giovedì 20 settembre 2012

Monclick e ISF insieme per un’aula di informatica in Madagascar


Monclick dà il via alla nuova stagione autunnale invitando i suoi clienti a prepararsi per il rientro a scuola o al lavoro attraverso una selezione di prodotti appositamente dedicati per il “Back to School” ed il “Back to Work” coniugandoli con un’importante iniziativa benefica che vede coinvolta l’ONLUS ISF (Informatici Senza Frontiere).
Monclick e ISF, un’associazione benefica dedicata al superamento del Digital Divide, lavorano insieme al raggiungimento di un obiettivo condiviso: la realizzazione di un’aula informatica e la formazione dei relativi docenti a Bemaneviky, in Madagascar. Il progetto Bemaneviky è destinato alla Missione Salesiana del luogo che gestisce o collabora con scuole elementari, medie e superiori per un bacino totale di 3.200 allievi. Il progetto è sicuramente di grande impatto su una zona particolarmente sfortunata: come testimoniamo i volontari presenti sul luogo, quest’area del Madagascar è notevolmente colpita dall’uso su larga scala del khat, una droga sottovalutata e socialmente devastante. Per i Salesiani, l’informatica potrebbe essere non solo un veicolo di formazione degli studenti, ma anche di informazionesugli effetti nocivi di questa droga.
Monclick ha deciso di prendere parte a quest’importante attività devolvendo il 4% degli incassi delle iniziative “Back to School” e “Back to Work”, classiche di questo periodo dell’anno. Monclick ha selezionato alcune gamme di prodotti utili a riprendere con slancio la scuola e la vita professionale con l’ausilio della tecnologia: PC e notebook, monitor, software, tablet,stampanti e scanner, componenti e networking. Inoltre, specificatamente pensati per l’attività professionale, Monclick propone ultrabook, server e workstation, NAS e UPS.
Monclick ha coinvolto i migliori brand del settore e, con piacere, ha riscontrato un’entusiasta risposta da parte dei vendor che contribuiscono nella misura della metà della cifra che verrà raccolta. Da oggi è possibile riconoscere immediatamente questi prodotti grazie ad un banner presente nelle relative schede prodotto.

Baobab a rischio, governo corre ai ripari


Deforestazione ha distrutto il 90% degli alberi del Paese
Il governo di Antananarivo corre ai ripari per salvare il baobab, minacciato dalle attività di deforestazione  che negli ultimi anni ha distrutto quasi il 90% degli alberi del Paese. I baobab sono da secoli un simbolo del Madagascar, l'isola tropicale al largo della costa sud-orientale dell'Africa che vanta un ecosistema unico al mondo. Un simbolo, ma anche una fonte di sostentamento per la popolazione di uno dei Paesi più poveri al mondo: i suoi frutti sono commestibili, le sue foglie sono usate per scopi medici e i suoi tronchi vengono scavati per ottenere rifugi e depositi di acqua durante i periodi di secca. Tuttavia, lo stupefacente ecosistema della cosiddetta isola rossa è oggi messo in grave pericolo dalla crescente industria turistica. Si stima così che negli ultimi anni il Madagascar abbia perso il 90% dei suoi alberi a causa della deforestazione.


 Una situazione che ha spinto le autorità del Paese ad avviare una serie di iniziative per tutelare le sue preziose foreste, quale quella di designare molte regioni del Paese come parchi nazionali, favorendo così l'ecoturismo, e di lanciare diversi progetti di conservazione e di riforestazione. Iniziative ritenute però insufficienti dagli ambientalisti, secondo cui bisogna fare di più per salvaguardare il futuro dei baobab  e le specie rare di foreste presenti sull'isola: "Il governo vuole incrementare la superficie delle aree protette. Ha fatto un grande sforzo, ma al momento non penso sia sufficiente per il baobab", ha denunciato alla Cnn Jimmy Razafitsalama.
Fonte:TM News


mercoledì 5 settembre 2012

Fra Marino, Imperio Brizi da Piansano (Viterbo) Frate Cappuccino.

Italiani nel mondo


-         Perché hai lasciato l’Italia
Per fare qualcosa in più, dove c’è più bisogno.
-         Come è iniziato
Nel ‘72 ho compiuto il periodo di formazione e per circa 10 anni sono stato a Montefiascone in qualità di aiuto parrocchia, aiuto seminario, preparandomi a partire. Nell’83 sono arrivato ad Ambanja nel nord del Madagascar, e vi sono  rimasto fino ad oggi.
-         E ad Ambanja
Ad  Ambanja  ho scelto di occuparmi dei lebbrosi e c’era già una bella struttura fondata  dai frati francesi nel 1953. Con padre Stefano arrivato nello stesso anno 1983, abbiamo sviluppato l’attività sanitaria, creando un complesso sanitario polivalente, aperto a tutti, senza dimenticare l’obiettivo principale: la lebbra.
-         Ti sei adattato subito
Mi sono adattato in pochissimo tempo, non ero un pioniere, perché altri confratelli mi avevano preceduto. I primi anni il problema più serio era la malaria.
Il “mora mora”, piano piano, mi dava un pò fastidio all’inizio, ma poi ho scoperto che è il ritmo giusto.
-         Come è il posto in cui vivi
 Non conosco tanto il resto del Madagascar, ma Ambanja è l’ultimo posto che sceglierei per vivere, caldo umido senza vento. Durante la lunga stagione delle piogge: fango, strade orribili, dove la gente aggiunge del suo per peggiorare la situazione, e poi zanzare malaria, chikunguniah ... Resto qui solo per via della devozione al mio lavoro.
-         Gli abitanti  
Si, gli abitanti Malagasy sono dell’etnia “Sakalava”. Una parentesi  di quattro mesi ad Antsohihy, mi ha fatto apprezzare di più i “Tsimihety”. I “Sakalava” li trovo un pò come >bambini viziati< da una natura bella e generosa.
-         Per la gente del posto
 Certamente, sono un “mompera”, e il mompera di per se, è già considerato una istituzione da tutti, cristiani e non. Non ti parlo dei bambini, da 28 anni sono un babbo Natale e anche di più, e per strada tutti giorni si sgolano per gridare: salut mompera! Comunque nell’insieme sto sulle mie, e i contatti con la gente sono solo per ragioni di lavoro.
 -         È un posto tranquillo
Era un posto tranquillo fino al 2000. C’è un forte movimento d’immigrazione da tutta l’isola, per la ricerca della vita più facile. Non c’è tanta vaniglia, come nella costa est, ma c’è il cacao e altri prodotti tropicali, prodotti del mare e adesso le pietre preziose in 3 diverse località prossime alla città. Una volta 5 banditi armati di kalashnikov e pistole ci hanno attaccato al convento, legati come salami, imbavagliati e derubati.
-         La tua opera in questo Paese
 Come detto sono prima di tutto “mompera”, per 7 anni ho lavorato come aiuto nella grande Parrocchia di Ambanja, con le famose tournées nei villaggi della foresta. Adesso mi limito alla chiesetta del Villaggio dei lebbrosi. Per una decina d’anni ho lavorato come infermiere. E quindi come responsabile al Lebbrosario. Come è noto, la lebbra è in ribasso, solo 20/30 nuovi casi per anno. La tubercolosi invece è ancora un flagello, da 180 a 200 nuovi casi per anno.
-         Chi beneficia in particolare
Malati di lebbra e malati di tubercolosi e altri poveri occasionali. Due malattie ‘sociali’ particolari che adesso possono guarire molto bene, se prese in tempo, ma che richiedono ancora un approccio particolare. Lavoriamo con lo Stato nel Programma Nazionale di Lotta contro la Lebbra e la Tubercolosi. In questi ultimi anni, visto che l’istruzione è il punto debole dei nostri assistiti, ci siamo messi anche a dare un poco di dottrina scolastica. Al Villaggio abbiamo una scuola elementare con circa 200 scolari. Un’altro centinaio di scolari li sosteniamo in città.
-         Una giornata tipo
Non esiste, anche se poi grosso modo mi suona una campanella virtuale come nei vecchi conventi: oratorio, laboratorio, refettorio... La levata, come nei gorgheggi dei muezzin, alle 4 del mattino e anche prima. Aspettando per la preghiera del mattino, mi diverto a scrivere le mie impressioni di vita al computer e penso anche alla predichetta della domenica. Poi c’è la messa al Villaggio e quindi in ufficio al Dispensario. Penso praticamente a tutto, relazioni con i benefattori, con lo Stato, l’amministrazione, il personale (abbiamo 30 salariati), la farmacia, la manutenzione delle innumerevoli strutture: Villaggio, Sanatorium, Scuola a 4 Km da Ambanja,  il Dispensario in città. A mezzogiorno, il pranzo, la siesta sacrosanta e poi di nuovo, all’Ufficio, al Villaggio, in città per servizi vari. La sera  di nuovo la preghierina, la cena, un po di chiacchiere e al letto, 8, 30/9,00.
 -         La lingua malgascia
Non ho avuto la fortuna di fare corsi speciali o anche di soggiornare a Antananarivo per studiarla. Però mi ci sono messo da solo e me la cavo.  L’essenziale della lingua per il lavoro è andato abbastanza veloce. La lingua malagasy è bella, ma è completamente differente dalla nostra. E poi qui si tratta del dialetto “sakalava” che è alquanto diverso dal “merina” ufficiale. Unico metodo, ascoltare la gente e provare a parlare.
-         La vita è più cara che nella capitale
 Purtroppo la vita è più cara qui ad Ambanja, per diversi motivi, non ultimo la vicinanza di Nosy Be.
-         Vai spesso in Italia
 Una volta, ogni 3 anni, adesso ogni 2 anni.
-         Oggi faresti la stessa scelta  
Cioè il Madagascar? Come detto più su, non l’ho scelto, ma mi è andato benissimo.  Se però dovessi ricominciare, sceglierei un’altra parte del mondo possibilmente con caratteristiche simili, riferito agli abitanti: poveri, semplici, accoglienti, rispettosi, canterini, ballerini, festaioli, fatalisti quanto basta... e i brutti e cattivi? Chiudiamo un occhio.
A.S. 

Interviste on line

Abbiamo incontrato padre Giuseppe Nicolai, imolese di adozione,
missionario in Madagascar. Gli abbiamo chiesto di parlarci della
sua attività e dei suoi rapporti con il popolo malgascio.

Mi chiamo Toni Vasco, sono nato ad Enna
ed ho svolto la professione di psicologo presso
                                                                                         il servizio di salute mentale.         

Intervista a Fabiola Mancinelli, antropologa del turismo
che ha deciso di partire per studiare il Madagascar, portandosi
dietro qualcuno di speciale.

La mia prima casa era nel campo base a circa mezz'ora
da Sambava verso Andapa.
Mi ricordo un nome " Ambatolokoho "

Nosy Be l’Isola dei Sogni


Il sole, il mare, le spiagge, ma soprattutto la gente
ci ha fatto pensare che la nostra pensione(sic!) che
era  prossima, avrebbe potuto godere di tutto questo

Laureato in Scienze dell'educazione, ho lavorato come educatore

Dario e Valerio hanno creato Peter Pan nella più bella spiaggia del Madagascar

49 anni romano ha inaugurato a Sainte Marie il suo nuovo Hotel

Mi ha aiutato una mia amica di Torino  mi ha mandato il biglietto

È già ritornato

La cantante malgascia che vive e si esibisce in Italia

La storia di un medico che aiuta i bambini poveri del Madagascar

Il Medico dell’OMS per la malaria

L’agronomo toscano che coltiva la Jatropha

Stefano della gelateria italiana si racconta

Nata in Madagascar esercita in Italia

Vive a Nosy Be ed ha un diving

L’Alberto professionista del turismo in Madagascar

Per uno scherzo ha lavorato con Kokoa a Nosy Be

Manuela fornisce i più importanti ristoranti del vero gelato italiano

Lala vive a Cagliari ma si è sposata con il rito malgascio
Cronaca di una ragazza felinese che sta provando da tre mesi un’altra vita

ExCandidato a Presidente della Repubblica del Madagascar

In una foresta ha costruito il suo villaggio

Vive e ospita i suoi amici e clienti in una isola deserta

Ha battuto tutti i record di immersione

Pino Schintu, genovese, grande professionista della fotografia

Fra Marino vive e lavora al nord in una zona impervia del Madagascar

È arrivato in nave tanti anni fa e oggi gestisce anche una radio

Sposata con un ingegnere ha un bel negozio con i vetri di Murano

Vive in Italia, ma il suo cuore è sempre in Madagascar

Anche Lea vive a Roma e i suoi figli studiano all’Università


In Italia facevo il fiorista collaborando nella azienda familiare

Attilio Mombelli nato a Gaggino Faloppio nella provincia di Como, in un paesino tra Como e Varese, al confine con la Svizzera.




Fin da bambino ho “sognato di andare in Africa” … guardavo la cartina geografica  di questo continente e mi attirava quella bella chiazza gialla che a quei tempi era il Congo Belga
… pensavo che doveva essere bello un giorno poterci andare!
Poi mi sono fatto prete pensando sempre di andare in missione.
Nel 1962 la nostra Comunità ha iniziato una missione in Madagascar a Ihosy. Ho visto tanti compagni di scuola partire e ho deciso che sarei partito  anch’io per il Madagascar …
Nell’agosto del 1969,  mi sono imbarcato a Marsiglia sul “Pierre Loti” con altri due confratelli, uno dei quali aveva già passato 5 anni in Madagascar.
Ero appena stato ordinato sacerdote, non conoscevo niente dell’Italia, ma mi interessava solo il Madagascar … durante il viaggio, 25 giorni, passando dalla Città del Capo, abbiamo incominciato ad imparare un po’ di malgascio con quel confratello che  aveva già la sua esperienza… 



La lingua malgascia
C’è voluto un po’ di tempo tempo  … ho studiato il malgascio per sei mesi; mi ci sono voluti almeno 3 anni per parlare questa lingua senza dire troppi strafalcioni … Il malgascio è una lingua tanto diversa dalle nostre lingue latine; ma non è difficile; la grammatica è molto più semplice che la nostra, bisogna però imparare tutto un vocabolario diverso dal nostro … per questo devo ancora imparare 
Ma la gente, con la sua semplicità, il suo senso dell’ accoglienza e anche la sua  dolcezza mi ha aiutato ad adattarmi, anzi a “trovarmi bene”…

Dove vivi
Sono sempre stato  in Madagascar  e praticamente quasi sempre a Ihosy… non l’ho scelto io questo posto, ma mi piace e mi trovo bene, … anche se devo dire che adesso non è più la Ihosy di una volta …
Attualmente si può dire che abbiamo tutto: ospedale, farmacia, distributori di carburante, tanti negozi pieni di tutto; anche i marciapiedi sono pieni di venditori che obbligano i pedoni ad invadere le strade al punto che diventa un ‘impresa passare in macchina; ci sono anche tanti mercanti ambulanti, che su carrettini, portano le loro mercanzia nelle case  …;
ci sono militari, gendarmi e “police” che controllano tutto e di più … a loro modo; 
ci sono scuole con migliaia di bambini che regolarmente intasano le strade all’ora dell’uscita dalle classi; 
c’è la luce elettrica, addirittura arrivano le “fibre ottiche” per la comunicazione internet ,  solo che tante volte la corrente subisce  interruzioni di ore o di mezze giornate, anche  l’acqua potabile è un problema serio perché bisogna fare lunghe code di attesa per averne un secchio.

Si, può dire che abbiamo tutto o quasi, poi però tutto funziona come può, cioè poco bene, per non dire alla meno peggio!
Ma il bello è che ci siamo abituati a questo sistema e la gente se ne  va quasi tranquilla per la sua strada.
E anche se la nostra radio ogni tanto “protesta” … ma, non può fare di più! 

La radio
Si ho fatto e sto facendo anche questa esperienza …  Ho seguito due corsi di formazione per audio visivi a Lione, ho potuto formare una piccola equipe con la  quale ho fatto delle produzioni “dias-groupe” poi ci siamo permessi qualche esperienza in produzione cinematografica e nel 99, il nuovo Vescovo di Ihosy, ( con il quale avevo fatto la  formazione a Lione) , mi ha chiesto di provare anche “la radio”.
Non è stato tutto scontato, ma è una bella esperienza e sono convinto che può essere di grandissima utilità per la gente della zona in cui lavoro; non solo ne sono convinto, ma ne abbiamo anche delle prove.
Nel momento della mondializzazione che stiamo vivendo, tutti i mezzi di comunicazione moderni sono importanti e necessari anche, e direi in modo particolare, per la missione che ho scelto; che non è solo preghiera e prediche, ma anche promozione e formazione umana, sociale, culturale, morale,  politica ( senza fare politica) e  anche religiosa …    

Come si vive 
Si vive, credo, come si può vivere dal più al meno in tutte le cittadine o grossi villaggi del Madagascar.
 In tanti anni ho visto progredire e anche regredire la situazione; siamo passati tra gli alti e i bassi, ma questo dipendeva e dipende non tanto dalla situazione  qui sul posto, ma fa parte della situazione generale in cui si vive …
Il clima è mite, secco,  … i cicloni, in genere non fanno tanti danni, anzi sono desiderati per la coltura del riso.

Gli abitanti
La cittadina di Ihosy si trova ad un incrocio importante per le comunicazioni nel sud del Madagascar: si passa a Ihosy per andare a Tulear; da qui parte la strada  per Tolagnaro ( RN 13)  … che però è ancora molto “malandata”,  ma è l’unica  che si può fare ! c’era una strada che va verso Farafangana, attualmente quasi impraticabile, ma che comunque permette ancora le comunicazioni con Ivohibe e anche Iakora, sino a Begogo …
Qui si trovano tutte le etnie del Madagascar; la maggioranza però sono i Bestileo e i Merina ( Ambaniandro).
Ci sono anche delle “famiglie” di  cinesi e pachistani; pochi ormai sono i “vahaza” europei …
La maggior parte della popolazione della regione, invece, sono  i “BARA” …e qui ci sarebbero ancora tante cose da dire …

Con la gente
Mi trovo , posso dire, ci troviamo, bene con tutti; la gente ci rispetta e non solo, ci vuol bene, domanda aiuto, ma sa anche collaborare e impegnarsi quando si tratta di collaborare per qualche cosa di bene.

È tranquillo
La gente cerca e desidera la tranquillità e la sicurezza… ma la tranquillità, purtroppo, è legata a tanti fattori che non sempre si possono controllare, e che tante volte “opprimono” le persone,  per cui tanta gente non trova la sua situazione buona e tanto meno ideale. C’è ancora tanta povertà, e dove c’è povertà ci sono abusi di ogni genere.

Il lavoro
-         Mi occupo, insieme con un altro sacerdote della diocesi ed una suora, della radio “AVEC” ( che vuol dire Audio Visivi Espressione Cristiana ) collaborato da una equipe di circa 20 giovani;
-         Mi occupo, insieme ad alcune suore,  di un gruppo di giovani  - circa 90 -   tra i 15 e 25 anni che, non potendo continuare la scuola classica, imparano un lavoro manuale;
-         Mi occupo di costruzioni di scuole, di case e di chiese.
-         Faccio il prete … e non è sempre tutto è facile! 


La giornata tipo
Faccio il prete … la prima cosa è la preghiera e la Santa Messa con i confratelli alle 5,45 sino alle 7.
Dalle 7,30 alle 8 comunicazioni: mail, telefono, radio-comunicazione con i centri dove ci sono dei confratelli che non possono comunicare per telefono ;
alle 8 riunione per l’organizzazione del lavoro in radio;
9 - 12 , lavoro personale, visita ai lavori e incontri.
Preghiera, pranzo … e un po’ di siesta!
Alle 14, riprendo il lavoro personale; sovente visito dei villaggi nei dintorni di Ihosy.
18,45 preghiera, cena , telegiornale, qualche volta  un po’ di lavoro personale e poi “dodo”.

L’AIM
Personalmente ammiro il lavoro, ma soprattutto il coraggio e l’impegno con cui voi, la direzione dell’AIM, avete mantenuto un legame tra noi italiani qui in Madagascar, soprattutto nei momenti meno facili che abbiamo passato.
Ammiro la vostra discrezione e umiltà nel servire tutti i connazionali.
Grazie per tutte le informazioni che ci date  … che sovente sono le  uniche che abbiamo dell’Italia.
L’ associazione AIM ha saputo assumere e svolgere, e bene, tanti compiti e impegni burocratici che sono soprattutto di pertinenza di un Consolato.
Forse però, per un  Consolato non sarà facile mantenere quel legame di amicizia che l’AIM ci ha dato e che spero continuerà a darci, perché sono valori che non si limitano ne si racchiudono in un dovere burocratico.
Saluti cari. Grazie  P. Attilio


Carmelita Celi in Pirbay, architetto, nata a Catanzaro

Italiani nel mondo

Abita dal 1990 a Antananarivo dove gestisce un negozio “Arcadia” ha due figli e il marito è il titolare di Blueline, il più importante provider del Madagascar.
Gli studi
 Dopo gli studi liceali, mi sono iscritta alla facoltà di architettura conseguendone la laurea e successivamente ho iniziato a lavorare in diversi studi di progettazione e insegnato matematica in scuole di recupero.

  L’incontro 
Nel 1985, durante una festa, incontrai casualmente un misterioso ragazzo che lavorava come ingegnere minerario sulle piattaforme petrolifere: non avrei mai immaginato che, dopo cinque anni, sarebbe diventato mio marito. La conoscenza con questo ragazzo di origini indiane, nato a Tulear, mi fece rispolverare i vecchi libri di geografia e studiare in modo più approfondito il Madagascar, meravigliosa terra dove la flora e la fauna affascinavano il mondo intero e rivestivano, come rivestono ancora oggi, un ruolo fondamentale.

 Il matrimonio
 Dopo essermi sposata in Italia, sono arrivata, per la prima volta ad Antananarivo in Madagascar, terra vagamente conosciuta solo attraverso qualche cartolina; ovviamente le difficoltà di adattamento non sono mancate, dettate soprattutto da una lingua a me sconosciuta e dalla mancanza del mare, da sempre di fronte le finestre della mia camera.

  E allora......
 Decisi di iscrivermi ad un corso accelerato di francese e, nel giro di sei mesi, ero in grado di capire la nuova lingua ed esprimermi. Purtroppo, ancora oggi, l'accento tradisce la mia origine..... Nel 1992 e' nata Leila, oggi quasi ventenne e, due anni dopo, Karim. Non mi sono mai adattata alla povertà di questo paese, osservare i bambini che mangiano nelle spazzature o vederli per le strade mendicare mi rattrista profondamente; mi chiedo cosa hanno fatto le organizzazioni internazionali per contenere questa miseria che si diffonde drammaticamente.

 Cosa ti manca
La dolcezza della vita italiana, mi è sempre mancata, ogni scusa era valida per raggiungere Pescara, godere la spiaggia, il mare, gli arrosticini, i gustosi gelati, mia madre, i miei fratelli. Il lavoro Dopo aver eseguito alcuni studi di progettazione a Tananarive, mi resi conto che, per rientrare a Pescara con una certa frequenza e giustificare la mia lunga permanenza, dovevo indirizzarmi verso qualche nuova attività, senza sviare le mie origini, la mia identità e la mia cultura italiana. Decisi, cosi', di aprire, a Tananarive un negozio di articoli puramente italiani, in relazione alla mia formazione. Il decoro, il senso delle proporzioni, i colori, il gusto per gli oggetti raffinati, l'arte della tavola, i tappeti e l'argenteria hanno influenzato le mie scelte e da 18 anni il mio negozio, "ARCADIA", sopravvive a cambiamenti politici, climatici, economici e sociali......'

Viaggi spesso
 Ogni estate mi reco a Pescara per incrementare la merce e organizzare un container; mi reco a Murano per acquistare i meravigliosi suppellettili soffiati a bocca e, tra la burocrazia, l'imballaggio di ogni singolo articolo e il lungo trasporto fino alle coste di Tamatave, trascorrono oltre un paio di mesi di attesa. Non è semplice spiegare la realizzazione e la tecnica di questi oggetti ai miei clienti, ma riscontro in loro un certo interesse, soprattutto quando rientrano in Madagascar dopo un breve soggiorno a Venezia.
Sei felice
 Dopo 22 anni di permanenza in Madagascar, mi sento una privilegiata rispetto alle mie amiche italiane, ho conosciuto una cultura diversa, apprezzato un mondo conosciuto solo attraverso i libri di scuola, gustato nuovi cibi e rapita dal fascino di una natura estremamente rigogliosa, ho una famiglia fondata su due identità che ci hanno arricchito e, infine, un lavoro che mi diverte. Spero solo......... che un giorno il mare arrivi davanti la finestra della mia camera ! Carmelita Celi.