domenica 8 marzo 2015

Facilitazioni IMU – TASI – TARI

per pensionati residenti all’estero

Da quando è stata diffusa la notizia delle facilitazioni delle quali godranno, da quest’anno, i pensionati italiani emigrati iscritti all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) per l’IMU, la TASI e la TARI sulla loro abitazione in Italia, in moltissimi hanno contattato i vari circoli della UIM e le sedi del patronato ITAL UIL per saperne di più in merito. 
Ma, soprattutto, per essere informati degli adempimenti necessari per farsi riconoscere dall’Ufficio Tributi competente il requisito di “pensionato” previsto dall’articolo 9/bis del Decreto Legge 28 marzo, n. 47.
Purtroppo la citata normativa non specifica niente a tale proposito e siamo tutti in attesa di conoscere quale sarà la documentazione che verrà richiesta dagli Uffici Tributi dei Comuni italiani. Proprio in conseguenza di questa lacuna bene ha fatto il presidente nazionale della UIM, Mario Castellengo, ad intervenire presso la Direzione Generale degli Italiani all’Estero del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Italiana (MAECI) ed al presidente dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani (ANCI) per avere chiarimenti in merito. Anche perché sembra che alcuni Comuni, già interpellati da qualche emigrato, siano addirittura ancora all’oscuro di questa legge del parlamento italiano.
Da quanto ci risulta, una reazione da parte della DGIEPM del MAECI c’è già stata poiché la stessa, evidentemente preoccupata per la funzionalità della rete consolare, ha immediatamente girato il quesito posto dal presidente della UIM all’Agenzia delle Entrate affinché dia le indispensabili direttive sia allo stesso MAECI - la cui rete consolare italiana si troverà sicuramente coinvolta anche in questa tipologia di problema (fiscale) da parte di quei pensionati emigrati italiani proprietari di una abitazione in Italia - nonché, ovviamente, agli oltre ottomila comuni italiani che dovranno accettare la documentazione prodotta dagli interessati a dimostrazione del requisito di “pensionato” per usufruire delle facilitazioni fiscali sulla casa.
Da parte del sottoscritto sorge spontanea la domanda se non fosse stato più semplice che il legislatore, invece di indicare come beneficiari di queste facilitazioni i “pensionati”, avesse fissato una determinata età anagrafica (per esempio 65 anni) e limitato la probabile richiesta di un’attestazione ad hoc solo per i titolari di una pensione di invalidità o per superstiti. Ma, appunto, sarebbe stato più semplice e questa è da sempre una parola sconosciuta alla burocrazia, sicuramente a quella italiana! (dino nardi*\aise)
* coordinatore UIM Europa e membro Cgie
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La clamorosa indiscrezione, riportata dal Fatto Quotidiano,
racconta nei dettagli quello che milioni di pensionati stanno subendo.
Vale a dire un assegno di pensione più basso a causa di una nuova
trattenuta che, francamente, ha dell’incredibile. Ecco cosa sta succedendo.


Abbiamo avuto la risposta del Governo Italiano all’interrogazione
parlamentare presentata dal Senatore Amoruso sulla richiesta di
una Convenzione Bilaterale tra l’Italia e il Madagascar per evitare
la doppia imposizione fiscale. Vorremmo innanzi tutto spiegare ai
nostri lettori cosa comporterebbe questo accordo tra il Madagascar
e l’Italia in termini economici. Segue il testo dell’interrogazione e la
risposta del Governo Italiano.

E sarà un vero e proprio salasso poiché l'IMU ha ereditato
la discriminazione della vecchia ICI nei confronti degli iscritti
all'AIRE per i quali la loro abitazione in Italia era già stata
considerata la seconda casa e non la prima con tutti i benefici
connessi che ne sarebbero derivati.

offre supporto ed assistenza in ambito sociale e previdenziale.

Lei giustamente rileva il fatto che dal sito del Ministero della Salute
si evince che solo i nati in Italia hanno diritto all'assistenza sanitaria.
Ma ciò, a mio avviso, sarebbe incostituzionale e coloro i quali rifiutassero
di fornire l'assistenza ai cittadini italiani nati all'estero rischierebbero
sanzioni penali e amministrative.On. La Marca

In Madagascar ha trovato un ampio appartamento con giardino
e si puo’ permettere di pagare due cameriere e un giardiniere che gli sistema le aiuole

Paesi senza estradizione
Ogni tanto a tutti passa prima o poi, per l'anticamera del cervello,
il pensiero, o il desiderio, di letteralmente sparire dalla faccia della terra

Alluvioni in Madagasca


19 morti e 37000 sfollati nella zona centrale del Paese

Tragico bilancio dell’alluvione che ha colpito la parte centrale del Madagascar lo scorso venerdì, con 19 morti e 37000 sfollati nella zona centrale del Paese 

Continua ad aggravarsi il bilancio delle alluvioni che hanno colpito il Madagascar venerdì scorso, 26 febbraio, in seguito alle forti precipitazioni che si sono abbattute sulla zona centrale del Paese, ed in particolare sulla capitale Antananarivo: in 24 ore sono caduti fino a 75 mm di pioggia, che hanno di fatto ingrossato repentinamente i fiumi, cresciuti anche di 70 cm in un solo giorno. Questi sono esondati in più punti, allagando le campagne, distruggendo le case e smuovendo il terreno, che è localmente franato. Sono 37000 gli sfollati nella parte centrale del Madagascar, mentre 19 persone hanno perso la vita nella regione di Analamanga, la più colpita


Situazione critica in Madagascar, colpito nella sua parte centrale da alluvioni provocate dalle forti precipitazioni che sono cadute in particolare venerdì scorso ma che sono continuate anche durante il weekend, con altri 53 mm visti in 24 ore nella giornata di ieri ad Antalaha, nella regione di Sava. Queste alluvioni sono state provocate dall’esondazione dei fiumi che sono cresciuti anche di 70 centimetri in solo un giorno, come l’Ikopa, che si trova ancora 17 centimetri oltre il limite critico per le alluvioni. Gli sfollati sono 37000 nella zona centrale del Madagascar, ed in particolare nella regione di Analamanga, nelle immediate vicinanze della capitale Antananarivo, dove hanno perso la vita anche 19 persone: le alluvioni hanno distrutto 517 case, 1698 risultano danneggiate così come 6339 ettari di campi di riso. In totale sono più di 60mila le persone direttamente toccate dalle alluvioni che hanno colpito il Madagascar centrale, dove fortunatamente si spera che con la cessazione delle piogge i fiumi possano tornare negli argini e che la situazioni torni presto alla normalità.

E' molto pesante il bilancio delle estese alluvioni che la scorsa settimana e anche nel corso dell'ultimo weekend hanno flagellato il Madagascar, a causa di piogge torrenziali che hanno imperversato nella parte centrale del Paese e soprattutto sulla capitale Antananarivo.
Tra giovedì e venerdì scorsi, sono caduti 75 e 129 mm in 24 ore nelle stazioni cittadina e aeroportuale della capitale. Molti corsi d'acqua si sono ingrossati esondando in diversi punti con conseguente allagamento di vaste aree e con distruzione di numerose abitazioni, anche a causa di frane e smottamenti.
Circa 37000 persone sono state costrette ad abbandonare le loro case e nei casi peggiori le hanno perse. Nella regione di Analamanga, la più colpita dall'alluvione, sono morte una ventina di persone.
Tra le situazioni più gravi da segnalare quella riguardante la piena il fiume Ikopa. Ingenti anche i danni alle coltivazioni agricole, danneggiati in particolare migliaia di ettari di campi di riso.
Il Madagascar e altre zone dell'Africa sud-orientale, come il Mozambico e il Malawi, avevano già sofferto di gravi inondazioni durante il mese di gennaio.

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Il caso della Foresta di Vohidahy

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Grazie all’isolamento geografico, il paese è un paradiso di biodiversità.Ma la pressione demografica e l’instabilità politica accelerano il saccheggio delle sue preziose risorse.


Si tratta di un " museo vivente ", un " santuario della natura ",
un piccolo continente  che concentra 12.000 specie di piante e
specie di vertebrati , mammiferi , rettili, anfibi e uccelli che sono endemiche. 

sabato 7 marzo 2015

Aepyornis, l’uccello-elefante

Anche ai giorni nostri il Madagascar è una terra ricca di misteri e forme di vita uniche: distaccatasi dall’Africa milioni di anni fa questa grande isola è un altro di quei luoghi dove piante ed animali hanno seguito percorsi evolutivi a dir poco particolari, favoriti dall’isolamento geografico. Eppure, purtroppo, alcune delle specie animali più fantastiche vissute in Madagascar sono scomparse poco prima che disponessimo dei mezzi e delle conoscenze per studiarne e salvaguardarne la sopravvivenza, come il maestoso Apiornis, estintosi circa un migliaio di anni fa, una vera inezia in termini geologici.
Abbiamo già parlato in passato di grandi uccelli non volatori ma l’Apiornis era speciale anche in quell’ambito, essendo probabilmente il più grande uccello mai esistito, cosa che gli ha fatto guadagnare il nomigliolo di “uccello-elefante”. Alto la bellezza di tre metri, e dal peso di almeno mezza tonnellata, questo animale in vita doveva somigliare ad una versione “XXL” di un emu o di un casuario, ed era imparentanto alla lontana con loro e con gli struzzi: il ritrovamento di diverse varietà di uccelli non-volatori analoghi in Oceania e nel sud-est asiatico ha portato alcuni paleontologi ad ipotizzare che si tratti di una famiglia di animali molto antica, risalente persino alla fine dell’epoca dei dinosari, quando ancora tutti quei territori facevano parte del grande continente meridionale noto come Gondwana. E’ però altrettanto possibile che si tratti di un altro esempio di evoluzione convergente.

Tassonomia a parte, sorge spontaneo chiedersi perché questi animali avessero finito per diventare tanto grandi, a rinunciando alla capacità di volare per riuscirci. Uno dei vantaggi più ovvi, naturalmente era il ridotto numero di predatori: salvo alcune specie di coccodrillo, non c’era nulla in Madagascar di abbastanza grosso da poter minacciare un Apiornis adulto, che fosse da solo o in gruppo, poi c’erano tutti i vari vantaggi legati alla ricerca del cibo che hanno spinto anche vari rettili e mammiferi nel corso della storia del nostro mondo a diventare enormi: a differenza degli “Uccelli del terrore” che vagavano per l’Europa e le americhe Apiornis era infatti prevalentemente vegetariano, sebbene non si può escludere la possibiliàt che integrasse la sua dieta anche con insetti e piccoli vertebrati.
L’estinzione dell'”uccello-elefante”, come già accennato, è avvenuta in tempi storici: la popolazione ha subito un crollo drastico dopo la colonizzazione umana del Madagascar, in seguito alla caccia intensiva sia degli esemplari adulti che delle gigantesche uova che la specie deponeva, forse le più grandi uova dal guscio duro mai scoperte, arrivando a superare in dimensioni e spessore del guscio persino quelle dei dinosauri erbivori più grandi. Piccole popolazioni di Apiornis potrebbero tuttavia essere sopravvissute più a lungo, e l’estinzione completa della specie è avvenuta molto probabilmente attorno al 1700-1800, e molti avvistamenti di creature leggendarie come Grifoni e Roc potrebbero essere imputabili in realtà ad fugaci incontri fra l’uomo e questi enormi uccelli. Persino Marco Polo nel Milione cita alcune dicerie di persone che hanno viaggiato fino al Madagascar e che sostenevano che sull’isola vivessero uccelli talmente grandi da poter trasportare fra le loro zampe elefanti adulti… anche se si tratterebbe di ovvie esagerazioni. Ma con almeno un fondo di verità.
Scritto da Andrea Maraldi
Tag: Aepyornis, Gondwana http://gaianews.it/
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viveva in Madagascar con i dinosauri David Krause, paleontologo della Stony Brook University di New York, ha diretto il team di ricercatori che ha scoperto un cranio quasi completo del mammifero, vissuto accanto ai dinosauri del Tardo Cretaceo in Madagascar.

i primi camaleonti apparsero in Africa e migrarono verso il Madagascar

Conoscete gli animali tipici del Madagascar?
In Madagascar infatti troverete una fauna
estremamente diversa da quella dell’Africa

Viene dal Madagascar la “Falena Cometa” di ben 30 centimetri.
La farfalla più lunga al mondo (addirittura 30 centimetri di lunghezza)
è l’attrazione più spettacolare della mostra “Nel mondo delle farfalle”


Amici Bambini del Madagascar



Antonio Brienza, nostro grande amico, è un pediatra che ha deciso di partire per una missione in Madagascar per creare con altri colleghi un servizio continuativo pediatrico per Change Onlus.
di Sabrina Musani

Pubblichiamo la mail che abbiamo appena ricevuto da Antonio (co-titolare del sito www.amicopediatra.it) come ringraziamento per aver contribuito al progetto. Per noi riceverla e guardare queste foto è stato un raggio di sole in una giornata di pioggia e vogliamo condividerlo con voi!


Carissime Amiche e carissimi Amici,
questa mail è indirizzata a tutte le persone che hanno sostenuto la mia iniziativa per contribuire a realizzare un importante progetto sanitario in Madagascar.
Grazie alla vostra generosità abbiamo ottenuto un risultato eccezionale, personalmente ho ricevuto donazioni per 13.098 € che sommati ad altre donazioni pervenute a Change Onlus hanno permesso di raggiungere ad oggi il totale di 16.734 €. Siamo risultati primi fra le più di 100 Onlus presenti alla Milano City Marathon il che ci ha consentito di aggiudicarci un premio speciale di 3000 € messo a disposizione da Rete del Dono. In totale quasi 20.000 € !!!
Questa cifra, che sta aumentando di giorno in giorno, ci permetterà di dare un grande impulso al nostro progetto.

Il 12 Aprile con l’amico Dott. Longobardi pediatra di Caserta e altri 3 volontari , sono partito per la mia prima breve missione in Madagascar per dare il mio contributo umano e professionale sul posto e per poter progettare in modo più consapevole le prossime missioni.  
Sono tornato un pò turbato dalle difficilissime situazioni che ha potuto toccare con mano ma anche forte della convizione di poter fare qualcosa di veramente inportante per migliorare le condizioni di vita di questo popolo. 
La popolazione malgascia è docile e rassegnata tenuta nell'ignoranza da una classe politica che più di vent'anni fa ha soppresso l'insegnamento del francese nelle scuole rendendo difficile per la maggior parte della popolazione la comunicazione col mondo esterno ( quasi tutti parlano solo il malgascio una lingua per noi incomprensibile) e di conseguenza qualsiasi processo di emancipazione e di lotta alla estrema povertà.
Ci sono bambini dappertutto ; sporchi e spesso malati e denutriti, ma con occhi pieni di amore, di luce e di speranza . Questi bambini ti entrano nel cuore. Il ricordo dei loro meravigliosi occhi mi darà l’energia e la motivazione per proseguire nella realizzazione del bel progetto che insieme abbiamo abbracciato per dare loro una possibilità di salute e un piccolo nutrimento a quelle speranze.

IL CONTESTO – MADAGASCAR, L’ISOLA ROSSA
Il Madagascar è popolato da oltre 19 milioni di persone. Più del 70% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, con una speranza di vita media di circa 57 anni. E’ al 151° posto nella classifico di sviluppo umano e il PIL procapite annuo è pari a 911 dollari.
Le principali cause di morte sono le malattie respiratorie (prima fra tutte la tubercolosi), la malaria, la dissenteria e il morbillo. La mortalità infantile è stimata in 51 morti ogni 1000 nati vivi. Circa il 48% dei bambini malgasci soffre di malnutrizione cronica, mentre il 13% è affetto da malnutrizione acuta. Il rapporto tra personale medico-sanitario e popolazione è di 2,3/10.000

IL NOSTRO PROGETTO: ASSISTENZA SANITARIA POLISPECIALISTICA PER LA REGIONE DI ITASY
Il villaggio di Andasibe, è situato nella regione di Itasy, a circa 140 km dalla capitale Antananarivo in prossimità del lago Itasy situato in una valle a 1.200 metri s.l.m.

Il villaggio conta circa 15.000 abitanti, in prevalenza dediti all’agricoltura e alla pesca sul lago Itasy. La situazione di estrema povertà abbinata alla condizione socio-ambientale, favorisce la presenza endemica di malattie quali la tubercolosi, la malaria, le parassitosi intestinali e cutanee, malattie polmonari e dell’apparato gastro-enterico oltre a patologie oculari, odontoiatriche e otorinolaringoiatriche. La regione inoltre, registra tassi di malnutrizione infantile, sia acuta che cronica, molto alti.
Ad Andasibe l’unica struttura sanitaria presente è il piccolo dispensario costruito nel 2007 da Change Onlus in supporto alla struttura scolastica gestita dalle suore dell’ordine delle Discepole del Sacro Cuore. Grazie a questa struttura dal 2010 sono stati attrezzati 2 studi dentistici e 1 sala per ecografie che svolgono attività continuativa grazie al personale medico e sanitario locale supportatto da missioni periodiche di specialisti italiani.

Con il 2012, grazie alla collaborazione con Vision+ Onlus (partner del progetto per quanto riguarda la salute oculare), è stato allestito un ambulatorio oculistico e un laboratorio ottico.
Nell’intera regione di Itasy invece vi è un solo ospedale (sono andato a vederlo personalmente e definirlo tale è veramente eccessivo), si tratta di 3 stanze con alcuni letti senza materasso e una sala visita al limite della decenza , carente di qualsiasi supporto diagnostico se non un kit per la diagnosi rapida di malaria.
I lavori del Centro Sanitario Polispecialistico “Change St.Paul” sono cominciati nel 2011 e ad oggi sono stati completati i lavori di costruzione, montati gli infissi e le porte.

Una volta completato il Centro Sanitario ospiterà:
• ambulatorio pediatrico
• reparto di ostetricia e ginecologia completo di isola neonatale
• ambulatorio oculistico (supportato dal laboratorio ottico)
• laboratorio di analisi
• pronto soccorso
• sala operatoria
• radiologia
• piccolo reparto di degenza
Il Centro Sanitario “Change-St. Paul” servirà quindi un bacino di circa 40.000 persone, provenienti da tutta la valle, con l’obiettivo di garantire assistenza medica e sanitaria specilistica.
Sul sito www.change-onlus.org, c'è la  pagina  
http://www.change-onlus.org/index.php?option=com_content&view=article&id=198&Itemid=94  che vi consente di sostenere il nostro progetto con varie modalità alle generose persone che volessero farlo in futuro.
Grazie grazie grazie…veramente di cuore per quello che avete fatto e che farete .
Antonio Brienza
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un sistema di cure  che possa migliorare la salute dei bambini.

i coniugi Edda e Marzio Frigerio, iniziali promotori dell’associazione
svizzera, oggi pensionati, i quali – da alcuni anni – hanno scelto di
occuparsi a tempo pieno dell’aiuto agli orfani di Fianarantsoa.

Lo scopo di entrambi i progetti è quello di ridurre il tasso di malnutrizione
non solo tramite attività sanitarie ma anche attraverso programmi di formazione sulle norme igienico – sanitarie e su tematiche legate all’alimentazione rivolte, in particolare, alle madri

Da Rimini in Madagascar per un incontro

Ad Ampefy l’Ospeale Saint Paul comincia a funzionare

viaggio tra il jazz e la canzone per dare una speranza
ai bambini meno fortunati del Madagascar

per aiutare donne e bambini vittime di violenza in Madagascar.



Maschio o femmina? Lo svela il 'profumo di mamma'

La scoperta nei lemuri

L'odore emesso dalle femmine di lemure in gravidanza cambia a seconda del sesso del nascituro

Sarà maschio o femmina? Per scoprirlo, ai lemuri basta annusare il profumo emanato dalla futura mamma. Lo hanno scoperto i ricercatori della Duke University a Durham, nel North Carolina, in collaborazione con i colleghi dell'Università della California a Berkeley.

I risultati del loro studio, pubblicati su Biology Letters, sono i primi a dimostrare che in una specie animale le femmine gravide emettono odori diversi a seconda del sesso del nascituro. Tutto dipenderebbe dal profilo ormonale della futura mamma, che cambia ''profondamente a seconda che il cucciolo sia maschio o femmina'', come spiega la coordinatrice dello studio Christine Drea, docente di antropologia evolutiva alla Duke University.

Il suo gruppo di ricerca è giunto a questa conclusione dopo aver analizzato le secrezioni genitali prodotte da 12 femmine di lemure prima e durante la gravidanza: il loro odore è generato da un complesso mix di feromoni e centinaia di altre sostanze chimiche che servono a comunicare informazioni preziose, come il sesso dell'animale e la sua fertilità. Le analisi, condotte con due particolari tecniche di laboratorio chiamate gascromatografia e spettrometria di massa, hanno permesso di scoprire che le femmine gravide emettono un odore più leggero, che contiene meno composti odorosi: questo 'profumo di mamma' risulta essere ancora più 'light' quando aspettano un cucciolo maschio.

I ricercatori non sanno ancora spiegare perchè questo accada, ma ipotizzano che ''la produzione di questi composti odorosi richieda delle risorse che durante la gravidanza vengono dirottate verso altri scopi, soprattutto se avere un cucciolo di sesso maschile richiede più energie che avere un cucciolo femmina''
.
(fonte: David Haring, Duke Lemur Center)

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Nasce il Lemur Conservation Network

Il web salverà i lemuri del Madagascar?
Servono 7 milioni di dollari per evitare l’estinzione dei mammiferi più minacciati del mondo

Il Lemur Conservation Network riunisce più di 40 organizzazioni per mettere in atto il  Lemur Action Plan, una nuova iniziativa che cercherà di raccogliere almeno  7 milioni di dollari per proteggere i lemuri del Madagascar e che punta a razionalizzare gli sforzi globali per salvaguardare il gruppo di mammiferi più minacciato del mondo.

Un anno fa i primatologi della Bristol Zoological Society, di Conservation International e del Primate Specialist Group della Species Survival Commission  dell’International Union for Conservation of Nature (Ssc-Iucn) avevano annunciato un piano di azione triennale per la protezione dei lemuri del  de Madagascar  – il  Lemur Action Plan – oggi quel piano viene presentato e, grazie al lavoro di centinaia di primatologi di tutto il mondo, si concentra su 30 siti prioritari del Madagascar per attuare strategie di conservazione   urgenti.  Oltre 40 organizzazioni hanno costituito il Lemur Conservation Network  che sottolinea: «La guida di finanziamento on-line del gruppo facilita il compito dei donatori per trovare e sostenere gli organismi di conservazione dei lemuri  e chiede l’impegno dell’opinione pubblica attraverso i risultati forniti dagli scienziati e dai leader della conservazione».

Il Network comprende organismi noti come Conservation International, Wwf Madagascar ed il Centre ValBio, a fianco di Ong grandi, medie e piccolo di Usa, Francia, Germania, Regno Unito e Madagascar, compresi gruppi di conservazione della natura malgasci gestiti dalle comunità locali, come l’Association Mitsinjo e l’Ong  Reniala – Lemur Rescue Center.

Pour creare il Lemur Conservation Network, il Primate Specialist Group della Ssc-Iucn ha stretto un accordo con Lynne Venart  una design firm  di  Washington D.C., e The Art Monkey LLC . eartmonkey.com).  VEnart, che progetta siti web  ed ha una passione per i lemuri, ha capito che il  Lemur Action Plan aveva bisogno di una funding guide on.line dedicata, così i consiglieri del  Primate Specialist Group della Ssc-Iucn  hanno deciso di creare una piattaforma per unire i gruppi che lavorano per proteggere i lemuri e sensibilizzare le persone sulla necessità di fare ogni sforzo possibile per proteggerli.

Uno degli autori del Lemur Action Plan e consigliere del Lemur Conservation Network,  Christoph Schwitzer, della Bristol Zoological Society, spiega: «Il Lemur Action Plan dell’Iucn ci dà gli strumenti  necessari per lottare contro l’estinzione dei lemuri. E’ evidente che se non agiamo subito rischiamo di perdere una specie di lemuri per la prima volta in due secoli. L’importanza dei progetti che abbiamo descritto nel Lemur Action Plan dell’Iucn  non può semplicemente essere sovrastimata». Infatti, con  più del 90% delle specie di lemuri minacciate di estinzione, misure urgenti di protezione sono indispensabili, anche perché più dell’80%  delle foreste del Madagascar sono andate già perse ed i lemuri sono in pericolo a causa della caccia e del commercio illegale degli animali da compagnia,  che coinvolge più di 28.000 lemuri all’anno.

Russ Mittermeier, presidente del Primate Specialist Group Ssc-Iucn e vice-presidente di Conservation International, sottolinea che «I lemuri sono senza dubbio un brand distintivo del Paese nell’arena globale, uno dei maggiori asset in termini scientifici, culturali ed economici. La loro salvaguardia dovrebbe essere un’altissima priorità per il governo e la società civile a tutti i livelli». E  Jonah Ratsimbazafy, co-vice-presidente del Primate Specialist Group Ssc-Iucn  segretario generale del GERP, un’associazione che mette in contatto gli scienziati malgasci con la comunità internazionale, con l’obiettivo di rafforzare le capacità del Paese per proteggere i lemuri,  aggiunge: «I lemuri sono la gallina dalle uova d’oro del Madagascar, i turisti non vogliono venire per vedere delle foreste svuotate dai lemuri. Migliaia di famiglie dipendono da loro per vivere».

Steig Johnson, consigliere del Lemur Conservation Network, è d’accordo: «I lemuri svolgono un ruolo essenziale nella crescita e nella propagazione delle foreste  e senza di loro potremmo perdere gli spazi naturali che forniscono acqua potabile, nutrimento e riparo a gran parte delle persone nelle zone rurali del Madagascar. Proteggere i lemuri significa in fin dei conti conservare i posti di lavoro ed il modo di vita dei malgaci».

Oggi il Lemur Conservation Network lancia il suo sito web: www.lemurconservationnetwork.org  e il 19 marzo organizzerà  una serata inaugurale a Washington DC.

Il Network  ha anche una pagina Facebook (www.facebook.com/lemurconservationnetwork) e Twitter (www.twitter.com/LemurNetwork).
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Tsarabanjina, l'isola bella del Madagascar

Un isolotto sacro e poco abitato nel canale del Mozambico. Bordato da spiagge bianche coralline e promontori rocciosi che si tuffano nel mare turchese. Viaggio a Tsarabanjina, l'"isola bella da vedere" in malgascio, e nell'arcipelago delle Mitsio. Tra foreste abitate da lemuri, villaggi di pescatori e immersioni tra giardini di corallo


«Bisogna solo inspirare ed espirare lentamente e poi lasciarsi trasportare dai colori e i suoni del mondo sottomarino».
Poche nozioni precise e dopo alcuni minuti di pratica a riva anche i principianti si trovano a pinneggiare tra pesci pagliaccio, stelle marine, gorgonie e coralli colorati.

Una mattina di febbraio a Tsarabanjina, isoletta vulcanica nell'arcipelago delle Mitsio, una quindicina di isole e scogli a pochi chilometri dalla turistica Nosy Be, nel nord del Madagascar. A istruire sub più o meno debuttanti è Riccardo, quarantenne palermitano, e proprietario di Akio ("squalo" in malgascio), centro immersioni di quest'isola nel canale del Mozambico.

Inizia sempre dal mare una vacanza a Tsarabanjina, nome che in malgascio significa "isola bella da vedere". L'isola, che dista poco più di un'ora di barca dal Nosy Be dove ha sede l'aeroporto internazionale, non ha né porto né molo.
La goletta si ferma a qualche metro dalla riva. Buttata l'ancora si tolgono le scarpe, si arrotolano i pantaloni e si raggiunge la battigia mentre i bagagli vengono portati a spalla.
Ecco l'inizio dello stile informale e rilassato che sarà la costante di tutta la settimana.

 Tra spiagge coralline e pellegrinaggi reali
Bordata da spiagge di un bianco accecante e aspre scogliere di roccia nera che si tuffano nel mare Tsarabanjina è un isolotto sacro per la tribù locale dei Sakalava. Qui, tra le rocce, è custodito il corpo di un re sakalava che riposa in una barca di legno nascosta tra i massi. La tomba viene visitata periodicamente dagli abitanti delle isole vicine che portano in dono monete, miele e rum in segno di rispetto.
Per il resto Tsarabanjina ospita poche capanne di pescatori seminomadi e i 25 bungalow del resort Constance Tsarabanjina. I villini, interamente in legno e con il tetto di paglia, si mimetizzano tra le alte palme di cocco e la vegetazione tropicale. Le camere, affacciate tutte sul mare, non hanno televisione, telefono né connessione a internet.
Coerentemente con lo spirito selvaggio dell'isola il wifi si trova solo alla reception. Oppure al bar sulla spiaggia dove la sera si gustano i rum locali aromatizzati alla cannella, al caffè e alla vaniglia. E poi al ristorante al piano superiore.
Al resort si vive in un'atmosfera piacevolmente rilassata grazie al personale che ha il raro talento di creare un ambiente familiare.
I visitatori lo apprezzano e ritornano. Ne sono testimoni le tante targhette di metallo del bancone del bar. Chi viene a Tsarabanjina più di tre volte ha diritto a un cartellino con il suo nome inciso.

Giardini di corallo e il passaggio delle balene
Sull'isola le giornate si passano scalzi e in pareo, immersi nella natura. Rito del mattino è il tuffo in acqua prima di doccia e colazione. Con poche bracciate si avvistano già le prime creature sottomarine come pesci fucilieri, damigelle colorate, pesci farfalla, pesci angelo, pesci palla e poi acropore e gorgonie. Sono tanti i punti vicini all'isola dove fare snorkeling e immersioni, tutti raggiungibili con pochi minuti di barca. Come per esempio le due rocce verticali chiamate Le Due Sorelle che ospitano coralli morbidi e dove si avvistano le tartarughe. Oppure a Kasimo, due chilometri di barriera corallina con grotte abitate da pesci colorati e una profondità massima di 12 metri. Oppure i faraglioni indicati come i Quattro Fratelli, a quindici minuti di navigazione.
Tra gli incontri subacquei più spettacolari si contano quelli con gli innocui squali balena, animali che superano i 12 metri e si nutrono solo di plancton, che nuotano in queste acque verso ottobre. E poi le grandi star del canale del Mozambico: le balene che passano anche per il mare di Tsarabanjina tra giugno e ottobre. 

Arcipelago delle Mitsio tra lemuri e villaggi di pescatori
Tsarabanjina è anche il punto di partenza per esplorare le isole dell'arcipelago. In barca si raggiunge Canne d'Organo, chiamata così per le formazioni di basalto naturali che riproducono la forma di questo strumento. Oppure Nosy Ankarea isola deserta coperta di foreste e conosciuta per i suoi baobab. Un'altra tappa è la Grande Mitsio. È la più grande dell'arcipelago, è coperta da foreste e circondata da lunghe spiagge punteggiate da villaggi di pescatori. 
E poi una delle mete più conosciute: Nosy Komba, famosa anche come l'isola dei lemuri. Queste scimmiette sono ormai abituate ai turisti ed è facile attirarle con qualche banana.

Passeggiando poi per i villaggi di Nosy Komba si respira atmosfera d'Africa. È la vita di tutti i giorni con i campetti di pallacanestro dove i ragazzini si sfidano sotto un sole infuocato che porta la temperatura a superare i 30 gradi. E i piccoli negozi dove le donne vendono ai pochi turisti di questo periodo dell'anno maschere in legno, tovaglie, dipinti e olii essenziali di ylang-ylang. Poco più in là, in una casetta con le pareti di lamiera, va in scena una messa che più che una cerimonia religiosa sembra un concerto con bambini che ballano e una donna che canta al microfono. 
La visita a Nosy Komba si può concludere in giornata. Tornati a Tsarabanjina alla sera c'è un esperienza che non si può non fare almeno una volta prima di partire: il bagno notturno nelle acque calde dell'Oceano Indiano. Sotto il cielo illuminato di stelle di questa estate australe ci si lascia galleggiare tra le onde illuminate dal plancton fosforescente che manda lampi di luce dal mare scuro. Ultimo luminoso ricordo di Tsarabanjina. 

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Ile Sainte Marie
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