venerdì 5 ottobre 2012

Il calciatore mancato!!!


Alberto Contigiani nato a Genzano di Roma, diplomato Istituto Tecnico per il Turismo.

Dopo essersi occupato di una società proprietaria dell’IBIS ad Antananarivo, di due alberghi a Sainte Marie e di un'albergo a Anjajavy e nel passato anche di un’agenzia, dell’hotel De France e Plaza appartenenti al gruppo SICEH, Oggi, ha finalmente deciso, insieme a due amici italiani (Alberto e Tommaso) di aprire la sua agenzia viaggi e tour operator ricettivo per soddisfare la domanda sempre più crescente di un turismo di qualità, rispettoso della natura.


Cosa volevi fare da ragazzo

Volevo fare il calciatore. A 14 anni infatti giocavo sotto falsa identità
in terza categoria (l'Olimpica) e a 16 anni ero in quarta serie con l'Almas.
Se mio padre non fosse deceduto negli anni 60, sotto la sua guida sarei
diventato senza dubbio un buon calciatore.



Il primo lavoro

Primo impiego a 18 anni agenzia "Zoom Sul Mondo" specializzata sulla Tunisia.
Grazie ad un'annuncio che avevo messo sul Messaggero di Roma, sono stato chiamato da una agenzia che stava aprendo: “Zoom Sul Mondo”. Mentendo spudoratamente al titolare sulla mia conoscenza delle lingue e del mestiere, sono stato assunto, senza quasi un'esame,  perché in quel momento avevano bisogno urgente di personale. Ho cominciato come fattorino e poi sono passato alla vendita al pubblico,  per finire ad accompagnare gruppi in Tunisia di cui eravamo specialisti.

E poi............

Sono stato il più giovane direttore d'Italia prima alla "Rosetours" e poi alla "Novatur" sempre di Roma. Mi sono occupato di vendita al dettaglio, di biglietteria aerea, ferroviaria e marittima, di programmazione e vendita di programmi di viaggio e di accompagnamento di gruppi. Ho fatto qualche giro del mondo accompagnando gruppi in Europa; in Africa del Nord; in Madagascar; in oriente (Cina, Hong Kong e Giappone) di cui sono divenuto uno specialista; Polo Nord; India del sud e Andamane; Maldive; USA; Brasile; Messico; Argentina; Isole Vergini; Porto Rico; Cuba; mi sono specializzato anche in EXPO nel mondo, accompagnando gruppi di ingegneri italiani etc. etc. Ho fatto la promozione al Madagascar, vendendo i programmi della Novatur in tutta Italia e per questo ho preso residenza prima a Milano e poi a Bergamo, dove ho vissuto per due anni.

Il Madagascar

Avevamo deciso di aprire un'agenzia ricettiva in Madagascar eravamo 4 soci: Giancarlo Annunziata, Marcello Vagliani, Stefania Florio ed io. Decidemmo di mettere come direttrice una ragazza francese di nome Maria Schollat che andando a Nosy Be con un gruppo fu presa da raptus di follia e dovemmo rimpatriarla a Parigi. Gli altri soci mi chiesero, visto che ero tra i più esperti del Madagascar, di venire a sostituirla qualche mese, giusto il tempo di trovare un'altro direttore. Non sono più rientrato in Italia! 

Difficoltà

Conoscevo già il paese perché venivo 3/4 volte l'anno per almeno uno o due mesi. Avevo già molti amici e conoscenti tra albergatori, tassisti, impiegati della Air Madagascar, poliziotti, venditori ambulanti, commercianti dello "Zoma" e gente che lavorava nel turismo. Non mi sono adattato a loro, ma loro si sono adattati a me alla mia foga, alla mia italianità. Appena arrivato, ho subito trovato una squadra di calcio Hilton; mi sono fatto amici al bowling che allora esisteva all'interno dell'Hilton anche perché in Italia ero un  ottimo giocatore della Brunswick dell'Acqua Acetosa di Roma.
La più grossa difficoltà l'ho trovata sul mangiare, perche sono un "pastaro" nato, ed allora la SMIE, la società importatrice di prodotti alimentari italiani,  non esisteva ancora e non avevamo la Barilla o la Nutella di cui vado pazzo.



L’Italia

In Italia vado principalmente per la fiera del turismo di Milano (BIT) nel mese di febbraio e ogni tanto per riossigenarmi nel respirare un'aria di civiltà o piuttosto di modernità, perché inutile negarlo, il Madagascar somiglia molto da vicino all'Italia del dopo-guerra con strade dissestate, con i contadini che dormono con gli animali e che fanno i loro bisogni nelle latrine, con mendicanti e affamati soprattutto a Tananarive etc. etc. Senza poi dimenticare che viviamo su un'isola e la mentalità é quella classica dell'isolano che non conosce altri orizzonti. Poi c'é il problema culturale e d'informazione, che ho risolto con un'abbonamento a CANALSAT che mi tiene informato in tempo reale su tutto quello che accade nel mondo. Pensa che ho il contratto numero 10!
Ogni tanto vado anche in vacanza e per ritrovare la mia famiglia e mia madre che ha 92 anni suonati.

Berlusconi

Ero un  tifoso di Berlusconi, ma penso che in questi ultimi anni sia diventato arterosclerotico e ha dato delle dimostrazioni di sé e delle sue capacità, piuttosto frustranti; per noi che siamo in costante contatto con francesi, tedeschi, brasiliani e gente di altre nazionalità è stato veramente umiliante. Non ho mai voluto reagire alle prese in giro dei miei amici perché devo riconoscere che avevano ragione di fare di Berlusconi un Pulcinella e siccome il nostro primo rappresentante si mostrava come tale, automaticamente, per il resto del mondo siamo ritornati ad essere "quelli" della pizza, degli spaghetti e del mandolino. Insomma tanto lavoro per ridorare la nostra immagine rovinata dal comportamento buffonesco del nostro primo Ministro.
Ora penso che con Monti, anche se chiede sacrifici sovrumani, la nostra immagine stia passando nella lavatrice per uscirne pulita e speriamo rigenerata come si vede con quei prodotti nelle pubblicità italiane.

La mattina

Il cafféééééé, presto!!!!
Più seriamente, al mio risveglio cerco di essere in forma per il mio lavoro perché niente é più rassicurante e niente dà più fiducia al cliente di un  sorriso od una battuta ben assestata al momento giusto.

Felice

Si, certo! Il mio messaggio é "CARPE DIEM" Ho fatto quello che ho voluto, quando l'ho voluto, mi sono sposato a 45 anni e solo allora ho deciso di avere dei figli. Sono felice per quello che ho vissuto e per quello che vivo, certo se avessi tanti soldi sarei ancora più felice.

Vorresti essere....

Qui dove sono ora, la maggior parte del tempo e in Italia nei momenti di nostalgia che mi prendono spesso forse a causa dell'età che avanza. Amo l'Italia molto  più di quanto io stesso non riesca ad esprimere. Mi basta un film italiano alla TV che mi prende la nostalgia. D'altronde se la nostalgia é cantata da Romina e Albano (Nostalgia), da Maurizio Vandelli (Torno a casa), da Riccardo Cocciante (Celeste Nostalgia) é perché esiste e quelli più sensibili come me ne subiscono gli effetti.

I tuoi sogni

La mozzarella di bufala che me la sogno anche di notte. 

Rifaresti tutto

Farei la stessa scelta per quanto riguarda la famiglia che é tutto nella mia vita, ma per quanto riguarda la professione, tenterei la via del calcio che in realtà é sempre stata la mia passione. Non il calcio in poltrona ma quello giocato che ho dovuto lasciare troppo presto. Cosi' va la vita!
Alberto Contigiani 



Faccia a faccia on line

La mia prima casa era nel campo base a circa mezz'ora da Sambava verso Andapa. Mi ricordo un nome " Ambatolokoho "

Intervista a Fabiola Mancinelli, antropologa del turismo che
dopo un passato nella comunicazione e nella ricerca di tendenze
ha deciso di partire per studiare il Madagascar

Il sole, il mare, le spiagge, ma soprattutto la gente
ci ha fatto pensare che la nostra pensione(sic!) che
era  prossima, avrebbe potuto godere di tutto questo

Nosy Be l’Isola dei Sogni

di Guido de Salvo 

Dario e Valerio hanno creato Peter Pan nella spiaggia più bella del Madagascar

49 anni romano ha inaugurato a Sainte Marie il suo nuovo Hotel

Anita Torti, nata in Madagascar, vive a Milano si sta facendo onore sui ring di tutto il mondo

La cantante malgascia che vive e fa successo in Italia

La storia di un medico che aiuta i bambini poveri del Madagascar


 in Madagascar per insegnare forme alternative di agricoltura

Non esisteva ancora il telefono, le strade erano piste in mezzo alla natura.
Poche capanne, una banca e un ufficio postale.
Quando Massimiliano Felici arrivò a Sainte Marie nel 1993, l’isola era così.
Oggi vive a Ankazoberavina isola deserta situata nella zona nordoccidentale del Madagascar

È titolare di un diving a Nosy Be

Enzo Maiorca e le sue immersioni

Pino Schintu e le sue fotografie

Dirige il lebrosario di Ambanja

È arrivato in nave e fa sentire la sua voce con radio AVEC

In Madagascar il negozio più bello con i vetri di Murano

Alberto il professionista del turismo

Ha lavorato nel turismo a Nosy Be

”Stefano, titolare della « Gelateria Italiana »
a Tulear, “si racconta” come e perchè è arrivato in Madagascar

Manuela fornisce i migliori ristoranti con il gelato italiano

Incontrando gli amici, al rientro dal mio primo viaggio in Madagascar,
alla domanda cosa ti sei portato dal Madagascar, ho risposto:
“la voglia di tornare”.

Alessandra


Sono Alessandra, nata ad Ancona. Ho studiato come interprete, gestito una scuola di lingue per dieci anni per poi imbarcarmi con “Costa Crociere”. Sono stata responsabile della reception/responsabile clienti sulle navi da crociera.
È grazie a Kokoa e ad uno scherzo con loro che sono arrivata in Madagascar.

Il tuo lavoro
Ho iniziato il mio lavoro in terra malgascia proprio a Nosy Be nel 2008. Sono stata responsabile delle escursioni di Kokoa per “Costa Crociere” su Nosy Be. Poi ho lavorato per i clienti di “Ora Resort” con base al “Loharano” Hotel. Per terminare con un periodo breve a Diego Suarez per lo start up della nuova gestione della “Note Bleue”. Quando ho terminato il mio lavoro alla “Note Bleue” non ho trovato altro lavoro che mi permettesse di restare e far fronte contemporaneamente agli impegni economici presi in Italia. Quindi ho dovuto fare la valigia, salutare tutti e tornare in Italia.
Forse il capitolo Madagascar si è chiuso per sempre ma… è stata un’esperienza indimenticabile.

Prima del Madagascar
Navigavo con la “Costa Crociere”, quando sono sbarcata a Nosy Be e ho conosciuto i “ragazzi” di Kokoa. Abbiamo cominciato a scherzare sul mio “lasciare tutto” per andare a vivere a Nosy Be. Da scherzo nasce scherzo che continua come scherzo… e come scherzo ho scelto la scrivania su cui poi ho lavorato. Ho quindi posto termine al mio contratto con la “Costa Crociere” e a giugno 2008 sono arrivata a Nosy Be.

Kokoa
Con Kokoa è stato fantastico. Ho trovato un ambiente veramente accogliente e li ringrazierò sempre per avermi dato l’opportunità di vivermi questi tre anni e mezzo indimenticabili.
Mi sono trovata da subito molto bene. Con tutto il personale Kokoa è stato come essere a casa… mi sono sentita in famiglia… con risate, prese in giro, litigate e prese di posizione. Momenti facili e momenti duri… Momenti con tanto lavoro e momenti di totale sbracamento. Italiani e Malgasci… tutti insieme.

Sia il bello che il brutto
Per descrivere la mia esperienza devo raccontare sia il bello che il brutto.
Non è facile per una donna da sola vivere in Madagascar. Spesso si perde di vista la propria femminilità. Spesso si viene giudicata e criticata o controllata solo per passare il tempo, per avere qualche cosa di cui parlare.
Paradossalmente per me è stato più facile inserirmi tra i malgasci che tra i residenti “Vasa” dell’isola.

I bianchi
Parlando degli immigrati… I bianchi, che vivono a Nosy Be, sono spesso diffidenti e a volte un po’ saccenti. Molto scostanti all’inizio… poi, per fortuna, diventa tutto più facile.
Chi è totalmente immerso nell’isola, spesso non si ricorda più nemmeno di cosa vuol dire essere italiano, chi invece rimane un  po’ più distaccato… spesso si mette su di un piedistallo e, pensando di non giudicare, si sente superiore e alla fine giudica più di tutti.
Se dai maschietti vieni considerata “una amica”, spesso ti trovi ad ascoltare discorsi volgari e particolari piccanti di cui non te ne frega nulla e ad essere comunque messa in secondo piano di fronte a ragazze molto giovani e disponibili. Se non sei amica… allora spesso proprio non sei considerata.. .

È stata dura
A volte mi è sembrato di vivere in un paesotto borghese e bacchettone che niente ha a che vedere con quello che credo sia il vero Madagascar. A volte ho sentito discorsi di un razzismo estremo fatti da persone che si vantavano di essere tanto aperte.
Alcuni dei bianchi si vantano di aver capito come vivere il Madagascar in modo libero e aperto e non si rendono conto di essere i primi a rimanere rigidi sotto certi schemi e a non accettare comportamenti e idee diverse dalle loro.
Ho avuto quasi la sensazione che alcuni dei residenti di Nosy Be pensassero che coloro che fanno la scelta di trasferirsi in Madagascar, devono per forza soffrire per poter vivere a pieno l’esperienza… un po’ tipo “hai voluto la bicicletta… adesso pedala” “se sei così alternativa da venire a vivere qui… non contare su nessuno… il problema è tuo… risolvitelo da sola”  Insomma soprattutto all’inizio è stata dura.
 Poi.....
Poi però, per fortuna, ho cominciato a sentirmi più a casa e ad affezionarmi a chi poi ho considerato “Amico” e a stare bene. Quando sono partita sono state tante le persone (tra immigrati e malgasci) a salutarmi,  per cui c’è scappata anche la lacrimuccia (anzi molto più che una ) e ho molti amici che tengo stretti nel cuore.

I malgasci
Alla fine dei giochi, posso dire che in tre anni e mezzo “non ho capito il Madagascar” ne tantomeno che ho capito la mentalità malgascia.
Non posso negare che l’accoglienza dei malgasci nei miei confronti è stata fantastica. Con loro mi sono trovata sempre bene. Io so di averli rispettati e soprattutto di aver rispettato le loro diversità e i loro modi di fare. So di aver ottenuto il rispetto di molti di loro. Non ho mai preteso di ragionare con loro con la mia mentalità italiana, ne ho mai preteso che loro capissero il mio modo di agire tanto diverso. Non mi sono mai aspettata da loro cose che erano al di fuori della loro cultura e so che loro non hanno mai preteso da me che fossi totalmente integrata nel loro ambiente.

Orgogliosa
Quando ho visto alcuni dei ragazzi che avevo formato fare il loro lavoro con successo, mettendo a frutto alcuni dei miei insegnamenti, mi sono sentita orgogliosa di loro e degli sforzi fatti per raggiungere certi risultati. Non potrei mai dare un consiglio su come relazionarsi… perché nessuno può farlo. Ognuno ha un suo modo di relazionarsi con le persone, siano esse europee o extra europee. Nessun modo è giusto. Nessun modo è sbagliato. Sono i risultati che contano.  Io sono stata me stessa. Semplicemente me stessa e questo è stato sicuramente apprezzato (a volte più dai malgasci che dai bianchi). E io ora sono orgogliosa dei bei rapporti che ho costruito.

Felice
Io mi reputo una persona felice.
Mi sento una donna fortunata, perché nonostante i miei alti e bassi, la vita mi ha sempre sorriso e sono riuscita a viverla più o meno come volevo io.
Non sarò mai ricca economicamente… ma sono ricca di emozioni, sensazioni e gratificazioni personali!!!!

Sogni
Ne faccio tanti e il più delle volte riesco anche a realizzarli. Adesso vorrei vincere una bella somma alla lotteria così posso viaggiare molto di più senza preoccuparmi di lavorare (ahahahahah)

Infine
Bè ho voglia di ringraziare pubblicamente Kokoa, perché senza di loro non sarei mai arrivata a Nosy Be. Ringrazio i ragazzi di Madaway e Elma perché hanno creduto in me e mi hanno aiutata a tirar su il morale quando era a pezzi. Katia e Luisa… senza di loro non ce l’avrei fatta! Vorrei fare una lista lunghissima di ringraziamenti, passando da Isa a Laura … ma dovrei escludere qualcuno per non diventare noiosa… quindi… mi limito a ringraziare tutti quelli che sono miei amici.

Rifaresti tutto
Tornando indietro con la testa e l’esperienza di adesso, farei sicuramente scelte diverse… ma ogni cosa che ho fatto l’ho fatta perché la ritenevo la più giusta… quindi non c’è veramente uno sbaglio che posso considerare il più grande.
Certo che rifarei le stesse scelte! Anche quella di tornare in Italia in quel preciso momento.
Ho sicuramente dei rimorsi… ma assolutamente no dei rimpianti..
Alessandra Gnesutta

Faccia a faccia on line

Incontriamo suor Concetta Zappulla all’Istituto “Suore Cappuccine
dell’Immacolata di Lourdes” di Palermo e non esitiamo a chiederle
della vita che conduce come missionaria.>>>>>>>>continua a leggere

Abbiamo incontrato padre Giuseppe Nicolai, imolese di adozione,
missionario in Madagascar. Gli abbiamo chiesto di parlarci della
sua attività e dei suoi rapporti con il popolo malgascio.

Mi chiamo Toni Vasco, sono nato ad Enna
ed ho svolto la professione di psicologo presso
il servizio di salute mentale. Ho lavorato per due
anni a Trieste, ai tempi di Basaglia ed ero stato
catturato dal fervore di quella che si chiamava “antipsichiatria”.


La mia prima casa era nel campo base a circa mezz'ora da Sambava verso Andapa.
Mi ricordo un nome " Ambatolokoho "

Intervista a Fabiola Mancinelli, antropologa del turismo che
dopo un passato nella comunicazione e nella ricerca di tendenze
ha deciso di partire per studiare il Madagascar

Il sole, il mare, le spiagge, ma soprattutto la gente
ci ha fatto pensare che la nostra pensione(sic!) che
era  prossima, avrebbe potuto godere di tutto questo

Nosy Be l’Isola dei Sogni

Laureato in Scienze dell'educazione, ho lavorato come educatore

Dario e Valerio hanno creato Peter Pan nella spiaggia più bella del Madagascar
Anakao
49 anni romano ha inaugurato a Sainte Marie il suo nuovo Hotel

Anita Torti, nata in Madagascar, vive a Milano si sta facendo onore sui ring di tutto
il mondo

La cantante malgascia che vive e fa successo in Italia

La storia di un medico che aiuta i bambini poveri del Madagascar

 in Madagascar per insegnare forme alternative di agricoltura

Non esisteva ancora il telefono, le strade erano piste in mezzo alla natura.
Poche capanne, una banca e un ufficio postale.
Quando Massimiliano Felici arrivò a Sainte Marie nel 1993, l’isola era così.
Oggi vive a Ankazoberavina isola deserta situata nella zona nordoccidentale del Madagascar

È titolare di un diving a Nosy Be

Rosario Volpi, 34 anni, ha vinto il Premio volontariato internazionale 2013.

Dal 2007 si occupa di ragazzi


Enzo Maiorca e le sue immersioni

Pino Schintu e le sue fotografie

Dirige il lebrosario di Ambanja

È arrivato in nave e fa sentire la sua voce con radio AVEC

In Madagascar il negozio più bello con i vetri di Murano

Alberto il professionista del turismo

Ha lavorato nel turismo a Nosy Be

Un biologo arrivato da Milano al seguito di una spedizione
di studio della foresta del parco Nazionale di Masoala

Stefano, titolare della « Gelateria Italiana »
a Tulear, “si racconta” come e perchè è arrivato in Madagascar

Manuela fornisce i migliori ristoranti con il gelato italiano

Incontrando gli amici, al rientro dal mio primo viaggio in Madagascar,
alla domanda cosa ti sei portato dal Madagascar, ho risposto:
“la voglia di tornare”.

noi vogliamo seguire il suo esempio”.
Intervista a mons. Vella, vescovo in Madagascar

Ad Antananarivo, grazie a padre Pedro, è nato un progetto
che garantisce casa e lavoro a più di tremila famiglie.
Un esempio di azione caritativa, anche per il Fondo

Monetario Internazionale

Adis e Gianni Kech


Una vacanza in Madagascar nel 2004 ci ha portati casualmente, senza grande convinzione, a trascorrere una settimana nel sud ovest
Nel 2005 iniziamo a costruirci una casa, con il passare del tempo la nostra casa, finita nel 2007, si è ingrandita di tre bungalow e di un ristorante



Siamo per gli amici Gianni nato a Torino ed Adis nata a Belluno, più formalmente Giovanni Kech ed Adis Bianchet.
Spieghiamo subito gli interrogativi sui nomi che ci perseguitano sin dall’infanzia:
 Il cognome di Gianni è tedesco e dovrebbe essere scritto Keck, ma quando il nonno paterno lo ha registrato stavano bombardando (ultima guerra mondiale) e c’è stato un errore di trascrizione e la k è stata trasformata in h.
Adis invece è proprio Addis Abeba ( con altro errore di trascrizione all’anagrafe) perché, sempre c’è la guerra di mezzo, il papà di Adis,  ha combattuto laggiù e inopinatamente s’è innamorato di quel posto.

La pensione
Siamo entrambi in età pensione, Gianni l’ha presa giusto in tempo, Adis appartiene alla classe più sfigata della ultima riforma pensionistica, che il giorno della presentazione della proposta di legge, ha fatto piangere il Ministro Fornero, in diretta televisiva, e le sue lacrime non sono servite a ritrattare la proposta e quindi Adis, suo malgrado, è in attesa.

Il lavoro
Entrambi abbiamo avuto una normale vita lavorativa che ci ha assorbito per tantissimi anni e che ci ha visti nel Top Management della Citicorp, della Chase Manhattan e nel gruppo Fiat.
Poi gli ultimi 6 anni di attività li abbiamo trascorsi ristrutturando Banche Italiane e anche qualche Banca dell’est europeo.

Il Madagascar
Una vacanza in Madagascar nel 2004 ci ha portati casualmente, senza grande convinzione, a trascorrere una settimana nel sud ovest,  precisamente ad Andavadoaka, dove abbiamo incontrato un hotel italiano che in quel momento aveva, oltre a noi, solo altri due clienti.
Le giornate  erano però allietate dalle frequentazioni con la simpatica popolazione del posto che appartengono alla etnia Vezo, ma soprattutto con i loro tanti bambini.
Il sole, il mare, le spiagge, ma soprattutto la gente ci ha fatto pensare che la nostra pensione(sic!) che era  prossima, avrebbe potuto godere di tutto questo, e ci siamo immaginati anche che potevamo dare qualche aiuto alla gente del posto che non naviga nell’oro.
 La casa
Nel 2005 iniziamo a costruirci una casa ove trascorrere almeno alcuni mesi all’anno.
Dopo aver trascorso una vita a fare strategie di sviluppo per le banche, forse per reazione, abbiamo iniziato a prendere decisioni giorno per giorno trascinati dalle emozioni più che dal ragionamento.

Le difficoltà
Abbiamo avuto momenti difficili, in particolare quando il nostro amico, che si stava occupando della costruzione della nostra casa delle vacanze, è morto improvvisamente.
È stata un’esperienza che non avevamo mai provato in Italia, anche perchè la morte in Madagascar viene affrontata in un modo del tutto particolare.
Qui ad Andavadoaka, la morte ti coinvolge in prima persona e ti obbliga ad occuparti di questioni cui non avresti mai voluto fare l’esperienza.
Adis ed io ci troviamo unici Vazaha (stranieri europei) presenti ad occuparci dell’amico deceduto, senza alcuna cognizione sul da farsi. 
Anche procurarsi il legno per il feretro è stato un problema,  e poi dovevamo rispettare le usanze locali.

 La cultura
Fu il nostro battesimo nella cultura Malgascia, un contatto non ricercato e sgradevole, che ci ha lasciato anche qualche amarezza.
Cerchiamo di essere rispettosi delle credenze malgasce e pensiamo che tutte le culture si siano sviluppate a seguito della necessità di dare risposte ai problemi posti dall’ambiente, ma noi siamo italiani e siamo anche orgogliosi della nostra cultura e quindi pensiamo che rispetto non significhi anche condivisione.
Quell’esperienza ha messo in risalto alcune tradizioni locali che tuttora riteniamo inadatte al nostro modo di intendere la vita.

La scoperta
Pero’ col tempo abbiamo anche scoperto alcuni valori da noi ormai perduti, come per esempio la famiglia, il cui ruolo sociale, in Madagascar, primeggia in modo molto evidente, anche se talvolta diventa un complesso insieme di obblighi che pesa su molte scelte individuali.
Vivere ad Andavadoaka ci porta a riconoscere che non possiamo parlare della nostra conoscenza del popolo Malgascio, ma molto più limitatamente pensiamo di esserci addentrati nella cultura Vezo che incominciamo a intuire, senza necessariamente condividerla.
Vivere tra loro comunque significa non poter ignorare le sofferenze che affrontano quasi sempre con il sorriso e con un fatalismo disarmante. Essere qui e non farsi trascinare dai loro problemi ci sembrava impossibile.
 Il contributo
Con un gruppo di amici italiani abbiamo dunque pensato di contribuire in qualche modo aiutando dei giovani per dare loro l’opportunità di affrontare un futuro migliore e con qualche strumento culturale in più.
La cultura Vezo non ragiona quasi mai in termini di “futuro”, il quotidiano è così pesante che assorbe tutte le loro energie. Questo pone il problema dello sviluppo dei giovani che sempre meno trovano occupazione nelle attività tradizionali di pesca. Di conseguenza una preparazione scolare di base diventa sempre più fondamentale per garantire qualche opportunità di trovare occupazioni alternative.
Abitiamo a Valahantsaka, nella zona di Andavadoaka e quindi il gruppo di amici da noi costituito, porta lo stesso nome e sostiene la scuola cattolica locale fornendo il pagamento della retta ed il materiale scolastico richiesto dall’istituto.
L’aiuto va alla scuola Cattolica in quanto è l’unica struttura esistente in loco che può garantire continuità di insegnamento. I nostri contributi però  non hanno alcuna identità religiosa e quando se ne presenterà l’occasione potranno coinvolgere anche gruppi o comunità di diverso orientamento confessionale.
I bungalow
Con il passare del tempo la nostra casa, finita nel 2007, si è ingrandita di tre bungalow e di un ristorante , trasformando un ozioso soggiorno in un lavoro che ci mantiene impegnati e vivi e ci lega sempre di più alla gente  del posto.

I rapporti
Abbiamo con tutti ottimi rapporti, che sono in continua evoluzione sia perchè noi riusciamo poco alla volta a immagazzinare il loro modo di pensare e i loro usi e costumi e quindi cominciamo a capire le loro tradizioni, senza rinunciare al nostro passato e alle nostre tradizioni italiane.

Il Resort
Ed ecco dunque il nostro impegno lavorativo, il Resort Valahantsaka www.valahantsaka.com che punta sulla qualità dei servizi e dei prodotti della cucina che da oltre un anno i nostri clienti  apprezzano.
Quello che offriamo innanzi tutto è una grande tranquillità in una zona lontana dal villaggio, ma non tanto, da non consentire con una facile passeggiata di visitarlo. I settanta ettari di terra di pura foresta spinosa offrono un’alternativa alle solite passeggiate, percorrendo i sentieri costieri; le donne del villaggio usano gli stessi sentieri per raggiungere le zone di raccolta dei polpi nei momenti di bassa marea. 

Le infrastrutture
Ad Andavadoaka abbiamo dovuto procurarci l’energia elettrica con l’impianto solare e l’acqua scavando pozzi nei dintorni del Resort.
Infatti, qui lo Stato non è presente in alcun modo con infrastrutture e servizi, tutto dipende dagli investimenti di tempo e denaro dei pochi privati, tra cui eccelle la costruzione dell’ospedale italiano Hopitali Vezo ed il nuovo aeroporto che avrà voli interni Airmad ad iniziare dal giugno 2012 costruito dagli investitori della società Corail. Non possiamo poi non citare la benefica opera ambientale e sociale svolta dalla ONG Blue Venture che salvaguarda il patrimonio ittico con parchi marini e contribuisce a sostenere l’istruzione di un centinaio di bambini e che ha messo a disposizione un consultorio famigliare per i tanti problemi affrontati quotidianamente dalle donne del posto.

Residenti
Nonostante l’età  siamo dei novellini in Madagascar e quindi non abbiamo nulla da raccontare che altri vazaha, residenti da più tempo di noi, non sappiano già, in particolare non abbiamo nulla da insegnare o da suggerire perché riteniamo che venire a vivere per lunghi periodi (Gianni trascorre almeno 9 mesi all’anno ed Adis 7 in un paese tanto diverso dalla nostra cultura sia un percorso assolutamente personale ed intimo che ognuno deve misurare con il proprio metro della disponibilità e talvolta della sopportazione.
Quando ci domandano se siamo residenti talvolta dobbiamo riflettere prima di rispondere, segno che abbiamo ancora le radici nella nostra casa italiana, anche se i documenti dicono che siamo residenti in Madagascar.

Italiani innazi tutto
Abbiamo difficoltà di rinunciare al nostro essere italiani, forse una delle esperienze che più ci pesa è quella della rinuncia al bello.
Sembra paradossale, affermare cio’ in un paese come il Madagascar, osannato per le bellezze dei suoi luoghi, per il  suo clima, per la biodiversità della sua flora e fauna.
Ma per un Italiano la bellezza è il prodotto dell’ingegno ed in questo noi siamo esigenti e credo che sentiamo sempre la necessità di ritornare nel nostro paese per fare il pieno di quella bellezza che secoli di storia ha sedimentato nelle nostre città d’arte nei nostri territori forgiati da architetti ed artisti, non dimenticando che anche la nostra natura è talvolta ugualmente eccezionale.

Sulla nostra iniziativa sarà facile documentarsi accedendo al nostro sito www.valahantsaka.com




Cooperazione internazionale, la firma del protocollo d’intesa tra il Fondo provinciale milanese e il Madagascar


Podestà: «La nostra vocazione solidale e internazionale ci spinge a confrontarci, sempre più, con la comunità internazionale» 
Prosegue l’impegno del Fondo provinciale milanese per la cooperazione internazionale sul versante dello sviluppo, della sostenibilità e della responsabilità sociale. L’associazione, che riunisce la Provincia di Milano (ente capofila), il Comune e altre 30 autorità locali, sottoscriverà domani (22 settembre), insieme con il ministero del Turismo e dell’Artigianato della Repubblica del Madagascar, un protocollo d’intesa finalizzato alla creazione di una partnership tra il Milanese e il Paese africano. L’accordo, che intende istituire un rapporto tra le due comunità locali, contempla una serie di azioni comuni (prive di oneri finanziari a carico delle parti) legate alla promozione del turismo sostenibile e alla valutazione di possibilità di accesso a finanziamenti. Tra gli obiettivi, sostenere gli scambi tra i due territori, implementandone la coesione interculturale, e affiancare il Governo di Antananarivo nella sua opera di divulgazione del patrimonio naturalistico. Il documento sarà siglato dal presidente del Fpmci, Pietro Accame, e dal ministro del Turismo, Jean Max Rakotomamonjy, che, nell’occasione, sarà accompagnato dal consigliere tecnico Patrick Ramonjavelo. All’incontro prenderà parte anche il direttore generale del Fmpci, Sisinnio Guido Milani.
«Grazie all’ottimo lavoro svolto dal Fondo, nel quale Palazzo Isimbardi è ente capofila, la “Grande Milano” dimostra la sua vocazione solidale – ha dichiarato il presidente della Provincia, Guido Podestà -. La cultura metropolitana del nostro territorio ci spinge a confrontarci, oggi più che mai, e fino al 2015, con la comunità internazionale, da sempre attenta a Milano e alle sue eccellenze. Riteniamo che la prassi della cooperazione rivesta un ruolo cruciale: questo strumento garantisce, infatti, ad alcuni Paesi di valorizzare, grazie al contribuito di altre realtà nazionali, le proprie risorse, rendendosi sempre più capaci di affrontare le sfide del millennio». 
Fonte: Mi-Lorenteggio

Lotta alla malnutrizione dei piccoli con meno di 5 anni di età colpiti da rachitismo


In Madagascar circa la metà dei bambini con meno di 5 anni di età sono rachitici a causa degli effetti irreversibili della malnutrizione che li colpiscono durante i primi mille giorni di vita. Questi piccoli sono esposti ad un rischio maggiore di contrarre malattie e di uno sviluppo cognitivo compromesso, oltre che di una morte prematura. Il paese africano è il sesto dove si registra il più alto tasso di rachitismo nel mondo, la povertà ne è la causa principale. Secondo le stime riportate dal Southern Africa Regional Food Security Update 2012, l’80% dei 20 milioni di abitanti del Madagascar vive con un dollaro al giorno o anche meno, e le famiglie povere spendono quasi tre quarti del loro reddito per l’acquisto di generi alimentari. Un altro fattore che contribuisce al rachitismo sull’isola è costituito dagli alti tassi di infezioni contratte durante la gravidanza e l’infanzia. L’alimentazione precaria fa si che le ragazze non raggiungano il pieno sviluppo fisico almeno fino all’età di 21 anni, età nella quale molte di loro sono già madri. Circa il 39% delle donne malgasce sono alte un metro e mezzo e hanno maggiori probabilità di partorire bambini sottopeso. Nella capitale Antananarivo, la preferenza della popolazione di mangiare fiocchi di riso preclude una dieta varia e di conseguenza si riflette negativamente sull’alimentazione. A livello nazionale, in 6 mila centri è stato avviato un programma nutrizionale con lo scopo di migliorare la salute alimentare. I centri offrono proposte nutrizionali e lezioni di cucina per incoraggiare il consumo di una vasta gamma di cibi nutrienti locali disponibili più economici. Inoltre, qui vengono monitorati i bambini con meno di 5 anni di età. (AP) ( Agenzia Fides)

Profumi del mondo The Body Shop


The Body Shop ci fa conoscere cinque località esotiche tramite la sua nuova linea di fragranze "Profumi del Mondo" che celebra Madagascar, Brasile, Giappone, India e Marocco.
 “L'estate sta finendo” è stato un grande successo degli anni '80 dei Righeira e con i saluti all'estate accogliamo a braccia aperte l'autunno, i suoi colori e i suoi profumi. A proposito di profumi The Body Shop ha dato il suo ufficiale benvenuto profumato e particolare all'autunno lanciando la nuova linea “Profumi del Mondo” ispirata a 5 location esotiche e suggestive.
La particolarità di questa collezione di fragranze è che la composizione è stata formulata con il 100% di alcol biologico ricavato dalla canna da zucchero ed estratti naturali provenienti da tutto il mondo provenienti dal commercio equo.
La linea comprende da Eau de Toilette, Oli Profumati con formulazione più concentrata e fragranza più persistente, Spray per il Corpo con una formulazione più leggera e anche Doccia Gel e Idratante Corpo.
Vediamo quali luoghi remoti ed esotici vengono omaggiati dalla nuova linea Profumi del mondo firmata da The Body Shop.
Il primo che ho provato è l'olio profumato Madagascan Vanilla Flower perché mi piace molto il profumo della vaniglia, ho provato tante formulazioni che però sono risultate veramente troppo dolci. 
Di questo prodotto mi piace innanzitutto la consistenza: con il tappo dosatore a barretta ho applicato poco prodotto (perché concentrato) l'ho massaggiato velocemente su polsi e collo e ho notato con piacere che si è assorbito subito. La fragranza è dolce, però c'è un mix particolare che la rende piacevole, non troppo intensa e iper zuccherosa come altri profumi alla vaniglia che ho provato. Non sono espertissima di profumi ma credo che la dolcezza della vaniglia e del frangipani sia attenuata dalla presenza dell'ambra, che mantiene comunque il calore del profumo ma lo rende leggermente più speziato.
Di base comunque sappiate che si tratta di una profumazione dolce.
Piramide olfattiva: note di testa di anice e bergamotto, note di cuore di frangipani e note di fondo di vaniglia del Madagascar ed ambra. 

Fonte: Elisa Gamberi - Staff di Amando.Amando.it


Sanità: i medici che curano le mani dei bimbi, a Milano una squadra ad hoc


Josephine ha 5 anni ed è del Madagascar, ultima sfida vinta da chirurghi MultiMedica.

Josephine, 5 anni, del Madagascar, non può tenere in mano una matita per disegnare e solo a stento riesce a impugnare un cucchiaino per mangiare.

La piccola ha un problema agli arti, come tanti bimbi della sua terra che sviluppano deformità per colpa della grave malnutrizione.

Ma ora Josephine può sperare: insieme alla sua mamma è arrivata in Italia al Centro studi mano dell'ospedale San Giuseppe di Milano, dove l'èquipe di Giorgio Pajardi dell'Irccs MultiMedica, direttore della Scuola di specializzazione in chirurgia plastica dell'università degli Studi milanese, in 10 mesi la sottoporrà a 4 interventi chirurgici e a numerose sedute di riabilitazione.



Un percorso al termine del quale la bambina riuscirà a stringere nelle mani qualunque oggetto.

Regalare un futuro migliore a Josephine è solo l'ultima sfida vinta dall'Unita operativa di chirurgia della mano dell'Irccs MultiMedica di Sesto San Giovanni, anche grazie all'impegno della Fondazione volontari del Vangelo in Madagascar e alle competenze dell'Associazione 'La mano del bambino’.

Un gruppo di volontari con sede al Reparto di chirurgia della mano dell'Istituto MultiMedica, formato da medici, psicologi, fisioterapisti e altri professionisti che lavorano ogni giorno a contatto con bambini colpiti da patologie congenite o acquisite degli arti superiori.

In Italia, ricorda una nota, le malformazioni della mano colpiscono in media un bimbo su 1.500: una percentuale tutt'altro che esigua per un difetto fisico che però si può superare.

Le famiglie che si rivolgono al Centro studi mano, fortemente voluto da Pajardi, lo fanno con grande speranza e ne escono dopo un percorso non semplice, ma con un sogno realizzato: la normalità.

Proprio pensando a loro, per sabato 22 settembre, Pajardi insieme all'Associazione 'La mano del bambino’ ha organizzato una festa all'Istituto Buon Pastore di Milano (via San Vittore 12, dalle 10 alle 16).

I piccoli pazienti di tutta Italia si ritroveranno per giocare a basket, a calcetto o per cimentarsi con le proprie mani alla parete di arrampicata.

Un momento prezioso, e un'occasione di confronto tra chi ha superato o sta superando il momento dell'operazione e quello della riabilitazione, e chi invece deve ancora intraprenderlo.

'Guest-star' della giornata sarà proprio Josephine, reduce dal primo intervento chirurgico.

Fonte www.articolotre.com

lunedì 1 ottobre 2012

8 maggio 2013 la data delle elezioni presidenziali in Madagascar


Un figlio d’arte si candida a Presidente

Il rinnovo della convenzione per la pesca con l’Unione Europea, la presenza all’ONU dell’attuale Presidente malgascio di transizione  Andry Rajoelina, la firma del protocollo d’intesa tra il Fondo provinciale milanese e il Madagascar, sono tutti sintomi di una nuova distenzione politica e di una nuova dimensione che si accinge a vivere il  Madagascar.
Noi italiani ci auguriamo che presto verrà anche ristabilita la rappresentanza Consolare italiana con la nomina di Cinzia Catalfamo Akbaraly a Console Onorario del Madagascar.
Questa distenzione  é dovuta alla conferma che l’8 maggio 2013 si svolgeranno le elezioni per avere finalmente un Presidente della Repubblica eletto da popolo e riconosciuto da tutti gli organismi internazionali.
Intanto già al Carlton  si presenta un veterano della politica:
Maurice Beranto

 PresidenteNazionale del partito politico FIDEM, attualmente Consigliere Speciale del Primo Ministro in carica presenta il suo programma e la sua candidatura a Presidente del Madagascar.
La sua richiesta ad una alternanza ed un programma di  sviluppo dell'imprenditorialità e delle strutture con un maggiore riguardo alla istruzione e alla valorizzazione delle risorse culturali e della natura sono i punti principali di forza del suo gruppo. Le sue proposte sono rivolte a una convergenza di governo per rafforzare l’unità nazionale in uno stato imparziale senza discriminazioni sociali etniche o di religione.
Maurice Beranto appartiene ad una famiglia che in passato ha fatto parte attiva della politica malgascia, infatti sia il padre che il fratello hanno avuto incarichi ministeriali e lui oggi è ben intenzionato a seguire le gesta della famiglia.
Beranto ha concluso la sua presentazione sottolinendo che i prossimi cinque anni dovrebbero essere quelli che servono per la ricostruzione di un nuovo Madagascar, e l’alternanza si fa strada per far vivere i malgasci in modo migliore.

AS