lunedì 28 aprile 2014

Stefano Gross, un azzurro al limite del podio

Nato a Pozza di Fassa (Tn) nel 1986, Stefano Gross fa parte del gruppo sportivo per sci alpino delle Fiamme Gialle di Predazzo ed entra in nazionale nel 2005. Più volte campione italiano nelle categorie giovanili, comincia a 'fare sul serio’ nelle gare di coppa Europa durante la stagione 2009–2010, conquistando due secondi e un terzo posto. Da lì in poi, la sua carriera sciistica è in volata fino alle Olimpiadi di Sochi 2014.

Al suo primo appuntamento con la manifestazione sportiva più importante al mondo, ha sfiorato per pochissimi centesimi di secondo il terzo posto di slalom speciale?
Certo cinque centesimi di secondo sono davvero pochi, a volte si vince o si perde per pura fortuna che d'altronde fa parte del nostro sport. Sarebbe stato meglio non fosse accaduto proprio alle Olimpiadi, la gara più attesa, quella con più obiettivi, a cui pensi già da bambino. Per noi atleti una medaglia olimpica, oltre a cambiare la vita, cambia anche la carriera. Ma avrò tempo per rifarmi…

Come ci si prepara a una competizione così importante?
L'attività sportiva ormai ha tempi e impegni di un lavoro, anche se per me continua a essere soprattutto un divertimento. Bisogna rinunciare a tante cose, ci sono dietro molte ore di lavoro e una dieta ferrea, da seguire specialmente prima di una gara. Alcuni alimenti come la carne rossa, infatti, abbassano notevolmente le prestazioni, mentre è buona norma aumentare i carboidrati.

Allenamento e gara: due modi diversi di concepire lo sci?
In allenamento la situazione è ovviamente più tranquilla. Il confronto con gli altri atleti è comunque molto stimolante anche con gli italiani, tra cui abbiamo molti atleti di un certo calibro, con importanti esperienze alle spalle. Nelle gare poi si fa squadra, non è il singolo che conta ma il gruppo.

A tre anni ha messo i primi sci ai piedi. Come ha conciliato sport e studio?
Dedicarsi allo sport a tempo pieno richiede indubbiamente costanza e sacrificio. Dal punto di vista scolastico, ho trovato il giusto equilibrio frequentando lo ski college, una scuola che modula il programma didattico rispettando gli allenamenti e modulandosi sulle esigenze e i calendari delle gare. Oggi questo tipo di scuole stanno diventando una realtà in diverse parti d’Italia.

Ai giovani, per il futuro, cosa vorrebbe dire?
Un messaggio che voglio mandare a tutti i ragazzi è che senza sconfitte non si diventa campioni. L’importante è non abbattersi e tirare fuori le unghie per arrivare ai propri obiettivi. Nello sport come nella vita.

L’innovazione tecnologica quanto incide nella prestazione sportiva?
Certamente migliora la sicurezza. E poi… si vince o si perde per pochi centesimi di secondo, quindi sì, anche i materiali e i tessuti fanno la differenza.

Se dico scienziato, cosa le viene in mente?

Sicuramente una persona che ha qualcosa in più. Sono consapevole che dietro al nostro sport ci sia molta 'scienza 'e il 'cervello’ di tanti ricercatori, che forniscono un supporto ormai irrinunciabile per noi atleti.

Perché i giovani amano così tanto lo snowboard?
Forse è voglia di trasgredire. Si figuri che personalmente non ho mai provato, mi diverto troppo con gli sci.

Valanghe provocate da fuori pista e slalom ad alta velocità. A proposito di trasgressione, quali consigli per sciare in sicurezza?
Si sa che a sempre più persone piace il fuori pista come si sa che, quando nevica parecchio, aumenta il rischio di valanghe e che bisogna fare più attenzione. Quindi, se ci sono delle limitazioni bisogna rispettarle. E poi sciare in pista è sempre bello, non c’è bisogno di andare a cercare situazioni estreme. Di certo l’organizzazione delle piste è molto curata, in particolare da noi sulle Dolomiti come nel resto del mondo ma molto sta alla prudenza individuale.

E’ nato in Val di Fassa, culla della cultura ladina e del 'Dolomiti superski’. Come convivono l’antico e il moderno?
Non si tratta di due mondi contrapposti. Di certo in Val di Fassa il superski attrae tanta gente: avere a disposizione oltre 1.000 km di piste è per uno sciatore garanzia di varietà, così come di poter godere di panorami stupendi, basti pensare al famoso 'Giro dei quattro passi’, fra i più belli e spettacolari al mondo. Ma noi fassani siamo anche molto attenti a mantenere le nostre tradizioni ladine e a farle conoscere, attraverso manifestazioni, prodotti d’artigianato e delle nostre terre. Chi non conosce il puzzone di Moena?

Cosa vuol fare da grande?
Di certo vincere un’Olimpiade, magari per cinque centesimi di secondo.
Anna Capasso



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