Incontriamo suor Concetta
Zappulla all’Istituto “Suore Cappuccine dell’Immacolata di Lourdes” di Palermo
e non esitiamo a chiederle della vita che conduce come missionaria.
Raccontaci di questa
grande avventura.
“Vivo in Madagascar da dodici anni. Son partita con grande entusiasmo e
grande amore perché da sempre sognavo di andare in missione. Noi Cappuccine
dell’Immacolata di Lourdes viviamo diverse missioni e da un bel po’ di tempo,
siamo, ad esempio, in Brasile da più di quarant’anni. Il mio desiderio, quando
arrivai a Cinisi da semplice aspirante, era proprio quello di andare là, perché
esisteva solo quella realtà. Invece dopo alcuni anni furono aperte tre case,
una dopo l’altra, in Messico, Albania e Madagascar”.
Quando si è
concretizzato il tuo desiderio?
“Ne parlai con la Superiora sin da quando arrivai a Cinisi come a
Lercara, ma mi veniva sempre rifiutata la richiesta per via del fatto che io mi
impegnavo molto nelle realtà parrocchiali, creando bei gruppi e molto lavoro,
fino a quando, una delle tre suore in Madagascar dovette andar via e così la
Superiora invitò tutte le suore ad un incontro, durante gli esercizi spirituali
estivi, per conoscere chi desiderasse partire in missione. Feci la mia
richiesta mentre mi trovavo a Salaparuta. Mi si presento l’opportunità di
andare quasi subito. Aspettai qualche mese per la partenza rispetto al previsto
a causa della guerra”.
Cosa hai fatto una volta
arrivata li?
“Quando sono arrivata io, nel 2002, c’erano solo 5 ragazze che volevano
diventare novizie. Arrivavo dopo sei anni di lavoro portato avanti da due suore
e da un gruppetto di giovani. E’ stato un po difficile all’inizio, mi sono
immersa in quella realtà sin da subito e non ho avuto neanche il tempo di
studiare le lingue; in genere, chi va là, ha il tempo di prepararsi a quella
lingua e cultura. Non mi sono mai scoraggiata, sono andata avanti e ho
iniziato a lavorare occupandomi anche del giardino, avevo un desiderio di far
diventare quel luogo accogliente come una villetta. Lo feci piantando pini e fiori,
e devo dire che, chiunque viene, non può non notare quanto sia diverso rispetto
a prima”.
Cosa hai realizzato?
“Nel corso degli anni, grazie alle risorse e anche all’aiuto di alcuni
amici come Giusy Pizzo e altri, che hanno contribuito ad allargare la rete
delle donazioni, abbiamo realizzato, occupandoci inoltre del noviziato, tre
case. Risultando infatti difficile alle ragazze, abitando nella foresta,
raggiungere la città, la Madre Superiora ha acquistato, a Fianarantsoa, una
struttura che abbiamo trasformato in casa. L’ultima casa ristrutturata, già da
cinque anni, si trova nella capitale: Antananarivo. Lì abbiamo tre suore e ogni
anno vanno delle giovani che si cimentano in nuovi lavori o che devono studiare
seguendo un percorso universitario.
I bambini che fanno scuola, invece, adesso sono 350, frequentano dalla
materna alla 2a media. Cominciano la loro giornata scolastica alle 7,30 e la
concludono alle 16,30. La scuola è aperta ai bimbi di ogni religione, lì
le religioni sono tante, ci sono anche musulmani e buddisti e la gioia e le
soddisfazioni nostre nascono dal vedere
come i bimbi man a mano che crescono si accostino ai sacramenti in maniera
spontanea, scegliendo autonomamente al di là delle appartenenze e fedi
praticate dalla famiglia di origine. Le famiglie lasciano i bimbi liberi di
scegliere il proprio credo.
Oggi con me ci sono 18 suore malgasce, le ragazze arrivano da noi perché
vogliono fare esperienza, perché vogliono studiare, e spesso, date le
condizioni, anche per avere un tetto.
Il Madagascar è grandissimo, tre volte l’Italia, anche se le grandi città
sono poche, circa sette perché per il resto si divide in paesi arroccati anche
sulle montagne composti da poche persone. Coste e isole sono semplicemente
spettacolari”.
Quando sei partita da
qui lasciavi già una realtà strutturata, frutto anche del tuo lavoro. Cosa ti è
servito di questa esperienza per lavorare in Madagascar, cosa ti sei portata
li?
“Ho trovato un mondo culturale completamente diverso. A partire dalle
condizioni igieniche, dall’educazione e dalla lingua, ho imparato il francese
con cui dialogo con le ragazze, perché il malgascio, la loro lingua, è
veramente difficile. Il supporto delle sorelle e l’amore che porto dentro mi
hanno dato forza e capacità di sapermi adattare a tutto.
Ho rinunziato a tante, tante cose a cui ero abituata qui a partire dal
cibo e dall’acqua calda. Lì mangiano prevalentemente riso, fagioli, verdure e
carne due volte alla settimana, i salumi e i formaggi non esistono, la
pasta o la salsa solo quando arriva dall’Italia, grazie ai pacchi che ci
spediscono. In cucina me la cavo bene, ho insegnato loro molte cose, come
fare i biscotti, le brioches e il pane, allargando perciò le loro abitudini”.
E se giunge un
desiderio?
“I desideri si superano poichè l’amore è grande”.
Le vocazioni alla vita consacrata sono molto diminuite, penso per un bel
po di motivi, ci sono troppe distrazioni, non si ha mai il tempo di rimanere in
silenzio con se stessi a causa della necessità di aggiornare status, cambiare
profili, aggiungere foto, chattare, leggere e mandare messaggi. Tu come hai
“sentito” la chiamata?
“Sin da piccola, a Scordia, nel mio paese d’origine, avendo conosciuto le
suore parrocchiane a causa del catechismo per le preparazione ai sacramenti, mi
innamorai di questa loro vita, andavo spesso a trovarle fino a quando dentro di
me sentì forte questo desiderio di dedicare la mia vita, come facevano loro,
pur avendo 14 anni e due ragazzi appresso con buone intenzioni. Io avevo
comunque già fatto la mia scelta e non mi sarei tirata indietro. Il
Signore mi aveva chiamata e io dovevo seguirlo.
Nel tuo paese di
origine ?
In paese sono rimasti tutti sorpresi all’udire la notizia, quelli che mi
conoscevano bella, vivace, espansiva, non riuscivano a capacitarsi del perché
della mia scelta, pensavano che sarei andata a fare un periodo di studi con
ritorno a casa. Anche i miei inizialmente rimasero sorpresi e increduli quando
parlai loro della mia vocazione.
Quando poi parlai della missione, fu drammatico. Mio padre era stato
operato per una embolia e si trovava a pregarmi di rimanere ma, dopo la morte
di mia madre, decisi di andar via.
Sono arrivata a Cinisi come aspirante nel 68 quando le prime 4 suore
stavano partendo per il Brasile. Quando le vidi partire pensai che quello
sarebbe stato il mio sogno. Dopo i primi tre anni a Cinisi sono stata per sei a
Lercara, poi Salaparuta. Il resto è missione.
La vita lì è semplice, perciò dovresti vedere quando arriva qualche pacco
o quando alcuni amici che mi raggiungono portano alcuni doni, ho fatto bendare
gli occhi e poi ho visto la gioia, la meraviglia e la sorpresa che riempiva i
loro occhi e i loro volti, a vedere quelle cose nuove e a loro sconosciute”.
La photo gallery è stata generosamente concessa da Nunzio e Letizia
Vitale. Gli scatti rubati sono del loro viaggio/esperienza in Madagascar fatto
quest’anno come volontari.
Se qualcuno si sentisse di fare qualche offerta, il numero del conto
corrente postale é: 12472973 da intestare a: SUORE CAPPUCCINE
DELL’IMMACOLATA DI LOURDES MISSIONI ESTERE. La causale può
indicare: OFFERTA PRO MISSIONI o ADOZIONI A DISTANZA.
Faccia a
Faccia on line
Abbiamo
incontrato padre Giuseppe Nicolai, imolese di adozione,
missionario
in Madagascar. Gli abbiamo chiesto di parlarci della
sua
attività e dei suoi rapporti con il popolo malgascio.
La mia prima casa
era nel campo base a circa mezz'ora da Sambava verso Andapa. Mi ricordo un nome
" Ambatolokoho "
Intervista a Fabiola Mancinelli, antropologa del turismo che
dopo un passato nella comunicazione e nella ricerca di tendenze
ha deciso di partire per studiare il Madagascar
Il sole, il mare, le spiagge, ma soprattutto la gente
ci ha fatto pensare che la nostra pensione(sic!) che
era prossima, avrebbe potuto godere di tutto questo
Nosy
Be l’Isola dei Sogni
Laureato in Scienze dell'educazione, ho lavorato come educatore
Dario e Valerio
hanno creato Peter Pan nella spiaggia più bella del Madagascar
Anakao
49 anni romano ha inaugurato a Sainte Marie il
suo nuovo Hotel
Anita Torti, nata in Madagascar, vive a Milano
si sta facendo onore sui ring di tutto il mondo
La cantante
malgascia che vive e fa successo in Italia
La
storia di un medico che aiuta i bambini poveri del Madagascar
in Madagascar per insegnare forme alternative di
agricoltura
Non esisteva ancora il telefono, le strade erano
piste in mezzo alla natura.
Poche capanne, una banca e un ufficio postale.
Quando Massimiliano Felici arrivò a Sainte Marie
nel 1993, l’isola era così.
Oggi vive a Ankazoberavina isola deserta situata nella zona
nordoccidentale del Madagascar
È titolare di un diving a Nosy Be
Rosario
Volpi, 34 anni, ha vinto il Premio volontariato internazionale 2013.
Dal 2007 si occupa di ragazzi
Enzo Maiorca e le sue immersioni
Pino Schintu e le sue fotografie
Dirige il lebrosario di Ambanja
È arrivato in nave e fa sentire la sua voce con
radio AVEC
In Madagascar il negozio più bello con i vetri
di Murano
Alberto il professionista del turismo
Ha lavorato nel turismo a Nosy Be
Un biologo
arrivato da Milano al seguito di una spedizione
di studio
della foresta del parco Nazionale di Masoala
”Stefano, titolare della « Gelateria Italiana »
a Tulear, “si racconta” come e perchè è arrivato
in Madagascar
Manuela fornisce i migliori ristoranti con il
gelato italiano
Incontrando gli amici, al rientro dal mio primo
viaggio in Madagascar,
alla domanda cosa ti sei portato dal Madagascar,
ho risposto:
“la voglia di tornare”.
noi vogliamo seguire il suo esempio”.
Intervista a mons. Vella, vescovo in Madagascar
Ad Antananarivo, grazie a padre Pedro, è nato un progetto
che garantisce casa e lavoro a più di tremila famiglie.
Un esempio di azione caritativa, anche per il Fondo
Monetario Internazionale
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