venerdì 30 novembre 2012

Veronesi: 30 per cento dei tumori e 60 milioni di affamati in meno


Alcuni lettori hanno chiesto di leggere gli articoli sul vegetarismo pubblicati negli ultimi tempi da Veronesi e da altri, perché ormai “introvabili”. Li accontentiamo, a scopo di documentazione, cominciando da quest’articolo in cui il celebre chirurgo oncologico fautore del lacto-ovo-vegetarismo, commenta sull’Espresso la campagna annuale dell’Associazione per la ricerca contro il cancro, illustrando opportunità e vantaggi generali sulla salute e l’economia mondiale di una dieta lacto-ovo-vegetariana, vista però come dieta sana e preventiva, capace insieme ad un mutato stile di vita (più esercizio fisico, meno sedentarismo, niente alcol né fumo ecc) di ridurre i gravi rischi per la salute dell’attuale civiltà. 
“Qualche secolo fa, anche le nazioni che adesso chiamiamo i paesi del benessere, facevano la fame. C'erano gli happy few, i pochi felici che mangiavano sontuosamente, e c'era la quasi totalità della popolazione che stringeva la cinghia. Oggi c'è ancora metà del pianeta in quelle condizioni, ma ci si comincia a chiedere se la povertà e la fame dei Paesi sottosviluppati non sia in relazione diretta con il consumismo delle nazioni industrializzate, lo stesso consumismo alimentare, spesso guidato da scelte alimentare sbagliate, che causa i big killer del nostro mondo.
Secondo Jean Mayer, nutrizionista dell'università di Harvard, riducendo del solo 10 per cento l'allevamento del bestiame destinato alle bistecche si potrebbero nutrire con grano e legumi 60 milioni di persone nel mondo. E penso, come molti economisti, che il vegetarianesimo potrebbe essere una delle possibili soluzioni per combattere la fame nel mondo. Intanto, come per una specie di legge del taglione, sono proprio le popolazioni dei paesi ricchi ad ammalarsi per gli stili di vita scorretti (poco movimento, alcol, fumo) e per le cattive abitudini alimentari, le quali sono responsabili addirittura del 30 per cento dei tumori, senza parlare di patologie cardiovascolari come infarto ed ictus. Credo che sia giusto inquadrare in questo contesto iniziative come quella che l'Airc, l'Associazione per la ricerca contro il cancro, riproporrà anche quest'anno con le Arance della Salute, distribuite il 30 gennaio nelle piazze italiane per finanziare i progetti di ricerca, circa 140, e per richiamare tutti al progetto di una vita più sana, in cui l'alimentazione divenga la base della prevenzione.
La relazione tra alimentazione e stato di salute è riconosciuta fin dalla preistoria dall'uomo, che aveva imparato a comprendere l'effetto dei diversi alimenti sull'organismo, evitando l'assunzione di cibi nocivi o tossici, perché l'alimentazione è atto cosciente di assunzione selettiva di alimenti. Bisogna tornare a questa funzione di salvaguardia fornita dall'esperienza e dalla ragione, perché purtroppo negli ultimi decenni è successo proprio il contrario, e il modo di vivere delle società sviluppate minaccia di mandare a male i principi di un'alimentazione sana.
Tra le abitudini nefaste per la salute, c'è la consumazione di bevande gasate, creme ghiacciate, eccesso di dolci, e c'è - soprattutto tra i più giovani - il continuo sgranocchiare di alimenti grassi, che tolgono l'appetito per gli alimenti utili. Intanto si va perdendo l'abitudine ai cibi freschi che forniscono vitamine, come la frutta e la verdura. Le Arance della Salute, arance rosse di Sicilia, servono anche a ricordarci che per stare in salute, secondo le linee-guida dell'Organizzazione mondiale della sanità, è importante mangiare ogni giorno cinque porzioni di frutta e verdura.
Purtroppo possiamo constatare che soprattutto i più giovani non mangiano quasi mai la frutta, ma non è troppo tardi per rilanciare la cultura dei prodotti freschi della terra, dell'olio di oliva al posto dei grassi, e in genere di tutti quei cibi della 'dieta mediterranea' con cui l'Italia ha fatto scuola nel mondo. La nuova sensibilità ecologica può essere volta a una riflessione collettiva sul nostro benessere, perché è un progetto che si pone all'interno di un sistema complesso: riguarda l'aria che respiriamo, l'acqua che beviamo, il suolo su cui viviamo, e il cibo che introduciamo nel nostro organismo. Dobbiamo essere consapevoli non solo che ci sono stili di vita dannosi per la salute, ma che i troppi consumi impoveriscono il resto del mondo. Non si tratta di acconsentire a una banale colpevolizzazione, ma di acquisire una mentalità aperta e onnicomprensiva, che ci faccia vedere la vita sul pianeta come una rete di interrelazioni, spronandoci a fare la nostra parte.
E' questo il senso degli allarmati rapporti delle Nazioni Unite sulla fame nel mondo. Sono rimasto pensieroso e ammirato, nel maggio del 2009, quando mi è arrivata la notizia che la città belga di Gand per prima al mondo aveva deciso di essere vegetariana almeno una volta alla settimana, come riconoscimento dei problemi affrontati da un rapporto dell'Onu. Nelle strade sono comparsi manifesti che invitavano la popolazione a questo appuntamento almeno settimanale, e nelle mense scolastiche c'è da settembre la giornata del pasto vegetariano.
Scettici per storia e per cultura come siamo noi italiani, possiamo, beninteso, svalutare l'iniziativa con un'alzata di spalle e con un sorriso ironico, ma io desidererei tanto che non lo facessimo: la storia ha dimostrato molte volte che le 'nuove idee' possiedono spesso una forza inaspettata, e che tante iniziative isolate possono alla fine confluire in un cambio di cultura e di mentalità, che apre la strada ai grandi cambiamenti. Cambiamenti di cui davvero c'è bisogno, e che per ora fermentano nell'inquieto mondo dei giovani, ancora non riconosciuti. Come ho avuto modo di dire recentemente al primo Forum Internazionale del Barilla Center for Food and Nutrition, tra i giovani si sta diffondendo un maggiore sentimento di solidarietà verso l'ambiente e un atteggiamento più maturo verso la natura.
Come sarà il mondo che verrà noi non possiamo saperlo, perché i nostri figli, come dice il poeta Kahlil Gibran: "Abitano nella casa del futuro, dove voi non potete entrare, neppure in sogno". Lo so bene, ma ciò non m'impedisce di sperare che questo mondo che noi non vedremo possa essere una casa accogliente per tutti. In armonia e in pace, con l'aiuto della scienza e della ragione”. 
UMBERTO VERONESI
Fonte Nico Valerio http://alimentazione-naturale.blogspot.it

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PIRAMIDE, ma non Torre di Babele. Ecco quella dell'Alimentazione Naturale


E' solo un grafico indicativo, una "Piramide alimentare". In fondo è solo un quadro sinottico elementare, un sintetico manifesto di educazione didattica popolare, un modo visivo semplice e approssimativo che serve a dare solo un'idea, un colpo d'occhio - facile da capire e memorizzare per i non esperti, ma utile anche agli esperti - della gerarchia degli alimenti quotidiani più importanti, e anche, più o meno, di quante porzioni di ogni gruppo alimentare, nel suo complesso, un adulto tipo deve consumare ogni giorno.
In media approssimata, ovviamente (a seconda del sesso, delle età, del peso ecc), e sempre usando il buonsenso. Per esempio, 1-2 pz di legumi, pesce e uova significa che consumeremo ogni giorno 1 pz di legumi (meglio a pranzo) più eventualmente 1 di uova (cena o colazione), oppure 1 pz di legumi e 1 pz di pesce. E così via. Come si vede più avanti ("Che cosa s'intende per porzione"), il pane di contorno vale 1 pz, ma è molto meno di 1 pz di cereali da primo piatto. Ecco come si arriva alle 4-5 porzioni.
Si noterà che il numero delle porzioni, e perciò l’importanza degli alimenti, cresce a mano a mano che dal vertice si scende alla basedella piramide, e infatti le aree raffigurate sono sempre più grandi. Gli alimenti al vertice, che coprono un'area minima, perciò è bene consumarli raramente. Ma se ne potrebbe anche fare a meno.
Il posto principale spetta alle verdure e alla frutta (7 porzioni consigliate, di cui 4 di prtaggi e verdure, e 3 di frutta), che infatti coprono l'area più grande. Come mai? Perché sia in peso a crudo, sia in numero di porzioni giornaliere, sia soprattutto per evidenzadegli studi sull'efficacia preventiva e terapeutica, questi due gruppi di alimenti battono tutti gli altri.
Di piramidi ce ne sono molte, in vari aggiornamenti periodici, divise per nazioni, aree geografiche o continenti, da quella famosa del Ministero dell’Agricoltura degli Stati Uniti a quelle più scientifiche create da istituti d’Università o gruppi di studiosi indipendenti, a quelle pensate per categorie particolari. Insomma, il rischio delle troppe piramidi alimentari è la confusione, una torre di Babele. Oggi un divulgatore che in una conferenza volesse mostrare l’abc, cioè le porzioni degli alimenti da consumare ogni giorno non saprebbe a quale grafico semplice ricorrere: tutti sono pieni di errori, imprecisioni, vecchie idee smentite dalla scienza e dal buonsenso.
Eppure non ho trovato una sola piramide che simboleggi in modo semplice e graficamente efficace, e senza errori gravi (questi "errori", chiamiamoli così, sono in realtà concessioni alla propriaideologia, agli interessi di qualche industria, o alla politica agricola di un Governo), la graduatoria dei gruppi di alimenti per un vero naturista salutista, che segua cioè una vera alimentazione naturalemettendo d’accordo la Tradizione con la Scienza sperimentale moderna. Perciò sono stato costretto a crearla appositamente (v. illustrazione).
E’ una prima bozza di Piramide Giornaliera dell'Alimentazione Naturale e sana che tiene conto finalmente delle acquisizioniscientifiche e potrà avere successivi miglioramenti, ma che fin d’ora può costituire una base comune per i naturisti (e, scegliendo all’interno di ogni gruppo di alimenti, anche per i naturisti vegetariani e vegan), che cercano le conferme della tradizione scientifica del Naturismo ippocratico nelle ultime acquisizioni della ricerca (Health Food, Natural Food, nei Paesi anglosassoni), per i salutisti in genere che vogliono l’aggiornamento alle direttive nutrizionali. Così, i vegetariani e i vegan si limiteranno ad eliminare l’alimento che non li interessa: i vegetariani elimineranno il pesce, oltre alla carne; i vegan toglieranno anche uova e latticini.
Si noterà la mancanza della carne, che non è del tutto vietata in teoria nell’Alimentazione Naturale, ma è considerata rara ed eventuale (come dimostra la Tradizione storica popolare). Anche perché non cura né previene alcunché, ma anzi è ad alto rischio. L'avrei dovuta mettere all'apice, tra i cibi che si devono consumare "il meno possibile": tanto valeva toglierla. E poiché questo sfavore è confermato dalla Scienza recente, che dopo aver fatto l’improbabile distinzione tra "carni bianche" e "carni rosse", poi alle "carni di terra" preferisce le "carni di mare", cioè il pesce, come protettivo per i suoi speciali acidi grassi, ho creduto opportuno indicare solo questo, ovviamente per i naturisti non vegetariani.
I cereali sono soltanto integrali. Lo pretendono tutti gli studi scientifici, in questo d’accordo con la Tradizione. Eppure i nutrizionisti italiani (e per la verità anche stranieri) fanno orecchie da mercante. Perché? Guai a scombussolare i piani di produzione agricola e di trasformazione, e il mercato dei cereali. Le grandi industrie multinazionali temono un calo degli acquisti.
D’altra parte, i cereali raffinati (pane, pasta, riso, polenta, biscotti, crackers, croissant, tramezzini, grissini ecc., consumati in Italia e in tutto il mondo) sono previsti come cibo eventuale o raro nelle altre Piramidi "della salute", come quella di Willett.
Non potevo, perciò, essere più accomodante, visto che l’antica e fondamentale norma naturista dei cereali completi è oggi approvata e fatta propria dalla ricerca sperimentale, e come tendenza è accettata a denti stretti anche dai nutrizionisti. Tutte le piramidi – ma ipocritamente solo nei testi di spiegazioni a margine – ne fanno cenno.
L’unica piramide, però, che fa la scelta decisa e coraggiosa di inserire i cereali integrali nella prima fascia è, appunto, quella di Willett (Università di Harvard), che per coerenza confina i cereali raffinati (pasta bianca, prodotti di farina bianca, pane bianco, riso raffinato: il 99,9% dei cereali consumati dagli Italiani) nell’ultima fascia, cioè tra i cibi da consumare di rado o il meno possibile, come le carni rosse! Peccato che poi la piramide di Willett cada nell’errore di inserire verdure e frutta in seconda posizione, dietro ai cereali, e spinga la rivalutazione degli oli fino all’assurdo di metterli in primo piano, nonostante che si consumino a decine di grammi.
Le squisite ma troppo diffuse patate, le più utili patate dolci o americane e le castagne non hanno trovato posto nella Piramide per motivi di spazio. Ma hanno meno fibre e sono meno protettive degli stessi cereali raffinati. L'amido delle patate ha un indice glicemicomolto alto (anche 110), addirittura più della pasta raffinata o del pane bianco, perché per la forma delle sue particelle ha la proprietà di trasformarsi immediatamente e totalmente in glucosio. Alta risposta insulinica e nessuna protezione epidemiologica da malattie cardio-vascolari e tumori al colon-retto.
Castagne e patate costituiranno una piacevole variazione di tanto in tanto, specialmente se cotte e condite in modo sano. Per esempio, basta con le fritture: proviamo le patate al forno, tagliate a tocchetti grossi, con tutta la buccia (che ha interessanti antiossidanti) e cosparse di rosmarino, sale e olio crudo: deliziose.
I legumi, invece, sono messi in evidenza come uno dei gruppi di alimenti più preventivi e protettivi esistenti, e perciò consigliati anche 1 volta al giorno, al posto o accanto ad altri cibi proteici. Anche dietologicamente sono utili, perché possono sostituire i cereali, troppo abbondanri in Italia, contribuendo a far dimagrire per le note proprietà antinutritive, anti-colesterolo e anti-diabete.
Gli oli vegetali, secondo le attuali tendenze, non devono essere risparmiati a favore dei cereali, ma aumentati perché molto protettivi. Devono essere presenti in ogni pasto per condire verdure, cereali e legumi, sostituiti o affiancati dai semi oleosi (noci, mandorle, nocciole, pinoli, sesamo ecc).
Verdure e frutta sono appena più abbondanti della piramidi non naturiste, secondo gli studi che hanno provato vantaggi maggiori sopra le 6 porzioni. La cosa non è difficile: è chiaro che una insalata mista abbondante (200-250 g) vale per 2 porzioni. E poi c'è l'enorme varietà di minestre, minestroni e zuppe, ma anche sottoforma di torte rustiche ripiene di verdure e come contorni.Insomma, non è impossibile arrivare - senza fare stranezze - alle 10 porzioni al giorno, tra verdure e frutta.
Latte e latticini (latte, yogurt, ricotta, formaggi molli e duri) sono consigliati dalla Piramide Alimentare Italiana (quella ufficiale) in poco più di 2 pz (cioè 2-3). Esattamente 2 pz al giorno tra latte e yogurt, più 4 pz a settimana di formaggi, tra molli e duri. Qui, invece, nella Piramide dell'Alimentazione Naturale ho preferitoridurli un poco (1-2 pz al giorno), perché altrimenti molti - specialmente i nei-vegetariani - si sentirebbero autorizzati a consumare grandi quantità di formaggi, cibo molto ricco di grassi saturi, il cui eccesso sembra collegato statisticamente a malattie cardio-vascolari e tumorali. Si consigliano quindi soprattutto latte e yogurt (1-2 pz al giorno). ma di queste una porzione può essere sostituita da formaggio 3-4 volte la settimana. Chi invece sceglierà di consumare solo 1 pz al giorno di latticini, potrà farlo anche usando sempre formaggi (100g i molli e la ricotta, 50g i duri).
Vino e dolci naturali, per Tradizione cibi complementari ed eccezionali, sono stati giustamente messi tra parentesi perché dotati di antiossidanti ma dannosi in eccesso: volendo se ne può benissimo fare a meno.
Bere molta acqua, infine, a meno che l'intera dieta - come dovrebbe essere - non sia di per sé molto idratata, a base cioè di insalate, verdure, ortaggi, zuppe e frutta fresca, e con i cereali assunti non allo stato secco come biscotti e grissini, ma ben idratati (cereali bolliti, fiocchi ammollati, pastasciutta ecc).
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CHE COSA S'INTENDE PER "PORZIONE". Esistono differenze tra i vari autori, e oggi, vista la riluttanza generale a consumare verdure e frutta, molti nutrizionisti hanno calato le brache. La "scienza" della nutrizione è come la politica: non vuole essere impopolare. Così, ho dovuto leggere, addirittura, sulla grande stampa (Favaro sul Corriere della Sera) che una porzione di insalata cruda sarebbe di soli 50 g. Certo, meglio di niente. Ma con questa logica non si va lontano. Seguiamo, invece, le quantità utili a prevenire, secondo i veri esperti: gli oncologi. In questo senso la lista più accreditata (Sculati e altri nutrizionisti collegati ai progetti di prevenzione oncologica) potrebbe essere la seguente, in grammi o millilitri calcolati prima dell'eventuale cottura:
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Cereali integrali, fiocchi, polente, bulgur, semole, cus-cus, pasta e riso integrali, 80 g, Pane integrale 50 g, Pizza o torta rustica integrale 120-150 g, Patate, patate dolci e castagne (con la precisazione di cui sopra) 200 g, Ortaggi da cuocere 250 g, Insalata cruda 100 g, Frutta fresca 150 g, Legumi secchi 30 g, Legumi freschi 100 g, Uova 1, Pesce 150 g, Latte 125ml, Yogurt 125 ml, Formaggio fresco 100 g, Ricotta 100 g, Formaggio stagionato 50 g, Olio 10 ml, Frutta succosa essiccata 10 g, Noci e semi oleosi 15 g, Miele 10 g, Zucchero scuro 5 g, Vino 100 ml, Birra 330 ml.
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ATTIVITA' FISICA, PRIMO CIBO NATURALE. L'alimentazione, da sola, anche la più naturista possibile, non basta alla buona salute.Serve il movimento. La macchina Uomo è stata selezionata nei milioni di anni per muoversi, camminare, correre, nuotare, spostare rami, sollevare pietre, insomma lavorare. Oggi che il lavoro fisico non fa più parte (quasi) del lavoro professionale, dobbiamo inventarci dei lavori sostitutivi per vivere. Intanto cerchiamo di star seduti solo in casi di assoluta necessità, e mai quando non abbiamo niente da fare o per convenienze sociali. Ma per sedentarismo oggi si intende qualcosa di più: il non far movimento.
Il sedentarismo è una malattia, anche quando non provoca obesità. E tra i suoi mali minori c'è anche quello di falsare la dieta, perché siamo costretti a mangiare pochissimo per non ingrassare, con rischi di squilibri nutritivi e carenze. Perciò, non solo per star bene e abbassare tutti i rischi, ma perfino per poter mangiare di più e meglio dobbiamo ogni giorno fare esercizio fisico o sport. E' dall'Antichità che i Naturisti ne hanno fatto un cardine della vita sana. Solo ora la scienza ci dà ragione. Ma tutti la ignorano, specialmente i pigri Italiani, tanto più nel Centro-sud.
Eliminate le ironie iniziali, i famosi 10 mila passi al giorno (solo all'inizio, per curiosità, contati col contapassi, ma poi le distanze si imparano) servono almeno a passare dal girone infernale dei sedentari al paradiso degli eletti non sedentari. E' incredibile quanti passi e passetti si facciano senza accorgersene quando non si sta seduti e si fa vita attiva: anche 2000 o 3000 al giorno.
Ma sono i restanti 7000-8000 passi che fanno la differenza, e questi devono essere fatti appositamente, applicando la volontà, cambiando abitudini, camminando di buon passo anziché usare l'auto o il bus: basta un'ora al giorno. Così si pratica un'attività fisica vera e propria, molto benefica, che può anche diventare uno sport aerobico leggero o medio. In città, l'ideale è la camminata spedita (parchi, lungomare, lungofiume, strade poco frequentate), ogni giorno da 45 a 60 minuti. Le alternative possono essere la bicicletta o la cyclette (30 minuti o più), il jogging lento o il nuoto. In più, nella natura selvaggia e specialmente tra boschi e montagne o lungo coste marine rocciose, l'ideale è l'escursionismo sportivo (1 giorno a settimana, minimo 3 ore) praticato con la giusta andatura e senza che ne derivi un'eccessiva fatica, produttrice di radicali liberi.
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Nico Valerio http://alimentazione-naturale.blogspot.it

La verità sull’olio di palma




La vera motivazione della campagna anti-palma dovrebbe essere “ecologica”, mentre in realtà è politica. E’ vero che la dissennata deforestazione per impiantare sempre nuove coltivazioni di palma da olio sta distruggendo l’ambiente originario e le foreste dell’Asia, più amate dagli Occidentali che dagli Orientali, tanto che i rari oranghi sono in via di sparizione, ma la colpa non è del “capitalismo”, piuttosto dei Governi corrotti del Sud del Mondo e delle popolazioni locali ottuse che acconsentono in cambio di apparenti vantaggi. Chi protesta non ha studiato la Storia dell’agricoltura e dell’alimentazione, altrimenti saprebbe che lo stesso è avvenuto con ogni coltura intensiva. In Italia la vite e l’olivo (dal X-VII secolo a.C.), il granoturco (mais), il riso e l’arancio dal 1500 in poi, hanno distrutto il tipico paesaggio della Penisola, descritto dagli Antichi come una immensa e per loro paurosa distesa di foreste, uno dei luoghi più verdi e affascinanti del Mondo, trasformandolo in banali colline, in piatte distese con monotone monoculture senza bio-diversità. Il Chianti, la Sabina, la Puglia, le piane della Sicilia, l’intera val Padana lo dimostrano: tutte deforestate. E se a Sumatra, in Indonesia, gli oranghi sono a rischio per l’estendersi delle coltivazioni e per la caccia, anche in Italia sparirono l’orso e la lince per le medesime ragioni (delittuose). E, anzi, oggi ci siamo talmente abituati a questo paesaggio artificiale da considerarlo “bello”, “tipico”, “tradizionale”. Coerenza vorrebbe, però, che chi si straccia le vesti contro il “capitalismo dell’olio di palma” estendesse la sua critica a tutte le monocolture, anche in casa propria, anche contro i vigneti del Chianti o dell’Astigiano, o degli oliveti dalla Liguria alla Puglia, che a mio parere sono ancora meno belli (e c’entrano ancor meno con l’ambiente) dei palmeti intensivi della Malesia. Ma costa aree sempre più estese di Natura dar da mangiare a tutti a poco prezzo, anche ai Paesi poveri emergenti, che (ben noto “effetto copia”) come noi vogliono il consumismo del cibo industriale, le bevande dolci e il grasso da frittura per tutti. E infatti ora conoscono anche l’obesità, accanto alle altre malattie. Anzi, come accade per l’inquinamento “vecchio stile”  che producono, sarebbe paternalismo ipocrita opporgli che quel modo di consumare e di mangiare opulento che noi abbiamo inventato è superato e fa male, come è vero. Loro vogliono senza saggezza ripercorrere in pochi anni tutta la nostra parabola, imitandoci anche e soprattutto negli errori. Ecco perché non serve alla giusta difesa dell’ambiente “in casa d’altri” (mentre noi occidentali non siamo capaci neanche di realizzarla appieno in casa nostra), dire stupidaggini e falsità nutrizionali perfino sull’olio di palma.
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giovedì 29 novembre 2012

Camaleonti del Madagascar


La scoperta del Camaleonte Tarzan, il nuovo signore della giungla

 In Madagascar può' capitarvi di uscire di casa e trovare un mugolo di bambini che inseguono un inerme camaleonte che gira nei dintorni, oppure di trovare dei piccoli camaleonti appena nati nel vostro prato davanti casa.
Nelle ore calde della giornata queste graziose e simpatiche creature vanno in giro in cerca del cibo con cui nutrirsi e si mimetizzano con la natura circostante con tanta facilità.
Intanto in un angolo della foresta del Madagascar è stata scoperta recentemente una nuova specie chiamata “Calumma Tarzan” che ha preso il nome dalla foresta dove è stato ritrovato.



La "Foresta di Tarzan” è nei pressi di Ambodimeloka, il cui nome originale era Tarzanville. Lungo appena 13 centimetri ha dei colori che cambiano a secondo dell'ambiente che lo circondano.
Come tutti i camaleonti, anche la Calumma Tarzan ha una coda portentosa. Una sorta di arto vero e proprio con il quale riesce ad aggrapparsi ai rami per non cadere. La usa per stare in equilibrio ed è un valido strumento ausiliario per arrampicarsi sugli alberi, proprio come le scimmie!

 Il nome camaleonte viene dal greco e significa "leone di terra".
Il termine "camaleonte" viene comunemente usato come sinonimo di mimetismo. Sappiamo bene che questa fama è ben meritata, la sottofamiglia dei Chamaeleoninae dispone infatti di un complesso sistema di cellule dermiche (della pelle) che permette loro di assumere varie gradazioni e trame di colore (ogni specie tuttavia ha un suo "repertorio" per cui può assumere solo alcuni colori). In pratica esistono cellule che portano pigmenti gialli e/o rossi, altre che portano cristalli di guanina (usati per creare, tramite diffrazione, il blu e quindi il verde) e i melanofori che determinano la colorazione scura. Queste ultime cellule sono molto particolari infatti, mentre le altre cellule pigmentate formano uno strato sottocutaneo uniforme, i melanofori hanno una forma a imbuto/clessidra che li localizza sia sopra che sotto lo strato delle altre cellule pigmentate. I melanofori quindi possono convogliare la melanina che contengono sopra le altre cellule pigmentate conferendo colorazione scura all'animale, ovvero riunirla nello spazio sottostante permettendo ai colori chiari e brillanti di emergere. Sono proprio i melanofori ad essere regolati dal sistema nervoso e quindi risentire più direttamente dell'umore dell'animale: se è una variazione dal verde al marrone potrà essere legata alla colorazione dell'ambiente circostante, una variazione chiaro->scuro o viceversa dipenderà direttamente dalle "emozioni" del camaleonte.
 I camaleonti impiegano varie strategie per regolare con precisione la loro temperatura corporea: al sorgere del sole esibiscono colori scuri per "catturare" tutte le radiazioni possibili, nello stesso tempo appiattiscono il corpo al massimo per esibire, al calore, la massima superficie corporea. Una volta termoregolati "vestono" colori più chiari e cominciano l'attività esplorativa. In caso di calura eccessiva divengono chiarissimi, si nascondono all'ombra ed eventualmente traspirano attraverso la bocca che viene tenuta aperta.
I camaleonti adottano tre diverse modalità riproduttive a seconda della specie. Esistono infatti specie ovipare, ovovivipare e partenogenetiche (più rare).
Le specie ovipare sono le più diffuse, in questo caso la femmina è in grado di trattenere le uova fintanto che non le riesca di trovare un adatto sito di deposizione.
In natura la giornata tipo di un camaleonte si svolge in quest'ordine: sveglia all'alba, bagno di sole per prendere energie, giro del proprio albero/cespuglio/ciuffo d'erba/fazzoletto di foglie secche, con annessa colazione, pennichella durante le ore più calde, nuovo giro di perlustrazione con cena ed infine a nanna nel punto più folto e buio del proprio possedimento, acquattato contro un ramo con occhi chiusi e coda arrotolata. Tutto questo non contempla alcuna attività sociale e guai quando due camaleonti entrano in contatto visivo: allora sono minacce mute, ma coloratissime, vere parolacce con cui si mandano cordialmente a quel paese senza emettere alcun suono.
Gli occhi dei camaleonti rappresentano un caso unico nel mondo animale. Possono ruotare e mettere a fuoco indipendentemente l'uno dall'altro; senza spostarsi, il camaleonte è in grado di osservare l'ambiente circostante a 360°. Quando punta una preda, il camaleonte rivolge verso di essa entrambi gli occhi. Gli occhi sono coperti quasi interamente dalle palpebre. I camaleonti si nutrono generalmente di insetti, soprattutto locuste, mantidi e grilli, ma le specie più grandi arrivano a nutrirsi di piccoli uccelli. Contrariamente a un'opinione diffusa, la maggior parte dei camaleonti non mangia le mosche. Qualche specie, come il C. calyptratus, si ciba occasionalmente di sostanze vegetali.


Attualmente il "paradiso" dei camaleonti è il Madagascar (con 120 specie di Chamaleoninae e 30 di Brookesiinae)
Purtroppo il Camaleonte Tarzan, appena scoperto, cosi’ come le altre specie esistenti in Madagascar, fanno parte della lista rossa cioè di quella specie minacciata di estinzione e sono stati inseriti in blocco nella lista delle specie protette dalla convenzione di Washington (allegato B), e l'Europa ha chiuso i battenti alle importazioni dal Madagascar.
In Madagascar,  il camaleonte viene visto dalla maggior parte della popolazione con timore e una sorta di soggezione. I Sakalava (tribù del Nord) ritengono infatti che i camaleonti portino in sé gli spiriti cattivi dei morti.
Ci auguriamo che la deforestazione in atto non contribuisca a fare sparire un essere tanto importante per la natura e la biodiversità del Madagascar. AS
Camaleonte dell'isola di Sainte Marie


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mercoledì 21 novembre 2012

Quando la fotografia diventa « ARTE »


La Mostra Fotografica Luci e Colori del Madagascar racconta l’esperienza fotografica e umana di Giuseppe Schintu, profondamente innamorato di questa terra generosa e solare, che merita di essere conosciuta anche al di fuori delle mete patinate dei tour operator.

Il primo contatto con il Madagascar di Giuseppe Schintu è stato casuale: un suo amico Beppe Siragusa apre un nuovo albergo a Nosy Be, la perla del Madagascar, e desidera che Pino Schintu faccia un servizio fotografico, nel modo come soltanto lui sa fare, per presentare il “Marlin Club” di Nosy Be.




Pino arriva in Madagascar e si mette subito al lavoro e oltre alle foto per il “Marlin Club” scatta alcune centinaia di foto di questa Isola Rossa. Sono foto che ritraggono la povertà di questo popolo, l'infanzia abbandonata, il lavoro nei campi, le risaie ecc.



Sono una testimonianza indescrivibile che Schintu porta con se al ritorno in Italia e che quando stampa queste foto affollano la sua mente di una triste mestizia. Decide allora che deve fare qualcosa per questo popolo malgascio e trova nell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Genova la disponibilità ad aiutarlo per pubblicare in un libro queste foto.
Quando il libro “ “Luci e Colori del Madagascar”, è pronto, comincia a proporlo personalmente agli amici e alla cerchia dei suoi conoscenti, fino a quando riesce a ricavare da questa vendita i primi 5000 euro. Con questo ricavato torna in Madagascar e mette in atto il suo primo progetto: la costruzione di una scuola elementare per 90 bimbi nel villaggio Antanyfotsy, nella regione Amoron Imania. La scuola è subito funzionante perchè è già dotata degli arredi e anche dei servizi igienici.



Dopo quel primo progetto Schintu ha portato avanti altri progetti e non si ferma perchè spera, grazie anche agli aiuti che continua a ricevere dagli amici, di realizzare tanti altri progetti.
Trovate la storia di tutti i progetti nel sito dell'Associazione Onlus: www.madagascar82.com

Giuseppe Schintu, genovese, arriva alla fotografia professionale e artistica dopo avere partecipato e vinto parecchi concorsi, citiamo solamente quello bandito dalla trasmissione domenicale di Maurizio Costanzo e quella di Mike Bongiorno.
I temi che ha impresso sono quelli di vita vissuta, la vita quotidiana: la povertà, la fame nel mondo, la donna incinta.

Le sue opere sul Madagascar recentemente sono state esposte allo Spazio Eventi Top Market di Genova, ricevendo un grandissimo consenso di pubblico e di critica sui giornali italiani. AS


Le foto riportate in questo servizio sono solamente un sunto, coloro che desiderano contribuire e acquistare il libro a soli 12 euro, possono farne richiesta a unsemepercrescere@yahoo.it










‘ Linee della nuova politica sanitaria nazionale per il trattamento e il reinserimento sociale dei malati mentali’


La CANTINE di AMBOKALA

L’attività della cantine di Ambokala è ufficialmente iniziata il mezzogiorno del  17 giugno scorso. Da allora tutti i giorni cuciniamo e distribuiamo 3 pasti caldi al giorno agli ammalati più poveri e alle loro famiglie che li assistono.  Attualmente  71 ammalati (su un totale di 90) e 46 familiari beneficiano della cucina. Occorre circa un’ora per distribuire a tutti riso e  laoka (accompagnamento al riso) . Poi ancora un'altra mezz’ora  per la ranomapango che è  la tipica ’acqua da tavola’ in Madagascar: praticamente è acqua fatta bollire nelle pentole ancora sporche di riso bruciacchiato. Non siete invogliati? in realtà  è molto digestiva ..e poi qui  non è salutare per il corpo bere acqua fredda né, per le tasche,  bere acqua in bottiglia Il nostro menù è molto vario, a parte il riso che è il  piatto forte  di tutti e tre i pasti della giornata.       
 Approfittando delle attività della cucina, abbiamo seguito (o forse precorso?..) le ‘ Linee della nuova politica sanitaria nazionale per il trattamento e il reinserimento sociale dei malati mentali’ cercando di affidare  loro qualche semplice attività quotidiana da fare insieme ai gardmalades:                                                                                 Ogni giorno c’è un  primo gruppo che pulisce il riso dalla pula e dai sassi: e c’é da lavorare… pensate che mangiamo circa 70 kg di riso al giorno! Ogni mattina,quando arrivo all’ospedale è bellissimo  vedere donne, uomini e bambini  assorti in questo lavoro di precisione: sono tutti seduti vicini vicini all’ombra di un albero, alcuni con  gli  occhiali più improbabili …  visti da lontano sembra stiano facendo una cernita di pietre preziosissime.
Un secondo gruppo attinge acqua al pozzo per la cucina, cioè mattina, mezzogiorno e sera… in attesa di trovare un serbatoio capiente. L’altro giorno un gruppo ha chiesto di fare una piccola riunione con noi responsabili, perché la discussione era questa: “Isahay reraky ny fanafody!”dicevano i giovani ammalati,”Ary isahay reraky ny fahanteranay!!”rispondevano le gardmalades. Che significa: “Noi siamo stanchi  a causa delle medicine”, “E noi per la vecchiaia!” … in effetti hanno le loro ragioni. Anche io, che non sono né malata, né anziana faccio una gran fatica a sollevare a mano una quindicina di secchi di 10 l da 17 m di profondità … La soluzione, per ora, è stata comprare secchi più piccoli e fare in modo che la stessa  persona non sollevi  più di 2 secchi di fila … in attesa di sistemare il pozzo. Comunque non possiamo lamentarci perché , grazie a Dio, l’acqua pulita non ci manca.
 Un altro gruppo è addetto ad aiutare le cuoche a preparare la laoka: uccidere i polli, pulire e tagliare il pesce, preparare le verdure, tagliare gli spaghetti(…qui vanno di moda della lunghezza degli stuzzicadenti). A parte qualche litigio con le cuoche direi che su questo fronte andiamo piuttosto bene..                                            
C’è poi chi ha il compito di  lavare i  pentoloni: in genere usiamo acqua e sapone , ma quando sono molto unti  mi hanno insegnato che è più efficace la sabbia…                                                                                                   Infine  c’è da fare legna, cioè cercarla e tagliarla adeguatamente. E’ di certo l’attività più ambita per gli uomini perché  ”Questo sì che è un lavoro da uomini, mica pulire il riso o lavare le pentole” mi ha detto Roman e poi se riesci a tagliare la legna sei già considerato tra quelli che stanno bene .. ma è anche il lavoro  più difficile perché richiede molte energie e perché  la legna qui intorno comincia a scarseggiare. Pensate che qualche settimana fa, esasperati dalla infruttuosa ricerca , Jean Baptist, suo fratello Jean Noel e Fiacre, 3 malati giovani e aitanti , hanno abbattuto un bellissimo palo della luce di legno! Fortunatamente non era ancora stata attivata la corrente..
Nell’ultima  riunione mensile con tutti ammalati Theogene si è fatto portavoce di questa proposta: “ Siamo pronti a rinunciare al pollo per una domenica e a sostituirlo con i fagioli, così con la differenza puoi comprare un po’ di legna  e riempire la legnaia, prima che comincino le piogge “ . Non ho  potuto accettare per questioni di  ‘dieta’ dei malati…ma mi sono quasi commossa , per l’intenzione…  devo dire che è una delle proposte più lungimiranti e volte al bene comune che ho sentito da quando sono qui….e vogliamo chiamarli malati mentali???
Alle nostre attività ordinarie, da circa un mese, si è aggiunta una grande novità: con il preziosissimo aiuto dei campisti (gruppo di giovani venuti dall’Italia per conoscere le attività di RTM… e accompagnati dalla Leti) ora possiamo dire di avere un orto!                                                                                                                               Pensate che in  un giorno i campisti(16)+ servi della chiesa(3)+ noi volontarie Manakara(4)+ ammalati + amici vari , armati di vanghe, rastrelli..e  tanta buona volontà, sotto la guida esperta dell’equipe tecnica di  Ampa (6), abbiamo recintato,pulito e dissodato un terreno usato fino ad allora come discarica. Poi è stato diviso in parcelle, creato un piccolo semenzaio e sono stati piantati cetrioli, fagiolini, pomodori e bietole. Abbiamo anche fatto una buca per fare il compost  (..per la verità  qui da noi i resti organici sono giusto le bucce ‘trasparenti’ delle verdure).   Gli ammalati sono rimasti molto impressionati da tutta questa gente che non conoscevano e che ha lavorato sodo.. e hanno preso sul serio l’impegno dell’orto.
Per ora ho dato l’incarico a 4 malati di fiducia: Gitorix, Zakafeno, Pascalin e Arsene  di innaffiarlo tutti i pomeriggi, verso le cinque.  Sono talmente “mazoto”(diligenti )che a volte bisogna fermarli… innaffiano anche sotto alla pioggia!!                                                                                                                                                                                      Ad oggi, i cetrioli crescono bene, i pomodori e le bietole sono stati trapiantati e vanno a meraviglia e ogni volta che passa a Manakara qualcuno dell’equipe tecnica di Ampa, ne approfittiamo per fare una piccola formazione. Lunedì scorso ci hanno insegnato come si tolgono le erbacce. I malati erano serissimi nel seguire le indicazioni degli insegnanti e contenti di  avere qualche piccola responsabilità..già  immagino la soddisfazione quando vedremo i primi frutti!!!
La struttura della cucina continua a ‘farmi tribolare’ un pò : abbiamo  sostituito con mattoni e cemento una delle pareti  di chinino, dopo che ha seriamente rischiato di prendere fuoco…adesso il problema è risolto, ma i forni a legna sono a fuoco massimo  per 12 ore al giorno… e qui non è facile trovare mattoni che non si sbriciolino dopo una settimana…In sostanza ci sono spesso dei lavori in corso, ma non ci hanno mai impedito di cucinare…Anzi, anche gli operai sono diventati dei nostri…no,non si sono ammalati, ma mi hanno confessato che i malati mentali visti da vicino non fanno poi quella paura …

·           Sosteniamo il progetto AMBOKALA
·         in Madagascar gestito da Enrica Salsi
·          
·         A partire dal mese di gennaio 2012, la
·         nostra Unità Pastorale si è impegnata a
·         sostenere il progetto che Enrica Salsi
·         sta portando avanti a Manakara in Madagascar.
·         Si tratta di dare un aiuto alla mensa
·         dell’ospedale psichiatrico di Ambokala per gli
·         ammalati più poveri, lì ricoverati assieme alle
·         loro famiglie come è consuetudine in Madagascar.
·         Sono quasi 150 le persone da assistere, compresi
·         gli adulti ed i bambini, per cui l’impegno economico
·         è considerevole, dal momento che
·         l’intervento dello Stato è pressoché inesistente.
·         La raccolta di fondi verrà effettuata l’ultima
·         domenica di ogni mese e il Centro Missionario
·         Diocesano provvederà ad inviare quanto raccolto
·         ad Enrica.
·         Si chiede un libero contributo costante ogni mese
·         per dare continuità al servizio svolto. Questo
·         progetto sostituisce il sostegno per le famiglie
·         povere in Albania, preso in carico da altre Comunità
·         parrocchiali.