lunedì 11 febbraio 2013

TACCUINO DI VIAGGIO In Madagascar


di Roberto Vitali
Alcuni giorni lontano dalla quotidianità, su una bellissima isola con una natura rigogliosa, spiagge da sogno ed un popolo cordiale. Il nostro collaboratore è rimasto stregato dal Madagascar e, contagiato dal "mal d'Africa", non aveva molta voglia di tornare in Italia... ma ha dovuto farlo, ed ora ci racconta questa magica esperienza.

Turisti o viaggiatori? È l'interrogativo che si ripresenta ogni qualvolta ci si trova a discutere sui diversi modi di intendere una vacanza.
Il turista è un consumatore di viaggi organizzati che consentono di vivere qualsiasi tipo di vacanza, dalla balneare domestica fino alle mete più esotiche e lontane, senza rinunciare a tutti i comfort.
Il viaggiatore è una persona che si cala nel luogo, nella cultura, che vuole conoscere le persone e le loro abitudini, provare i cibi locali... insomma vuole vivere in prima persona e pienamente il luogo che lo ospita.
Quando si ha una disabilità o "esigenze speciali" molto spesso non ci si può permettere di fare i viaggiatori, magari comprando semplicemente un biglietto aereo andata e ritorno e organizzandosi di volta in volta a seconda del posto, delle occasioni e di quanto si trova sul proprio itinerario. Potremmo dire che le persone con disabilità sono turisti più per necessità che per vocazione. I temerari che fanno questo tipo di turismo sono veramente pochi, ma vi garantisco che esistono.
Questa primavera, preso dallo "spirito del viaggiatore", con un amico ho programmato un viaggio in Madagascar, isola di Nosy Be. Le nostre aspettative erano di visitare un paese, conoscerne le abitudini, vivere in un luogo ancora incontaminato, fare immersioni, escursioni e tutto quanto ancora può offrire una destinazione del genere.
Dopo una accurata ricognizione ho deciso di appoggiarmi a Viaggi del Ventaglio.

Il Madagascar
Il Madagascar è un'isola vastissima, la quarta al mondo per grandezza. Il suo territorio è compreso tra il 12° e il 25° parallelo a sud dell'Equatore, nella fascia del Tropico del Capricorno; è detta anche Isola Rossa per la presenza della laterite, roccia argillosa di colore rossastro che caratterizza il paesaggio.
Una catena montuosa, con vette che arrivano fino ai 2.600 metri, attraversa il paese da nord a sud. Ad est e a nord troviamo foreste tropicali, mentre nella parte meridionale dell'isola sono presenti deserti e foreste spinose.
Le coste del Madagascar sono bagnate a oriente dall'Oceano Indiano, a nord e a ovest dal Canale di Mozambico. Numerose sono le baie che ospitano stupende spiagge tropicali.

L'isola di Nosy Be

Una “sciarpa di boa”
In Madagascar la località turistica più famosa ed attrezzata è l'isola di Nosy Be. L'isola è situata nella parte nordoccidentale della costa malgascia, a 15 km al largo di Ambanja, ed ha una superficie di oltre 300 km². Il periodo migliore per visitarla va da aprile a dicembre. Hell Ville, il capoluogo, conta 30.000 abitanti ed è un centro pieno di vita.
Nella parte interna dell'isola troviamo la foresta tropicale,piantagioni di spezie e ylang-ylang (da cui si ricava un'essenza utilizzata per la produzione di molti profumi) e coltivazioni di canna da zucchero, da cui viene distillato il rhum.
Vivono su quest'isola i lemuri macaco (una specie di scimmia che trovate solo in Madagascar), camaleonti, uccelli di varie specie e serpenti come il boa constrictor. I coccodrilli sono presenti in tutti i 12 laghi di origine vulcanica ed anche in alcune aree paludose. La flora vanta circa 12.000 specie diverse di piante, anche medicinali, e fiori.

Il villaggio
Il Villaggio Andilana di Viaggi del Ventaglio si trova su una delle spiagge più belle dell'isola. Sono principalmente due le spiagge a disposizione: una per chi ama tutte le attività proposte dallo staff di animazione ed un'altra, detta "spiaggia untouchable", per le persone che preferiscono il silenzio e la quiete che questo mare e quest'isola possono trasmettere.
Il tragitto per raggiungere l'acqua risulta a volte faticoso; qui l'escursione tra l'alta e la bassa marea è tra i 4 e 5 metri e questo impone a volte percorsi molto lunghi, superabili servendosi dell'apposita carrozzina da spiaggia di cui è dotato il villaggio, oltre che dell'assistenza sempre puntuale del personale di servizio.
Da questa base sono partito per tutte le escursioni, sia quelle via mare che quelle all'interno dell'isola (prenotabili direttamente all'ufficio escursioni).

Le escursioni
Facilmente realizzabili sono le escursioni in barca alle isole dell'arcipelago di Nosy Be. Queste isole sono molto belle e vale veramente la pena visitarne almeno un paio, se proprio non volete vederle tutte.
Nosy Tanikely è un parco marino con una bella spiaggia ed una coloratissima barriera corallina; il "reef" a pochi metri dalla battigia è l'ideale per fare snorkeling e diving. Qui potrete incontrare pesci tropicali, coralli dalle forme strane (attenzione al corallo di fuoco, potrebbe lasciare antipatici ricordi sulla vostra pelle) e le stupende tartarughe che vi nuoteranno accanto.
Le barche utilizzate sono di vario tipo: le più accessibili risultano quelle normalmente utilizzate per le attività di diving. Solitamente vi si può accedere direttamente dall'acqua nella parte posteriore, anche se spesso l'apertura è abbastanza stretta e non consente l'entrata in barca diretta di una eventuale carrozzina; bisogna quindi essere in grado di fare trasferimenti.
Durante la vostra sosta su questa isola prestate attenzione agli insetti. Tra i più antipatici ci sono i mokafu che vivono nella sabbia: per tenerli lontani ed evitare che vi pungano bisogna cospargersi con olio di cocco.
Non mancheranno poi di venirvi a trovare, durante l'ora di pranzo, i lemuri. Questi divertenti animali si cibano preferibilmente di frutta ed in particolare di banane: non dimenticate mai di portarvene una scorta con voi.
Nell'isola di Nosy Komba si trova in un piccolo parco naturale dove si potranno conoscere oltre ai lemuri anche tartarughe, camaleonti e serpenti. Qui sarà possibile non solo incontrarli ma addirittura toccarli, "farsi una sciarpa" con un boa constrictor, farsi camminare sulla schiena e sulla testa da lemuri che vengono a prendersi pezzetti di banana, prendere in mano un camaleonte. Nel percorso per salire all'interno del parco incontrerete piante di ananas e di caffè.
Durante il tragitto - difficile ma non impossibile con un aiuto adeguato - per arrivare al parco attraverserete anche un piccolo villaggio di pescatori dove avrete la possibilità di fare acquisti di prodotti tipici dell'artigianato locale. Maschere di legno, tovaglie ricamate o intarsiate, confezioni di ylang-ylang, e tanto altro ancora. Fate attenzione perché non tutto si potrà esportare, in particolare non si potranno esportare conchiglie, coralli ecc. se non a determinate condizioni sulle quali dovrete documentarvi in loco.
Tra le escursioni all'interno dell'isola quella a bordo dei quad è risultata una tra le più piacevoli e interessanti. Alcune ore alla scoperta delle piantagioni di spezie percorrendo belle piste che si addentrano nella foresta, attraversano remoti villaggi e si spingono fino alla zona dei laghi vulcanici intorno a Mont Passot, che dall'alto dei suoi 330 metri offre uno splendido panorama sulle numerose isole dell'arcipelago.
quad di piccola cilindrata sono facilmente utilizzabili e non richiedono eccessiva destrezza e competenza tecnica nell'uso. Purtroppo questi mezzi possono essere noleggiati solo durante le escursioni organizzate.

Finalmente viaggiatore

Il ristorante ad Ampasindava
Quando si dice la fortuna: ho conosciuto Andrea e Marco, italiani residenti nell'isola che mi hanno prestato il loro quad per alcuni giorni. Così anch'io, grazie alla loro grande disponibilità, ho potuto fare il viaggiatore. Assieme a Francesco, l'amico che ha condiviso con me questa vacanza fin dal progetto e relativa pianificazione, siamo quindi potuti partire in esplorazione all'interno dell'isola. Francesco ha noleggiato una moto da cross ed io con il quad, un 500 a quattro ruote motrici!
Seguendo la statale, poco più di una pista in terra battuta con enormi buche, ci siamo allontanati in direzione ovest seguendo, per quanto possibile, la costa. In realtà questa pista si snoda anche ad una discreta distanza dalla costa: era impossibile seguire a vista il mare e ci siamo dovuti fidare del nostro senso dell'orientamento.
Dopo oltre tre ore di un percorso molto avventuroso tra buche enormi, guadi di fiumi (in realtà non troppo impegnativi ma estremamente affascinanti), attraversando foreste e campagne coltivate a canna da zucchero, risaie, piantagioni di banane, siamo arrivati ad una palude di mangrovie. Un piccolo cartello in legno ci informava della presenza di un bar, ristorante e bungalow a pochi metri.
Ovviamente la tentazione di andare a bere qualcosa di fresco era grande e ci siamo quindi ritrovati, dopo aver attraversato un tratto di palude lastricata di granchi violinisti, su una spiaggia (una baia di circa 3 km di lunghezza) dove l'unica costruzione e segno di civiltà era rappresentato da una capanna.

Che pranzo!
Siamo arrivati alla spiaggia di Ampasindava ed il gestore ci ha accolti in maniera molto cordiale. Dopo i primi convenevoli scambiati in francese abbiamo scoperto essere anche lui italiano, di Roma (quartiere di Centocelle), trasferitosi da quattro anni in questo paese per gestire la propria attività di albergatore e ristoratore. Rimasti - ovviamente - a pranzo e nell'attesa della preparazione dei cibi, ci siamo regalati un bagno rinfrescante nelle acque di fronte al bungalow, concedendoci il tempo per una rilassante pausa allietata da una freschissima bottiglia di Sauvignon africano.
Il mare ed il panorama hanno poi assorbito tutte le nostre attenzioni, con le inevitabili riflessioni sul nostro personale stile di vita, che difficilmente ci consente pause di questo tipo in luoghi altrettanto affascinanti ed incontaminati.
Anche se il nostro amico ci ha offerto un piatto di pasta italiana, abbiamo optato senza alcuna remora per un menu di pesce che merita di essere illustrato: crostini di pane fatto in casa con formaggio locale, calamaro con zafferano alla griglia, filetto di cernia con zafferano alla griglia, verdura cruda, banane flambé al rhum, caffè (veramente buono) ed una bottiglia di Sauvignon africano. Totale: 52,00 euro per due persone. In verità, rispetto alla media dell'isola è abbastanza costoso, ma il valore aggiunto del mare e del relativo panorama rende il prezzo accettabile.
Sempre in tema di mangiate, vi consiglio, tra gli altri, il ristorante Tsy Manin Kafe, nei pressi della spiaggia di Madirokely, dove potrete gustare un'ottima aragosta a prezzi veramente popolari.

Informazioni pratiche
Se le esperienze riportate vi hanno fatto venire voglia di visitare il Madagascar, allora potrebbero tornarvi utili alcune informazioni pratiche. Cominciano vedendo come arrivare: i collegamenti dall'Italia per il Madagascar e viceversa vengono garantiti dalle compagnie Air Madagascar e Air France.
Dall'Italia (Milano Malpensa) è possibile volare solo verso la capitale Antananarivo, per proseguire poi con un volo interno che in meno di un'ora porta a Nosy Be. Su nessuno degli aerei Air Madagascar - né dall'Italia, né per i collegamenti interni - è in dotazione la carrozzina per muoversi all'interno dell'aeromobile. La durata del volo è di circa 10 ore, mentre la differenza di fuso orario e di una sola ora in più rispetto all'Italia. Attenzione: solo per i clienti di Viaggi del Ventaglio è possibile effettuare il volo diretto sull'isola di Nosy Be.
Il modo più semplice per muoversi una volta arrivati sull'isola è il taxi. È possibile anche noleggiare moto, motorini e biciclette; come già detto, non è ancora previsto il noleggio "autonomo" dei quad, disponibili solo per le escursioni con le guide.
Un viaggio in zone tropicali deve sempre essere valutato anche dal punto di vista sanitario. L'Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia a chi si reca in Madagascar almeno la vaccinazione antimalarica. Per avere tutte le informazioni del caso potete rivolgervi all'ufficio vaccinazioni della vostra Azienda Sanitaria Locale.
Per quanto riguarda il problema delle punture di insetti, personalmente non ho avuto esperienze negative: al villaggio il trattamento di disinfestazione viene effettuato più volte al giorno. Sicuramente chi vuole intraprendere escursioni dovrà necessariamente munirsi di repellenti adatti al clima ed agli insetti locali.
I cibi
In Madagascar è possibile mangiare bene spendendo poco. L'elemento principale nella dieta malgascia è il vary, cioè il riso, cui si accompagnano carni di pollo, zebù, maiale e pesce.
Tra le numerose pietanze tipiche della cucina locale, molto varia e saporita, segnaliamo il ravitoto, spezzatino di carne di zebù o maiale con germogli di manioca, le kitoza, sottili fette di carne affumicata o seccata al sole e i mosakiky, spiedini di carne che vengono serviti per strada con salse speziate, mango o patate.
Ovviamente non di sola carne è composto il menù malgascio: ci si può abbuffare di pesce e crostacei - anche "prestigiosi" come l'aragosta - a prezzi che fanno sorridere chi è abituato ai conti dei nostri ristoranti.
Le bevande
Come per i cibi, anche per le bevande c'è solo l'imbarazzo della scelta. I vini del Madagascar possono essere anche di ottima qualità, in particolare quelli prodotti nelle regioni di Fianaranzoa e Ambalavao. Le marche migliori sono Lazan'ny Betsileo, Berger, Grand Cru d'Antsirabe e Clos Malaza.
Una bevanda molto diffusa è la birra: la più comune è la Three Horses Beer, molto buona. Anche il rhum è molto popolare: se ne trovano di economici ma anche di qualità superiore, come il rhum di Dzamanzary e quello di Ambilobe.
Altra bevanda alcolica è la betsabetsa, tipica della zona costiera, che viene prodotta con la canna da zucchero. The e caffè sono molto comuni e in genere di buona qualità.
Alcuni consigli
Ecco alcune considerazioni e qualche consiglio, in ordine sparso, per chi si appresta a visitare il Madagascar. Alcuni suggerimenti sono banali ed andrebbero sempre tenuti presente quando si viaggia, altri sono meno ovvi perché legati maggiormente alla realtà locale.
Trattare sempre sui prezzi: si usa così!
Informatevi sulle mance, quanto e come darle. Considerate che lo stipendio medio di un lavoratore è di 35/50 euro mensili.
Informatevi sempre, prima di fare acquisti, se ciò che comprate potrete portarlo in Italia senza correre rischi alla dogana.
Uscite dal villaggio/hotel che avrete scelto e andate a mescolarvi in mezzo alla gente: qui la popolazione è molto cordiale e socievole e non si corrono particolari pericoli.
La lingua ufficiale è il francese (ma molto diffuso è il malgascio), ma scoprirete che sono in tanti a parlare anche l'italiano.
La parte più bella del tramonto non è quella in cui il sole tocca il mare ma quella in cui scompare sotto l'orizzonte. Vedrete il cielo mutare dal rosso al viola al blu e, se sarete fortunati (purtroppo a me non è capitato), potrete vedere anche il "raggio verde"!
Provate i cibi locali: sono veramente squisiti!
Siete in un paese straniero, ricordatevi di portarvi tutti i medicinali di cui potreste avere bisogno (analgesici, antistaminici, disinfettanti ecc.). Nel villaggio era presente un medico italiano per le necessità di primo soccorso ma sull'isola non esistono strutture sanitarie in grado di affrontare e gestire patologie importanti.
Al villaggio fanno riferimento alcune missioni e potrete lasciare cose che non avete intenzione di riportare a casa, come indumenti o medicinali inutilizzati.
Infine un suggerimento ormai scontato ma che è sempre bene ripetere: anche se vi offriranno di tutto - ma veramente di tutto, da droga a sesso - evitate accuratamente questi "articoli". Il turismo sessuale non solo è immorale ma è anche vietato e nel paese le leggi a riguardo sono molto rigide.
Fonte: mobilità.com

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Pensionati all’estero un nuovo servizio interattivo della CITIBANK per i cerificati di esistenza in vita



Sarà attivo dalle prossime settimane il nuovo servizio automatico interattivo (IVR) di Citibank attraverso il quale il pensionato, chiamando il numero telefonico predisposto per il Paese di residenza, potrà verificare la fase di validazione di uno o più certificati di esistenza in vita.
Il servizio sarà attivo tutti i giorni dell'anno, 24 ore su 24.
Obiettivo dell’iniziativa quello di dare informazioni, a qualsiasi ora del giorno, sullo svolgimento della campagna di esistenza in vita senza doversi mettere in contatto con il personale dell’Helpdesk di Citi.
Per accedere al servizio IVR, il pensionato dovrà comporre il numero verde locale a seconda del Paese di residenza – i numeri si trovano sul sito www.inps.citi.com - (oppure, in alternativa, il numero locale italiano + 39 02 6943 0693) e successivamente alla selezione della lingua di propria scelta, si avrà la possibilità di selezionare una delle seguenti voci:
• Premere 1 per informazioni sul Certificato di esistenza in vita
• Premere 2 per domande relative ai pagamenti
• Premere 3 per aggiornare dati personali o per altre richieste
Una volta premuto il tasto 1, si dovranno digitare le 12 cifre che compongono il numero identificativo Citi del pensionato.
Questo numero si trova in alto a destra in tutta la corrispondenza inviata da Citi ai pensionati.
Una volta che il sistema ha riconosciuto il numero identificativo inserito, verrà fornita una di queste informazioni:
_ la documentazione è stata ricevuta e validata
_ la documentazione ricevuta risulta incompleta
_ la documentazione è stata ricevuta e tuttora in fase di validazione
_ al momento non ci è ancora pervenuta alcuna documentazione
_ il servizio postale ha notificato Citi di non aver potuto recapitare la documentazione a causa di una scorrettezza dell’indirizzo.
Se necessario, i pensionati potranno richiedere di parlare con un operatore premendo il tasto 2. (aise)
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Madagascar/ La pillola nera per l’eterna giovinezza


Cosa fanno in Madagascar il 60 % dei vhazah (stranieri) al di sopra dei 55 anni? Vivono l’illusione dell’eterna giovinezza.
Sono italiani, tedeschi, ma in maggioranza francesi i sessantenni che tentano di ingannare la loro età circondandosi di belle e giovani ragazze. In Madagascar le città in cui è presente un’elevata percentuale di turismo sessuale sono quelle sulla costa; Tulear, Mahajanga Nosy Be e Diego Suarez. L’illusione per questi uomini non è solo quella di risentirsi giovani e cool, ma anche quella di sentirsi ricchi. Se in Europa con uno stipendio medio o una media pensione il tenore di vita è anch’esso nella media, in Madagascar è ben più elevato. Possono permettersi di comprare o affittare grandi case, fuori strada, quad. Fanno investimenti immobiliari o finanziari. Possono andare al ristorante tutti i giorni, posso cambiare ragazza ogni sera e regalare loro vestiti e gioielli. Possono soprattutto fare sesso ogni volta che lo desiderano.
Chi sono queste donne? In verità sono delle ragazzine poco più grandi di 19 anni, spinte dalle loro famiglie a cercare il “vhazah” che le possa mantenere o le possa pagare bene anche solo per una notte. Sono belle, appaiono ingenue, non parlano francese, hanno vestiti succinti e popolano le discoteche la notte. La discoteca è il luogo degli incontri, è il luogo degli scambi, è una passerella per mostrarsi e farsi scegliere dai clienti.
Non sempre però le relazioni svaniscono in una notte, delle volte possono durare mesi, delle volte  ci si può anche “affezionare”. <> così ci racconta un uomo sulla cinquantina <>, continua dicendo <> . Il letto dell’appartamento però sarà rigorosamente piccolo e lei non potrà né studiare né lavorare <>.
Dunque il destino di questa giovane Penelope tropicale sembra segnato; rimanere a casa ad aspettarlo tessendo tappeti di rafia. Sarà una Penelope annoiata, poco colta, sempre dipendente dal suo uomo, con poca dignità e libertà di scelta. Farà l’amante come mestiere, ma come dice lui, almeno sarà “salva”.
Durante il viaggio di ritorno una di loro si è seduta accanto a me e stringeva tra le braccia una bambola. Voleva sentirsi ancora bambina?  immaginava un figlio che non poteva avere, ma desiderava? O immaginava di essere quella bambola e desiderava che qualcuno la difendesse così come faceva lei stringendola a sé?
La responsabilità in questi casi di chi è ?chi dovrebbe difendere queste “bambole” nere?.
Lo Stato, la società civile cosa fanno? Forse sono proprio loro, che attraverso un comportamento omertoso, diventano i principali complici della continua ricerca della  giovinezza di questi uomini. Se la loro pero è un’illusione, non lo è di certo il denaro che ogni giorno riversano nel paese., facendo girare l’economia. Sarà per questo che nessuno dice niente?

Scritto da Elisa Compagnone e Caterina Gucciardo



Jack Andraka quindicenne americano prodigio



Il cancro del pancreas allo stadio iniziale, invece di aspettare la diagnosi del medico, si può fare in proprio".

Ho trovato su Facebook un articolo in inglese su Jack Andraka, un quindicenne americano, figlio di padre ingegnere e madre medico anestesista. Quasi incredula ho letto l’articolo, poi ho fatto ricerche su google, ed ho trovato conferma di ciò che leggevo. L’ho tradotto perché dà tanta speranza. Inoltre ci fa riflettere sul significato del termine "merito", di cui tanto si parla in Italia. Mi domando: sarebbe mai possibile in Italia un caso del genere?
A quindici anni non si passa il tempo libero a rivoluzionare la medicina. Ma per il quindicenne Jack Andraka è stato proprio così. Al secondo anno di liceo ha recentemente messo a punto un nuovo test per scoprire il cancro del pancreas allo stadio iniziale. Prima ancora che potesse prendere la patente di guida.
Lo scorso dicembre Jack Andraka ha vinto il prestigioso premio Gordon E. Moore dell’Intel, oltre a importanti riconoscimenti alla Science and Engineering Fair, la competizione annuale più grande del mondo per ricerca e scienza nei licei.
Jack Andraka ha creato un semplice bastoncino sensore per misurare i livelli di mesotelina, il biomarcatore del cancro pancreatico alle prime fasi, che si trova nel sangue e nell’urina. Il metodo è simile alle strisce che misurano il diabete: utilizza una goccia di sangue, al costo di soli tre centesimi.
Jack Andraka è stato motivato dalla frustrante realtà del cancro del pancreas, una forma particolarmente letale della malattia, che aveva ucciso un amico di famiglia. Mentre era in classe, qualche tempo dopo, scoprì la soluzione. Andraka dice a TakePart: "Ebbi l’idea durante una lezione di scienze. Sembravo attento, ma ebbi allora questa illuminazione".
Ciò che è tanto rivoluzionario nella illuminazione di Andraka, a parte il fatto che forse è il meno costoso di tutti i test medici mai scoperti, è che i metodi attuali per la scoperta del cancro pancreatico sono purtroppo per la maggior parte inefficaci, non riescono a scoprire la presenza della malattia fino a che essa ha raggiunto gli stadi finali, troppo tardi per rispondere alle terapie. Ecco perché la American Cancer Society riferisce che in media per questa malattia il tasso di sopravvivenza ad un anno è del 20% e che un misero 4% sopravvive cinque anni.
La pluripremiata invenzione di Andraka significa che i pazienti potrebbero avere un semplice metodo per scoprire la malattia nelle sue prime fasi, prima che divenga invasiva e quando c’è ancora possibilità che risponda alle cure mediche. La scoperta precoce potrebbe far salire di molto il tasso di sopravvivenza, portandolo vicino al 100%, secondo Andraka. E per una malattia che porta via circa 40.000 persone all'anno è molto.
Ma questa scoperta riguarda di più del cancro del pancreas. Andraka spiega che le sue strisce si possono modificare per scoprire anche i marcatori di altre malattie. "Ciò che è tanto rilevante in questa scoperta è la sua applicabilità ad altre malattie… per esempio altre forme di cancro, tubercolosi, HIV, contaminanti ambientali come l’E Coli, la salmonella", dice. "Tutto per un test da tre centesimi che si fa in cinque minuti".
Progetta anche di rendere disponibili per tutti i risultati del suo lavoro. Egli dice: "Quello che sogno ora è che il mio test possa essere a disposizione nei supermercati. Se qualcuno sospetta un qualcosa, compra il test. E può subito capire di che si tratta. Invece di aspettare la diagnosi del medico, la può fare in proprio".
Il ragazzo riferisce di essere già in contatto con importanti società come LabCorp e QuestDiagnostic per portare il suo test sugli scaffali dei supermercati "al più presto possibile", sebbene non si sappia quanto tempo ancora ci vorrà.
Ma pensiamo che tutto sia stato facile per questo studente del Maryland? Mentre era in cerca di uno spazio di laboratorio per la sua ricerca, 197 scienziati glielo hanno rifiutato, alcuni dei quali chiaramente gli hanno detto che la sua teoria non avrebbe funzionato. Una sola persona gli ha detto di sì, la persona giusta per lui, il dott. Anirban Maitra, professore di patologia e oncologia alla John Hopkins University, che è poi diventato anche il suo consigliere.
È semplice attribuire il successo di Jack Andraka alla fortuna di una persona brillante e veramente intelligente. Ma in lui c’è qualcosa di più. Il suo innato senso della giustizia sociale gli dice che in un Paese sviluppato come gli Stati Uniti, il fatto che ci siano tante persone che muoiono ogni giorno per quella che potrebbe essere una malattia curabile è un errore che egli intende correggere. "Ciò che mi motiva è che 100 persone muoiono ogni giorno per il cancro al pancreas. E così, quando lavoro, il mio pensiero va a quei 100".( Emanuela Medoro aise)
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L’Italia del pessimismo per il 2013


Una fotografia  degli italiani nel rapporto dell’Eurispes
 Italiani pessimisti per le loro finanze, che si sentono super tassati e precari, divisi tra vecchie e nuove tecnologie, sempre più affezionati agli animali domestici.
Questa la fotografia dell’Italia scattata dal 25° Rapporto dell’Eurispes, mille pagine di dati e cifre che cercano di dare un quadro dell’Italia "del presentismo".
Italia: tra crisi e deboli speranze. Secondo la rilevazione dell’Eurispes, l’80% dei cittadini è convinto che la situazione economica generale sia peggiorata negli ultimi dodici mesi. La maggior parte degli italiani (52,8%) sono convinti che la situazione economica del Paese subirà un peggioramento nei prossimi 12 mesi, in molti sono sicuri che rimarrà stabile (27,9%) e solo 1 italiano su 10 indica un sicuro miglioramento. Gli imprenditori in particolare rappresentano la categoria più pessimista e sfiduciata nel futuro economico del nostro Paese che con il 65,5% di indicazioni di un peggioramento staccano di oltre 10 punti percentuali tutte le altre categorie.
Parallelamente, il disagio economico delle famiglie si è aggravato (indica questa condizione il 70% degli italiani). Il ricorso ai propri risparmi per far fronte alla crisi e la sindrome della quarta settimana (quando non della terza) riguardano ormai 3 italiani su 5; nella maggior parte dei casi risparmiare qualcosa è impossibile (79,2%). Dalle rilevazioni Eurispes, aumenta il numero di quanti negli ultimi tre anni hanno dovuto far ricorso ad un prestito bancario (35,7%; +9,5% rispetto allo scorso anno) per pagare debiti accumulati (62,3%) o per saldare altri prestiti precedentemente contratti con altre banche o finanziare (44,4%), ma che evidentemente i contraenti non sono riusciti a saldare.
Vivere in tempi di crisi. Il 73,4% degli italiani nel corso dell’ultimo anno ha constatato una diminuzione del proprio potere d’acquisto. La situazione di sofferenza delle famiglie si riversa sui consumi: si taglia sui pasti fuori casa (86,7%) e sui regali (89,9%), si acquistato più prodotti in saldo (88,5%), ci si rivolge ai punti vendita più economici per l’acquisto di vestiti (85,5%). In molti decidono di non spendere per viaggi e vacanze (84,8%) e di cambiare marca di un prodotto alimentare se più conveniente (84,8%). Nel’83,5% dei casi le famiglie hanno deciso di ridurre le spese per il tempo libero insieme a quelle per estetista, parrucchiere, articoli di profumeria (83,1%) e quelle per gli articoli tecnologici (81,9%). Il 72,6% ha cercato punti vendita economici per l’acquisto di prodotti alimentari; nel 2012 riferiva di averlo fatto un ben più contenuto 52,1%. Molti acquistano prodotti online per ottenere sconti ed aderire ad offerte speciali (58,4%) e hanno ridotto le spese per la benzina usando di più i mezzi pubblici (52,2%). Nel 40,6% dei casi i tagli hanno interessato le spese mediche, mentre il 38,4%, si è rivolto al mercato dell’usato (il 21,5% un anno fa).
Nella quasi totalità dei casi le abitudini degli italiani si sono modificate limitando le uscite fuori casa (91,8%, in forte aumento rispetto al 73,1% registrato un anno fa). Numerosissimi sono anche coloro che, invece di andare al cinema, scelgono di guardare i film in dvd o in streaming (82,2%, a fronte del ben più contenuto 56,5% di un anno fa) e quelli che sostituiscono sempre più spesso la pizzeria/ristorante con cene a casa tra amici (77,2%, contro il 56,7% dello scorso anno). Più della metà del campione ha preso l’abitudine di portarsi il pranzo da casa nei giorni lavorativi (54,9%), mentre il 44,1% va più spesso a pranzo/cena da parenti/genitori (erano il 35,4% un anno fa).
Credito al consumo. Il 30,9% degli italiani nel corso degli ultimi 12 mesi ha fatto acquisti facendo ricorso a forme di pagamento rateizzate nel tempo (ad eccezione del mutuo) mentre è in vertiginoso aumento il fenomeno dei compro oro in cerca di liquidità.
L’imposizione fiscale: il punto di vista degli italiani. In molti (41,7%) indicano un netto aumento del carico fiscale nell’ultimo anno. Quasi l’80% dei cittadini sarebbe a favore di una riduzione delle tasse per ridare vita all’economia di consumo e alla vita delle imprese, mentre il 75,4% non ritiene giusta l’introduzione dell’Imu. Aumento delle pensioni minime (89,1%), politiche di sostegno alle imprese (87,7%), investimenti in ricerca e sviluppo (87,4%), riforma della legge elettorale e introduzione dei meccanismi di redistribuzione della ricchezza (85,3%), rientro dei capitali dall’estero (84,4%), maggiori tutele per i lavoratori (83,5%), modifica dei meccanismi di accesso al credito (81,5%) sono gli interventi che quasi tutti gli italiani attuerebbero se fossero alla guida del Paese e che, quindi, chiedono al governo che si insedierà dopo le prossime elezioni.
Il lavoro: il vero timore degli italiani. Raccomandati per cercare un lavoro, stressati nella maggior parte dei casi (solo l’8% non si sente mai “pressato” dal lavoro) e in alcuni a casi addirittura mobbizzati (23,5%), soprattutto dai superiori (87,6%). Nel clima di grande incertezza provocato dalla crisi, i lavoratori si dicono sfiduciati sul proprio futuro economico e professionale. oltre la metà del campione afferma di non essere più in grado con il proprio lavoro di sostenere adeguatamente il proprio nucleo familiare (53,5%) o di sostenere spese importanti come l’acquisto di una casa o una macchina (61,3%), né tanto meno si sente di poter fare progetti per il futuro (64,1%).
Questione... di diritti. Favorevoli nella larga maggioranza dei casi al divorzio breve, alla pillola abortiva, alla tutela delle coppie di fatto, alla fecondazione assistita, all’eutanasia e al testamento biologico, gli italiani mostrano di essere “un passo avanti” rispetto alle leggi vigenti nel nostro paese su questi importanti temi e sui quali, invece, la politica si divide.
La passione degli italiani per le tecnologie fra tradizione e modernità. I risultati dell’indagine su media e tecnologie dipingono un Paese in parte diviso tra vecchio e nuovo, tra chi sposa rapidamente le nuove modalità di fruizione ed i nuovi strumenti messi a disposizione dal progresso e chi rimane prevalentemente legato alla tradizione.
Se pc, internet e cellulari sono ormai entrati in quasi tutte le case, non si può negare che la televisione, oggetto di tanto allarmismo e tanti elogi funebri, rimanga il mezzo più diffuso e popolare (la guardiamo, in media, 4 ore al giorno).
Allo stesso tempo, la rete non solo è entrata a rapidi passi in tutte le case, ma è anche riuscita a penetrare inarrestabilmente nelle giornate e nelle abitudini degli italiani. I social network hanno preso in parte il posto dei “vecchi” forum, luoghi di confronto a tema, più limitati e meno accattivanti, dei blog, e persino delle classiche chat.
I mezzi di informazione. Per quanto riguarda il quotidiano tradizionale, oltre un terzo del campione (37,9%) afferma di non comprarlo mai, il 26,1% raramente, il 16,9% qualche volta, l’8,5% spesso, solo un soggetto su 10 tutti i giorni (10,5%). Quasi la metà (48,1%) guarda il telegiornale tutti i giorni; il 18,1% ascolta il giornale radio tutti i giorni; il 22,3% legge i quotidiani online tutti i giorni. È degna di nota anche la quota di chi legge almeno unBlog: l’11,1% tutti i giorni, il 16,9% spesso, il 25,7% qualche volta.
I libri. Il 22,9% degli intervistati, quasi uno su 4, afferma di non aver letto nessun libro nel corso dell’ultimo anno. Fra chi ha invece risposto positivamente, – il 77,1% del campione – prevale chi ha letto da 1 a 3 libri (35,9%); il 16,9% ne ha letti da 4 a 6, l’11,1% da 7 a 12, il 13,1% più di 12.
Infine, gli animali domestici. Più della metà delle famiglie, il 55,3%, ha in casa uno o più animali domestici, un dato in netta crescita rispetto al 2012 quando la percentuale si attestava al 41,7% (+13,6).
Neanche in tempi di crisi gli italiani rinunciano ad avere tra le mura domestiche un animale con cui condividere il tempo quotidiano. Anzi, è in aumento il numero di chi destina un posto della propria “tavola” o del divano ad un amico animale. (aise)

Il WWF Madagascar lavora con le comunità locali


Stiamo lavorando a Ivohibe, paese di circa 2000 abitanti situato nella regione di Horombe, nel Sud-Est del Madagascar. 
È una zona abbastanza
 povera, per niente turistica e prevalentemente rurale. Il clima è a cavallo tra umido tropicale (come tutta la costa Est dell’isola) e quello a due stagioni (piovosa/secca) che troviamo nella parte centrale dell’isola. Ora e durante tutto il soggiorno siamo in inverno, quindi temperatura piuttosto fresca e clima piuttosto secco, anche se ogni tanto piove più del dovuto (dicono ennesimo esempio del clima che sta cambiando). 
Qui il WWF Madagascar lavora da diversi anni con le comunità locali attraverso due progetti principali: Il Programma Olistico di Conservazione delle Foreste
 e quello di Rafforzamento della Società civile.
Il primo si articola nel contesto di tutela della regione orientale dell’isola (chiamata Ala-Atsinana) e in particolare di tutto il corridoio forestale (una striscia piu o meno larga situato a circa 50km dalla costa Est, con superficie totale di 31 200 km2) che taglia da Nord a Sud tutto il paese, con frammentazione spesso elevata e con solamente una quantita molto limitata di aree protette (solo il 3% dell’intera regione orientale !). 
Il WWF si occupa di tutelare tutte le (numerose) aree di
 foresta, quindi i corridoi forestali, tra le varie aree protette dal MDN (Madagascar National Parc). Per quanto riguarda le attività qui a Ivohibe, si tratta di tutelare tutto il corridoio forestale (che taglia verticalmente la provincia di Ivohibe e che collega due Aree protette – Andrigitra e Pic d’Ivohibe) che si trova totalmente privo di tutele amministrative e quindi a forte rischio.

Il secondo progetto ha come scopo di sensibillizzare gli abitanti dei villaggi situati ai margini delle foreste affinché capiscano l’importanza del corridoio forestale (per loro e per l’ambiente), mediante la creazione di COBA’s (Communautés de Bases) ovvero associazioni costituite dai cittadini, il cui scopo è di decidere in modo democratico e organizzato quali strategie utilizzare per rispondere ai loro bisogni, per migliorare le condizioni economiche e, nel frattempo, tutelando le risorse naturali della zona. Questi COBA, creati grazie all’aiuto e al sostegno del WWF e delle autorità locali, operano ormai in quasi tutti i villaggi della provincia di Ivohibe che hanno a che fare con il corridoio forestale. Mediante i cosiddetti « Transferts de Gestion » che stanno avvenendo progressivamente, si spera che una volta il WWF partito da qui (tra alcuni anni), i COBA siano in grado di tutelare direttamente in
prima persona il corridoio forestale e le risorse naturali dell’area. 
Le
 minacce principali sono ovviamente il disboscamento (la gente utilizza molta legna, per la costruzione, ma anche e soprattutto come combustibile per cucinare, poiche qui non hanno altre opzioni se non quello di bruciare la legna), ma anche i cosiddetti « feux de brousses » e le « cultures sur brulis » ovvero le tecniche tradizionali ancora molto diffuse che consistono nel bruciare i terreni per gli allevamenti del bestiamo, nel primo caso, e per l’agricoltura, nel secondo. 
I COBA, per quanto visto fin’ora, stanno collaborando in modo particolarmente attivo, sia perché capiscono l’importanza delle foreste e delle tematiche ambientali conseguenti (cambio climatico, mancanza d’acqua, erosione del suolo, perdita di biodiversità, ecc.) sia perchè le nuove attività proposte e portate dal WWF hanno un
 evidente riscontro economico e portano dei benefici per gli abitanti, sia per la salute che per le condizioni di vita.


Le attività cambiano a seconda dei villaggi e delle risorse diponibili. Alcuni esempi sono la realizzazione di « Cultures maraicheres » (coltivazione di ortaggi : prima mangiavano solo riso, magnocca e frutta raccolta sugli alberi. Il WWF ha portato carote, patate, cipolle, insalata, zucchine, ecc.), nuove tecniche per la coltivazione del riso (Sistemi di risicoltura che fanno diminuire la quantità d’acqua necessaria e aumentare la produttività del campo), allevamento di piccolo bestiame (pesci, conigli, anatre, ecc., tutti animali che prima non avevano e che, attraverso la crescita del numero di bestie e la successiva vendita, diventano uno strumento per aumentare i redditi), realizzazione di « compost » per riciclare i resti organici con cui poi fertilizzare i terreni agricoli, e varie attività di riforestazione (per non usare il legno direttamente dalla foresta), apicoltura, ecc., insomma tutte attività che probabilmente non sarebbero mai partite se il WWF non fosse intervenuto.
Noi volontari, oltre ad aiutarli a realizzare e migliorare queste attività, portiamo soprattutto la parte piu teorica, di sensibilizzazione e di dialogo con i cittadini, per
capire cosa pensano e vogliono, cercando di mostrare loro quale sia il nesso tra queste attività e la tutela dell’ambiente, a scala locale e globale. Questo lo facciamo mediante presentazioni, proiezioni video, dibattiti, lavoro con donnne e bambini, ecc. La risposta dei cittadini è stata per ora molto positiva, sono contenti di ricevere proposte e consigli e sono aperti al confronto e alle nuove idee, anche se a volte queste vanno un po’ contro le loro usanze (e qui le tradizioni hanno un fortissimo radicamento). 
Il progetto è molto interessante e stimolante, i paesaggi e le creature che popolano quest’isola sono unici e meravigliosi e il clima varia molto da zona a zona: il tasso di
 endemismo si aggira attorno all’80-90% (93% per i rettili, 99% per gli anfibi!), piu di 100 specie/sottospecie di lemuri, piu di 1000 specie di orchidee, 6 delle 9 specie di baobab presenti nel mondo si trovano solo su quest’isola, ecc. Insomma, un patrimonio naturalistico che va tutelato. Questo è quello che il WWF cerca di fare da diversi anni, e i risultati fin’ora raggiunti sono innegabili.
Questo sostanzialmente è quello che fa il WWF e che facciamo noi. Ho tralasciato volutamente molti dettagli, ma penso che cosi  ho dato un’idea di come si lavora qui e di come potere conciliare conservazione e nuove tecniche per migliorare le condizioni dei cittadini, soprattutto in un paese povero e rurale (ma estremamente ricco da un punto di vista ambientale!) come il Madagascar.  Spero di mandare qualcos’altro nei prossimi tempi, e dipenderà dal se riusciremo ad avere la connessione internet direttamente qui ogni tanto.
Adrien Lindon http://www.wwfnature.it

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Il mio Madagascar di Alessandro Mastrogiovanni


Come mi sono trovato a fare il volontario in Madagascar?   Tutto avvenne in quella, non mai sufficientemente maledetta notte di Ottobre del 2007 in cui la mia splendida figlia Alessia, di poco più di un anno, mi fu portata via da una meningite fulminante. Da allora tutto cambiò, le certezze crollarono e la mia vita fu stravolta.   Insieme a mia moglie ed ad un pugno di amici e parenti fondammo una onlus: Alessia e i suoi Angeli  con l’intento di aiutare i bambini che soffrono; e per puro caso ci siamo imbattuti in Padre Stefano Scarringella e Alessandro Munari i quali hanno costruito nella città di Ambanja la clinica San Damien, una struttura che può essere considerata di eccellenza nella regione Nord del Madagascar; -uomo non comune il primo, in grado di fare tutto: educatore (è padre adottivo di diversi bimbi), sacerdote (poche prediche, molti fatti), ma soprattutto un ottimo chirurgo; - Padre Alessandro, che con nostro grande vanto è un nostro concittadino, rappresenta l’altra faccia della stessa medaglia, è l’amministrativo, il contabile, il razionale, l’organizzatore, il controllore, l’ottimizzatore.   Ed eccomi quindi qui in Madagascar, studente di igiene dentale, in compagnia  del mio amico odontoiatra Luigi Campobasso, a prestare aiuto nella Clinica St. Damien, diretta dai due religiosi.   La mia è una missione pilota volta a portare il mio modesto contributo nell’ambito odontoiatrico, e a saggiare la possibilità di portare avanti progetti duraturi, individuando le carenze strutturali nella realtà della sanità africana. Comunque, ho portato anche un aiuto concreto e tangibile, ho scortato un container contenente aiuti umanitari, il cui trasporto e contenuto è stato pagato dall’associazione Alessia e i suoi Angeli, di cui sono presidente. Abbiamo acquistato in loco, avendo constatato le condizioni precarie con cui i medici conducono le loro attività nelle turnè un ecografo portatile del valore di euro 3.200,00 utile nel campo ginecologico, ortopedico e medicina interna.   La Clinica St.Damien è unica struttura in muratura di una certa importanza nel circondario, vi lavorano 6 medici in totale (compreso Padre Stefano), tutti malgasci 2 si sono specializzati in Italia, gli altri hanno seguito dei corsi in Francia. Queste sei persone riescono ad effettuare 2200 interventi chirurgici l’anno, operando in condizioni estremamente precarie, tanto che tali statistiche più che da guinnes dei primati potrebbero essere catalogati come veri e propri miracoli.
L’area coperta periodicamente dalla Clinica comprende anche 18 presidi medici ed ognuno di loro ha come bacino d’utenza diversi villaggi, i presidi distano dalla clinica al massimo 50km (percorribili in fuoristrada in ¾ ore) Il nostro compito consiste nell’affiancare l’equipe malgascia nella tournee settimanale nei villaggi e dispensari della zona, stipati in  10 in una datata Land Rover (autista, noi due, 1 ostetrica, 1 medico, 1 tecnico di laboratorio, 1 infermiera specializzata, 2 infermieri/amministrativi). Sobbalzati per ore tocchiamo uno per volta tutti i villaggi e riusciamo a distribuire farmaci, latte in polvere per neonati, visite mediche (ed ora con me e Luigi anche visite odontoiatriche) e lezioni di prevenzione igienica, da non sottovalutare considerando che non hanno bagni nelle loro abitazioni (capanne ricavate dall’albero del viaggiatore) e queste ultime sono prive di acqua e luce. 
Moltissime sono state le visite, abbiamo insegnato i rudimenti della prevenzione e dell' igiene orale e valutato l’effettiva possibilità di organizzare una missione di Odontoiatria sociale: estrazioni semplici, bonifica volta ad eliminare ogni forma di infiammazione dovuta al degradamento dei denti. Quindi per il prossimo anno ci siamo prefissati di portare: un riunito portatile, un aspiratore  chirurgico portatile, un piccolo gruppo elettrogeno, suture, anestetico ed antibiotici in quantità.   In Madagascar, sono molti che ancora fanno ricorso alla medicina tradizionale. Ricorrendo al Curatore o Stregone del villaggio, che propina unguenti, a volte placebo miracolosi e vari intrugli. Una curiosità: i denti vengono lavati strofinando una particolare foglia, oppure utilizzando un pezzetto di legno.    Ho provato una gioia immensa ad aiutare a far partorire una giovane mamma, che incinta di 9 mesi, ha percorso a piedi più di 18 Km per raggiungere il dispensario medico, dove sapeva avrebbe trovato supporto medico. Nella precarietà della situazione, si è adattata un tavolo a culla ed un vecchio scialle come copertina. La mamma, forse stupita dalla mia esagerata attenzione ha voluto chiamare il piccolo  come me: Alessandro. Il giorno dopo la signora, con il figlio al collo era già in piedi, pronta a riprendere il cammino di ritorno.   Vivere questo mese in Madagascar, è stato come tornare indietro nel tempo, tuffarsi in un’atmosfera tipo Italia del dopoguerra. Acqua, Energia elettrica e motori non erano cose date per scontate, ma conquiste da raggiungere. I prodotti di consumo non si acquistano a pacchi, in confezioni, a litri, ma a misurini, era frequente assistere nei negozi della zona alla vendita sfusa di olio, zucchero, sale, detersivo.   Carretti sgangherati, trainati da zebù, donne di tutte le età avvolte nei loro sgargianti tessuti, ondeggianti sotto pesanti some portate in delicato equilibrio sulle teste, stuoli di bambini schiamazzanti e vocianti, che non giocano alla playstation o al gameboy, ma spingono una ruota di bicicletta, oppure un carretto ricavato da una cassetta di frutta. E nonostante tutto sono felici! Sarà banale, ma questo e ciò che mi ha colpito: il loro Sorriso. Sempre presente.   Un giorno mi  sono imbattuto in un funerale. Una grezza cassa di legno portata in spalla da alcune persone, dietro il corteo funebre, ma non tetro, nero lacrimante, ma con balli, canti e danze.   Un’altra cosa che mi ha colpito è stato la grande capacità di riciclare i prodotti della popolazione locale, ogni oggetto  aveva una seconda vita, era riutilizzato (magari non nel modo per il quale era stato originariamente progettato). Comunque si può affermare che in Madagascar il riciclaggio dei rifiuti è senz’altro una realtà.   Concludendo, in Madagascar viene ad essere annullato il nostro modo di vivere, il tempo viene azzerato. Lì non si rincorre il successo, la carriera, ma qualcosa di più tangibile: mangiare, avere una casa, i vestiti.   E nonostante tutto sorridono sempre.
http://www.alessiaeisuoiangeli.org/

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