lunedì 10 novembre 2014

Un nuovo inizio pieno di amore

Incontriamo suor Concetta Zappulla all’Istituto “Suore Cappuccine dell’Immacolata di Lourdes” di Palermo e non esitiamo a chiederle della vita che conduce come missionaria.

Raccontaci di questa grande avventura.
“Vivo in Madagascar da dodici anni. Son partita con grande entusiasmo e grande amore perché da sempre sognavo di andare in missione. Noi Cappuccine dell’Immacolata di Lourdes viviamo diverse missioni e da un bel po’ di tempo, siamo, ad esempio, in Brasile da più di quarant’anni. Il mio desiderio, quando arrivai a Cinisi da semplice aspirante, era proprio quello di andare là, perché esisteva solo quella realtà. Invece dopo alcuni anni furono aperte tre case, una dopo l’altra, in Messico, Albania e Madagascar”.

Quando si è concretizzato il tuo desiderio?
“Ne parlai con la Superiora sin da quando arrivai a Cinisi come a Lercara, ma mi veniva sempre rifiutata la richiesta per via del fatto che io mi impegnavo molto nelle realtà parrocchiali, creando bei gruppi e molto lavoro, fino a quando, una delle tre suore in Madagascar dovette andar via e così la Superiora invitò tutte le suore ad un incontro, durante gli esercizi spirituali estivi, per conoscere chi desiderasse partire in missione. Feci la mia richiesta mentre mi trovavo a Salaparuta. Mi si presento l’opportunità di andare quasi subito. Aspettai qualche mese per la partenza rispetto al previsto a causa della guerra”.



Cosa hai fatto una volta arrivata li?
“Quando sono arrivata io, nel 2002, c’erano solo 5 ragazze che volevano diventare novizie. Arrivavo dopo sei anni di lavoro portato avanti da due suore e da un gruppetto di giovani. E’ stato un po difficile all’inizio, mi sono immersa in quella realtà sin da subito e non ho avuto neanche il tempo di studiare le lingue; in genere, chi va là, ha il tempo di prepararsi a quella lingua e cultura. Non mi sono mai scoraggiata, sono andata avanti e  ho iniziato a lavorare occupandomi anche del giardino, avevo un desiderio di far diventare quel luogo accogliente come una villetta. Lo feci piantando pini e fiori, e devo dire che, chiunque viene, non può non notare quanto sia diverso rispetto a prima”.

Cosa hai realizzato?
“Nel corso degli anni, grazie alle risorse e anche all’aiuto di alcuni amici come Giusy Pizzo e altri, che hanno contribuito ad allargare la rete delle donazioni, abbiamo realizzato, occupandoci inoltre del noviziato, tre case. Risultando infatti difficile alle ragazze, abitando nella foresta, raggiungere la città, la Madre Superiora ha acquistato, a Fianarantsoa, una struttura che abbiamo trasformato in casa. L’ultima casa ristrutturata, già da cinque anni, si trova nella capitale: Antananarivo. Lì abbiamo tre suore e ogni anno vanno delle giovani che si cimentano in nuovi lavori o che devono studiare seguendo un percorso universitario.
I bambini che fanno scuola, invece, adesso sono 350, frequentano dalla materna alla 2a media. Cominciano la loro giornata scolastica alle 7,30 e la concludono alle 16,30.  La scuola è aperta ai bimbi di ogni religione, lì le religioni sono tante, ci sono anche musulmani e buddisti e la gioia e le soddisfazioni  nostre nascono dal vedere come i bimbi man a mano che crescono si accostino ai sacramenti in maniera spontanea, scegliendo autonomamente al di là delle appartenenze e fedi praticate dalla famiglia di origine. Le famiglie lasciano i bimbi liberi di scegliere il proprio credo.
Oggi con me ci sono 18 suore malgasce, le ragazze arrivano da noi perché vogliono fare esperienza, perché vogliono studiare, e spesso, date le condizioni, anche per avere un tetto.
Il Madagascar è grandissimo, tre volte l’Italia, anche se le grandi città sono poche, circa sette perché per il resto si divide in paesi arroccati anche sulle montagne composti da poche persone. Coste e isole sono semplicemente spettacolari”.

Quando sei partita da qui lasciavi già una realtà strutturata, frutto anche del tuo lavoro. Cosa ti è servito di questa esperienza per lavorare in Madagascar, cosa ti sei portata li?
“Ho trovato un mondo culturale completamente diverso. A partire dalle condizioni igieniche, dall’educazione e dalla lingua, ho imparato il francese con cui dialogo con le ragazze, perché il malgascio, la loro lingua, è veramente difficile. Il supporto delle sorelle e l’amore che porto dentro mi hanno dato forza e capacità di sapermi adattare a tutto.
Ho rinunziato a tante, tante cose a cui ero abituata qui a partire dal cibo e dall’acqua calda. Lì mangiano prevalentemente riso, fagioli, verdure e carne due volte alla settimana, i salumi e i formaggi non esistono, la pasta o la salsa solo quando arriva dall’Italia, grazie ai pacchi che ci spediscono. In cucina me la cavo bene, ho insegnato loro molte cose, come fare i biscotti, le brioches e il pane, allargando perciò le loro abitudini”.

E se giunge un desiderio?
“I desideri si superano poichè l’amore è grande”.
Le vocazioni alla vita consacrata sono molto diminuite, penso per un bel po di motivi, ci sono troppe distrazioni, non si ha mai il tempo di rimanere in silenzio con se stessi a causa della necessità di aggiornare status, cambiare profili, aggiungere foto, chattare, leggere e mandare messaggi. Tu come hai “sentito” la chiamata?
“Sin da piccola, a Scordia, nel mio paese d’origine, avendo conosciuto le suore parrocchiane a causa del catechismo per le preparazione ai sacramenti, mi innamorai di questa loro vita, andavo spesso a trovarle fino a quando dentro di me sentì forte questo desiderio di dedicare la mia vita, come facevano loro, pur avendo 14 anni e due ragazzi appresso con buone intenzioni. Io avevo  comunque già fatto la mia scelta e non mi sarei tirata indietro. Il Signore mi aveva chiamata e io dovevo seguirlo.


Nel tuo paese di origine ?
In paese sono rimasti tutti sorpresi all’udire la notizia, quelli che mi conoscevano bella, vivace, espansiva, non riuscivano a capacitarsi del perché della mia scelta, pensavano che sarei andata a fare un periodo di studi con ritorno a casa. Anche i miei inizialmente rimasero sorpresi e increduli quando parlai loro della mia vocazione.
Quando poi parlai della missione, fu drammatico. Mio padre era stato operato per una embolia e si trovava a pregarmi di rimanere ma, dopo la morte di mia madre, decisi di andar via.
Sono arrivata a Cinisi come aspirante nel 68 quando le prime 4 suore stavano partendo per il Brasile. Quando le vidi partire pensai che quello sarebbe stato il mio sogno. Dopo i primi tre anni a Cinisi sono stata per sei a Lercara, poi Salaparuta. Il resto è missione.
La vita lì è semplice, perciò dovresti vedere quando arriva qualche pacco o quando alcuni amici che mi raggiungono portano alcuni doni, ho fatto bendare gli occhi e poi ho visto la gioia, la meraviglia e la sorpresa che riempiva i loro occhi e i loro volti, a vedere quelle cose nuove e a loro sconosciute”.

La photo gallery è stata generosamente concessa da Nunzio e Letizia Vitale. Gli scatti rubati sono del loro viaggio/esperienza in Madagascar fatto quest’anno come volontari.
Se qualcuno si sentisse di fare qualche offerta, il numero del conto corrente postale é: 12472973 da intestare a: SUORE CAPPUCCINE DELL’IMMACOLATA DI LOURDES MISSIONI ESTERE. La causale può indicare: OFFERTA PRO MISSIONI o ADOZIONI A DISTANZA.

Faccia a Faccia on line

Abbiamo incontrato padre Giuseppe Nicolai, imolese di adozione,
missionario in Madagascar. Gli abbiamo chiesto di parlarci della
sua attività e dei suoi rapporti con il popolo malgascio.

La mia prima casa era nel campo base a circa mezz'ora da Sambava verso Andapa. Mi ricordo un nome " Ambatolokoho "

Intervista a Fabiola Mancinelli, antropologa del turismo che
dopo un passato nella comunicazione e nella ricerca di tendenze
ha deciso di partire per studiare il Madagascar

Il sole, il mare, le spiagge, ma soprattutto la gente
ci ha fatto pensare che la nostra pensione(sic!) che
era  prossima, avrebbe potuto godere di tutto questo

Nosy Be l’Isola dei Sogni

Laureato in Scienze dell'educazione, ho lavorato come educatore

Dario e Valerio hanno creato Peter Pan nella spiaggia più bella del Madagascar
Anakao

49 anni romano ha inaugurato a Sainte Marie il suo nuovo Hotel

Anita Torti, nata in Madagascar, vive a Milano si sta facendo onore sui ring di tutto il mondo

La cantante malgascia che vive e fa successo in Italia

La storia di un medico che aiuta i bambini poveri del Madagascar

 in Madagascar per insegnare forme alternative di agricoltura

Non esisteva ancora il telefono, le strade erano piste in mezzo alla natura.
Poche capanne, una banca e un ufficio postale.
Quando Massimiliano Felici arrivò a Sainte Marie nel 1993, l’isola era così.
Oggi vive a Ankazoberavina isola deserta situata nella zona nordoccidentale del Madagascar

È titolare di un diving a Nosy Be

Rosario Volpi, 34 anni, ha vinto il Premio volontariato internazionale 2013.

Dal 2007 si occupa di ragazzi

Enzo Maiorca e le sue immersioni

Pino Schintu e le sue fotografie

Dirige il lebrosario di Ambanja

È arrivato in nave e fa sentire la sua voce con radio AVEC

In Madagascar il negozio più bello con i vetri di Murano

Alberto il professionista del turismo

Ha lavorato nel turismo a Nosy Be

Un biologo arrivato da Milano al seguito di una spedizione
di studio della foresta del parco Nazionale di Masoala

Stefano, titolare della « Gelateria Italiana »
a Tulear, “si racconta” come e perchè è arrivato in Madagascar

Manuela fornisce i migliori ristoranti con il gelato italiano

Incontrando gli amici, al rientro dal mio primo viaggio in Madagascar,
alla domanda cosa ti sei portato dal Madagascar, ho risposto:
“la voglia di tornare”.

noi vogliamo seguire il suo esempio”.
Intervista a mons. Vella, vescovo in Madagascar

Ad Antananarivo, grazie a padre Pedro, è nato un progetto
che garantisce casa e lavoro a più di tremila famiglie.
Un esempio di azione caritativa, anche per il Fondo
Monetario Internazionale

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