mercoledì 29 maggio 2013

La Chiesa cattolica in Madagascar tra povertà intollerabile e caos politico e morale

Una terra piena di contraddizioni. Un Paese ricco di risorse minerarie e bellezze naturalistiche, in cui l’80 percento della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno.  In alcune regioni i malgasci vivono in condizioni miserabili, nonostante il petrolio, l’oro, i diamanti». Monsignor Rosario Vella racconta ad Aiuto alla Chiesa che Soffre la realtà del Madagascar e l’opera della locale Chiesa cattolica: «una Chiesa povera per i poveri». Il presule siciliano – primo salesiano alla guida di una diocesi malgascia - vive nell’isola dal 1981 e dal 2007 è vescovo di Ambanja, nel Nord del Paese. Dopo il colpo di stato militare, che il 17 marzo 2009 ha portato l’ex d.j. Andry Rajoelina alla presidenza dell’Alta Autorità di Transizione – governo de facto privo di alcun riconoscimento internazionale - il Madagascar attraversa un momento assai critico.

In questo inizio 2013 le elezioni sono state posticipate più volte e non si esclude la possibilità di un nuovo governo di transizione. I malgasci sono stanchi del protrarsi dell’incertezza, delle ristrettezze economiche e hanno ormai perso ogni speranza. «Viviamo in un caos economico, giuridico, politico, sociale, ma soprattutto morale – spiega monsignor Vella – Mentre le multinazionali stanno depredando l’isola delle sue ricchezze, i tantissimi, troppi, partiti politici guardano unicamente al proprio tornaconto e le persone vengono comprate a basso prezzo». I diritti minimi, come la scuola e l’accesso alle cure sanitarie, non sono garantiti dallo Stato. Solo il 15% della popolazione accede alle cure mediche di base e nei villaggi i bambini muoiono ancora per malattie perfettamente curabili.
«Si può accettare la povertà di una famiglia che vive in una casa di paglia, ma non è tollerabile che non possa curare i propri figli per mancanza di denaro o di un ospedale nelle vicinanze. Perché questa non è povertà, è miseria». Anche nei villaggi più remoti, immersi nella boscaglia, la Chiesa ha costruito scuole e dispensari che accolgono fedeli di ogni religione. Nel Nord del Paese e nelle regioni costiere la percentuale dei cattolici è minima: tra il 2 e il 15%. «Ma le nostre porte sono aperte a tutti», afferma monsignor Vella, ricordando l’opera encomiabile di tanti sacerdoti, religiosi e religiose che percorrono a piedi anche cento chilometri per incontrare comunità molto isolate. La drammaticità del momento sta causando l’abbandono dei tradizionali valori malgasci - famiglia, solidarietà, rispetto della persona - «sostituiti dalla brama di potere e dalla voglia di facile guadagno, dal libertinaggio e dal relativismo esasperato».


L’assenza di punti di riferimento ha conseguenze tragiche sulla formazione dei giovani. «I genitori non riescono più ad educare i figli e gli insegnanti, prostrati dalle avversità, non possono svolgere a pieno il loro dovere. Fortunatamente, e possiamo dirlo a testa alta, la Chiesa cattolica fa tanto, anzi tantissimo in questo campo. Per questi ragazzi le nostre scuole rappresentano l’unica ancora di salvezza». L’educazione è tra le priorità della Chiesa cattolica. «Siamo fortemente preoccupati per il futuro dei giovani malgasci ed è essenziale garantire loro il diritto allo studio e alla formazione». Spesso nei villaggi vi è soltanto la scuola primaria e per proseguire gli studi, ragazzi di soli 11 o 12 anni sono costretti a trasferirsi. Soli, lontani da casa e con pochissimo denaro a disposizione, gli adolescenti sono esposti a numerosi pericoli.
E per proteggerli la diocesi di Ambanja ha creato “villaggi” in cui vivono gli studenti, affidati alle cure di una famiglia, oppure di religiose o sacerdoti. «Da quando abbiamo iniziato, i giovani che continuano a studiare sono nettamente aumentati – spiega il presule – Con una guida accanto è più facile per loro non perdersi o correre il rischio di essere sfruttati. Altrimenti, una volta esauriti i soldi, i ragazzi rischiano di cadere nel giro della criminalità e le ragazze in quello della prostituzione». In Madagascar la prostituzione è un fenomeno diffuso – e in alcune zone lo è anche il turismo sessuale – e spesso sono gli stessi genitori a vendere le figlie adolescenti per necessità economiche.

Fonte:La Perfetta Letizia
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Madagascar, un’isola tutta per te


Tramonti infuocati, placide acque turchesi, una terra selvaggia e paesaggi di una bellezza da togliere il fiato. E ancora: una vita semplice, senza costrizioni, dove l’unica preoccupazione è quella di indossare un pareo e di lasciarsi abbracciare dai profumi e dai colori della natura. Un sogno? No, pura realtà. Quella che solo una delle più belle isole del Madagascar è in grado di regalare: Tsarabanjina, “l’isola bella” in malgascio. E’ un vero e proprio paradiso non solo per la sua incredibile bellezza naturalistica ma anche per la sua esclusività. L’isola infatti è l’eden privato in cui sorge il resortConstance Tsarabanjina del gruppo Constance Hotels and Resorts. Un sogno ad occhi aperti che, sotto diverse prospettive e sfumature, può essere vissuto anche negli altri hotel del gruppo come il Constance Lémuria e il Constance Ephélia, alle Seychelles, il Constance Le Prince Maurice e ilConstance Belle Mare Plage, situati sull’isola paradisiaca di Mauritius e  i due hotel immersi nel fascino delleMaldive, il Constance Halaveli e Constance Moofushi.

UN VIAGGIO DAL SAPORE NATURAL CHIC – Al Constance Tsarabanjina il tempo scorre lento, e si vive tutta la magia di un luogo protetto, lontano dal caos e dalla frenesia. Una pace tutta da gustare in una delle 25 raffinate ville, completamente rinnovate nel design e nelle dotazioni, tutte fronte mare. Tre abbaglianti spiagge di sabbia bianchissima (North Beach, South Beach e Bar Beach), incorniciate da una ricca barriera corallina, sono poi a disposizione degli ospiti per rilassarsi, andare alla scoperta dei meravigliosi fondali dell’isola e, con un po’ di fortuna, avvistare le balene che passano indisturbate nelle acque di Tsarabanjina, da marzo a novembre. Inoltre, dal mese di aprile, il resort propone una nuova ed esclusiva formula di soggiorno.

Il suo nome è Crystal All Inclusive e comprende diversi servizi tra cui: una vasta selezione di liquori, birre artigianali e cocktail esotici, una prestigiosa carta dei vini con etichette provenienti da tutto il mondo, tutti i pasti al ristorante dell’isola, famoso per le specialità a base di pesce fresco, un’escursione al tramonto, l’equipaggiamento snorkelling, una cena tipica malgascia accompagnata da danze folcloristiche. Vi state chiedendo quanto possa costare questo eden privato? I pacchetti viaggio vanno dai 2.831 € ai 3.843 € a persona per un soggiorno di 9 giorni/7 notti in South Beach Villa con trattamento di Crystal All Inclusive.
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Canicattì, solidarietà: raccolta fondi per i bimbi del Madagascar


Sono stati devoluti al reparto di Pediatria dell’ospedale di Ambanja in Madagascar, sede della diocesi guidata dal vescovo salesiano canicattinese don Rosario Vella, i proventi della vendita del libro «Una città nel pallone. La storia dell’A. S. Canicattì dalle origini fino alla sua scomparsa». L’autore Giuseppe Leonardi, come aveva annunciato nella manifestazione di presentazione dell’opera, ha provveduto ad effettuare il bonifico dei soldi incassati mantenendo fede all’impegno che aveva assunto.
La somma donata consentirà l’acquisto di importanti attrezzature per il reparto di Pediatria esistente nella diocesi di Ambanja in cui opera da tempo come missionario in Madagascar don Rosario Vella che Papa Giovanni Paolo II ha nominato Vescovo. «Colgo l’occasione per ringraziare tutti gli sportivi canicattinesi -dichiara Giuseppe Leonardi- che con il proprio contributo hanno reso possibile la realizzazione di questo obiettivo.
Una iniziativa – aggiunge l’autore- che può avere un seguito anche perché nella distribuzione del volume non era stato dato l’adeguato risalto alla finalità umanitaria dell’utilizzo del ricavato. Proprio per questo motivo- conclude l’autore della pubblicazione- quanti non l’avessero ancora fatto, sportivi cittadini club ed amministrazioni locali, potranno acquistare copie del libro essendo adesso a conoscenza che il ricavato consentirà l’acquisto di attrezzature sanitarie e mediche per i bambini che vivono in Madagascar».

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Dai cannoli al risotto fino alla paella La Bra diventa «Piazza dei sapori»


Verona, al via l'undicesima edizione. Sul Liston il meglio della gastronomia italiana, spaziando dalla paella spagnola alle spezie del Madagascar

VERONA - Si può iniziare da granite e cannoli siciliani e si può finire con un risotto all’Isolana. Si snoda anche così il percorso in piazza Bra dell’undicesima edizione de «Le Piazze dei Sapori», manifestazione organizzata da Confesercenti e Comune. Fino a domenica 5 maggio il meglio dell’enogastronomia italiana sarà presente in centro con curiosità e leccornie di primissima scelta. Gli espositori sono 53, di cui 48 italiani e 5 stranieri. Tra le novità di quest’anno c’è lo «Street food» proposto dallo chef toscano Luca Trabalzini. «L’idea è semplice - spiega - abbiamo pensato di offrire un panino di qualità e presentazione migliore rispetto a quello classico con la salamella». Trabalzini prepara panini con controfiletto, salsa bernese e insalata croccante (non a caso il nome è «Panino nobile»), oltre a tartare di manzo, fiorentine e controfiletti scaloppati da 400 grammi. Al suo fianco, invece, ci sono le vere olive ascolane cucinate da Domenico e Nazareno Di Natale, originari di Ascoli Piceno. «Qui si frigge solo la crosticina di pane - spiega Domenico - mentre la carne è cotta a fuoco lentissimo e utilizziamo il parmigiano reggiano stagionato 36 mesi».
Per gli amanti dei formaggi è d’obbligo un passaggio allo stand della Lucania di Michele Gammino. «Abbiamo formaggi di pecora, di capra e di mucca - commenta Gammino - e il nostro pezzo forte è il "Pecorone" che stagiona un anno e mezzo in grotte di origine vulcanica ». Due le novità più curiose: uno stand di sola liquirizia e uno di spezie e aromi. 


 Il primo è dell’azienda abruzzese Magic.T. «Proponiamo liquirizia grezza allo stato puro, liquirizia morbida senza zucchero e polvere di liquirizia che può essere usata anche per condire risotti o gamberoni», racconta la titolare Elisa Colaleo. Pochi metri più in là si viene inebriati dagli odori di spezie e aromi che provengono da tutto il mondo. Ci sono i sali più pregiati, vedi l’australiano «Murray River» estratto da un bacino di acqua salata che si trova sotto un fiume di acqua dolce, il curry indiano, i pepi della Giamaica o la vaniglia del Madagascar. Poi non mancano i grandi classici di questa manifestazione: i prodotti pugliesi (taralli, pane, burrate, dolci alla mandorla), quelli siciliani (soprattutto dolci), sardi e toscani (salumi e formaggi), liguri (pesto e focacce), veneti (olii e risotti) e quelli stranieri.
Si possono assaggiare la paella valenciana, gli spiedoni polacchi, le crepes olandesi o i canederli e wurstel austriaci. Un altro stand caratteristico è quello di Michele Bardeggia, che espone il tartufo di Acqualagna declinato in tutte le sue forme possibili. «Dal tartufo nero estivo alla vellutata al tartufo bianco riusciamo ad accontentare qualsiasi gusto», promette Bardeggia.

 Al centro della piazza, infine, si trova il grande stand della Puglia e quello dei pasticcieri veronesi. Questi ultimi organizzano ogni giorno laboratori gratuiti per imparare a preparare dolci. «Soprattutto baci di dama, sbrisolona, frollini e sfogliatine al Recioto - precisa il pasticciere Michele Marcazzan - e il 4 maggio dalle 15 alle 17 organizzeremo un laboratorio dedicato ai bambini». Il ricavato delle vendite di questi dolci sarà devoluto all’associazione All Togheter for Children.

Dino GuerriniCorriere della Sera

 

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GMG Giornata Mondiale della Gioventù


La giornata Nazionale della gioventù doveva essere un’ avventura da condividere con i ragazzi, invece si è rivelata un’opportunità  di vivere la quotidianità del mondo femminile malgascio.
Non sapevo bene cosa fosse la GMG e che cosa avremmo fatto. Immaginavo molte persone, ma non cosi tanti: fiumi di uomini in marcia per riunirsi in preghiera sotto le stelle, un cortile pieno di pentoloni dove dei volontari cucinavano il riso per tutti ed ore e ore di coda per riempire le bottiglie d’acqua che ci servivano a pulirci, almeno superficialmente.
In quei giorni ci siamo trovati divisi: io e Francesca da una parte della città e Zak con i Ragazzi da un’altra.  Per tutto il viaggio noi siamo rimaste insieme a delle donne del gruppo dell’Oratorio Don Bosco di Fianarantsoa: suore, ragazze, adolescenti, giovani donne, donne adulte  e madri di famiglia.
Le protagoniste di questi giorni sono state loro: le donne, donne malgascie, diverse da noi culturalmente, per i loro usi e costumi, ma uguali a noi in quanto donne.  Sono loro che ci hanno accompagnato in questi giorni di viaggio attraverso il Madagascar, ci hanno insegnato a vivere con loro e ci hanno portate per mano  nella loro vita. A volte anche ragazze più giovani di noi, che in questa nuova esperienza ci facevano da guide  premurose,  da madri tenere e affettuose, incantevoli ed eleganti nei loro coloratissimi “lamba” (parei), forti , pronte e serene nell’affrontare ogni situazione .
“Mangiare riso per due settimane e avere solo due bottiglie d’acqua per lavarmi!”
Ero partita con l’idea di SOPRAVVIVERE … loro mi hanno insegnato a VIVERE con i loro sorrisi quando si stava per più di un ora in coda per l’acqua, con la loro spontaneità nel lavarsi insieme agli uomini, coperte solo dall’ombra notturna, con il loro entusiasmo di essere impeccabili per la festa anche in mezzo al vento e la polvere di Diego Suarez e con il loro sguardo incantato e la loro gioia di vivere durante i sette lunghi e scomodi giorni di viaggio in taxi- brousse attraverso le immense distese deserte del Madagascar.
·         Stiamo lavorando a Ivohibe, paese di circa 2000 abitanti situato nella regione di Horombe, nel Sud-Est del Madagascar. 
È una zona abbastanza 
povera, per niente turistica e prevalentemente rurale. Il clima è a cavallo tra umido tropicale (come tutta la costa Est dell’isola) e quello a due stagioni (piovosa/secca) che troviamo nella parte centrale dell’isola. Ora e durante tutto il soggiorno siamo in inverno, quindi temperatura piuttosto fresche e clima piuttosto secco, anche se ogni tanto piove più del dovuto (dicono ennesimo esempio del clima che sta cambiando). 
Qui il WWF Madagascar lavora da diversi anni con le comunità locali attraverso due progetti principali: Il Programma Olistico di Conservazione delle Foreste e quello di Rafforzamento della Società civile.
·         Il primo si articola nel contesto di tutela della regione orientale dell’isola (chiamata Ala-Atsinana) e in particolare di tutto il corridoio forestale (una striscia piu o meno larga situato a circa 50km dalla costa Est, con superficie totale di 31 200 km2) che taglia da Nord a Sud tutto il paese, con frammentazione spesso elevata e con solamente una quantita molto limitata di aree protette (solo il 3% dell’intera regione orientale !). 
Il WWF si occupa di tutelare tutte le (numerose) aree di 
foresta, quindi i corridoi forestali, tra le varie aree protette dal MDN (Madagascar National Parc). Per quanto riguarda le attività qui a Ivohibe, si tratta di tutelare tutto il corridoio forestale (che taglia verticalmente la provincia di Ivohibe e che collega due Aree protette – Andrigitra e Pic d’Ivohibe) che si trova totalmente privo di tutele amministrative e quindi a forte rischio

Il secondo progetto ha come scopo di sensibillizzare gli abitanti dei villaggi situati ai margini delle foreste affinché capiscano l’importanza del corridoio forestale (per loro e per l’ambiente), mediante la creazione di COBA’s (Communautés de Bases) ovvero associazioni costituite dai cittadini, il cui scopo è di decidere in modo democratico e organizzato quali strategie utilizzare per rispondere ai loro bisogni, per migliorare le condizioni economiche e, nel frattempo, tutelando le risorse naturali della zona. Questi COBA, creati grazie all’aiuto e al sostegno del WWF e delle autorità locali, operano ormai in quasi tutti i villaggi della provincia di Ivohibe che hanno a che fare con il corridoio forestale. Mediante i cosiddetti « Transferts de Gestion » che stanno avvenendo progressivamente, si spera che una volta il WWF partito da qui (tra alcuni anni), i COBA siano in grado di tutelare direttamente in
prima persona il corridoio forestale e le risorse naturali dell’area. 
Le minacce principali sono ovviamente il disboscamento (la gente utilizza molta legna, per la costruzione, ma anche e soprattutto come combustibile per cucinare, poiche qui non hanno altre opzioni se non quello di bruciare la legna), ma anche i cosiddetti « feux de brousses » e le « cultures sur brulis » ovvero le tecniche tradizionali ancora molto diffuse che consistono nel bruciare i terreni per gli allevamenti del bestiamo, nel primo caso, e per l’agricoltura, nel secondo. 
I COBA, per quanto visto fin’ora, stanno collaborando in modo particolarmente attivo, sia perché capiscono l’importanza delle foreste e delle tematiche ambientali conseguenti (cambio climatico, mancanza d’acqua, erosione del suolo, perdita di biodiversità, ecc.) sia perchè le nuove attività proposte e portate dal WWF hanno un evidente riscontro economico e portano dei benefici per gli abitanti, sia per la salute che per le condizioni di vita.
Le attività cambiano a seconda dei villaggi e delle risorse diponibili. Alcuni esempi sono la realizzazione di « Cultures maraicheres » (coltivazione di ortaggi : prima mangiavano solo riso, magnocca e frutta raccolta sugli alberi. Il WWF ha portato carote, patate, cipolle, insalata, zucchine, ecc.), nuove tecniche per la coltivazione del riso (Sistemi di risicoltura che fanno diminuire la quantità d’acqua necessaria e aumentare la produttività del campo), allevamento di piccolo bestiame (pesci, conigli, anatre, ecc., tutti animali che prima non avevano e che, attraverso la crescita del numero di bestie e la successiva vendita, diventano uno strumento per aumentare i redditi), realizzazione di « compost » per riciclare i resti organici con cui poi fertilizzare i terreni agricoli, e varie attività di riforestazione (per non usare il legno direttamente dalla foresta), apicoltura, ecc., insomma tutte attività che probabilmente non sarebbero mai partite se il WWF non fosse intervenuto.
Noi volontari, oltre ad aiutarli a realizzare e migliorare queste attività, portiamo soprattutto la parte piu teorica
uale sia il nesso tra queste attività e la tutela dell’ambiente, a scala locale e globale. Questo lo facciamo mediante presentazioni, proiezioni video, dibattiti, lavoro con donnne e bambini, ecc. La risposta dei cittadini è stata per ora molto positiva, sono contenti di ricevere proposte e consigli e sono aperti al confronto e alle nuove idee, anche se a volte queste vanno un po’ contro le loro usanze (e qui le tradizioni hanno un fortissimo radicamento). 
Il progetto è molto interessante e stimolante, i paesaggi e le creature che popolano quest’isola sono unici e meravigliosi e il clima varia molto da zona a zona: il tasso di 
endemismo si aggira attorno all’80-90% (93% per i rettili, 99% per gli anfibi!), piu di 100 specie/sottospecie di lemuri, piu di 1000 specie di orchidee, 6 delle 9 specie di baobab presenti nel mondo si trovano solo su quest’isola, ecc. Insomma, un patrimonio naturalistico che va tutelato. Questo è quello che il WWF cerca di fare da diversi anni, e i risultati fin’ora raggiunti sono innegabili.
Questo sostanzialmente è quello che fa il WWF e che facciamo noi. Ho tralasciato volutamente molti dettagli, ma penso che cosi  ho dato un’idea di come si lavora qui e di come potere conciliare conservazione e nuove tecniche per migliorare le condizioni dei cittadini, soprattutto in un paese povero e rurale (ma estremamente ricco da un punto di vista ambientale!) come il Madagascar.  Spero di mandare qualcos’altro nei prossimi tempi, e dipenderà dal se riusciremo ad avere la connessione internet direttamente qui ogni tanto.
Adrien Lindon wwf  Scritto da Claudia Minelli

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martedì 14 maggio 2013

La lotta politica CONTINUA! (governo ladro)


Per i lettori italiani che ci seguono lontani dal Madagascar dobbiamo precisare che il 3 maggio,  scaduto il termine per presentare la candidatura a Presidente della Repubblica del Madagascar per le elezioni del 24 luglio prossimo,  l’Alta Corte Costituzionale ha esaminato la documentazione  delle 50 candidature pervenute all’ufficio elettorale. Di queste 50 candidature l’Alta Corte Costituzionale ne ha ammesse solamente 41.
Noi abbiamo seguito da alcuni mesi Maurice Beranto e abbiamo pubblicato due sue interviste: 

                                     Candidato  Presidente del Madagascar

Alla luce dei fatti che sono intervenuti, Maurice Beranto preferisce non presentare più la sua candidatura a Presidente del Madagascar e in questo scritto che segue ne spiega i motivi.

Cari amici e elettori
Ho dovuto rassegnarmi a non presentarmi a queste presidenziali perché volevo presentarmi ad una  elezione partecipando ad un dibattito politico. A mio parere, queste presidenziali, così come oggi si sono delineate, non sono altro che un grande gioco di circo equestre. Io volevo partecipare a un dibattito politico,  non volevo essere un clown. Ed ho paura al solo pensiero, di quello che potrà accadere alla maggior parte dei malgasci in un prossimo futuro.
Ma, come spesso ho detto, un popolo ha i capi che si merita. Con i miei amici, avremmo voluto offrire un'alternativa al presente. Ma i malgasci ancora non vogliono. A dire la verità, sono "coloro che sanno" questi intellettuali, come ci piace chiamarli nel nostro paese, e in particolare coloro che si sono arricchiti alle spalle di un popolo che vuole rimanere in questo stato. Gli intellettuali malgasci  commentano e si rifiutano di entrare in azione. Io non faro’ mai parte dei predatori, dei mercanti di illusioni e degli apprendisti stregoni. Quindi, non ho trovato l'aiuto economico che ho bisogno per andare avanti. Tutto quello che ho fatto e che continuo a fare è dovuto alla mia famiglia e ai pochi amici fedeli.
Per questa volta, così ho abdicato. Detto questo, fare il presidente non è mai stato "fine a se stesso." Abbiamo pensato da molto tempo, che era più importante per noi avere più parlamentari che, fare il Presidente senza rappresentanza in seno al parlamento. Continuiamo il nostro "lavoro". Ma per fare cio’, debbo dare fondo alle mie migliori risorse per accettare una situazione che non mi è gradita. Se voglio portate avanti le mie idee, devo partecipare a un governo, anche se si tratta di un governo di ladri. E dico sul serio. Ho pensato che non  posso fare altrimenti, e ne sono convinto.
Deve esserci una rivoluzione di pensiero perchè il malgascio accetti che le cose cambino. Come mi piace dire, un cambiamento in un paese deve iniziare con il cambiamento del modo di pensare di ogni cittadino. Questo è il mio pensiero, ma purtroppo, se questo non avviene  non è possibile invertire la tendenza. Non posso continuare nel vedere il paese abbandonato senza alcuna speranza e deludere tutti quelli che fino ad oggi mi hanno seguito.
Quindi per me, questa è una strategia che si evolve con il tempo. Gli obiettivi rimangono gli stessi. Cercate di capirmi: tutti questi sforzi, in tutti questi anni per avere dei buoni risultati, ci dicono che io devo continuare, che noi continuiamo.
La visita ieri dei giovani di Fort-Dauphin che mi hanno testimoniato la volontà di continuare, non ha fatto altro che rafforzare questa nostra  convinzione di continuare.  
Maurice BERANTO
Presidente FIDEM

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Madagascar: situazione politica sempre più intricata verso le presidenziali di luglio


In Madagascar le elezioni presidenziali si terranno il 24 luglio prossimo, come confermato dai mediatori internazionali a pochi giorni dal controverso annuncio di Andry Rajoelina, Presidente ad interim dal 2009, di voler avanzare la propria candidatura.  A gennaio aveva dichiarato la propria intenzione di farsi da parte, probabilmente cedendo alle pressioni delle amministrazioni regionali intenzionate a evitare potenziali disordini al momento del voto. È poi tornato sui suoi passi alla notizia dell'inattesa candidatura della moglie di Marc Ravalomanana, spodestato con il golpe del 2009.  
L’isola, che vanta ricchissimi giacimenti petroliferi e minerari, ha vissuto quattro anni di incertezza politica che ne hanno seriamente compromesso la crescita economica, scoraggiando gli investitori stranieri. L’economia ha subito un calo del 4,6% nel 2009, un abisso se paragonata alla crescita del 7,1% registrata l’anno precendente. Per il 2013 la Banca Mondiale prevede una crescita pari a un timido 2.6%.  
L’ex Presidente del Mozambico Joaquim Chissano, mediatore della crisi malgascia dal 2009, si dice “turbato” dalla situazione attuale, ma convinto che nessuno voglia di invertire il processo politico. “I cittadini vogliono andare al voto nei tempi stabiliti, assicurandosi che tutto si svolga in modo pacifico”, ha dichiarato. Chissano si è poi detto favorevole alla decisione del Tribunale elettorale, che ha accettato la candidatura di Rajoelina -- oltre ad altri 40 candidati. “Confidiamo nel fatto che non ci saranno ulteriori irregolarità,” ha aggiunto.  
Il governo francese ha invece accolto con disappunto il via libera, come quello nei confronti di Lalao Ravalomanana e di Didier Ratsiraka, già Presidente per due volte. In un comunicato ufficiale del Ministero degli Esteri francese si legge fra l'altro:  
"La candidatura di Rajoelina viola l'impegno solenne, preso dal Presidente in transizione il 15 gennaio 2013, di non presentarsi come candidato alle elezioni presidenziali in Madagascar, in conformità alle raccomandazioni della Comunità per lo sviluppo dell'Africa Meridionale (SADC). La Francia condivide pienamente il rammarico espresso dalla SADC tramite il Presidente della Tanzania, Jakaya Kikwete. 
Invitiamo tutti gli attori politici in Madagascar a mantenere gli impegni assunti di fronte alla SADC, i cui sforzi di mediazione sono sostenuti dalla Francia, al fine di preservare le possibilità di attuare con successo il processo di transizione." 
Il 38enne Rajoelina, il cui voltafaccia ha creato forti tensioni interne, ha dichiarato che i suoi avversari politici non hanno nulla da temere, aggiungendo: “Quando si decide di competere, bisogna osare e non aver paura di nulla”. Pur a fronte delle molte critiche, il Presidente in carica non appare pentito: "Quando ho reso pubblica la mia decisione di non candidarmi, molti si sono sentiti afflitti. Quando invece la lista dei candidati è stata resa pubblica, tanti hanno pianto di gioia. [...] Se mi sono candidato è soprattutto per il Paese. Il popolo è padrone delle proprie scelte e ora deve eleggere il suo leader", ha concluso, definendosi tra l'altro il miglior candidato. "Dato che i giovani costituiscono il 70% della popolazione, il Paese ha bisogno di un leader patriota che ne condivida la visione. Un solo candidato soddisfa tali criteri".  
Nel settembre 2011 la Comunità di Sviluppo dell'Africa Meridionale (SADC) aveva negoziato un accordo per la conferma di Rajoelina alla presidenza e il ritorno incondizionato di Ravalomanana, condannato in contumacia all’ergastolo per aver ordinato all’esercito di uccidere i sostenitori di Rajoelina durante il golpe. Ciò nonostante, Ravalomanana rimane in esilio in Sud Africa, ma l'ex first lady ha avuto il permesso di rientrare lo scorso 12 marzo per stare accanto alla madre di 83 anni gravemente malata. Rajoelina aveva acconsentito al suo ritorno a condizione che la donna si astenesse da qualsiasi attività politica -- clausola ormai chiaramente ignorata. Ravalomanana, madre di quattro figli e amministratore delegato del conglomerato Tiko fino al 2009, possiede scarsa esperienza politica e tanti cittadini non vedono di buon'occhio la sua candidatura per via della forte influenza del marito.
Molti sull’isola si stanno impegnando per una mediazione tra l’attuale Presidente e i precedenti capi di Stato (in lizza anche Albert Zafy, in carica dal 1993 al 1996), inclusa la Chiesa: Il Consiglio cristiano aveva anche organizzato domenica 5 maggio un incontro tra i quattro ex-leader per gettare le basi di una cooperazione: si sono presentati solo Zafy e Ratsiraka.  
L'attuale scenario conferma dunque che la strada del negoziato non è facile, vista la diversità di opinioni tra i quattro. Se da un lato Zafy e Ratsiraka sono entrambi favorevoli a una nuova transizione, non la concepiscono certo allo stesso modo. Ravalomanana conta ovviamente sulla vittoria della moglie, visto che spera di tornare in Madagascar, una prospettiva che preoccupa molto l'esercito, responsabile della sua cacciata quattro anni fa. Infine, Rajoelina sembra essere contrario a una nuova transizione.
 TRADUZIONI DI E. INTRA E S. GLIEDMAN
Fonte:La Stampa
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Vuoi più malaria? Continua ad abbattere foreste


Ci sono tanti buoni motivi per proteggere le foreste: dalla biodiversità, al clima, alle riserve d’acqua dolce, alla protezione dei suoli, ai popoli nativi.
Ora se ne aggiunge un’altra: il controllo della malaria. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista PLOS, la protezione della biodiversità delle foreste tropicali può contribuire a ridurre la diffusione della malaria. Uno studio pubblicato nel 2010 dagli scienziati dell’Università del Wisconsin sulla rivista Emerging Infectious Diseases CDC, giungeva alle stesse conclusioni: la deforestazione in Amazzonia è legata a un aumento dell’incidenza della malaria. Lo studio però si basava sulla statistica epidemiologica, combinando l’incidenza della malaria nei 54 distretti sanitari brasiliani, e comparandola alle immagini satellitari ad alta risoluzione che testimoniano l’abbattimento nella foresta amazzonica. Ora il nuovo studio spiega anche il motivo della relazione tra deforestazione e diffusione della malaria.           Lo studio si basa su un modello matematico, “una rappresentazione delle dinamiche di trasmissione della malaria”, spiega Gabriele Laporta, epidemiologo dell’Università di San Paolo del Brasile, “La dinamica inizia quando un essere umano infetto dalla malaria  viene morso da una zanzara vettore. Questa zanzara vettore si infetta e può trasmettere il parassita ad un altro essere umano.” Laporta e il suo team hanno usato il modello matematico per esaminare due fattori che possono influenzare la trasmissione della malaria nelle aree di foresta. Il numero di animali a sangue caldo -uccelli come tucani e quaglie silvestri, e mammiferi come scimmie urlatrici e scoiattoli- e il numero di zanzare che non sono portatrici di malaria. Nei fatti, in presenza di animali a sangue caldo, le zanzare non portatrici competono con quelle portatrici di malaria. In assenza di biodiversità, la zanzara portatrice di malaria prevale, e la malaria con essa. Fino ad oggi le amministrazioni comunali si adoperavano ad abbattere le foreste tutt’attorno alle città per combattere la malaria, in realtà non facevano che incrementarne la propagazione. Lo stesso avviene oggi, con la lobby agraria che cerca di spacciare per lotta alla malaria la deforestazione e la conversione delle foreste in piantagioni e pascoli. Ma quello che succede, secondo gli scienziati, è esattamente il contrario. Insomma, “la protezione delle foreste e la lotta alla malaria non sono incompatibili, anzi, la protezione della biodiversità dovrebbe essere parte integrante di tutti i programmi di eradicazione della malaria”.
Fonte: www.salvaleforeste.it
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