martedì 28 ottobre 2014

Due cuori e una lakana


Melania e Andrea potrebbero andare a Mangily via mare con la loro lakana, ma finché non impareranno a manovrare bene quell’imbarcazione a bilanciere tipica delle coste del Madagascar, avranno bisogno di almeno due piroghieri che ve li portino. Così, quando si sentono in forze e hanno bisogno di frutta e verdura preferiscono fare 8 Km a piedi sulla spiaggia, da Beravy, piuttosto che 17 con taxi brousse fino a Tulear. Il motivo è che per andare in città devono aspettare davanti casa che passi qualche mezzo pubblico, pick up o camion brousse che sia, mentre per ritornare a Beravy devono affrontare le forche caudine dellagare routiere di Tsokobory, dove i panera, i procacciatori di passeggeri, si contendono i viaggiatori che arrivano in taxi o con il ciclo pousse con una certa rudezza, accaparrandosi i bagagli e arrivando a tirare letteralmente le persone in arrivo ognuno verso il proprio taxi brousse, il quale non parte finché non è completo, ovvero finché l’autista non decide che è sovraffollato al punto giusto.

Una parte di responsabilità di questa situazione, cioè dell’aumentata aggressività dei panera rispetto agli anni scorsi, va attribuita alle pattuglie della polizia e della gendarmeria che bloccano cinque volte, all’uscita da Tulear e nel breve spazio di qualche chilometro,  i mezzi pubblici, per estorcere denaro agli autisti. I quali devono giustamente far quadrare i conti e riempire il più possibile il proprio mezzo perché una parte dell’incasso va ai parassiti in divisa che, come ragni in mezzo alla ragnatela, aspettano le persone oneste che lavorano, standosene comodamente seduti all’ombra di qualche albero. Ingenuamente, mi viene a volte da pensare che il nuovo presidente Hery dovrebbe fare qualcosa per abolire il deleterio koly koly, fucilando alla schiena tutti i maledetti poliziotti corrotti, ma poi realisticamente penso che il primo ad essere fucilato dovrebbe essere lui, il capo supremo di tutti i parassiti corrotti che, in Madagascar come da noi, ingannano il popolo e lo sfruttano economicamente.


Andrea Spagnuolo, 42enne di origini calabresi ma per lungo tempo vissuto a Carmagnola in provincia di Torino, è riuscito a fare una cosa che io non ho mai avuto il coraggio di fare: ha fatto una foto a un poliziotto che gli aveva appena richiesto del denaro. Il parassita ovviamente si è arrabbiato e gli ha chiesto di cancellarla, ma Andrea è stato velocissimo a cambiare immagine e a mostrargli quella di alcuni omby che pascolavano lì vicino e che aveva fotografato poco prima. Il parassita ha lasciato perdere imprecando, ma Andrea e Melania Conte, 34enne antropologa vissuta in diverse parti d’Europa ma che si sente marchigiana, in quell’occasione rimasero un’ora e mezza bloccati sotto il sole perché non volevano pagare il pizzo, con gli sbirri che sghignazzavano e facevano a chi si arrende per primo. Alla fine, si sono arresi loro e li hanno lasciati andare. Un encomio per il coraggio di Andrea e un plauso alla determinazione di entrambi. Da quella volta la coppia usa i mezzi pubblici per spostarsi, non avendo e non volendo avere un’auto propria. Quando io e Tina siamo andati a trovarli giovedì 28 agosto erano due settimane che non andavano in città a procurarsi viveri e la verdura fresca che abbiamo portato loro è stata molto gradita.


Ciò che mangiano è strettamente connesso alla loro filosofia e al loro stile di vita: stanno predisponendo un orto tra l’abitazione e la strada e la prima cosa che viene in mente è che, una volta che la generosa natura darà i suoi frutti, dovranno fare i conti con due nemici: i ladri umani e le caprette voraci e incolpevoli, benché ladre pure loro. Abbiamo al riguardo fatto una specie di scommessa. Vedremo fra un anno quanti dei loro pomodori saranno riusciti a mangiare sottraendoli ai ladruncoli a due e a quattro gambe.
Va detto ancora che purtroppo Andrea è pescatore e quindi lui e la sua compagna mangiano pesce e frutti di mare. Egli va non solo con i malgasci a caccia di polpi, quando non fa snorkelling per diletto, ma se gli capita di ritornare al paesello nativo in Calabria va anche alla pesca del pesce spada con la fiocina e quando me lo raccontava c’era un tono d’orgoglio nella sua voce. Lì dalle sue parti lo fanno dall’epoca dei Fenici e nel mondo ci sono in tutto sei posti dove si pratica quel tipo di pesca. I calabresi di quel villaggio quindi, come i Vezo, basano la loro vita sulla pesca e in particolare su quella del pesce spada. (In foto un tonno pinne gialle che ho fotografato nella stazione dei taxi brousse mentre aspettavo di partire per Beravy). Siccome è la domanda che crea l’offerta, è ovvio che se la gente smettesse di comprare pescespada, i calabresi compaesani di Andrea sarebbero disoccupati e magari migrerebbero in Madagascar a pescare polpi.
Qui già gli specisti entrano in fibrillazione, a leggere queste parole, perché siamo stati tutti abituati a pensare in termini antropocentrici, a causa della maledetta Bibbia e degli altri testi cosiddetti sacri, ma ragionando razionalmente e considerando la natura angelica dell’uomo, si deve onestamente ammettere, scrollandosi di dosso le autogiustificazioni vigliacche e sovrastrutturali, che l’essere umano ha la capacità di adattarsi e di evolversi spiritualmente, mentre pescispada e polpi non possono farlo e alla fine tutto si riduce a un problema aritmetico: quando il numero totale di polpi e pescispada è terminato, non ce ne saranno più né degli uni, né degli altri. E allora il virus umano di matrixiana memoria dovrà rivolgere la propria cupidigia verso altre specie, finché non porterà ad estinzione pure quelle. Se immaginiamo che nell’universo ci siano razze aliene che invadono i pianeti sistematicamente fino al completo sfruttamento delle risorse e poi se ne vanno a bordo delle loro astronavi alla ricerca di altri pianeti da sfruttare, ebbene noi siamo una di quelle razze.
Prima che gli ecostemi terrestri collassino magari ci sarà qualcuno di questi parassiti cosmici che lascerà la Terra, ma di sicuro non ci sarà posto sulle navi spaziali per i 17 milioni di malgasci che fanno la loro parte, vuoi per fame vuoi per lucro. E allora, nell’universo ci sarà un pianeta in più che una volta era fertile e lussureggiante, arrivato a quello stato in milioni d’anni, reso però inabitabile in trecento anni circa da una specie impazzita, malata o forse contagiata e guidata essa pure da parassiti extraterrestri.
Tanto per restare in tema, a Melania, facendo una passeggiata sulla spiaggia di Beravy, è capitato di vedere due donne intente ad eviscerare una montagnola di oloturie appena pescate dai loro mariti. Chiesto loro informazioni sui prezzi, le donne hanno risposto che i cinesi gliele comprano a 3.000 ariary al Kg. (un euro). Facendo una ricerchina su internet, Melania ha poi scoperto che i cinesi rivendono in patria quella carne prelibata a 1.000 euro al Kg. Questo è un business pazzesco, se ci pensate bene, e non ci dobbiamo meravigliare quando sentiamo parlare di miliardari cinesi. Andrea ha aggiunto che le oloturie svolgono l’importante funzione di depurare il mare. Meno oloturie significa più colibatteri fecali e mare sporco non balenabile. Risultato, i turisti scappano, l’industria pertinente va in crisi, ma ai miliardari cinesi, commercianti di oloturie, non può fregare di meno. Il presidente Ravalomanana aveva venduto un terzo delle terre coltivabili alla Corea; quello attuale fa la stessa cosa con la Cina e non solo per quanto riguarda le oloturie o le pinne di squalo, ma anche con il cotone e, non ultimi, i lavori di asfaltatura dei 27 Km che separano Tulear da Mangily. Al riguardo mi sono meravigliato che l’appalto non sia stato dato ai francesi o meglio ancora agli italiani, famosi per la costruzione di strade nel mondo, ma Andrea ha suggerito che anche in quel caso ci sia stato movimento di tangenti ad alti livelli. Un altro motivo per fucilare alla schiena presidenti, ministri e viceministri perché il pesce, come Andrea pescatore sa benissimo, comincia a puzzare dalla testa.
Ad Andrea e Melania, però, che considero amici e che ho invitato ad Ambolanahomy per ricambiare il pranzo che ci hanno offerto giovedì, ho un’altra critica amichevole da rivolgere: la contraddizione tipica degli ecologisti. Posto che nessuno è perfetto e che anch’io non posso considerami esente da contraddizioni, va rilevato che se da un lato salvano le tartarughe che finirebbero negli stomaci dei Vezo, dall’altro non si astengono dal mangiare molluschi cefalopodi che sono molto più intelligenti delle tartarughe, né pesci che sono molto più belli e altrettanto dotati di sistema nervoso dei rettili chelonidi. Se il criterio è quello dell’estinzione e le Testudo radiata che loro salvano possono realmente scomparire del tutto, che ne sappiamo, sfruttato com’è il fondale marino, se i bellissimi pesci tropicali che da noi vegetano negli acquari e qui sono messi in vendita sulle bancarelle, non siano anch’essi in pericolo d’estinzione?
Quando ci si preoccupa – giustamente – della scomparsa delle utili oloturie in quanto depuratori del mare, lo si fa sulla base di un ragionamento antropocentrico, come se il mare dovesse rimanere pulito dalle nostre sozzure per noi che ne siamo gli utenti, pescatori o bagnanti indifferentemente. Ma spostando il ragionamento su una base biocentrica e ammettendo di essere solo una delle tante specie che vivono sul Pianeta, si dovrebbe arrivare ad ammettere onestamente che il mare e le sue creature hanno diritto all’inviolabilità per la loro natura intrinseca e non in funzione nostra, solo perché i libri sedicenti sacri, che noi stessi abbiamo scritto, chiamano in causa un’inesistente divinità, come autorità suprema, a donarci risorse che non ci appartengono.
In un’altra occasione, come vediamo qui in una sua foto, a Melania è capitato di trovare alcuni carapaci spaccati a colpi di coltello, come fossero ostriche o vongole, e anche in questo caso è un problema di percezione: per il malgascio èsakafo, cibo, come tutto il resto, per noi la tartaruga è un fenomeno biologico pregevole da salvaguardare, per alcuni anche rivestito di sacralità. Ma noi siamo frutto dell’Occidente e della nostra epoca. Qui invece viviamo in altre epoche e ad altre latitudini. Quando la cultura e l’educazione sono diverse, anche la percezione delle cose cambia e pure tra me e la coppia dei nostri connazionali ecologisti ci sono differenze di vedute, anche se tutti e tre abbiamo fatto le elementari in Italia. Andrea mi chiedeva di fargli sapere se c’è qualche associazione che voglia prendersi cura delle 17 tartarughe che hanno in giardino e delle altre che eventualmente riuscissero a salvare dalle grinfie dei nativi. Io al momento non ne conosco nessuna, ma mi sono accorto del pericolo che la raccolta di tartarughe nasconde. E cioè che i ragazzini vadano appositamente a caccia di tartarughe da portare ad Andrea e Melania in cambio di qualche spicciolo. E’ il solito problema delle domanda che crea l’offerta. Un vero rompicapo, un circolo vizioso difficile da spezzare, solo che qui ci vanno di mezzo delle creature innocenti, vittime dell’istinto predatorio da una parte e delle nostre lodevoli premure dall’altra, in virtù del principio che vuole l’inferno lastricato di buone intenzioni.

Andrea e Melania, come me del resto, fanno quello che possono, in difesa più di un ideale di bellezza naturale che della natura in concreto. Ma intanto si stanno costruendo un gradevole nido d’amore, con tanto di pannello fotovoltaico sul tetto, costato 550.000 ariary, 170 euro. Hanno così la corrente elettrica giorno e notte, alimentando anche il computer che per Andrea, in quanto informatico, è strumento di lavoro “da remoto” e per Melania è altrettanto utile in quanto traduttrice delle principali lingue europee. I quattro bungalow sono al momento al grezzo e le prossime spese da affrontare saranno lo chateaux d’eau e il frigo, con i quali Andrea e Melania potranno sistemare la parte idraulica dei bagni e mettere a disposizione degli eventuali turisti e visitatori birra ghiacciata come Dio comanda. Il forno c’è già e la pizza, una volta fatta la debita pubblicità, fungerà da magnete per le migliaia di appassionati della famosa focaccia di origini napoletane. Del resto, biscotti, focaccine e sformato di patate, che ci sono stati offerti giovedì, Melania li sa già fare benissimo. Se poi si prenderanno anche Tina come cuoca, come io ho proposto loro, si potrà cominciare a parlare di ristorante vero e proprio, anche se l’idea che i due ragazzi hanno al momento è più indirizzata a rivalutare un dispensario di Beravy, ora chiuso, e ad organizzare qualche progetto in difesa delle tartarughe, terrestri o marine che siano e i bungalow, con annessa cucina, servirebbero in tal caso per gli ospiti più che per veri e propri clienti di ristorante mordi e fuggi.
Insomma, a Beravy ci sono due giovani entusiasti e pieni di belle idee, con grandi potenzialità. Se qualcuno li vuole contattare, specie per aiutarli in qualche modo a salvare le tartarughe, li può trovare su Facebook. Se poi li si vuole andare anche a trovare, mettendosi d’accordo sui prezzi, le strutture ricettive ci sono, benché da completare nella parte idraulica, e magari ci scappa anche una gita in lakana, fotografata qui da Andrea e Melania, a vedere da vicino le mangrovie.
Freeanimals
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Nomina del Rettore

 Seminario maggiore teologico “Santa Teresa del Bambino Gesù” nell’arcidiocesi di Antananarivo

 Il Card. Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, in data 31 marzo 2014 ha nominato Rettore del Seminario maggiore teologico “Santa Teresa del Bambino Gesù” nell’arcidiocesi di Antananarivo (Madagascar), il rev. Abdon Rafidison, del clero arcidiocesano di Antananarivo. 
Il nuovo Rettore è nato il 16 agosto 1968 a Ambohipo Antananarivo ed è stato ordinato sacerdote ad Amparibe il 6 settembre 1997. Ha conseguito la laurea in Teologia presso l’Institut catholique de Madagascar (2000) e il dottorato in Storia della Chiesa presso la Pontificia Università Gregoriana, a Roma (2011). Dopo l’ordinazione è stato viceparroco e parroco in diverse parrocchie. Attualmente insegna all’Università cattolica del Madagascar, al Seminario maggiore di teologia Faliarivo (Antananarivo) ed al Seminario maggiore di filosofia Manantenasoa (Antsirabe). (SL) (Agenzia Fides 21/10/2014)
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2014: conclusa la terza missione in Madagascar

Tra i mesi di luglio e agosto 2014, due volontari dell’Associazione Capramagra Onlus hanno svolto la terza missione in Madagascar per il progetto “Educazione e sicurezza alimentare a Camp Robin – Madagascar”.

I volontari hanno partecipato alle riunioni con i rappresentanti delle organizzazioni internazionali localizzate sul territorio (tra le quali l’UNICEF e l’UNDP) e hanno rinnovato la collaborazione dell’Associazione con i suoi partner in loco, le suore di San Giuseppe di Aosta e l’associazione degli agricoltori FTMTK. A Camp Robin i due volontari hanno visitato i villaggi dei contadini, entrando in contatto con le criticità sociali ed agricole vissute nella zona. L’incontro diretto con i beneficiari dei progetti è stato fondamentale per una definizione partecipata delle nuove attività di sviluppo da implementare sul territorio.
Durante la loro permanenza a Camp Robin, i volontari hanno svolto tre corsi formativi per i giovani dell’associazione FTMTK sui temi di: tecniche base di irrigazione dei campi; preparazione del compost; redazione di un bilancio e analisi del mercato locale.
Attraverso queste attività, Capramagra Onlus vuole continuare ad incoraggiare un’azione di cooperazione allo sviluppo fondata sulla partecipazione di tutti gli attori 

Note di viaggio:
“Mi aggiro nella mia stanza ad Antananarivo, guardondo rapidamente ogni angolo in cerca di possibili oggetti smarriti. Tra qualche ora partiamo per l'Italia ed i sosto un po' confusa al centro della mia camera; penso ancora alla festa che ci hanno fatto le suore per salutarci, con la torta e con gli ultimi discorsi di ringraziamento. Entra in camera Matteo e con pazienza mi aiuta a chiudere lo zaino grande, pieno dei doni
(cappelli, borse, arachidi ed altro) che mi hanno regalato in ciascun villaggio visitato. Alla fine carichiamo i bagagli sul furgoncino bianco delle suore. Arriviamo in aereporto. Salutiamo per l'ultima volta le suore.
Verso mezzanotte l'aereo lascia il Madagascar”
L'esperienza che abbiamo vissuto in Madagascar è stata molto gratificante sia per le persone che abbiamo incontrato che per la realtà sociale che abbiamo avuto modo di osservare.
É una esperienza che coinvolge appieno il volontario, rendendolo partecipe di cosa significa fare cooperazione sul campo: le dinamiche sociali che si innescano tramite un progetto ed i delicati rapporti con tutti gli stakeholders.
Dalle considerazioni scritte nel rapporto, appare evidente che la progettualità di Capramagra Onlus
sta realmente formando l'ambiente sociale di Camp Robin. Pensiamo sia importante continuare ad ascoltare i bisogni di questa cittadina e fare loro da tramite per garantirne il sostegno.
GRAZIE!
Eva Lo Iacono Matteo Aimetti
sito internet (www.capramagra.org).
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Comunicazione per i pensionati









Gentilissime/i tutte/i,
al fine di fornire adeguate informazioni ai titolari di pensione Inps, si riporta di seguito quanto comunicato dalla Direzione Centrale dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) in merito alla verifica dei redditi 2012 (Campagna REDEST 2013) dei soggetti residenti all’estero titolari di pensioni Inps e alla spedizione delle lettere di sollecito a coloro i quali non hanno fatto pervenire all’Istituto in parola i dati reddituali 2012.
“ l’Istituto ha gia’ effettuato il ricalcolo delle pensioni dei soggetti che hanno fatto pervenire ENTRO IL 31 MARZO 2014 le dichiarazioni REDEST 2013.
Per coloro I quali non siano ancora pervenute le predette dichiarazioni, l’Inps ha disposto la sospensione delle prestazioni legate al reddito, e che erano state erogate in via provvisoria in attesa del REDEST 2013.
I pensionati interessati non devono peraltro preoccuparsi : detta sospensione diverra’ operative soltanto nel corso del 2015. Nel frattempo l’Istituto sta provvedendo a spedire una lettera di sollecito (vedi allegato 1), rammentando che il TERMINE ULTIMO per rendere detta dichiarazione riferita ai redditi 2012 e’ il 28 febbraio 2015.”
Elenco del numero dei pensionati oggetto di ricezione della lettera in parola :
MADAGASCAR n. 4 ;
MAURITIUS n. 11 ;
NAMIBIA n. 3 ;
SUD AFRICA n. 3.
Si sara’ grati di volere dare massima diffusione presso i titolari di pensione Inps costi’ residenti.
Grazie per il proficuo aiuto e colgo l’occasione per inviarVi un forte abbraccio
Gianfranco Montironi
Cancelliere Amministrativo

Il Patronato Ital Uil Madagascar con sede ad Antananarivo è a disposizione dei pensionati per gli adempimenti da assolvere.
Indirizzo email: italuil.madagascar@yahoo.it  tel +261-324466648

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Il ritorno del Berlusconi africano

Marc Ravalomanana rientrato e arrestato. Su di lui pende la condanna all’ergastolo
Marc Ravalomanana, ex presidente del Madagascar, è ritornato in patria dopo la lunga permanenza in Sudafrica durata cinque anni. Le autorità malgasce hanno ordinato l’immediato arresto. Su di lui grava una condanna all’ergastolo inflittagli in absentia il 28 agosto 2009 per aver dato l’ordine di sparare sui manifestanti durante i motti rivoluzionari che posero fine al regno del “Berlusconi Africano”, come viene definito Ravalomanana a causa del suo intreccio tra affari e politica. La sollevazione popolare contro l’ex presidente (spesso definita dalla stampa occidentale colpo di stato) rappresentò l’epilogo di una crisi politica iniziata nel gennaio 2009 quando il principale oppositore politico, Andry Rajoelina, all’epoca sindaco di Antananarivo (la capitale), promosse una serie di manifestazioni popolari in protesta contro la politica ultra liberale di Ravalomanana, la svendita dei beni nazionali a multinazionali straniere e lo stato di estrema povertà in cui viveva la popolazione nonostante che si registrasse una crescita economica annuale del 7%.
Il 3 febbraio il presidente dismise Rajoelina dalla carica di sindaco. Una mossa avventata che aumentò l’indignazione e il furore popolare. Durante una manifestazione di massa indetta il 7 febbraio 2009 il presidente ordinò alla guardia presidenziale di sparare sulla folla uccidendo 31 persone e ferendone 200.L’atto segnò la fine di Ravalomanana. Il malcontento e le manifestazioni giunsero alla fase rivoluzionaria e la maggioranza della popolazione si diede come obiettivo la rimozione del presidente tramite qualsiasi mezzo.La rivoluzione popolare in atto sgretolò rapidamente la fedeltà delle forze armate malgasce. I soldati iniziarono a rifiutare di reprimere i manifestanti e si unirono alle proteste anche se disarmati. La maggioranza dello Stato Maggiore dell’esercito diramò nel marzo 2009 l’ordine di passare dalla parte dei rivoluzionari. Il 16 marzo i soldati malgasci occuparono il palazzo presidenziale, la TV di stato e la Banca Centrale.
Al presidente Ravalomanana fu data la possibilità di auto esiliarsi in un Paese terzo. Scelse il Sudafrica per via dei stretti legami d’affari personali che lo legava a questo Paese. Il Consiglio Militare che prese le redini della nazione dopo la fuga del presidente inizialmente dichiarò l’intenzione di gestire direttamente una fase transitoria di 24 mesi per riscrivere la Costituzione, risanare l’economia ed indire nuove elezioni democratiche. Una settimana dopo il Consiglio Militare ordinò a sorpresa ai soldati di ritornare nelle caserme e dichiarò Andry Rajoelina Presidente Ad Interim, affidandogli il compito di gestire la fase transitoria. L’arresto del ex presidente è stato ordinato dall’attuale Capo di Stato Hery Martial Rajonarimampiamina Rakotoarimanana che ha assunto il potere dopo le prime elezioni democratiche dai moti rivoluzionari, avvenute lo scorso gennaio.
Il Presidente Hery ha voluto specificare ai media nazionali ed internazionali che non si tratta di un vero e proprio arresto ma di un atto preventivo teso ad assicurare la salvaguardia personale di Ravalomanana ed impedire tentativi sovversivi da parte dei suoi sostenitori. L’esercito è stato messo in allerta in quanto al suo interno vi sono ancora elementi fedeli al ex presidente che nel 2013 avevano tentato un colpo di stato. Ravalomanana è attualmente guardato a vista nella sua residenza ad Antananarivo. «Sono ritornato non per creare dei disordini ma per contribuire al processo di riconciliazione nazionale e alla ripresa economica del Madagascar» ha dichiarato il leader politico alla stampa.
Secondo le autorità malgasce, il governo non è stato ufficialmente informato dell’arrivo del ex presidente, giunto all'aeroporto internazionale a bordo di un aereo speciale affittato dal SADC, la Comunità Economica dell’Africa del Sud, controllata dalla potenza regionale, il Sudafrica. La presenza di Ravalomanana nel paese sembra destinata a riaprire la conflittualità sociale che ha caratterizzato i cinque anni di presidenza ad interim di Rajoelina. Nelle elezioni del gennaio 2014 il secondo candidato alla presidenza sostenuto da Ravalomanana e dal Sudafrica, Jean-Louis Richard Robinsons, ottenne il 46% delle preferenze al secondo turno. Una percentuale che illustra senza ombre di dubbi il persistere della spaccatura sociale e le tensioni ancora presenti sulla più grande isola africana, ex colonia francese. Nonostante che il governo sia al momento estremamente cauto, la magistratura ha esortato ufficiosamente a perseguire la condanna inflitta in contumacia per i crimini contro la popolazione commessi durante i motti rivoluzionari del 2009.
Nato il 12 dicembre 1949 nella località di Imerinkasinina, poco distante dalla capitale, Ravalomanana si assicura un posto di primo piano nella imprenditoria nazionale creando nel 1982 un impero agro alimentare dalla ditta di famiglia Tiko che produce latticini, yogurt e succhi di frutta. Grazie al supporto politico offerto dagli ambienti di destra contrari alla politica socialista del presidente Ratsiraka, il giovane imprenditore allaccia stretti legami economici con l’Agenzia Francese per lo Sviluppo e la Banca Mondiale ottenendo 1,5 milioni di dollari di prestito per favorire la sua azienda agroalimentare. Prestito mascherato come aiuti allo sviluppo economico del Madagascar aggravando cosi il già insostenibile debito estero.
Ravalomanana, sempre grazie alla corrente di destra nazionale, riesce a siglare importanti accordi con ditte sud africane, tedesche e americane per esportare i suoi prodotti agroalimentari in questi mercati stranieri che fino allora non avevano considerato il Madagascar un degno partner commerciale. La Tiko Corporation diventa in breve tempo la più importante ditta nazionale e gran parte dei profitti viene investita per creare un network informativo composto da una miriade di piccole radio, TV e giornali locali. Come il nostro Silvio Berlusconi durante gli anni Ottanta, anche Ravalomanana comprende la necessità di monopolizzare l’informazione per favorire la sua ascesa al potere. Nel 1999 fonda il suo partito: Tiako Larivo Party basato sulla dottrina del neo liberalismo e il culto della sua personalità. Le similitudini con Forza Italia  sono impressionanti e hanno spinto alcuni commentatori politici africani a presupporre che il magnate malgascio abbia ricevuto servizi di consulenza dalla Fininvest. Una ipotesi rimasta al livello di speculazione in quanto fino ad ora i legami tra i due imprenditori-politici non sono mai stati convalidati da prove certe e documentazione affidabile.
Ravalomanana inizia a preoccupare il regime socialista che nel 1997 attua una serie di manovre indirizzate a diminuire il potere economico dalla Tiko Corportation conscio che essa rappresenta il cavallo di Troia per la scalata al potere di un pericoloso avversario supportato direttamente dalla ex potenza coloniale, la Francia e dai Neo Cons della Casa Bianca. Il governo di Ratsiraka, approfittando della crisi della “mucca pazza” in Europa, impedisce per un periodo di tempo di quasi un anno le esportazioni dei latticini della Tiko Corporation e apre un’inchiesta su agevolazioni fiscali illecite ottenute grazie alla corruzione di politici e alti funzionari di stato. Misure di contenimento tardive. Ravalomanana all’epoca offre lavoro a 3.000 dipendenti ed ha creato un indotto di 10.000 piccoli agricoltori ed allevatori. Dati significativi per l’Isola Stato e la sua modesta economia. La Tiko Corporation è già in grado di generare profitti per due miliardi di franchi malgasci sufficienti per monopolizzare i media nazionali e creare altre due holding: la Tiko Oil Products (che monopolizza la produzione di olio di palma) e la Tiko Agri (che monopolizza la produzione agroalimentare dell’isola).
Alla fine degli anni Novanta, l’impero commerciale di Ravalomanana registra profitti per 13,8 miliardi di franchi malgasci divenendo la più importante realtà produttiva del paese. Lo sviluppo economico indirettamente creato nell’entroterra assicurerà la base elettorale dei piccoli agricoltori ed allevatori che diverrà il nocciolo duro dell’elettorato del Berlusconi africano. Asceso alla carica di Sindaco della capitale nel 1999, Ravalomanana sfrutterà l’importante carica amministrativa per rafforzare il suo impero economico tramite ad evidenti conflitti di interesse e per iniziare la sua scalata alla presidenza. Nel 2001 si candita alle elezioni divenendo il primo contendente del presidente uscente Ratsiraka. Appoggiato direttamente dalla Clinton Foundation e dalla Francia, Ravalomanana si crea la figura del uomo politico fatto da sè, detentore di nuove idee capaci di trasformare il Paese ed offrire il benessere alla popolazione grazie al libero mercato.
Il suo impero mediatico lo raffigura come una novità positiva che combatte i vecchi dinosauri della politica malgascia. Anche la Chiesa Cattolica offre il pieno supporto a Ravalomanana che si dichiara un fervente cristiano. Nell’agosto 2000 il Berlusconi africano viene nominato vice presidente del Sinodo Cattolico Laico di Antananarivo e giura solennemente dinnanzi alla bibbia di trasformare il Madagascar in una nazione cristiana se otterrà la presidenza. Nonostante gli ingenti fondi stanziati per finanziarie la sua campagna presidenziale, la martellante campagna mediatica e la benedizione del Vaticano che riescono ad assicurargli un netto distacco delle preferenze rispetto al presidente uscente (Ravalomanana 46%, Ratsiraka 40%) il pupillo del neo liberalismo internazionale non riesce ad ottenere la maggioranza del 51% in grado di evitare il secondo turno.
Considerando il forte supporto che ancora gode il presidente socialista e il rischio di perdere il secondo turno, Ravalomanana accusa la Commissione Elettorale di aver permesso gravi frodi elettorali e asserisce di aver ottenuto al primo turno il 52% dei voti. Una vera e propria fantasia che diventa realtà grazie ai media al suo servizio. Ravalomanana riesce ad impedire il secondo turno e a creare una crisi politica generalizzata nel paese con manifestazioni popolari in suo sostegno. Il braccio di ferro con il presidente Ratsiraka dura fino al 29 aprile 2002 quando lo Stato Maggiore dell’esercito decide di mettere al potere Ravalomanana costringendo Ratsiraka all’esilio. Durante il suo mandato (2002 – 2009) Ravalomanana sviluppa l’agricoltura, la rete stradale dell’interno del Paese e il sistema educativo aumentando la sua popolarità. Immediatamente inizia una sistematica e quotidiana campagna mediatica orchestrata dal suo impero dell’informazione tendente, ovviamente, a nascondere il processo di privatizzazione delle industrie nazionali che comprometterà l’economia del paese a vantaggio dell’impero Ravalomanana e delle multinazionali sud africane, asiatiche, tedesche, francesi ed americane ad esso collegate.
La costruzione di una formidabile rete stradale all’interno del Paese è congeniale per diminuire i costi e i tempi di trasporto dei prodotti agricoli dai luoghi di produzione alle fabbriche agroalimentari della Tiko e dalle miniere ai principali porti per facilitare l’esportazione mineraria. La costruzione di decine e decine di scuole ed ospedali risulta una ben architettata opera di propaganda. Moderne infrastrutture totalmente equipaggiate diventano in breve tempo delle vere e proprie cattedrali nel deserto per mancanza di insegnanti e personale sanitario qualificati. Banca Mondiale e FMI aumentano i prestiti al Paese, purtroppo destinati a rafforzare l’impero Tiko e a favorire le multinazionali straniere operanti nel Paese. Il processo di neo liberalismo distrugge l’assistenza sociale creata dal precedente regime socialista e il potere di acquisto, mentre il franco malgascio conosce una svalutazione mai registrata.
La popolazione che aveva creduto nel motto elettorale pronunciato da Ravalomanana nel 2001: «Con me diventerete tutti ricchi» è ridotta allo stremo. Prostituzione e criminalità dilagano cosi come la fuga della mano d’ora specializzata che emigra nei vicini Paesi africani in cerca di lavoro. La disoccupazione (giunta al 70%) viene ufficialmente mantenuta al 22% grazie a statistiche alterate ma accettate dalla Banca Mondiale, dal FMI e dalla SADC. Il Madagascar si trasforma in un incubo per i suoi cittadini ma in un nuovo Eldorado africano per le multinazionali straniere. Per facilitare la crescita economica del 7% il FMI cancella il debito estero nel 2005. Nello stesso anno il Madagascar è il primo Paese africano a beneficiare del Millennium Challenge Account, un finanziamento a tassi agevolati concesso dagli Stati Unite per stimolare le economie dei Paesi del Terzo Mondo. Nonostante questi regali il debito estero registrato nel 2009 è già salito al 74% del PIL. La spiegazione è semplice.
L’impero economico Tiko continua a ricevere prestiti personali camuffati da prestiti allo sviluppo. Stesso meccanismo truffaldino viene applicato per favorire gli investimenti delle multinazionali straniere nel Paese.Durante il mandato Ravalomanana viene distrutto il 58% del patrimonio forestale nazionale. Le prime vittime sono le foreste piene di alberi pregiati che vengono abbattuti per essere esportati sui mercati asiatici ed occidentali. Il legname malgascio arriverà a rappresentare il 6% delle forniture mondiali della multinazionale IKEA e il 18% delle aziende di mobili asiatiche, prime tra tutte: Cina, Sud Corea ed Indonesia.
Per coprire il crimine ambientale, Ravalomanana si trasforma nel 2003 in protettore del patrimonio ambientale della sua isola e chiede, durante al Congresso Mondiale dei parchi nazionali svoltosi a Durban, i fondi necessari per triplicare le aree protette malgasce da 1,6 milioni a 6 milioni di ettari. I fondi ottenuti saranno utilizzati per rafforzare la produzione agroalimentare della Tiko Corporation che ingloba la maggior parte della superficie destinata all’estensione dei parchi naturali. La distruzione della fauna e della flora malgascia è ormai considerata irreversibile e ora l’attuale governo disperatamente tenta di salvaguardare quello che resta del patrimonio forestale del paese. L’isola era famosa fin dall’Impero Romano per essere ricoperta al 68% di foreste impenetrabili.
L’ondata di privatizzazioni del 2002 – 2008 colpisce i colossi economici del paese che al momento della legge neo-liberale registravano fantastici profitti dando occupazione a centinaia di migliaia di persone. La SINPA(Società di Interesse Nazionale Malgascia per la Produzione Agricola) e la SOMACODIS 
 (Società Malgascia della Grande Distribuzione) che producevano il 14% del PIL nazionale, vengono svendute ed acquistate da multinazionali asiatiche e sud africane di cui la famiglia Ravalomanana detiene la quota azionaria obbligatoria del 25%. Il paese registra un drammatico aumento della disoccupazione. Tre terzi della mano d’ora impiegata dalle compagnie nazionali viene licenziato. La povertà raggiunge livelli inauditi e paragonabili a quelli della Somalia e della Repubblica Democratica del Congo, due paesi afflitti da un ventennio di instabilità politica e guerre civili.
Il colpo di grazia inflitto alla sopportazione della popolazione malgascia avviene con lo scellerato accordo con la Daewoo Logistics firmato il 16 luglio 2008. Il governo Ravalomanana concede alla Daewoo l'usufrutto del 52% delle terre coltivabili dell’isola per creare immense piantagioni di olio di palma per la produzione di idrocarburi. Oltre a detenere il 22% delle quote azionarie all’interno della Daewoo Logistics Malgash, Ravalomanana fa in modo  che la multinazionale sud coreana affitti la maggior parte delle terre coltivabili proprio dalla Tiko Corporation. Terre ottenute grazie all’inganno attuato durante la conferenza di Durban e ai fondi destinati ai parchi naturali fantasma. Quasi 600.000 contadini rischiano di vedersi espropriati i loro piccoli appezzamenti di terra e di essere condannati, assieme alle loro famiglie, alla fame. L’accordo non potrà mai entrare nella fase operativa grazie alla opposizione della popolazione malgascia e all’indignazione internazionale creata da una capillare e indipendente informazione fornita da varie associazioni ambientaliste tra le quali il WWF Green Peace. Nel novembre dello stesso anno Ravalomanana autorizza l’acquisto di un secondo areo presidenziale che costa 60 milioni di dollari. Un acquisto fatto per compiacere il consiglio di amministrazione della Boing. Nel 2009 Ravalomanana entra nel club dei 20 imprenditori più ricchi dell’Africa con l’indignazione generale della popolazione che sta letteralmente morendo di fame.
Il ritorno di Ravalomanana è destinato a ricreare forti tensioni sociali nel Paese proprio quando l’attuale presidente Hery (una creazione di Andry Rajoelina) sta registrando importanti successi per la rinascita economica di un paese stuprato dalle multinazionali per circa un decennio e distrutto dall’embargo economico decretato dopo i moti
rivoluzionari (colpo di stato per la propaganda occidentale) del 2009. Un embargo economico contro la politica populistica e nazionalistica di Andry Rajoelina che è durato cinque anni ma non è riuscito ad impedire il supporto popolare dimostrato durante le elezioni dello scorso gennaio dove la maggioranza della popolazione ha scelto Hery, il delfino del giovane DJ ed ex sindaco di Antananarivo.
La mossa politica a sorpresa attuata da Ravalomanana sarebbe stata incoraggiata dal Sud Africa, Francia, Stati Uniti e Banca Mondiale con il proposito di influenzare l’indirizzo politico e sopratutto economico dell’Amministrazione Hery. Nonostante goda di rispetto e fiducia a livello internazionale, le multinazionali sospettano l’attuale presidente di voler continuare la politica nazionalista tentata da Rajoelina. Il governo si trova costretto a prendere una difficile decisione: applicare la sentenza incarcerando a vita Ravalomanana per i crimini commessi durante il suo tentativo di mantenere il potere contro la volontà popolare o perdonare Ravalomanana inserendolo nel contesto politico di riconciliazione nazionale, con il forte rischio che  possa rafforzare l’impero Tiko (attualmente gestito dalla moglie) e le relazioni internazionali con i suoi padrini con l’obiettivo di riconquistare il potere alle prossime elezioni e imporre nuovamente la politica neo liberale al paese.
La popolazione malgascia, votando il candidato suggerito da Rajoelina, Hery, ha espresso il chiaro desiderio di riconciliazione e di impegno collettivo per ricostruire il tessuto economico a proprio vantaggio. Con questa inaspettata interferenza da parte delle potenze straniere la popolazione rischia di trovarsi in una situazione simile a quella del Venezuela dove gli interessi neo liberali iniettano ingenti fondi all’opposizione garantendo il supporto mediatico con il chiaro intento di generare caos e provocare un cambiamento di regime ai danni della nazione ma favorevole alle esigenze delle multinazionali. 
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Reportage politico da Antananarivo-Madagascar

Il caso del Madagascar


sabato 18 ottobre 2014

Il caso Madagascar arriva in Parlamento

Accordo bilaterale per evitare la doppia imposizione fiscale

L'Italia ha stipulato con numerosi Paesi esteri, comunitari e non, convenzioni bilaterali. Paesi come Sri Lanka, con 115 italiani residenti, il Bangladesh, con 188 italiani,  le Filippine ecc.. usufruiscono dei vantaggi derivati dalla firma di un accordo bilaterale con l’Italia per evitare la doppia imposizione fiscale ; il Madagascar, anche se fino all’anno 2000, è stata sede di una Ambasciata Italiana, definita la perla dell’Oceano Indiano,  fino ad oggi non usufruisce dei benefici che derivano  con la firma di questo  accordo.
In Madagascar, sono residenti più di 2000 italiani, molti dei quali si godono la meritata pensione in questa  bella Isola Rossa dell’oceano Indiano.
Questi  pensionati italiani sono costretti a continuare  a pagare le tasse in Italia con le trattenute effettuate alla fonte dall’INPS, anche se non usufruiscono più dei servizi italiani.
Anni fa è stato chiesto all’Ambasciata Italiana di Pretoria (territorialmente competente) di predisporre la documentazione necessaria per  una convenzione bilaterale tra il Madagascar e l’Italia per evitare la doppia imposizione fiscale. L’Ambasciata ha iniziato l’iter buorocratico per perfezionare questa convenzione, ma non è stato possibile definirla in quanto il Governo di transizione del Madagascar non era riconosciuto dall’Italia. Alla fine del 2013 in Madagascar ci sono state le elezioni ed  è stato eletto un Parlamento e un Presidente della Repubblica riconosciuto dal mondo intero.
Quindi abbiamo  sollecitato l’Ambasciata di Pretoria a ultimare e portare a termine questa convenzione per fare beneficiare principalmenete i numerosi pensionati che hanno trasferito la residenza in questo paese.
Non avendo ricevuto alcuna risposta, indignati ci siamo rivolti alla stampa (leggi articolo aise del 7/7/14 ) e grazie al Senatore Amuruso  è stata presentata una interrogazione parlamentare al Ministro degli Esteri Mogherini e al Ministro del Tesoro Padoan  (leggi il testo dell’interrogazione che segue) e speriamo che questa interrogazione parlamentare serva a farci conoscere i motivi di questo silenzio  ed  a svegliare dal torpore i nostri diplomatici di Pretoria per portare a termine questa annosa convenzione bilaterale tra l’Italia e il Madagascar.

                                                                                                   Aldo Sunseri
                                                                        Responsabile Patronato Ital Uil 

DOPPIA IMPOSIZIONE FISCALE:

A QUANDO L’ACCORDO COL MADAGASCAR?

SUNSERI (ITAL UIL) INTERPELLA IL MAE

LUNEDÌ 07 LUGLIO 2014 19:06
E-mailStampaPDF
ANTANANARIVO\ aise\ - I pensionati italiani in Madagascar aspettano da anni che l’Italia stipuli con il Paese un accordo che eviti le doppie imposizioni fiscali. A ricordarlo oggi è Aldo Sunseri, referente del Patronato ITAL UIL in Madagascar, che chiede più attenzione all’Ambasciata italiana a Pretoria, competente per territorio, e, più in generale, alla Farnesina. >>>>>>>>continua a leggere


Atto n. 4-02738

Pubblicato il 30 settembre 2014, nella seduta n. 320

AMORUSO - Ai Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale e dell'economia e delle finanze. -
Premesso che:
per doppia imposizione economica si intende il caso in cui lo stesso reddito è tassato in capo a soggetti diversi e può essere interna (quando riguarda le pretese impositive di un singolo Stato) o internazionale (quando riguarda le pretese impositive di due o più Stati diversi);
essa può essere giuridica o economica;
a giudizio dell'interrogante il ricorso alla doppia imposizione fiscale costituisce una violazione del principio di uguaglianza oltre che un evidente danno per colui il quale la subisce in quanto determina a carico del soggetto passivo d'imposta un prelievo globale che è superiore a quello effettuato in capo al soggetto che, pur trovandosi nelle stesse condizioni, svolga la propria vita in un solo Stato;
la doppia imposizione economica non è sempre vietata all'interno dei singoli sistemi fiscali;
l'Italia ha stipulato numerose convenzioni, per quanto riguarda gli aspetti fiscali delle pensioni, con diversi Stati esteri proprio per evitare il fenomeno della doppia imposizione. Tali convenzioni prevedono la detassazione della pensione nel Paese di erogazione della somma e la tassazione della stessa nel solo Paese di residenza;
in Madagascar risiedono centinaia di pensionati italiani ma, nonostante le diverse sollecitazioni dell'Associazione italiani in Madagascar con le quali si è chiesto all'ambasciata italiana del Sud Africa, territorialmente competente, di adoperarsi per stipulare una convenzione in tal senso con l'Italia, nulla è stato fatto, si chiede di sapere:
se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza della situazione;
se ritengano opportuno procedere al necessario riesame delle disposizioni in materia e valutare l'opportunità di adottare un'apposita convenzione atta a risolvere le questioni di doppia imposizione fiscale in modo efficace.