e di un
piccolo villaggio del Madagascar
Stefano
decide di offrire il suo aiuto agli abitanti del villaggio: inizia così un
percorso, un’avventura costruita passo dopo passo, con la pazienza e la
determinazione di chi ha realmente voglia di portare a termine un grande
progetto.
Il
romano Stefano Palazzi presenta al Campidoglio i risultati del lavoro svolto
nel villaggio di Antintorona, un posto che fino a vent’anni fa era come tanti
altri in Madagascar: povero, poco sviluppato e stremato dalle malattie. Oggi è
un paese sviluppato ed ecosostenibile. (Flavia Miccio)
La
storia di We Work It Works inizia 17 anni fa, quando Stefano Palazzi, ex atleta
romano e grande viaggiatore, arriva ad Antintorona, un villaggio sull’isola di
Nosy Komba in Madagascar. In quegli anni Antintorona si trova nel mezzo di
un’emergenza sanitaria, e deve combattere contro paludismo, parassitosi,
bronchite cronica, dissenteria.
Stefano decide di offrire il suo aiuto agli abitanti del villaggio: inizia così un percorso, un’avventura costruita passo dopo passo, con la pazienza e la determinazione di chi ha realmente voglia di portare a termine un grande progetto. Sabato 11 dicembre, al Campidoglio a Roma, Stefano presenta per la prima volta alla stampa ed al pubblico i risultati ottenuti nel villaggio di Antintorona, e parla del suo reale modello di sviluppo, pronto ad essere applicato a tutti i paesi del terzo mondo.
Partendo dal presupposto che ogni società basa il proprio livello di civiltà sulla qualità dell’attenzione che si da ai propri bambini, Stefano ha sviluppato un progetto globale dove tutti gli elementi sociali ed economici della vita di un villaggio sono incentrati attorno alla figura dei bambini. Il primo passo verso lo sviluppo del villaggio infatti è stato affrontare l’emergenza sanitaria, che purtroppo determinava la morte dei più piccoli, anche grazie al contributo di medici di La Réunion e dei medici malgasci, parallelamente alla lotta alle epidemie endemiche, è stata realizzata la bonifica del terreno, che ha reso possibile la costruzione di strade, scuole, case. Le scuole sono state infatti un elemento fondamentale perché attorno ad esse sono state realizzate tutte le maggiori infrastrutture: una scuola ha infatti bisogno di acqua, di elettricità, di strade. In queste scuole, che vanno dalle materne, fino ad un collegio, si stanno formando e stanno crescendo gli adulti che domani porteranno avanti il modello di sviluppo del villaggio.
Anche la produzione ad impatto zero di energia è stato un grande passo per il villaggio di Antintorona: gli ingegneri svizzeri dell’associazione Adeve hanno infatti realizzato una turbina idroelettrica, che sfrutta l’energia prodotta dai vicini torrenti, per portare l’elettricità gratuita all’interno delle case. Oggi i bambini del villaggio possono usare i laptop forniti nel 2009, prodotti dall’associazione One Laptop per Child di Nicholas Negroponte.
Stefano decide di offrire il suo aiuto agli abitanti del villaggio: inizia così un percorso, un’avventura costruita passo dopo passo, con la pazienza e la determinazione di chi ha realmente voglia di portare a termine un grande progetto. Sabato 11 dicembre, al Campidoglio a Roma, Stefano presenta per la prima volta alla stampa ed al pubblico i risultati ottenuti nel villaggio di Antintorona, e parla del suo reale modello di sviluppo, pronto ad essere applicato a tutti i paesi del terzo mondo.
Partendo dal presupposto che ogni società basa il proprio livello di civiltà sulla qualità dell’attenzione che si da ai propri bambini, Stefano ha sviluppato un progetto globale dove tutti gli elementi sociali ed economici della vita di un villaggio sono incentrati attorno alla figura dei bambini. Il primo passo verso lo sviluppo del villaggio infatti è stato affrontare l’emergenza sanitaria, che purtroppo determinava la morte dei più piccoli, anche grazie al contributo di medici di La Réunion e dei medici malgasci, parallelamente alla lotta alle epidemie endemiche, è stata realizzata la bonifica del terreno, che ha reso possibile la costruzione di strade, scuole, case. Le scuole sono state infatti un elemento fondamentale perché attorno ad esse sono state realizzate tutte le maggiori infrastrutture: una scuola ha infatti bisogno di acqua, di elettricità, di strade. In queste scuole, che vanno dalle materne, fino ad un collegio, si stanno formando e stanno crescendo gli adulti che domani porteranno avanti il modello di sviluppo del villaggio.
Anche la produzione ad impatto zero di energia è stato un grande passo per il villaggio di Antintorona: gli ingegneri svizzeri dell’associazione Adeve hanno infatti realizzato una turbina idroelettrica, che sfrutta l’energia prodotta dai vicini torrenti, per portare l’elettricità gratuita all’interno delle case. Oggi i bambini del villaggio possono usare i laptop forniti nel 2009, prodotti dall’associazione One Laptop per Child di Nicholas Negroponte.
Elencare tutte le
iniziative di Stefano ed il team di We work it works sarebbe impossibile, così
come lo è raccontare tutto il percorso che è stato fatto in questi venti anni.
Quello che si può fare invece è dare valore alla grande abilità di aver
realizzato un progetto che funziona davvero, basato su lavoro duro e tanta
pazienza, fatto in sordina, con il sostegno di enti pubblici e di privati. E
gli aiuti serviranno anche in futuro, perché Stefano ha già in mente i prossimi
passi: nuova energia pulita, nuove strade, nuove colture.
Con la speranza che questo modello possa essere applicato ad altri villaggi, non solo in Madagascar, ma in tutta l’Africa, in tutto il mondo.
Con la speranza che questo modello possa essere applicato ad altri villaggi, non solo in Madagascar, ma in tutta l’Africa, in tutto il mondo.
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