a tutti a poco prezzo, anche ai Paesi poveri emergenti, che (ben noto “effetto copia”) come noi vogliono il consumismo del cibo industriale, le bevande dolci e il grasso da frittura per tutti. E infatti ora conoscono anche l’obesità, accanto alle altre malattie. Anzi, come accade per l’inquinamento “vecchio stile”  che producono, sarebbe paternalismo ipocrita opporgli che quel modo di consumare e di mangiare opulento che noi abbiamo inventato è superato e fa male, come è vero. Loro vogliono senza saggezza ripercorrere in pochi anni tutta la nostra parabola, imitandoci anche e soprattutto negli errori. Ecco perché non serve alla giusta difesa dell’ambiente “in casa d’altri” (mentre noi occidentali non siamo capaci neanche di realizzarla appieno in casa nostra), dire stupidaggini e falsità nutrizionali perfino sull’olio di palma.
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