mercoledì 5 febbraio 2014

Eleonora Brigliadori “Ho sconfitto il cancro senza curarmi”

E: Dieci anni fa mi dissero che sarei morta entro sei mesi. Avendo già perso mia madre e mia nonna di tumore, e avendole viste spegnersi tra atroci sofferenze dovute alla chemioterapia, mi convinsi che il percorso ospedaliero era solo un modo per morire nel peggiore dei modi. Quindi non ho fatto alcuna cura e neppure esami invasivi. In una situazione d’emergenza, come era quella che stavo vivendo, ritenevo assurdo dovermi far bucare, tagliare, aprire. Non ho fatto neppure la chemioterapia. Non solo perchè cosi si vanno a creare nuovi problemi fisici, ma vengono anche innescati meccanismi di paura. Dopo tre anni il carcinoma che avevo al fegato è scomparso, è andato via quando il virus dell’epatite l’ha metabolizzato…

I: Il virus dell’epatite?
Al livello del fegato è un “simbionte” che, terminato il conflitto, risolve il carcinoma al fegato.

I: Non capisco…
E: Questa spiegazione tecnica l’ho avuta tempo dopo, quando ho scoperto le teorie di Hamer sui tumori. Dopo la mia guarigione, infatti, ho iniziato un percorso di conoscenza su questo tema. Tra i sistemi per l’attivazione dell’autoguarigione dell’individuo che ho studiato, la “Nuova Medicina Germanica” mi è parsa la frontiera più avanzata. Il suo ispiratore è il dottor Ryke Geer Hamer, più conosciuto per la vicenda accaduta in Corsica, quando il figlio fu ucciso da un colpo di fucile per il quale venne accusato il principe Emanuele di Savoia. Proprio a seguito di questa triste vicenda, il medico sviluppò un tumore ai testicoli e la moglie uno al seno. Da li ebbe un’intuizione che lo portò a rivoluzionare i fondamenti stessi della medicina: Hamer capi che i meccanismi cancerogeni hanno una funzione biologica. Il suo stesso tumore era il tentativo estremo del corpo, anche a livello psicologico, di fornire lo strumento per fecondare e avere presto un altro figlio, mentre quello della moglie era il tentativo simbolico di innescare la produzione di latte. Quindi, quando una donna scopre di avere un tumore al seno, dovrebbe cercare di capire la connessione tra quel tipo di tumore e ciò che sta accadendo nella sua vita interiore.

I: Cosi, secondo lei, il corpo guarirebbe da solo dai tumori…
E: Si, quando una persona va a fare la diagnosi, il tumore si sta già riparando da solo. I medici, però interrompono il processo naturale di guarigione e provocano le metastasi, che non sono altro che ulteriori conflitti dovuti al loro stesso intervento.


I: Quindi lei non ha fatto nulla per curarsi?
E: Ho fatto tante cose, ma che avevano a che fare solo con le mie scelte alimentari, con il fatto di rimanere a casa mentre stavo male. C’è gente infatti, che ha un tumore e vive benissimo. Secondo Hamer, tutte le terapie naturali hanno la loro ragione d’essere, perciò basta digiunare o praticare l’omeopatia per risolvere un problema. che uno decida di guarire con i colori, con le “acque di luce” o con l’urinoterapia, va sempre bene. Purchè non si ostacolino i processi naturali, si può cercare una propria via. Il tumore parte sempre dal cervello, cioè da un’esigenza nascosta ed è “costruttivo”, quindi non bisogna averne paura.

I: In conclusione, questo che cosa significa?
E: Il concetto di cura, inteso secondo l’approccio tradizionale, non aiuta, perchè la persona pensa che la sua guarigione dipenda dalla “corsa agli armamenti”, cioè dalle pillole che gli vengono date. Occorre, invece, capire che si guarisce solo con l’integrazione dei sistemi biologici: i virus e i batteri, invece di essere combattuti, vanno compresi nella loro funzione positiva. Spesso, quando c’è un virus, l’organismo sta solo tentando di completare un processo “riparativo”, come nel caso dell’epatite come nel tumore al fegato. Il cancro non si origina da una cellula impazzita, ma è il segnale di una necessità di una persona. Questo mette in moto meccanismi che hanno uno scopo biologico. Se li si lascia completare il percorso, ricomporanno il conflitto. Il tumore infatti, guarisce da solo nel 90 % dei casi.

I: Il metodo Hamer viene praticato in Italia?
E: Io, da quando ho seguito un corso sulle leggi di Hamer riservato ai medici, non ho più amici che muoiono di cancro, perchè consiglio loro, senza fare il “dottore” (perchè non lo sono), come comportarsi. I medici di Nuova Medicina non curano più le persone chemioterapizzate perchè sono comunque destinate a morire, più o meno tardi, a causa della devastazione compiuta dalla medicina ospedaliera.

I: Tutto ciò è legale?
E: Il problema è all’interno dell’ospedale, dove, secondo me,ci si deve andare solo per la diagnostica. poi si decida in piena libertà. da quando conosco il rapporto tra anima e corpo, non prendo più farmaci. la mia salute è migliore oggi di quando avevo vent’anni, e credo di averlo dimostrato a “Notti sul ghiaccio”, dove ho dato “la paga” alle ragazzine.

Un cardiochirurgo di fama mondiale ci illumina su ciò che provoca realmente le malattie cardiache

Noi medici con tutta la nostra formazione, la conoscenza e l'autorità spesso acquisiamo un ego piuttosto grande che tende a rendere difficile ammettere che abbiamo torto. Così, eccomi qui. Ammetto di aver sbagliato. Da cardiochirurgo con 25 anni di esperienza, dopo aver effettuato oltre 5.000 interventi chirurgici a cuore aperto, oggi è il mio giorno per riparare al torto fatto come medico e scienziato.
Ho studiato per molti anni con altri medici importanti etichettati come "opinion makers" (autorità del settore). Bombardati continuamente dalla letteratura scientifica, frequentando seminari di formazione, noi professionisti, abbiamo insistito che le malattie cardiache sono semplicemente il risultato della presenza di colesterolo nel sangue.
L’unica terapia accettata era prescrivere farmaci per abbassare il colesterolo e una dieta che limita fortemente l'assunzione di grassi. La limitazione di quest'ultimo, naturalmente, abbiamo creduto potesse far abbassare il colesterolo e quindi le malattie cardiache. Deviazioni da queste raccomandazioni sono sempre state considerate eresia e potrebbero apparire come negligenza medica.
Non funziona!
Queste raccomandazioni non sono più scientificamente e moralmente difendibili. La scoperta pochi anni fa che l'infiammazione della parete arteriosa è la vera causa delle malattie cardiache, sta lentamente portando ad un cambiamento di paradigma nel modo in cui le malattie cardiache e altre malattie croniche saranno curate.
Le raccomandazioni dietetiche, a lungo termine, hanno creato epidemie di obesità e diabete, le cui conseguenze fanno impallidire qualsiasi piaga storica in termini di mortalità, sofferenza umana e disastrose conseguenze economiche.
Nonostante il fatto che il 25% della popolazione prende costosi farmaci che contengono statine e nonostante il fatto che abbiamo ridotto il contenuto di grassi della nostra dieta, più americani moriranno quest'anno di malattie cardiache rispetto al passato.
Le statistiche dell'American Heart Association mostrano che 75 milioni di americani soffre di malattie cardiache, 20 milioni hanno il diabete e 57 milioni hanno pre-diabete. Questi disturbi colpiscono le persone sempre più giovani in numero maggiore ogni anno.
In poche parole, senza un’infiammazione presente nel corpo, non c'è modo che il colesterolo si accumuli sulla parete del vaso sanguigno causando così malattie cardiache e ictus. 
Senza l'infiammazione, il colesterolo è libero di muoversi in tutto il corpo come natura vuole. E' l'infiammazione che causa l’accumulo di colesterolo.
L'infiammazione non è una cosa complicata - è semplicemente una difesa naturale del corpo ad un invasore estraneo, come tossine, batteri o virus. Il processo di infiammazione è perfetto nel modo in cui protegge il corpo da questi invasori batterici e virali. Tuttavia, se esponiamo frequentemente il corpo ai danni da tossine o alimenti che il corpo umano non è stato progettato per elaborare, si verifica una condizione chiamata infiammazione cronica. L'infiammazione cronica è nociva tanto quanto l'infiammazione acuta è benefica.
Quale persona ragionevole vorrebbe intenzionalmente esporsi ripetutamente ad alimenti o altre sostanze che sono note per causare lesioni al corpo? Beh, forse i fumatori, ma almeno hanno fatto questa scelta volontariamente.
Il resto di noi ha semplicemente seguito i consigli della dieta tradizionale a basso contenuto di grassi e ad alto contenuto di grassi polinsaturi e carboidrati, non sapendo che stavamo causando lesioni ripetute ai nostri vasi sanguigni. Queste lesioni creano un’infiammazione cronica che porta a malattie cardiache, ictus, diabete e obesità.
Lasciatemelo ripetere: le lesioni e l'infiammazione dei nostri vasi sanguigni sono causate dalla dieta a basso contenuto di grassi raccomandata per anni dalla medicina tradizionale.
Quali sono i maggiori colpevoli dell’infiammazione cronica? Molto semplicemente, sono il sovraccarico di carboidrati semplici e altamente trasformati (zucchero, farina e tutti i prodotti derivati) e l'eccessivo consumo di omega-6, oli vegetali come soia, mais e girasole, che si trovano in molti alimenti trasformati.
Provate a pensare di strofinare ripetutamente con una spazzola rigida la nostra pelle morbida finché non diventa tutta rossa e quasi sanguinante. Pensate di fare questo più volte al giorno, tutti i giorni per cinque anni. Se si potesse sopportare questa dolorosa spazzolatura, si arriverebbe ad avere un’area gonfia, sanguinante e
infetta che si aggrava dopo ogni ripetuto attacco. Questo è un buon modo per visualizzare il processo infiammatorio che potrebbe essere in corso nel vostro corpo in questo momento.
Il processo infiammatorio è lo stesso, indipendentemente da dove avviene, esternamente o internamente. Io ho guardato dentro migliaia e migliaia di arterie. La parete di un’arteria malata fa pensare proprio a qualcuno che la abbia ripetutamentestrofinata con una spazzola. Più volte al giorno, ogni giorno, i cibi che mangiamo creano piccole ferite che si aggiungono a ferite, stimolando l'organismo a rispondere in modo continuo all'infiammazione.
Mentre noi assaporiamo il gusto di un dolce appena cotto, il nostro corpo risponde in modo allarmante, come se un invasore straniero fosse arrivato a dichiarare guerra. Gli alimenti carichi di zuccheri e carboidrati semplici o elaborati con oli omega-6 per la lunga conservazione, sono stati il pilastro della dieta americana per sei decenni. Questi alimenti hanno lentamente avvelenato tutti.
Come mai mangiando un semplice dolce l’infiammazione aumenta fino a farti male?
Immaginate di versare dello sciroppo sulla vostra tastiera e di avere una visuale di ciò che avviene all'interno. Quando consumiamo carboidrati semplici come lo zucchero, lo zucchero nel sangue aumenta rapidamente. In risposta, il pancreas secerne insulina il cui scopo primario è quello di guidare lo zucchero in ogni cellula in cui c’è fabbisogno di glucosio. Se la cellula è piena e non necessita di glucosio, lo zucchero in eccesso viene respinto per evitare di inceppare il meccanismo.
Quando le cellule già sature rifiutano il glucosio extra, lo zucchero nel sangue aumenta, viene prodotta più insulina e il glucosio viene convertito in grasso immagazzinato.
Cosa ha a che fare tutto questo con l’infiammazione? Il livello di glucosio viene controllato in un intervallo molto breve. Le molecole di zucchero in eccesso si uniscono ad una varietà di proteine che a loro volta vanno a colpire la parete del vaso sanguigno. Questo danno ripetuto alla parete del vaso sanguigno scatena l’infiammazione. Quando si supera il livello di zuccheri nel sangue più volte al giorno, ogni giorno, è esattamente come prendere della carta vetrata e strofinarla nei tuoi delicati vasi sanguigni.
Anche se non sei in grado di vederlo, ti assicuro che è così. L'ho visto in più di 5.000 pazienti sottoposti ad intervento chirurgico in 25 anni, che hanno tutti un denominatore comune - l'infiammazione delle loro arterie.
Torniamo al nostro dolce. Questo apparentemente innocente cibo, non contiene soltanto zuccheri, viene cotto in uno dei tanti oli omega-6 come la soia. Le patatine fritte sono immerse in olio di soia, prodotti alimentari trasformati sono realizzati con oli omega-6 per aumentare la durata di conservazione. Gli omega-6 sono essenziali: sono parte di ogni membrana cellulare e controllano ciò che accade dentro e fuori la cellula – però devono essere nel giusto equilibrio con gli omega-3.
Se l'equilibrio si sposta in un eccessivo consumo di omega-6, la membrana della cellula produce sostanze chimiche chiamate citochine che causano direttamente l'infiammazione.
La dieta americana tradizionale di oggi ha prodotto uno squilibrio estremo di questi due grassi. Il rapporto di squilibrio è nell’intervallo da 15:1 ad un massimo di 30:1 a favore degli omega-6. Questo indica l’enorme quantità di citochine che causano l'infiammazione. Un giusto, ottimale e sano equilibrio nell’alimentazione, sarebbe un rapporto 3:1.
A peggiorare le cose, l'eccesso di peso provocato da questi alimenti crea cellule di grasso sovraccaricate che a loro volta riversano grandi quantità di sostanze pro-infiammatorie che vanno ad aggiungersi ai danni causati dalla presenza di zucchero nel sangue. Il processo che è iniziato con un piccolo dolce si trasforma in un circolo vizioso nel corso del tempo, portando a problemi cardiaci, pressione alta, diabete e infine, il morbo di Alzheimer, mentre l’infiammazione continua senza sosta.
Non può sfuggire il fatto che più si consumano cibi preparati e trasformati, più agiamo sull'interruttore dell'infiammazione giorno dopo giorno. Il corpo umano non è in grado di elaborare, né è stato progettato per consumare, cibi ricchi di zuccheri e imbevuti di oli omega-6.
C’è solo un modo per spengere l'infiammazione; tornare ai cibi più vicini al loro stato naturale. Per nutrire i muscoli, mangiare più proteine. Scegliere i carboidrati che sono molto complessi, come frutta e verdura. Ridurre o eliminare i grassi omega-6 come l'olio di mais e di soia e gli alimenti trasformati che causano l'infiammazione.
Un cucchiaio di olio di mais contiene 7280 mg di omega-6; uno di soia contiene 6.940 mg. E’ più salutare usare l'olio di oliva o burro da bovini allevati a fieno.
I grassi animali contengono meno del 20% di omega-6 e hanno molte meno probabilità di provocare una reazione infiammatoria rispetto agli oli polinsaturi apparentemente etichettati come sani. Dimenticate la "scienza" che vi è stata inculcata nella testa per decenni. La scienza che afferma che i grassi saturi provocano malattie cardiovascolari, non dice il vero. Il pensiero scientifico che dice che i grassi saturi aumentano il colesterolo nel sangue non è attendibile. Dal momento che ora sappiamo che il colesterolo non è la causa di malattie cardiache, la paura dei grassi saturi è ancora più assurda oggi.
La teoria sul colesterolo ha portato alle diete senza grassi, o a basso contenuto di grassi, creando cibi che stanno provocando un'epidemia di infiammazione. La Medicina tradizionale ha commesso un terribile errore quando ha consigliato di evitare i grassi saturi a favore di cibi ricchi di grassi omega-6. Ora abbiamo un’epidemia di infiammazione arteriosa che porta a malattie cardiache e ad altri “assassini silenziosi”.
Ciò che si può fare è scegliere alimenti integrali “della nonna” e non quelli trasformati e lavorati, che oggi “la mamma” acquista nelle grandi catene alimentari. Eliminando gli alimenti che provocano infiammazione e con l'aggiunta di sostanze nutritive essenziali da prodotti alimentari freschi e non lavorati, si invertirà il processo di anni di nutrizione sbagliata e conseguentemente, i danni alle arterie.
Il Dr. Dwight Lundell è stato a capo del personale e Primario di Chirurgia all’Heart Hospital Banner, Mesa, AZ. Il suo studio privato, Cardiac Care Center si trova a Mesa, AZ. Recentemente il dottor Lundell ha abbandonato la pratica chirurgica per concentrarsi sul trattamento nutrizionale delle malattie cardiache. Egli è il fondatore della Healthy Humans Foundation che promuove la salute umana con particolare attenzione su come aiutare le grandi aziende a promuovere il benessere. Egli è anche l'autore di The Cure for Heart Disease e The Great Cholesterol Lie.
tradotto da: "La Leva di Archimede"
Articoli correlati
La storia di un medico che aiuta i bambini poveri del Madagascar

domenica 19 gennaio 2014

Da cantante rock a ristoratore ed albergatore

Foto Vincenzo Di Fresco
Questa intervista parla di due ragazzi che hanno cercato in giro per il mondo un posto dove potere creare qualcosa di interessante ed esclusivo e dopo tante ricerche sono approdati in Madagascar
Dario e Valerio hanno creato Peter Pan nella più bella spiaggia del Madagascar: Anakao. Oggi a qualche anno dall’inizio della loro attività hanno raggiunto un ottimo standard di accoglienza da essere consigliati dalle più importanti guide turistiche.
A voi la storia di Dario e Valerio nell’intervista che ci hanno rilasciato
Sono Dario Maria Merzagora, nato sul Lago Maggiore, ad Angera, ho il diploma di controllore del traffico aereo ed ho anche frequentato per un breve periodo il corso universitario di filosofia a Milano, ho lasciato perdere perché disgustato, ed anche perché ho sempre odiato la scuola, le istituzioni, essendo per natura un anarchico.
In Italia per vivere facevo il cantante rock.
Quando mi sono accorto che continuare a vivere in Italia era diventata una grande sofferenza, sono partito e credo che l'Italia che mi manca non esista più.

Le tue origini
I miei antenati erano pescatori di persico e di lavarelli sul lago Maggiore, sono cresciuto con mio nonno pescando con le reti, ho sempre avuto un cuore selvaggio e frequentavo solo boschi, colline e le calme acque del mio lago. Gli anni sono passati e la millenaria tradizione della pesca é morta per sempre, i vecchi pescatori non ci sono più, il pesce é quasi sparito e i giovani hanno cominciato una vita innaturale, una vita di falsità, "alla ricerca di quello che non trovano nel mondo che hanno già",  persi nella realtà virtuale, nella droga e nel consumismo scriteriato.

Negli ultimi periodi, che ho trascorso in Italia, mi sentivo come un alieno; non riuscivo ad adattarmi a questo nuovo mondo.

Foto di Vincenzo Di Fresco
Allora............
Assieme a Valerio, ragazzo con cui convivo da più di 10 anni, abbiamo iniziato a viaggiare alla ricerca di una terra promessa.
Abbiamo visitato i Caraibi, ma constatammo, che quei posti, anche se molto belli,
sono molto pericolosi, quindi li abbiamo scartati.
Non avendo la possibilità economica di continuare i nostri viaggi di ricerca, abbiamo iniziato a vedere il mondo con Googleheart, che è un ottimo mezzo di internet per esplorare il mondo gratuitamente.

Il Madagascar.......
Abbiamo trovato il Madagascar, ci siamo messi in contatto con Aldo Sunseri, e abbiamo saputo che nel paese c'era una crisi politica, ma che non era affatto pericoloso, che la valuta é relativamente stabile e che la costa sud ovest é un posto incantevole e remoto, dove esistono poche strutture turistiche.
Era quanto bastava sapere per prendere la decisione di avventurarci.
Siamo partiti col la precisa idea di fare quello che abbiamo fatto.
È stato un salto nel buio, credevamo di non farcela, che era un impresa disperata e impossibile, ma ci eravamo sottovalutati!!!
Abbiamo trovato il Madagascar come una terra molto bella, piena di
colori e dal clima gradevole; il malgascio posso affermare che è un popolo ospitale, gentile, rispettoso e non violento; anche se sono veniali e materialisti.

Foto di Vincenzo Di Fresco
Cioè......
Bisogna sapere che, data la loro povertà, in Madagascar il denaro è tutto e spesso da fastidio la loro attitudine a rubare non solo i vazaha, ma anche tra loro malgasci.
Infatti, secondo il loro modo di pensare, il furto e la corruzione non sono gravi.
Un giorno stavamo costruendo un bungalow é ho ordinato un carico di pietre;
all'arrivo sono state deposte in giardino, in un posto dove potevano essere facilmente rubate.
Preoccupato chiesi ad un mio dipendente malgascio di consigliarmi un posto più sicuro per evitare il furto. Lui mi ha subito risposto di stare tranquillo, in quanto rubare le pietre per il malgascio è tabù.

Il tuo tempo libero
Nei giorni in cui ho meno ospiti scrivo e studio, infatti ho imparato il dialetto malgascio che si aggiunge alle mie conoscenze linguistiche dell'inglese, del francese e dello spagnolo.
Questo mi agevola con i turisti di tutto il mondo e il malgascio nei rapporti con il personale, che essendo originario dell'estremo sud dell'isola non conosce il francese.

Parliamo di Peter Pan
La zona dove abbiamo costruito Peter Pan è abbastanza isolata e nei dintorni si trova ancora della gente abbastanza primitiva e incontaminata dalla modernità.
Il nostro Hotel è costituito da otto camere e bungalow, di stile malgascio ma arredate con gusto italiano, di un ristorante dove si mangia tutti insieme e da un motoscafo che ci serve per gli approvvigionamenti e per trasportare i clienti da e per l'aeroporto di Tulear.

Foto di Vincenzo Di Fresco
Chi sono i vostri clienti
Lavoriamo con una clientela molto giovane, infatti Peter Pan è proposto dalle guide più famose come un posto ideale per giovani viaggiatori, che accogliamo in modo conviviale e comunque informale, nel senso che con i clienti più alla mano, facciamo un grande tavolo e mangiamo tutti assieme, raccontando aneddoti interessanti e informazioni utili.
Molti clienti oggi sono divenuti nostri amici, ci telefonano e ritornano spesso.
Per esempio per gennaio abbiamo già parecchie prenotazioni di clienti che ritornano da noi per la seconda o la terza volta.
Penso che la chiave del nostro successo è dovuto oltre che all'ambiente che ci circonda, ad un lavoro sincero leale e familiare che offriamo per tutti.

I dipendenti
Per i miei collaboratori cerco di applicare un principio filosofico che è: se Peter Pan da loro un lavoro per vivere e sostentare le famiglie, loro danno da vivere a me con la loro fatica.
Abbiamo impostato l'attività con dei sani principi socialisti, secondo i quali miro a valorizzare le qualità individuali delle persone, dando a ognuno una piccola attività nell'ambito dell'hotel per avere un guadagno personale extra .
La madame che pulisce le camere è esperta anche a fare i massaggi e li fa nel suo tempo libero, e i soldi vanno a lei; il capitano delle piroghe, oltre a un certo numero di escursioni ha una percentuale oltre al salario; il cuoco, che fa delle marmellate eccezionali, ha la possibilità di vendere i barattoli ai clienti e vanno a ruba ecc.
Questo tipo di impostazione di lavoro mi procura la loro gratificazione e il loro attaccamento al lavoro, anche se...........qualche furtarello ogni tanto, ma questo è endemico della loro indole.

Vai in Italia
Vivo bene e in armonia con tutti e francamente non mi va più di tornare in Italia.
In due anni e mezzo sono andato in Italia solo due volte, ed é una cosa che ormai
preferisco non pensare, anche se voglio tanto bene alla mia famiglia e ai
miei amici e mi mancano tutti tantissimo. In ogni caso prego sempre per
loro. In Italia tornerei se dovessi avere problemi di salute. Ad agosto ho avuto ospiti i miei familiari che mi vengono  a trovare spesso.

Un messaggio ai giovani
Se non vi trovate bene dove siete, sappiate che cambiare vita é possibile, basta un po'
di coraggio e il mondo ha le braccia aperte per accogliervi; la cosa più importante è di
essere rispettosi e sapere che la nostra libertà finisce dove comincia quella degli altri, oltre l'orizzonte gli stranieri sono solo “degli amici che non avete ancora conosciuto..."

Rifaresti tutto
Certamente rifarei la stessa scelta, altro ché! mi sono salvato la vita venendo in Madagascar.
Pero' non escludo che in futuro potremmo ripartire per un altra avventura, magari
in un'altra nazione; infatti il nostro spirito di avventurieri ogni tanto ci lascia con gli occhi all'orizzonte, ma questo fa parte di noi... in ogni caso ogni cosa a suo tempo.
Per concludere posso affermarvi che nella vita c é un vento che soffia e che ci può portare, bisogna volarci assieme...
ciao!!!!
Peter Pan alias Dario Maria Merzagora  chezpeter.pan@gmail.com

Fotografo Vincenzo Di Fresco


Articoli correlati

-         Sogno il Madagascar
               di Guido de Salvo 


             La cantante malgascia che vive e lavora in Italia
-         Luana e Gialuma
La storia di un medico che aiuta i bambini poveri del Madagascar






-      Olga del Madagascar




L’avventura di una adozione!

Da Rimini in Madagascar per un incontro

La nostra avventura in Madagascar parte da lontano, precisamente 3 anni  fa, quando dopo un anno circa di percorso presso i tribunali ed i  servizi sociali italiani per l'idoneità all'adozione internazionale  inviamo i nostri documenti sull'Isola Rossa.
L'attesa diventa più lunga e difficile del previsto, e mette a dura  prova la nostra voglia di diventare genitori adottivi. Ma teniamo duro  superando lo sconforto e il 20 maggio riceviamo finalmente l'abbinamento  del nostro piccolo A. di poco meno di 3 anni.
Due mesi dopo atteriamo ad Antananarivo nel cuore della notte.

Il mattino dopo, ancora disorientati dal viaggio, dal nuovo ambiente, e dalle poche ore di sonno, siamo in macchina, alla volta del tribunale dove finalmente conosceremo nostro figlio. Attraversare le vie di Tana, i poverissimi mercati di ogni genere ai bordi delle strade, anche quelle più centrali, vedere il volto di tanti bimbi per strada ci lascia un senso di smarrimento; ma per questa mattina tutte le nostre emozioni sono destinate all'incontro con il nostro piccolo A., quindi facciamo tutta la strada in uno stato di apparente catarsi.

L'incontro con A. non è romantico come per anni l'abbiamo immaginato; ci viene presentato e "consegnato" nel parcheggio del tribunale, lui visibilmente e comprensibilmente spaurito e disorientato e noi ugualmente impacciati e impreparati ad un incontro con quelle modalità.
La situazione non ci permette di mostrarci deboli e quindi facciamo di tutto per essere all'altezza del coraggio del nostro piccolo. Il suo primo sguardo è qualcosa che ci porteremo dentro per sempre, anche se ora abbiamo imparato ad apprezzare e ad amare le sue migliori espressioni di gioia e serenità.
Raccontare le gioie e le difficoltà dei tre mesi successivi di conoscenza reciproca è impossibile; descrivere la felicità nel vederlo di giorno in giorno affidarsi a noi, perfetti sconosciuti bianchi dal linguaggio incomprensibile, e assieme a noi creare la nostra nuova famiglia è qualcosa che non è possibile trasmettere a parole. La permanenza in Madagascar, di quasi 3 mesi, richiesta dall'autorità malgascia per il completamento della procedura di adozione, seppure effettivamente lunga e a volte logorante, ci ha dato modo innanzitutto di prendere confidenza reciproca in un ambiente più familiare per il nostro piccolo, e allo stesso tempo ha dato modo a noi di conoscere un po' meglio un paese che, per avere dato i natali a nostro figlio, ci rimmarrà sempre nel cuore. Purtroppo le condizioni logistiche, i costi di trasferimento e l'effettiva difficoltà a fare grossi spostamenti con un piccolo di 3 anni appena conosciuto, ci hanno permesso di visitare solo una piccolissima parte di questo straordinario paese. Abbiamo potuto vedere i dintorni della capitale, dove abbiamo passato la maggior parte del tempo anche per l'espletamento delle pratiche burocratiche;  i vecchi taxi Renault 4 o 2cv con le bottiglie di plastica al posto del serbatoio; i carretti a trazione umana carichi all'inverosimile; le risaie e le "fornaci" di mattoni a cielo aperto che caratterizzano la campagna attorno alla capitale. Abbiamo potuto visitare il parco di Andasibe, con i suoi magnifici lemuri (gli Indri Indri su tutti), i camaleonti e la foresta lussureggiante; dormire ai bordi della foresta con i canti dei lemuri e delle svariate specie di uccelli è un'esperienza imperdibile. Abbiamo poi trascorso  3 settimane nella magnifica isola di Sainte Marie, dove A. ha potuto vedere per la prima volta il mare (e che mare... altro che quello di Rimini), dove abbiamo quasi accarezzato dalla barca una balena ed il suo piccolo e dove abbiamo trascorso bei momenti di gioco e serenità sulle spiagge, facendo bagni e castelli di sabbia con le bimbe ed i bimbi del villaggio. Infine abbiamo visitato i dintorni di Ampefy, la cascata, il geyser e le sue apprezzatissime specialità gastronomiche. Ed ancora Andsirabe e la sua strepitosa campagna. Ma soprattutto, in questi 3 mesi, abbiamo potuto conoscere persone speciali. Abbiamo conosciuto una parte del popolo malgascio, le differenze (non solo fisiche) ad esempio tra la popolazione della capitale, della campagna e del mare, le contraddizioni, i volti dei bambini all'angolo di una strada di Tana e quelli dei bambini che giocano a cavallo di una palma o di una piroga sulle spiagge di Sainte-Marie. Tornati a Tana per completare la pratica adottiva ed ottenere i documenti di ingresso di A. in Italia, abbiamo potuto contare sul prezioso supporto di Aldo, l'ormai ex segretario dell'AIM, che sia prima che durante il nostro soggiorno ci ha fornito preziosissime informazioni logistiche e ci ha permesso di incontrare le persone giuste per completare nel migliore dei modi le pratiche dell'adozione. Grazie a lui abbiamo infatti conosciuto Mireille, della Rappresentanza Consolare Italiana in Madagascar, che ha tradotto a tempo di record i nostri documenti e curato in maniera impeccabile l'invio degli stessi a Pretoria. Anche all’Ambasciata di Pretoria abbiamo avuto la fortuna di poter contare sulla dott.sa De Maria, tanto efficiente quanto incredibilmente comprensiva delle nostre difficoltà e del nostro bisogno di rassicurazioni a tanti km da casa. E soprattutto, durante la nostra lunga permanenza nella capitale, abbiamo potuto contare su Lorenzo ed Henintsoa, che da subito ci hanno adottato e ci hanno offerto la loro amicizia, andando sicuramente oltre il loro ruolo di ristoratori e gestori della "Chez Lorenzo Guest House". Ci hanno permesso di conoscere questo paese con gli occhi di un italiano che da oltre 25 anni vive e lavora qui e con gli occhi di una malgascia che conosce (per esperienza diretta) il paese da dove veniamo, che conosce le ricchezze e  le contradizioni del suo paese e che è sensibile (come mamma e come ex-referente nel campo delle adozioni internazionali) ai bimbi che ci vengono affidati e al loro bisogno di affetto. Oltre le innumerevoli volte in cui ci ha supportato con A., il regalo più grosso che ci ha fatto è stata una sua dichiarazione dopo un paio di mesi di permanenza; quando si è detta felice di vedere A.  sereno ed inserito in maniera completa all'interno della nostra famiglia; pur sapendo che il nostro cammino era ancora lungo, questo è stato sicuramente uno dei momenti più gratificanti e commoventi della nostra ancora breve ma intensissima avventura!

Adesso ci prepariamo a lasciare questo paese, con la voglia di tornare a casa, la voglia di rivedere i nostri affetti, e la voglia di rientrare in quella normalità che però forse da adesso non sarà più la stessa. La voglia del rientro non annulla però un po' di malinconia nel lasciare questa terra e le sue persone, quindi partiamo con la promessa di tornare (nei tempi opportuni) e nella convinzione di mantenere un legame speciale con questa terra che ci ha dato un figlio e ci ha concesso uno sguardo speciale su un "angolo di mondo" che porteremo sempre con noi.
Velooma Madagascar!
Ivan e Rosetta
Articoli correlati



Vescovi africani: "no" a miseria, sfruttamento dei poveri e risorse naturali

I vescovi africani dicono “no alla miseria” in un messaggio a conclusione della riunione a Bujumbura, in Burundi, del coordinamento Giustizia e pace del Secam (Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar, che ha sede ad Accra, in Ghana). Nel testo inviato all'agenzia Sir e firmato da mons. Gabriel Justice Yaw Anokye, arcivescovo di Koumassi (Ghana) e vicepresidente del Secam, elencano chiaramente ciò che produce miseria in Africa e Madagascar. Esprimono un “netto rifiuto dello sfruttamento dei più poveri e dei più deboli, la riduzione in schiavitù, il traffico dei nostri bambini e dei loro organi”; denunciano “l’insicurezza crescente in alcuni Paesi e regioni del continente”, ricordando “le violenze e le vessazioni criminali in Centrafrica, i conflitti ricorrenti nella Repubblica Democratica del Congo, il fanatismo e l’estremismo religioso in Nigeria, Mali, Egitto, Somalia, Kenya e Tanzania”. I vescovi dicono “no” allo “sfruttamento ingiusto delle nostre risorse naturali, con l’industria mineraria che provoca conflitti violenti e criminali”. Il loro auspicio è che “gli Stati africani abbiano il coraggio di scrivere e votare delle leggi che proteggano le rispettive risorse naturali”. E chiedono ai Paesi di percorrere la strada del “buon governo, che esclude tutte le forme di corruzione e cattiva gestione”. I vescovi africani esprimono poi preoccupazione per la gestione delle acque del fiume Nilo, da cui dipende “il benessere minimo delle popolazioni e dei Paesi sulle sue rive”. A questo proposito invitano ad “un dialogo paziente e fruttuoso”. Si impegnano, inoltre, per “una cultura democratica rispettosa della libertà d’opinione”, chiedendo “una democrazia che tenga conto dei diritti dell’immigrato e affronti senza ipocrisia la questione dei rifugiati nel rispetto della loro dignità umana fondamentale”. Tra le richieste: “il rispetto della Costituzione di ogni Paese, offrendo ai cittadini la possibilità di una alternanza politica”. Per ciò che riguarda i crimini contro l’umanità, si dicono favorevoli “al diritto legale e penale”. I vescovi africani, come hanno fatto alcune settimane fa in un messaggio specifico sulla tragedia del 3 ottobre a Lampedusa, esprimono poi un pensiero speciale per le vittime del naufragio e le loro famiglie. Si impegnano, infine, a rafforzare le loro strutture Giustizia e pace “per un dialogo efficace con i popoli africani, le organizzazioni della società civile, i diversi gruppi religiosi e i governi”. (R.P.)
Articoli correlati





e non all’interesse della nazione” denunciano i Vescovi del Madagascar


Madagascar, lemuri estinti entro 20 anni

La loro scomparsa sarebbe provocata dalla caccia e dalla perdita degli habitat provocata dalle coltivazioni, dai roghi e dai cacciatori d’oro.
La loro scomparsa sarebbe provocata dalla caccia e dalla perdita degli habitat provocata dalle coltivazioni, dai roghi e dai cacciatori d’oro.

I lemuri resi celebri dal film d’animazione “Madagascar” potrebbero sparire dalla Terra in soli venti anni se le condizioni di estrema povertà correlate alla distruzione degli habitat naturali sullo stato insulare che affaccia sull’oceano Indiano non saranno risolte.  

A lanciare l’allarme è Jonah Ratsimbazafy, primatologo della University of Antananarivo che spiega in una nota come i piccoli lemuri endemici del Madagascar siano a rischio estinzione a causa della caccia e della perdita degli habitat provocata dalle coltivazioni, dai roghi e dai cacciatori d’oro. 

Solo gli incendi distruggono 200mila ettari di foresta del Madagascar ogni anno. E il 13 per cento della rimanente foresta naturale potrebbe sparire entro una generazione. Tre delle 105 specie conosciute di lemuri sono già sulla lista degli animali in procinto di estinzione. Se il tasso di deforestazione si manterrà stabile entro 20 o 25 anni i lemuri saranno estinti.  

Fonte:La stampa.it
Articoli correlati