Una vacanza in Madagascar nel 2004 ci
ha portati casualmente, senza grande convinzione, a trascorrere una settimana
nel sud ovest
Nel 2005 iniziamo a costruirci una
casa, con il passare del tempo la nostra casa, finita nel 2007, si è ingrandita
di tre bungalow e di un ristorante
Siamo per
gli amici Gianni nato a Torino ed Adis nata a Belluno, più formalmente Giovanni
Kech ed Adis Bianchet.
Spieghiamo
subito gli interrogativi sui nomi che ci perseguitano sin dall’infanzia:
Il
cognome di Gianni è tedesco e dovrebbe essere scritto Keck, ma quando il nonno
paterno lo ha registrato stavano bombardando (ultima guerra mondiale) e c’è
stato un errore di trascrizione e la k è stata trasformata in h.
Adis invece
è proprio Addis Abeba ( con altro errore di trascrizione all’anagrafe) perché,
sempre c’è la guerra di mezzo, il papà di Adis, ha combattuto laggiù e
inopinatamente s’è innamorato di quel posto.
La pensione
Siamo
entrambi in età pensione, Gianni l’ha presa giusto in tempo, Adis appartiene
alla classe più sfigata della ultima riforma pensionistica, che il giorno della
presentazione della proposta di legge, ha fatto piangere il Ministro Fornero,
in diretta televisiva, e le sue lacrime non sono servite a ritrattare la proposta
e quindi Adis, suo malgrado, è in attesa.
Il lavoro
Entrambi
abbiamo avuto una normale vita lavorativa che ci ha assorbito per tantissimi
anni e che ci ha visti nel Top Management della Citicorp, della Chase Manhattan
e nel gruppo Fiat.
Poi gli
ultimi 6 anni di attività li abbiamo trascorsi ristrutturando Banche Italiane e
anche qualche Banca dell’est europeo.
Il Madagascar
Una vacanza
in Madagascar nel 2004 ci ha portati casualmente, senza grande convinzione, a
trascorrere una settimana nel sud ovest, precisamente ad Andavadoaka,
dove abbiamo incontrato un hotel italiano che in quel momento aveva, oltre a
noi, solo altri due clienti.
Le
giornate erano però allietate dalle frequentazioni con la simpatica
popolazione del posto che appartengono alla etnia Vezo, ma soprattutto con i
loro tanti bambini.
Il sole, il
mare, le spiagge, ma soprattutto la gente ci ha fatto pensare che la nostra
pensione(sic!) che era prossima, avrebbe potuto godere di tutto questo, e
ci siamo immaginati anche che potevamo dare qualche aiuto alla gente del posto
che non naviga nell’oro.
La casa
Nel 2005
iniziamo a costruirci una casa ove trascorrere almeno alcuni mesi all’anno.
Dopo aver
trascorso una vita a fare strategie di sviluppo per le banche, forse per
reazione, abbiamo iniziato a prendere decisioni giorno per giorno trascinati
dalle emozioni più che dal ragionamento.
Le difficoltà
Abbiamo
avuto momenti difficili, in particolare quando il nostro amico, che si stava
occupando della costruzione della nostra casa delle vacanze, è morto
improvvisamente.
È stata
un’esperienza che non avevamo mai provato in Italia, anche perchè la morte in
Madagascar viene affrontata in un modo del tutto particolare.
Qui ad
Andavadoaka, la morte ti coinvolge in prima persona e ti obbliga ad occuparti
di questioni cui non avresti mai voluto fare l’esperienza.
Adis ed io
ci troviamo unici Vazaha (stranieri europei) presenti ad occuparci dell’amico
deceduto, senza alcuna cognizione sul da farsi.
Anche
procurarsi il legno per il feretro è stato un problema, e poi dovevamo
rispettare le usanze locali.
La cultura
Fu il nostro
battesimo nella cultura Malgascia, un contatto non ricercato e sgradevole, che
ci ha lasciato anche qualche amarezza.
Cerchiamo di
essere rispettosi delle credenze malgasce e pensiamo che tutte le culture si
siano sviluppate a seguito della necessità di dare risposte ai problemi posti
dall’ambiente, ma noi siamo italiani e siamo anche orgogliosi della nostra
cultura e quindi pensiamo che rispetto non significhi anche condivisione.
Quell’esperienza
ha messo in risalto alcune tradizioni locali che tuttora riteniamo inadatte al
nostro modo di intendere la vita.
La scoperta
Pero’ col
tempo abbiamo anche scoperto alcuni valori da noi ormai perduti, come per
esempio la famiglia, il cui ruolo sociale, in Madagascar, primeggia in modo
molto evidente, anche se talvolta diventa un complesso insieme di obblighi che
pesa su molte scelte individuali.
Vivere ad
Andavadoaka ci porta a riconoscere che non possiamo parlare della nostra
conoscenza del popolo Malgascio, ma molto più limitatamente pensiamo di esserci
addentrati nella cultura Vezo che incominciamo a intuire, senza necessariamente
condividerla.
Vivere tra
loro comunque significa non poter ignorare le sofferenze che affrontano quasi
sempre con il sorriso e con un fatalismo disarmante. Essere qui e non farsi
trascinare dai loro problemi ci sembrava impossibile.
Il contributo
Con un
gruppo di amici italiani abbiamo dunque pensato di contribuire in qualche modo
aiutando dei giovani per dare loro l’opportunità di affrontare un futuro
migliore e con qualche strumento culturale in più.
La cultura
Vezo non ragiona quasi mai in termini di “futuro”, il quotidiano è così pesante
che assorbe tutte le loro energie. Questo pone il problema dello sviluppo dei
giovani che sempre meno trovano occupazione nelle attività tradizionali di
pesca. Di conseguenza una preparazione scolare di base diventa sempre più
fondamentale per garantire qualche opportunità di trovare occupazioni
alternative.
Abitiamo a
Valahantsaka, nella zona di Andavadoaka e quindi il gruppo di amici da noi
costituito, porta lo stesso nome e sostiene la scuola cattolica locale fornendo
il pagamento della retta ed il materiale scolastico richiesto dall’istituto.
L’aiuto va
alla scuola Cattolica in quanto è l’unica struttura esistente in loco che può
garantire continuità di insegnamento. I nostri contributi però non hanno alcuna identità religiosa e quando
se ne presenterà l’occasione potranno coinvolgere anche gruppi o comunità di
diverso orientamento confessionale.
I bungalow
Con il
passare del tempo la nostra casa, finita nel 2007, si è ingrandita di tre
bungalow e di un ristorante , trasformando un ozioso soggiorno in un lavoro che
ci mantiene impegnati e vivi e ci lega sempre di più alla gente del
posto.
I rapporti
Abbiamo con
tutti ottimi rapporti, che sono in continua evoluzione sia perchè noi riusciamo
poco alla volta a immagazzinare il loro modo di pensare e i loro usi e costumi
e quindi cominciamo a capire le loro tradizioni, senza rinunciare al nostro
passato e alle nostre tradizioni italiane.
Il Resort
Ed ecco dunque il nostro
impegno lavorativo, il Resort Valahantsaka www.valahantsaka.com che punta sulla qualità dei servizi e dei prodotti della cucina che da oltre un anno i nostri
clienti apprezzano.
Quello che
offriamo innanzi tutto è una grande tranquillità in una zona lontana dal
villaggio, ma non tanto, da non consentire con una facile passeggiata di
visitarlo. I settanta ettari di terra di pura foresta spinosa offrono
un’alternativa alle solite passeggiate, percorrendo i sentieri costieri; le
donne del villaggio usano gli stessi sentieri per raggiungere le zone di
raccolta dei polpi nei momenti di bassa marea.
Le infrastrutture
Ad
Andavadoaka abbiamo dovuto procurarci l’energia elettrica con l’impianto solare
e l’acqua scavando pozzi nei dintorni del Resort.
Infatti, qui
lo Stato non è presente in alcun modo con infrastrutture e servizi, tutto
dipende dagli investimenti di tempo e denaro dei pochi privati, tra cui eccelle
la costruzione dell’ospedale italiano Hopitali Vezo ed il nuovo aeroporto che
avrà voli interni Airmad ad iniziare dal giugno 2012 costruito dagli
investitori della società Corail. Non possiamo poi non citare la benefica opera
ambientale e sociale svolta dalla ONG Blue Venture che salvaguarda il
patrimonio ittico con parchi marini e contribuisce a sostenere l’istruzione di
un centinaio di bambini e che ha messo a disposizione un consultorio famigliare
per i tanti problemi affrontati quotidianamente dalle donne del posto.
Residenti
Nonostante
l’età siamo dei novellini in Madagascar e quindi non abbiamo nulla da
raccontare che altri vazaha, residenti da più tempo di noi, non sappiano già,
in particolare non abbiamo nulla da insegnare o da suggerire perché riteniamo
che venire a vivere per lunghi periodi (Gianni trascorre almeno 9 mesi all’anno
ed Adis 7 in un paese tanto diverso dalla nostra cultura sia un percorso assolutamente
personale ed intimo che ognuno deve misurare con il proprio metro della
disponibilità e talvolta della sopportazione.
Quando ci
domandano se siamo residenti talvolta dobbiamo riflettere prima di rispondere,
segno che abbiamo ancora le radici nella nostra casa italiana, anche se i
documenti dicono che siamo residenti in Madagascar.
Italiani innazi tutto
Abbiamo
difficoltà di rinunciare al nostro essere italiani, forse una delle esperienze
che più ci pesa è quella della rinuncia al bello.
Sembra paradossale,
affermare cio’ in un paese come il Madagascar, osannato per le bellezze dei
suoi luoghi, per il suo clima, per la biodiversità della sua flora e
fauna.
Ma per un
Italiano la bellezza è il prodotto dell’ingegno ed in questo noi siamo esigenti
e credo che sentiamo sempre la necessità di ritornare nel nostro paese per fare
il pieno di quella bellezza che secoli di storia ha sedimentato nelle nostre
città d’arte nei nostri territori forgiati da architetti ed artisti, non
dimenticando che anche la nostra natura è talvolta ugualmente eccezionale.
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