sabato 9 novembre 2013

Il Buono, Il Brutto e il Cattivo

Reportage da Antananarivo-Madagascar

Incontro il mio interlocutore, un diplomatico malgascio, nel più lussuoso ristorante di Tana  – così gli abitanti chiamano affettuosamente la capitale del Madagascar, Antananarivo -, ricavato in quella che era la vecchia stazione coloniale dei treni, nel cuore della città.
E’ già lì e sorseggia una limonata mentre legge un quotidiano posato su un luccicante tavolo di palissandro, un po’ defilato, a fianco di una finestra aperta che guarda a un giardino splendidamente curato.
Per il tramite di un amico belga ero riuscito ad ottenere il contatto allo scopo di farmi spiegare le cause dell’attuale turbolenza politica che vive il suo paese. Mostrando grande disponibilità, l’uomo ha accettato di incontrarmi, a condizione di rimanere nell’anonimato.
“La politica del Madagascar si potrebbe sintetizzare con il titolo di un film del vostro connazionale Sergio Leone: ‘Il Buono, Il Brutto e il Cattivo’…” Debutta con ironia il mio ospite.
L’ironia, in effetti, è una caratteristica saliente dei malgasci, e costituisce una delle molte ragioni per cui questo popolo mi ha conquistato.
Il “Buono” secondo lui, sarebbe Marc Ravalomanana, l’ex presidente del Madagascar costretto all’esilio nel 2009 dopo un coup orchestrato dall’attuale presidente Andry Rajoelina (il “Cattivo”). Ravalomanana è in realtà un politico controverso: amato e odiato in ugual misura, è capace di  influenzare la politica nazionale anche dal Sud Africa, dove al momento risiede. Nato come venditore di yogurt, riesce ben presto a espandere l’industria di famiglia sino a renderla la principale azienda casearia e una delle più importanti del Paese. Un self made man  che dal formaggio passerà alla politica divenendo nel 1999 sindaco di Tana. Si afferma Presidente nel 2001 quando, a seguito di un conteso risultato elettorale scandito da ricorsi di diritto e di piazza, il suo contendente, l’anziano presidente Ratsiraka (il “Brutto”) getta la spugna e intraprende la via dell’esilio.
“La dinamica della politica nella Grande Isola è sorprendentemente ciclica” continua il mio ospite, “sin da quando il Paese ottenne l’indipendenza dalla madre patria francese, il 26 Giugno del 1960: i suoi presidenti salgono al potere con elezioni più o meno regolari per venire poi destituiti da moti di piazza, sapientemente orchestrati da altri membri dell’elite politica o dall’esercito (spesso, da entrambi).” Accadde col Primo Presidente, il leader storico del movimento d’indipendenza Philibert Tsiranana (destituito da moti di piazza nel ’72) e continua così ancora oggi. I perdenti intraprendono la via dell’esilio mentre il Presidente di turno riesce in qualche modo a legittimare il proprio regime attraverso nuove elezioni.

“Ma che interesse vi sarebbe a indire elezioni in cui, chi ha cacciato il suo predecessore rischia poi di perdere?” Chiedo.
“Qui in Madagascar occorre osservare le cose con un prisma diverso.” Ammicca il diplomatico e capisco bene cosa voglia intendere.
In primo luogo, l’enorme corruzione  (endemica in questo paese)  fa si che i presidenti – per quanto breve la loro permanenza in carica possa essere – assicurino a se stessi e al loro entourage(familiare e di apparato) l’opportunità di procurarsi grande ricchezza. In secondo luogo, un governo che è salito al potere con la forza, può riuscire a legittimarsi attraverso libere elezioni, sfruttando anche l’appartenenza etnica che in Madagascar è ancora fortemente sentita, in specie nella contrapposizione altipiani-zona costiera. Il paese conta infatti 18 etnie, ciascuna delle quali ha un proprio dialetto, che hanno rappresentato altrettanti centri di potere autonomi almeno fino all’unificazione avvenuta nel XIX secolo sotto un unico regno Merina (dalla stirpe dell’aristocrazia degli altipiani, i Merina appunto).

“Con Ravalomanana speravamo poter voltare pagina rispetto a un passato segnato dall’isolamento internazionale e dalle perenni crisi economiche ereditate dal suo successore Ratsiraka”, dice il mio interlocutore, mentre attendiamo la nostra portata di sogliola alla salsa di cocco, che, assicura, non ha eguali, per prelibatezza, in tutta la capitale.
Didier Ratsiraka, allora giovane ministro degli esteri, salì al potere nel 1975 dopo una serie di colpi di stato militari e vi rimase per oltre 17 anni, segnando il passaggio del paese alla così detta “Terza Repubblica”. Le politiche di Ratsiraka furono caratterizzate da una commistione di nazionalismo e  socialismo che si tradusse sul piano interno in ondate di nazionalizzazioni e sul piano internazionale nella rottura di ogni rapporto con la Francia (tanto da escludere il Francese dall’insegnamento nelle scuole) e nel repentino avvicinamento all’Unione Sovietica. Ma la guerra fredda segnò anche la fine del governo Ratsiraka. Nel 1991 proteste popolari iniziarono a chiedere a gran voce le dimissioni del Presidente, che provò a mitigarle intavolando negoziati con le principali forze di opposizione (una manovra, questa, che vedremo ripetersi 10 anni dopo).  Malgrado la  riluttanza ad abbandonare il potere, nuove elezioni vennero infine indette nel 1993 e segnarono la vittoria del candidato delle opposizioni. Tuttavia, a sorpresa, Ratsiraka si ripresentò alle elezioni successive, nel 1999 ed ebbe la meglio, rimanendo al potere fin quando la vittoria di Ravalomanana nel 2001 non lo costrinse all’esilio.
“Con Ravalomanana il paese decise di inseguire un ruolo di primo piano a livello regionale, cercando di accreditarsi ambiziosamente come “ponte” tra l’Africa sud-orientale e est con gli arcipelaghi dell’Oceano Indiano. Anche in  economia si scorgevano segnali incoraggianti: non solo gli aiuti della comunità internazionale, ma anche una diversa gestione delle finanze facevano ben sperare in un futuro diverso da quello orientato alla mera sussistenza.” Agli inizi del duemila l’economia del paese cominciò a crescere a un tasso annuo del 7% e nel 2006, riconfermato presidente, Ravalomanana varò un ambizioso piano di ripresa chiamato Madagascar Action Plan, inteso a rilanciare lo sviluppo economico iniziato durante il suo primo mandato. Venne inoltre introdotto l’Aryary (la nuova valuta nazionale) e molti investitori stranieri furono attratti nel paese grazie a una politica fiscale molto vantaggiosa.

Forse un po’ troppo vantaggiosa, se è vero che proprio questa decisione di “svendere” risorse naturali agli stranieri ha rappresentato il vulnus della presidenza Ravalomanana. Questi infatti aveva concesso alla giapponese Deawoo logics lo sfruttamento per 90 anni di 13.000 Kmq di terreno coltivabile – quasi la metà di quello di cui dispone il paese – al fine di impiantarvi colture intensive di mais. Tale decisione non solo avrebbe compromesso il delicato ecosistema del Madagascar, ma venne percepito anche come un vero e proprio sacrilegio dalla  grande maggioranza della popolazione. Infatti secondo il sistema di credenze animiste del paese (trasfuse in parte anche  nella componente cristiana), scavare laddove sono sepolti gli antenati rappresenta un fadi ( un tabù) la cui violazione avrebbe scatenato le ire degli spiriti dei morti.  Cosi, nel 2009 la rivolta capeggiata dal sindaco della capitale – e attuale presidente – Andry Rajoelina ha avuto ragione sia del ‘sacrilegio’ (accordo cancellato) che del sacrilego Ravalomanana, costretto all’esilio in Sud Africa.

“Certamente la decisione di Ravalomanana fu un grave errore perche provocò la reazione della parte più tradizionalista del Paese, che è poi la maggioranza” fa notare il mio anonimo commensale. “Ma certo, non fu la sola ragione che determinò la crisi successiva. Il comportamento sempre più autoritario di Ravalomanana si concretizzò nella chiusura di alcuni giornali e televisioni, una delle quali apparteneva al capo dell’opposizione, Rajoelina. Questi ebbe gioco facile nel gridare alla dittatura, mentre allo stesso tempo provava a coagulare intorno alla sua persona i vari gruppi di opposizione.”
L’atteggiamento intollerante di Ravalomanana non fece che accelerare la crisi. Alla folla che si accalcava fuori dal palazzo presidenziale la polizia rispose con le pallottole, che lasciarono sul terreno 40 persone, e in breve tutto il paese fu in subbuglio, incendiato dalla lotta tra sostenitori e  oppositori del presidente. Dopo mesi di sanguinosi scontri, con il beneplacito dell’esercito Ravalomanana si dimise e ripiegò in Sud Africa, lasciando il potere a un Collegio di militari. Questi, a loro volta, lo consegnarono prontamente a Rajoelina che, nel Marzo del 2009 si auto-proclamò  Presidente ad Interim.
L’attuale impasse politico ed economico del Madagascar è una diretta conseguenza degli episodi del 2009.
Il colpo di stato (perché tale, nei fatti, fu quello attuato da Rajoelina) fu accompagnato, come spesso accade in tali convulsi frangenti, da saccheggi e atti di vandalismo.
Gli stipendi vennero congelati e la pubblica amministrazione, elefantiaca e corrotta, smise quasi completamente di funzionare. L’assenza di forze di polizia nelle zone rurali fece ri-emergere il ruolo carismatico dei “capi-tribù” cui tradizionalmente il villaggio faceva riferimento, contribuendo così all’incremento di alternativi centri di potere a carattere etnico-tribale.
“Nei primi mesi del 2009 la situazione era diventata incandescente in città e ogni settimana si contavano i caduti” continua il diplomatico. “Oggi è possibile constatare un miglioramento sul piano dell’ordine pubblico, anche se il paese continua a pagare un prezzo altissimo per la mancanza di una normalizzazione democratica”.
Se infatti Ravalomanana era riuscito, nel bene o nel male, a proiettare il paese verso uno scenario di più ampio respiro internazionale, gli eventi del 2009 diedero un colpo di spugna ai progressi compiuti. La Comunità Internazionale, capeggiata dall’Unione Europea e, a livello regionale, dall’Unione Africana e dalla Southern African Development Community (SADC) non riconobbe  come legittimo il nuovo presidente e il suo governo, congelando ogni aiuto finanziario. La cessazione dei sussidi che fino al 2009 rappresentavano il 50% del budget statale ha contribuito non poco a far ripiombare il paese in una profonda crisi economica.  Al blocco degli aiuti, e alla conseguente chiusura di alcune delle maggiori imprese del paese, si è aggiunta infine la crisi dell’industria turistica, settore da sempre trainante dell’economia malgascia, e ciò ha causato il tracollo finanziario.

Se infatti Ravalomanana era riuscito, nel bene o nel male, a proiettare il paese verso uno scenario di più ampio respiro internazionale, gli eventi del 2009 diedero un colpo di spugna ai progressi compiuti. La Comunità Internazionale, capeggiata dall’Unione Europea e, a livello regionale, dall’Unione Africana e dalla Southern African Development Community (SADC) non riconobbe  come legittimo il nuovo presidente e il suo governo, congelando ogni aiuto finanziario. La cessazione dei sussidi che fino al 2009 rappresentavano il 50% del budget statale ha contribuito non poco a far ripiombare il paese in una profonda crisi economica.  Al blocco degli aiuti, e alla conseguente chiusura di alcune delle maggiori imprese del paese, si è aggiunta infine la crisi dell’industria turistica, settore da sempre trainante dell’economia malgascia, e ciò ha causato il tracollo finanziario.
Il Madagascar oggi rimane una delle nazioni più povere al mondo, con il 69% dei suoi 19 milioni di abitanti che vive al di sotto della soglia di povertà (meno di 1$ al giorno).
La corruzione continua a regnare sovrana, estendendosi persino sul controllo delle poche strade che collegano il paese, dove vige un sistema di “pedaggio informale” gestito dalla polizia. Quanto ai rapporti a Est son gli arcipelaghi indiani, su cui molto puntava Ravalomanana, essi sono quasi esclusivamente appannaggio dei predoni che gestiscono un lucroso contrabbando di mandrie di Zebù, depredate con grave danno economico ai contadini delle zone costiere e rivendute nelle isole Comore.
Malgrado questo quadro poco incoraggiante, sorprende che la percezione del Paese da parte del viaggiatore sia tutt’altro che drammatica. La vita nelle città,così come nelle campagne, si sussegue con gli stessi identici ritmi di sempre, nell’un caso frenetici e caotici, nell’altro lenti e consuetudinari. Manifestazioni di protesta, durante la mia permanenza, non ne ho viste, né ho percepito traccia alcuna di tensione o di allerta. Al contrario, mi sono compiaciuto nel notare l’allegra industriosità della gente, il commercio, florido per quanto possa esserlo quello di un paese del terzo mondo, nei suoi mercati e bazar.
“Per noi Malgasci la vita è tutto un mercato, e da bravi commercianti quali siamo, riusciamo ancora a far sì che la politica, anche se diventa violenta, non comprometta l’essenza del nostro stile di vita.” Spiega la mia guida.
Sarà anche per questa ragione che gli esponenti della borghesia urbana sono facilmente individuabili (dal loro abbigliamento curato e dall’aria distinta) nelle strade, nei mercati e nei negozi. I negozi sono molti e dei più diversi (almeno nelle grandi città come Tana o Tamatave): negozi di moda, di articoli da viaggio, erboristerie e bigiotterie. Per non parlare dei luoghi di ritrovo come piscine, campi da tennis, cinema, teatri, ristoranti e pizzerie.

L’impressione è che si stia consolidando un nocciolo duro, costituito dalla borghesia urbana e legata al commercio (ma anche all’industria delle trasformazione e dei servizi) come in passato testimoniato dalla scalata al potere  di quel Ravalomanana, già  produttore e venditore di yogurt.
Per altro il Madagascar è un paese benedetto dalle risorse naturali. La foreste che ricoprono il suo territorio racchiudono una biodiversità tra le più ricche e peculiari del globo. Il sottosuolo trabocca di risorse minerarie: petrolio, oro, cromo e nikel. E tuttavia questa ricchezza rappresenta anche il maggior rischio per un ecosistema delicatissimo e purtroppo mal rispettato. Il disboscamento è una piaga seria: il manto forestale è stato talmente eroso negli ultimi decenni da rappresentare appena il 22% del territorio dell’Isola. Causa principale ne è il traffico illegale di palissandro (si stima che siano dai 100 ai 200 il numero di alberi abbattuti al giorno), cui il governo ha recentemente cercato di porre un argine, ma con incerti risultati.
“L’uscita dall’impasse politica riuscirà a sbrigliare le redini del potenziale di questo paese?” Chiedo al mio ospite, giunti ormai al dessert (soufflé al cioccolato e banane fritte).
“Certo, l’industria dovrebbe riconvertirsi verso un mercato domestico, e in questo non è certo aiutata dalla mancanza pressoché totale di collegamenti interni (solo il 20% delle strade sono asfaltate, e stiamo parlando di un’isola grande quanto la Francia e il Benelux insieme). Ma è la lotta alla corruzione quella che dovrebbe costituire la vera priorità del prossimo presidente. Per questo è fondamentale che, chiunque esso sia,  rompa una volta per tutte con la struttura clientelare del Buono, del Brutto e del Cattivo” .
Per uscire dalla crisi (e forse nella speranza di rimanere al potere) Rajoelina si era incontrato, nel Settembre del 2011, con i suoi predecessori, Ravalomanana e Ratsiraka, e sotto i buoni auspici del Sud Africa e della SADC era stata tracciata una road map al fine di traghettare il paese verso nuove elezioni. Allora gli accordi prevedevano che nessuno dei tre si sarebbe ri-candidato e a scanso di equivoci, il Consiglio Elettorale, che di lì a poco si era formato per supervisionare le future elezioni, aveva stabilito alcune regole ferree, una delle quali imponeva che ogni contendente dovesse risiedere nel paese da almeno sei mesi, tanto per evitare la tentazione a Ravalomanana o a Ratsiraka di correre dal loro esilio. Tanto ferree si sono dimostrate queste regole che la Commissione Elettorale, indicendo le elezioni per il Maggio 2013 (spostate poi a Luglio), ha ammesso la candidatura sia di Ratsiraka che di Ravalomanana  - per quest’ultimo anzi, si è presentata la moglie, Lao Ravalomanana, per altro anch’essa in esilio con il marito -. Al qual punto anche Rajoelina ha confermato la propria candidatura.
Le pressioni da parte della comunità internazionale perché si rispettassero gli  accordi contenuti nella road map sono state molto forti. Sia la SADC che l’Unione Africana hanno ammonito che se il terzetto correrà per le elezioni, essi non ne riconosceranno l’esito. La Francia, dal canto suo, ha deciso di imporre un bando a coloro che “blocchino il processo di transizione violando gli accordi della road map”, con riferimento ai tre presidenti contendenti. E anche l’Unione Europea ha minacciato di imporre  sanzioni.
Le pressioni hanno funzionato. Nell’Agosto di quest’anno, la Commissione Elettorale ha abrogato la candidatura  dei tre presidenti (assieme a quella di altri 5 candidati); il che ha comportato un ulteriore slittamento delle elezioni, ora programmate per il 25 Ottobre. Un secondo turno, con elezioni legislative, sarebbe previsto il 20 Dicembre.
“A questo punto nessuno potrà dire con certezza se e quando avranno luogo le elezioni presidenziali. A parole, i tre contendenti hanno dichiarato di accettare la decisione della commissione, per il bene del Madagascar…” commenta con scetticismo il mio ospite mentre sorseggiamo il caffè.
“E’ vero che le piazze sono sempre divise, e che tre anni di strisciante guerra civile hanno innescato  meccanismi perversi (aumento della criminalità nelle città e revival di etno-localismi nelle campagne) che saranno difficili da domare. Quello che occorrerebbe” chiosa il diplomatico concludendo il nostro colloquio “ è un processo di pacificazione nazionale, sull’esempio di quel che si è visto nel Sud-Africa post Apartheid. Il retaggio politico e culturale del Buono, Brutto e Cattivo dev’essere definitivamente rimosso perché il Madagascar, che ne ha tutti i mezzi, possa affrontare il futuro con rinnovato ottimismo.”
Un rinnovamento culturale, quindi, prima ancora che politico, è il gravoso compito che spetta  a chiunque governerà questo magnifico e complesso Paese. Riuscirà una nuova generazione di politici ad emergere e a costruire sulle macerie lasciate dalla guerra tra il Buono, il Brutto e il Cattivo?

Testo e foto di Eddy Sanfilippo http://www.erodoto108.com
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lunedì 28 ottobre 2013

Elezioni Presidente della Repubblica del Madagascar

Il 25 ottobre si sono tenute in Madagascar le elezioni per eleggere il Presidente della Repubblica.
I candidati che hanno partecipato alla competizione elettorale sono stati 33 e gli aventi diritto a voto circa 8 milioni di malgasci.
La pencentuale dei votanti è stata circa del 56%. Per avere i risultati definitivi in Madagascar normalmente passa circa un mese, ma le informazioni di stampa riportano che solamente due candidati  sono in testa per presentarsi il 20 dicembre prossimo al ballottaggio e cioè:
Richard Jean-Louis Robinson del partito Avana, sostenuto dall’ex presidente Ravalomananadel quale è stato ministro della Salute e Hery Martial Rakotoarimanana Rajaonarimampianina, ex ministro della Finanza,  sostenuto dall’attuale Presidente di Transizione Andry Rajoelina.

Robinson Jean Louis
Al momento in cui scriviamo Robinson è al 30,03% e Hery è a 14,44%.
Speriamo che vinca il migliore.

Luana e Gialuma

Sono Luana Mannocci nata a Piombino e da tantissimi anni svolgo la professione di medico ad Ariccia in provincia di Roma. Mi piace viaggiare e raccogliere erbe domestiche nei campi, ma mi piace anche leggere, dipingere lavorare all’uncinetto

Il lavoro
Oltre a essere medico generico specializzata in patologia generale, con una particolare formazione sulle Malattie della Povertà e dell’Immigrazione ho ricevuto in sette anni di volontariato presso la II Clinica Pediatrica del Policlinico Umberto Primo una particolare formazione in pediatria
Sono iscritta all’Ordine dei Medici di Roma e all’Ordine dei Medici di Antananarivo

La famiglia
Sono sposata con Marcello e abbiamo due figlie Giada e Letizia, mio marito dopo avere lavorato per 27 anni come sindacalista, oggi gestisce un agriturismo didattico per ragazzi e bambini a Lanuvio ed è responsabile progetti di Gialuma onlus l’associazione che abbiamo fondato nel 2004.

Come è nata la tua passione per il terzo mondo
In seguito all’arrivo di numerosi immigrati nel mio studio di medicina generale, ho voluto approfondire le tematiche  delle malattie dei paesi poveri, per sentirmi più preparata  a far fronte come medico alle loro richieste.
Ho fatto un primo corso di 700 ore  all’università Cattolica poi  un Master Biennale alla Caritas Romana, poi un master ad Ancona organizzato dalla Fondazione de Carneri e dall’associazione Carlo Urbani  e presso l’INMP.
Ho vinto una borsa di studio per un master in Tanzania(isola di Pemba) sull’organizzazione di campagne di salute nei paesi del terzo mondo.
Ho fondato un ambulatorio per Immigrati Irregolari presso la Asl RH2 che ho condotto per sette anni. L’ambulatorio è stato per molti anni l’unico punto salute  nel distretto RMH2 ( un territorio di oltre cento mila abitanti).per immigrati irregolari.



Il Madagascar
  Il Madagascar in realtà mi è stato indicato casualmente da una mia paziente che lavorava a S. Egidio, che mi ha suggerito di fare questa esperienza nel sud Madagascar a Fort Dauphin  presso il dispensario delle figlie della Carità.

Come è sorta Giuluma
Gialuma è sorta dopo il primo viaggio in Madagascar e per spiegare meglio il mio stato d’animo riporto qui di seguito una lettera che ho inviato alle mie figlie; era il 15 agosto 2004.

Ecco la lettera
"Fort Dauphin  ore 16,00 del 15 agosto  2004
 Cara Giada, Cara Letizia, 
Vi scrivo dal Parco di Nahampoana alla fine di una bella escursione, a piedi e in barca, lungo i canali della foresta, sono ormai a metà viaggio, vi penso spesso con affetto e nostalgia, e, con un po’ di rimpianto per non essere riuscita  a portarvi..
Oggi ho giocato con i Lemuri, allegri e curiosi, ho visto un boa arrotolato accoccolato su un albero proprio sopra la testa di papa’..le piante poi, sono magnifiche..
Oggi, siamo in questo incanto..lontani dai malgasci..è un posto per turisti, questo..molto semplice e bello però..
Questi giorni ho visto molte cose, che, arrivata a casa, forse, non saprò raccontarvi..i documenti fotografici parleranno per noi..,spero, ma non sarà proprio come vedere..
..Ho visto, figlie mie, incarnato, il motivo che ci costringe ad essere felici..ho toccato con mano la gioia di avervi fatto nascere nella nostra puzzolente società..la gioia di aver avuto sempre per voi, tutto quello di cui voi avevate bisogno per crescere, il cibo, gli abiti per vestirvi, una bella casa per farvi vivere..e dolci, e caramelle, e giochi, e forza per farvi tenere effusioni..ho visto e sentito sulla pelle per la prima volta, l’immensa gioia di avere per voi la sicurezza del cibo, dell’acqua pulita, delle cure..la gioia di donarvi il sapone, le creme, il profumo, per farvi avere la pelle liscia e profumata  e la sicurezza e la libertà di farvi  sentire  desiderabili agli occhi di chi amate..
Ho visto, e sentito, annusato e toccato con mani, l’invisibile gioia di farvi studiare e di aprire le porte della vostra mente  per conoscere ciò che vi circonda, e capirlo..
La madre malgascia..no..non sente, non ha questa gioia, i bimbi qui muoiono spesso prima ancora di crescere, hanno piedini massacrati dalle pulci della sabbia che, depongono le uova sotto la loro pelle..non hanno scarpe loro, e se ce l’hanno, nessuno ha fatto capire loro l’importanza di usarle..i piedini dei bimbi malgasci sono diversi da come erano i vostri..e di come saranno quelli, delle creature fortunate che nasceranno dal vostro seno..quando voi lo vorrete…
La madre malgascia è povera povera..non sfama i suoi bimbi, il più delle volte non ha nulla, una patata arrostita, una manioca, e tanto sporco intorno, tante malattie..nella miseria più nera, nell’ignoranza totale, che intorpidisce la mente, cresce i figli che riesce a tirare avanti..come una primitiva..beve l’acqua mista alla fogna, e la da ai suoi bambini..microbi e batteri con la malnutrizione fanno il resto..Ma, lei e i suoi bambini, sorridono…
Qui, bimbe mie, passa tutto in secondo piano..le liti, l’aggressività, le depressioni insulse della nostra vita di occidentali viziati..qui si torna ad essere uomini e donne, a comprendere che da questa vita non ci si deve escludere, noi che abbiamo tutto, abbiamo nei confronti di questa gente il dovere di essere felici, di portare tra noi la loro voce, di amplificare la loro sofferenza, di far vedere ai ciechi, di far sentire ai sordi!
Abbiamo il dovere di dare un aiuto, anche solo intellettuale, perché i pochi che sanno diventino molti..perché il mondo cambi direzione…
                                            Un bacio mamma "
E allora......
Sono rientrata da quel mio primo viaggio frastornata per quello che avevo visto con i miei occhi e per molti mesi con mio marito abbiamo sempre avuto queste immagini dei bambini poveri del Madagascar, di questa povertà che quando l’incontri, quando incontri questi bambini, ti sorridono e ti salutano con tanto amore e non ti chiedono nulla.
Ho ritenuto che era un mio dovere cercare di fare qualcosa.

Il primo problema tornando in Madagascar
La difficoltà di  rapporto con la referente Veronica sin dal nostro primo viaggio, con le suore di Fort Dauphin e la constatazione che i bambini dell'Orfanotrofio di Fort Dauphin (per  visitare i quali ero andata ) erano in stato di abbandono e denutriti nonostante  gli arrivassero copiosi aiuti dall'Italia

Gli abitanti del Madagascar
Popolo meraviglioso, complesso, una moltitudine di poveri, sfruttati, sorridenti ma drammaticamente tenuti nell’ignoranza.
Ho fatto 20 viaggi in Madagascar, in media 2 all'anno, portando sempre strumentario  medico, farmaci e qualche regalo per i bambini e tanta energia per riuscire a capire e per dare loro la speranza di crescere autonomi ed indipensìdenti secondo la loro cultura.

Cosa pensi della politica
Non ho particolari pensieri, in Madagascar, come in gran parte del Mondo,  le politiche sono determinate dai grandi assetti finanziari, dalle speculazioni e dagli sfruttamenti delle risorse e da precisi giochi di potere economico  che nel particolare caso del Madagascar hanno mano del tutto libera per lo stato di grande miseria ed ignoranza in cui è costretta la maggior parte della popolazione. Del resto  puntare sull'educazione(quella vera, quella che porta alla crescita ed all'autonomia) non mi sembra  sia ancora entrato nel cervello di molti.

Di cosa vai particolarmente orgogliosa
Della mia ostinazione e della determinazione, dell’unione con mio marito che in questa esperenza ci ha visto entrambi  crescere, dell'essere arrivata alle tappe della mia vita con le mie forze e solo con quelle oltrechè con il grande aiuto della mia famiglia che non mi ha mai ostacolato.

Hai un messaggio da comunicare
Se tutti coloro che sono impegnati nel mondo della cooperazione e degli aiuti internazionali riuscissero a superare la logica dell’orticello sarebbe risolto il problema della povertà nel mondo.
Si assiste troppo spesso sia in Italia che in Madagascar  ad interventi  che vanno ben oltre il limite del rispetto dei beneficiari, si pensa che  il nostro progetto possa essere copiato…anziché …condividerlo, ognuno cerca di strappare un piccolo spazio di potere vicino al quale  non vogliamo che nessuno  si avvicini, per la stolta paura di perdere il privilegio …
Nella realtà, ho sempre sostenuto la necessità urgente di individuare progetti orizzontali che partendo da cose semplici, sui quali più o meno tutti siamo impegnati, come può essere l’alimentazione  o le campagne di educazione all’igiene o alla lotta contro i parassiti intestinali

L’errore più grande della tua vita
 Non aver saputo prima come era il mondo dall’altra parte.

Dove vorresti essere
In Madagascar o in qualunque parte del mondo dove il mio  lavoro possa essere utile alle persone più povere e dove possa donare me stessa e apprendere e riflettere sulle cose su cui non mi sono  mai soffermata.
Luana Mannocci

Gialuma onlus è stata premiata nel 2007  dal Presidente della Repubblica per ” la meritoria attività umanitaria svolta a favore delle popolazioni del Madagascar” e per la realizzazione della Mostra Evento:”Madagascar:alle Donne ed alle Bambine” premiata nel 2012 con contributo e medaglia dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

Il prossimo progetto Rosso Bianco Verde :
3 colori per 2 bandiere di 2 paesi
Italia Madagascar
Progetto di Fratellanza e Conoscenza tra Italia e Madagascar
Progetto triennale finalizzato alla realizzazione e sostegno della
Casa dei Ragazzi a Fort Dauphin
Organizzato da Gialuma onlus
 in collaborazione con il Liceo Joyce di Ariccia  del Comune di Ariccia di Genzano e di Albano Laziale

Prenderà l’avvio il 19 novembre al PalaCesaroni di Genzano di Roma alle 9,00
con il contributo straordinario all’Inaugurazione del prof Aldo Morrone

Descrizione iniziativa :
Si tratta di un’iniziativa che si svolgerà durante due anni scolastici nei quali verrà realizzata una formazione approfondita tesa alla conoscenza del paese Madagascar, da più punti di vista.
Questo avverrà mediante momenti di formazione specifica a scuola e mediante momenti collettivi, tesi a creare e progettare iniziative di sostegno del progetto stesso nella propria scuola ed iniziative di confronto con gli studenti di diversa formazione scolastica.
Durante il progetto una rappresentanza di ogni scuola, selezionata dal corpo docente e dalla dirigenza scolastica e finanziata dallo sforzo collettivo, oltre che dal contributo di alcuni sponsor, potrà realizzare un viaggio di conoscenza diretta del paese Madagascar guidato dai fondatori di Gialuma onlus e riportare poi le proprie emozioni ai compagni, grazie anche a produzioni fotografiche, interviste, diari ect.
Sito internet: www.gialuma.it   email gialuma.onlus@libero.it
Altri Faccia a Faccia
Il Medico dell’OMS per la malaria

L’agronomo toscano che coltiva la Jatropha

Stefano della gelateria italiana si racconta

Nata in Madagascar esercita in Italia

Vive a Nosy Be ed gestisce un diving

-       Il calciatore mancato!!!
L’Alberto professionista del turismo in Madagascar

-       Alessandra
Per uno scherzo ha lavorato con Kokoa a Nosy Be

Manuela fornisce i più importanti ristoranti del vero gelato italiano

Vive a Cagliari ma si è sposata con il rito malgascio

Cronaca di una ragazza felinese che sta provando da tre mesi un’altra vita

Ex Candidato a Presidente della Repubblica del Madagascar

In una foresta ha costruito il suo villaggio

Vive e ospita i suoi amici e clienti in una isola deserta

Ha battuto tutti i record di immersione

Pino Schintu, genovese, grande professionista della fotografia

Fra Marino vive e lavora al nord in una zona impervia del Madagascar

È arrivato in nave tanti anni fa e oggi gestisce anche una radio

Sposata con un ingegnere ha un bel negozio con i vetri di Murano

-       Olga del Madagascar
Vive in Italia, ma il suo cuore è sempre in Madagascar

Anche Lea vive a Roma e i suoi figli studiano all’Università

In Italia facevo il fiorista collaborando nella azienda familiare


Alla scoperta dei suoni e delle danze del Madagascar

Il Madagascar è la più grande isola africana e offre 5mila km di coste magnifiche con spiagge bianche, barriere di corallo e fondali incantevoli popolati da molte varietà di pesci.
Se sei un amante della natura e del mare, sicuramente una vacanza in Madagascarè ciò che fa per te. L’isola infatti è stata dichiarata dal WWF uno dei paesi con il più importante patrimonio ecologico del pianeta, con i suoi parchi e le sue riserve naturali. Il clima è per tutto l’anno gradevole, tra i 20 e i 30 gradi, e a prescindere dal periodo che sceglierai per la tua vacanza rimarrai estasiato dalle inconfondibili fragranze che riempiono l’aria, dalla vaniglia al pepe alla cannella. Anche il calore del popolo malgascio è garanzia di una vacanza straordinaria e anche tu sarai presto contagiato dal loro sorriso solare e dalla loro allegra ospitalità.
Oltre ai colori e i profumi, il Madagascar saprà sedurti anche grazie ai suoni, alle note, i ritmi tradizionali e la danza. Le influenze africane ed indonesiane sono molte e i ritmi vengono accompagnati soprattutto da strumenti a corda. Il kabosy, ad esempio, è una specie di mandolino.



Poi c’è la marovany, una sorta di cetra che ricorda una scatola con due serie di corde ai lati. Il valiha invece è composto da una canna di bambù con un largo diametro e 21 corde da pizzicare. C’è poi lo jejy yoatova, composto da due serie di corde messe ad angolo retto tra loro. Molto usato anche il lokanga, un violino a tre corde, assieme al tipico flauto chiamato sodina. La musica è un aspetto fondamentale della cultura e della società del Madagascar, infatti essa accompagna sia le varie manifestazioni, che feste, che riti religiosi. Il più noto canto tipico è il vahy soava, che si esegue con il solo accompagnamento del battito delle mani e che troverai sicuramente estremamente suggestivo. Per quanto riguarda la danza, il salegy è l’assoluto simbolo della festa, si balla con ritmo travolgente e ti trasmetterà una sorprendente energia vedendolo eseguire.


 La carica e la melanconia del salegy sono profondamente legati all’anima della musica tradizionale malgascia ed è proprio qui che troviamo il potere magico e il mistero di questa musica. Un aspetto curioso del canto tradizionale è l’assenza apparente di tematiche religiose, mentre capita di trovare testi profani e a volte anche abbastanza smaliziati! E’ solo un’apparenza però, i temi infatti rimangono il più delle volte legati all’amore, alla vita, alla tolleranza e al creatore.


Non lasciare che il sogno fugga via e afferralo con entrambe le mani! Il Madagascar è più vicino di quanto pensi: vivilo subito!
Fonte:http://www.veratour.it/
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Dal Madagascar all'Italia: due settimane con le protagoniste di Terre di Seta

Una rappresentanza di artigiane malgasce sarà ospite della Coop. Soc. Villaggio Globale di Ravenna dal 2 al 13 ottobre per promuovere Terre di seta, il progetto di importazione diretta di sciarpe del commercio equo dal Madagascar.
Il Villaggio Globale di Ravenna, grazie al contributo dell'Otto per Mille della Tavola Valdese, ospiterà per la prima volta dal 2008, anno di nascita del progetto, M.me Belle, artigiana e M.me Mbolatiana, formatrice di Ravinala, piccolo esportatore di commercio equo e partner di Terre di seta. Il loro viaggio è stato pensato per far conoscere più da vicino il progetto che unisce la cooperativa ravennate e due gruppi di tessitrici dell'altopiano centrale malgascio, per raccontare la lavorazione e le tradizioni legate alla produzione della seta selvaggia locale detta "Landy Be", promuovendo quell'incontro e scambio diretto fra produttore e consumatore che è caratteristica unica del commercio equo e solidale.
A Ravenna sono previsti due incontri aperti al pubblico:
- Giovedì 10 ottobre presso la Casa delle Donne in via Maggiore, 120 avrà luogo alle ore 21.00 "Viaggio nell'Isola Rossa. Uno sguardo femminile su turismo responsabile, saperi artigianali e vita quotidiana in Madagascar" in collaborazione con la rete di turismo responsabile ViaggieMiraggi.
- Venerdì 11 ottobre alle ore 18.30 invece Terre di Seta verrà raccontato attraverso la voce delle sue protagoniste.: le ospiti del Madagascar porteranno la loro testimonianza presso la Sala Muratori della Biblioteca Classense, in via Baccarini 3. Sarà presente alla serata l'assessore alla Cooperazione Internazionale Valentina Morigi. A seguire sarà offerto un piccolo rinfresco con specialità malgasce e di commercio equo.
Non meno importante sarà la presenza di uno stand dedicato a Terre di Seta a Ferrara, in occasione della fiera nazionale del commercio equo e solidale "Tuttaunaltracosa" dal 4 al 6 ottobre, dove visitatori e botteghe di tutta Italia potranno conoscere il progetto e le produttrici, con l'obiettivo di sostenere e ampliare la commercializzazione delle sciarpe anche al di fuori del territorio ravennate
Le produttrici saranno impegnate durante il loro tour italiano non solo a rapportarsi col pubblico ma affronteranno anche momenti di formazione e confronto essenziali per il miglioramento della produzione e della qualità dei tessuti.
In occasione di questo evento sarà lanciato il sito web con possibilità di acquisto online delle sciarpe www.terrediseta.it.
Le sciarpe di Terre di Seta sono fatte con un tipo di seta ottenuto dai bachi della specie "Borocera Madagascariensis", una farfalla endemica del paese, che non può essere allevata e si nutre principalmente delle foglie di Tapia, una varietà di gelso originaria di questa regione. Le donne del Madagascar la lavorano creando un tessuto unico chiamato "Lamba landy". Si dedicano a questa attività nei momenti in cui non sono impegnate dal lavoro nei campi, seguendo personalmente tutte le fasi della lavorazione, dalla raccolta dei bachi alla filatura, fino ad arrivare alla tessitura e alla vendita.
Grazie agli introiti derivanti dalla vendita delle sciarpe negli anni le artigiane hanno potuto migliorare il loro tenore di vita e quello delle loro famiglie, avendo l'opportunità di mandare a scuola i figli, avere accesso a cure mediche e apportare migliorie alle abitazioni del villaggio.
Casa delle Donne in Via Maggiore, 20 a Ravenna
Sala Muratori della Biblioteca Classense, in via Baccarini, 3 a Ravenna

Villaggio Globale Coop.Soc.
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Da Sassari al Madagascar

Nei prossimi giorni don Francesco Meloni, 34 anni di Sorso, e don Emanuele Piredda, 38 anni di Ossi, partiranno alla volta del Madagascar, presso la Diocesi di Ihosy

Dopo più di trenta anni la Diocesi di Sassari avrà due missionari impegnati all'estero. Era il 1978 quando partirono gli ultimi sacerdoti. Da allora non mancarono comunque le missioni dai comuni della Diocesi, ma ad attraversare il mare verso Africa, Asia e Sudamerica furono dei religiosi. Nei prossimi giorni don Francesco Meloni, 34 anni di Sorso, e don Emanuele Piredda, 38 anni di Ossi, partiranno alla volta del Madagascar, presso la Diocesi di Ihosy, in regime di "fidei donum", ovvero saranno inviati per realizzare un servizio temporaneo, dai 3 ai 15 anni, in un territorio dove una diocesi esiste già. Tutto questo avviene tramite una convenzione stipulata tra il vescovo che invia, il vescovo che riceve ed il presbitero stesso.

«Quando entrambi furono ordinati sacerdoti dissi loro di valutare la loro vocazione missionaria. Qualche tempo dopo formularono la richiesta», ha spiegato mercoledì mattina l'arcivescovo di Sassari, padre Paolo Atzei, ai giornalisti intervenuti in Episcopio. Don Emanuele comunque ha già un'esperienza di missione: è stato in Perù, a Cuzco, dove c'è oggi il fratello missionario. Anche don Francesco ha passato già un periodo all'estero:  è stato in Romania, in una casa di accoglienza, ed in Madagascar, con le suore di Padre Manzella, dove si è innamorato della missione. Ancora cinque giorni a Sassari allora, e poi la partenza per il Madagascar, dove potranno rimanere dai tre ai quindici anni.

La Diocesi di Ihosy copre un territorio grande quasi due volte la Sardegna e si trova nella parte meridionale del Madagascar, all'interno, lontano dal mare. Ha 321mila abitanti di cui 71854 sono cristiani con un 9 per cento di cattolici. Ci sono tre parrocchie, con 32 sacerdoti, di cui 15 sono secolari e 17 sono religiosi, con 9 di questi ultimi missionari vincenziani italiani di cui due sardi, Giovanni Razzu di Martis, 80 anni, e Tonino Cogoni di Aritzo, 75 anni. Facendo un raffronto: in Sardegna ci sono dieci diocesi, con 850 sacerdoti.
«Attenzione, la notizia non è che noi andiamo in missione ma che esiste il Madagascar», ha fatto subito notare don Emanuele Piredda.  «È importante fare capire che il Madagascar è povero. Perché? Le motivazioni sono nel sistema internazionale attuale. Il lavoro nostro sarà anche aiutare l'Africa ad essere Africa, a riappropriarsi della propria cultura». Intanto nei prossimi giorni sarà distribuita in Sardegna un'edizione speciale di Avvenire, circa 6mila copie, insieme ad settimanale diocesano "Libertà". «Andiamo in una terra di nuova evangelizzazione. Ci sono pochissimi sacerdoti e tante esigenze quotidiane da soddisfare. Siamo sicuri che la Diocesi di Sassari sia adesso pronta a mandare in missione anche laici», ha aggiunto don Francesco Meloni.

Don Francesco, 34 anni, è originario di Sorso, sacerdote da 5 anni e ha svolto sino ad oggi il suo servizio come vicario parrocchiale nella Pontificia Basilica del Sacro Cuore, nella pastorale giovanile diocesana, nell'Azione Cattolica dei Ragazzi, nella cappella interna all'ex ospedale psichiatrico. Don Emanuele è originario di Ossi, ha 38 anni, ha svolto il suo servizio come parroco a Campanedda e Tottubella e direttore del Centro diocesano missionario. In Madagascar è già avviata una missione da più di dieci anni delle nostre suore manzelliane ed ora il vescovo di Ihosy ha chiesto la disponibilità di preti missionari per la sua diocesi.

Nei prossimi giorni sono programmate una serie di iniziative. Giovedì mattina ci sarà un incontro in Seminario con il clero della Diocesi, mentre nel pomeriggio, alle 18,30, nella sala Mons. Isgrò, si terrà un convegno tenuto dal responsabile nazionale dell'Ufficio per la cooperazione tra le chiese, Alberto Brignoli. Venerdì 11 ottobre sarà la volta dei giovani che al Teatro Smeraldo alle ore 20 metteranno in scena uno spettacolo appositamente preparato. Sabato 12 ottobre dalle 16 alle 18 a Santa Maria di Pisa ci sarà la festa diocesana dei ragazzi missionari (dai 6 ai 12 anni). Domenica sera è prevista infine la celebrazione del mandato missionario, alla presenza delle reliquie di San Giovanni Bosco.

Prima di arrivare in Madagascar un'ultima sorpresa. Il 16 ottobre don Emanuele e don Francesco dovranno prendere l'aereo da Fiumicino per Parigi e poi per Antanarivo. Il volo da Roma parte alle 16,30. Questo significa che di mattina avranno l'opportunità di incontrare Papa Francesco, direttamente al termine dell'udienza generale in piazza San Pietro. (lufo)