domenica 8 settembre 2013

A rischio la biodiversità del Madagascar

Il Madagascar, nell’Oceano Indiano è il centro per eccellenza della biodiversità grazie alla presenza di circa l’80% di specie animali uniche al mondo;  ma lo sconvolgimento politico causato da un colpo di stato nel 2009 sta causando effetti proprio su questo meraviglioso ecosistema.
La foresta di Andasibe Mantadia è una foresta pluviale lussureggiante circa tre ore di distanza dalla capitale Antananarivo, è una zona protetta famosa per le sue cascate e fauna selvatica ed è la patria della specie più grande al mondo di lemure: l’Indri Indri. Il parco è un magnete turistico ma l’aumento vertiginoso della crescita della popolazione sta mettendo in pericolo quest’angolo verde.
L’ aumento dell’ agricoltura ha sviluppato il fenomeno del “slash-and-burn” per cui si  bruciano grandi aree, spesso ricche di flora e fauna, per bonificare il terreno per le colture vegetali.
“E ‘una pratica utilizzata dalla comunità circostante del parco per sopravvivere,”  afferma Oly Raoliharivao Andriamandimbisoa, direttore del parco nazionale di Andasibe-Mantadia. “Attualmente, il peso demografico è in aumento. e non ci sono presidii nel parco sufficienti per alleviare la pressione sulla foresta.”
I residenti sono stati invitati a partecipare alla protezione del parco, hanno formato dei comitati (CLP) per aiutare a proteggere la foresta per le generazioni future in modo che possano godere della bellezza di questo luogo.
L’ agricoltura non è l’unica minaccia per le risorse naturali dell’isola; i disordini politici in corso e l’aumento della povertà ha portato ad un incremento nella registrazione del disboscamento  e delle miniere illegali.
L’ONG Madagascar National Parks si occupa di circa 50 aree protette in tutto il Madagascar che sono a rischio a causa del commercio del palissandro nel nord-est dell’isola.
“Il problema è peggiorato dall’inizio della crisi politica“, dice il vice amministratore delegato Herijaona Randriamanantenasoa. “Non stiamo parlando di decine di persone che tagliano legna nel bosco, ma in realtà centinaia o addirittura migliaia di persone. L’ insicurezza prevale in queste aree.”
L’esportazione di legni duri è illegale qui, ma il governo provvisorio non è riuscita a far rispettare la legge: ”C’è un punto debole nell’ applicazione della legge a causa della corruzione e del potere di questa rete illegale di trafficanti“, dice Andry Andriamanga Ralamboson, il coordinatore nazionale della coalizione ambientalista Vohary Gasy.

Le conseguenze economiche sono enormi: solo il due per cento del reddito prodotto dalla vendita del legno va ai boscaioli locali, secondo Vohary Gasy, mentre gli esportatori intascano la maggior parte del flusso finanziario.

I lemuri del Madagascar potrebbero estinguersi entro 20 anni
Tutte le specie di lemuri sono endemiche del Madagascar, la quarta isola più grande del mondo e un hot spot della biodiversità mondiale, ma questi nostri lontani parenti sono sempre più minacciati  dalla perdita di habitat e dalla caccia di frodo. Tutti gli studi più recenti concordano sul fatto che ben il 91% delle specie di questi primati devono essere inserite nella Lista Rossa Iucn delle specie a rischio di estinzione, facendo così dei lemuri il gruppo di mammiferi più minacciato del mondo.
Una delle più grandi minacce per i lemuri è la deforestazione. In Madagascar decenni di concessioni forestali, insieme alle miniere e all’espansione dell’agricoltura con la tecnica primitiva del taglia e brucia  hanno già distrutto il 90% delle foreste dell’isola, costringendo i lemuri a rifugiarsi negli ultimi frammenti di foreste rimasti. Negli ultimi anni, dopo il golpe militare, l’instabilità politica ha aggravato ulteriormente la situazione e l’impoverimento di una popolazione già poverissima ha costretto molti malgasci a diventare carbonai illegali e bracconieri per poter sopravvivere.
Jonah Ratsimbazafy, un primatologo malgascio dice che «se la deforestazione continua a questo ritmo, possiamo dire  che entro 20 o 25 anni non ci sarà più la foresta e quindi nemmeno più lemuri».
I maggiori esperti di primati del mondo si sono riuniti per cercare di trovare una soluzione alla probabile estinzione di questi eccezionali primati e hanno elaborato una strategia triennale per la loro salvaguardia un documento di 185 pagine che esamina lo status delle 103 (o forse 104) specie di lemuri e che si articola in 30 piani d’azione per i 30 diversi siti prioritari per la conservazione dei lemuri, proponendosi di raccogliere fondi per i singoli progetti.
Russ Mittermeier, presidente di Conservation International e presidente del SSC Primate Specialist Group dell’Iucn, dice che sono tre le principali azioni più efficaci per la salvaguardia dei lemuri in natura: «Primo, lavorare su progetti di base con le comunità locali, così la gente stessa può fare la differenza. Secondo,  il sostegno a progetti di eco-turismo; terzo, stabilire stazioni di ricerca come  strutture permanenti per la protezione da boscaioli e cacciatori».
Anche per Benjamin Andriamihaja, dell’Institute for the Conservation of Tropical Environments, la salvezza dei lemuri passa per il benessere dei malgasci più poveri: «Cerchiamo di finanziare attività che generano guadagni, come le piantagioni di fagioli, l’allevamento di maiali e polli o lo sviluppo dell’allevamento di pesci, in modo che i contadini smettano di distruggere la foresta».
Illustrando la nuova strategia per la conservazione dei lemuri, Christoph Schwitzer, responsabile della ricerca al Bristol Zoo Gardens, ha detto: «Il fatto è che se non agiamo ora rischiamo di perdere specie di lemuri per la prima volta in due secoli. L’importanza dei progetti che abbiamo delineato in questo documento non può essere semplicemente sottovalutata. Sono ottimista, non voglio rinunciare a nessuna specie di lemuri. Questo documento dimostra quanto le persone possono lavorare bene insieme quando le specie sono sull’orlo dell’estinzione. Sono orgoglioso del lavoro che abbiamo fatto, ma il lavoro più duro deve ancora venire».
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