L’impatto sociale ed
emotivo di queste realizzazioni è stato enorme. I bambini hanno molto più tempo
per fare i compiti, le mamme per fare meglio le mamme, gli uomini per prolungare
le attività artigianali e di relazione.
È difficile parlare di sviluppo senza dar
la giusta importanza al fattore “Energia”. Le fonti primarie di energia possono
essere il carbone, il legno, il petrolio. Noi abbiamo scelto l’energia
idroelettrica.
Tutto ciò è stato possibile grazie a un
incontro quasi fortuito con Claude-Alain Nissile, un ingegnere svizzero che
insieme ad alcuni suoi amici ha creato l’associazione ADEVE e un progetto su
misura per il nostro bisogno energetico.
Di questo gruppo fa parte Sergio, un
fonditore famoso in Svizzera per aver creato la campana dei giochi olimpici di
Atene. Con lui abbiamo costruito le parti meccaniche in bronzo della turbina
“Pelton” che insieme alle componenti elettriche formano un insieme che può
facilmente essere riprodotto in Madagascar dagli artigiani locali.
Ed è appunto un aspetto importante quello
di poter riprodurre in Madagascar microturbine per permettere a più villaggi la
produzione di elettricità a costi irrisori.
Nel nostro villaggio l’acqua arriva alla
turbina attraverso 600 metri di condotto forzato che partendo dal bacino di
raccolta passa poi nel bacino di messa in circolo e dopo una discesa
vertiginosa arriva con il suo carico di energia cinetica ad azionare la
turbina.
Risultato tutte le case a capanna hanno
l’elettricità, le strade sono illuminate, il cinema funziona e i bambini
possono ricaricare i loro computer didattici. Per quanto riguarda la questione
della fornitura di elettricità, è stata creata una società per azioni E.D.A con
350 azioni al prezzo simbolico di 0,70 euro l’una. Chi vuole può comprarle e
divenire parte del consiglio di amministrazione ma nessuno può averne più del
10%.
Gli
utenti pagano circa 0,50 euro per ogni lampadina e il ricavato va a pagare lo
stipendio di 2 dei 12 professionisti della scuola, il 10% per la manutenzione
della turbina e il restante 10% sono gli utili per gli azionisti.
Per il 2010 vorremmo aumentare la
produzione elettrica e cominciare a produrre ghiaccio per la conservazione dei
cibi.
La storia di We Work It Works inizia 17 anni fa, quando Stefano Palazzi arriva ad Antintorona, un villaggio sull’isola di Nosy Komba in Madagascar.
In quegli anni Antintorona si trova nel mezzo di un’emergenza sanitaria, e deve combattere contro
paludismo, parassitosi, bronchite cronica, dissenteria. Stefano offre il suo
aiuto agli abitanti del villaggio: anche grazie al supporto di alcuni medici de
La Réunion, Antintorona sconfigge le malattie. Nel frattempo iniziano i lavori di bonifica, per evitare che
l’emergenza si ripresenti.
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