domenica 22 marzo 2015

Il riso sfama mezzo mondo e fa litigare l’altra metà

La biodiversità minacciata dall’import selvaggio dalle monocolture e dalle varietà transgeniche
Versatile e nutriente, il riso è stato uno dei primi cereali coltivati dall’uomo oltre diecimila anni fa, partendo da una specie spontanea cinese. Dalle valli della Cina il riso si è diffuso in tutto il mondo fino a diventare l’alimento base per quasi tre miliardi di persone, circa la metà della popolazione mondiale. Essiccato, può essere conservato a lungo ed è una sicurezza perché protegge in caso di carestie. Nelle culture orientali è sinonimo di ricchezza, al pari del denaro e dell’oro ed è indispensabile per centinaia di milioni di asiatici, africani e latinoamericani che vivono nelle aree tropicali e subtropicali. le tappe della storia del riso si intrecciano con i racconti e le ricette che provengono dai diversi Paesi del mondo. Conoscerne il passato e la miriade di varietà è fondamentale per apprezzarne il contributo all’arricchimento della biodiversità,  ma in epoca di globalizzazione è anche al centro di una guerra tra i diversi mondi. I risicoltori italiani sono in prima fila nella richiesta di tutelare la nostra biodiversità messa in crisi, secondo loro, dall’importazione «selvaggia» a basso prezzo dalla Cambogia e dal Myanmar.  

A luglio sono scesi in piazza e nei giorni scorsi il ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, ha indicato quella che potrebbe essere una valida alternativa alla richiesta di imporre dei dazi alla produzione: «Rendere obbligatoria per legge la tracciabilità del prodotto direttamente sull’etichetta, come già avviene per le carni e l’olio di oliva, per tutelare e promuovere il riso italiano, costituisce un’innovazione strutturale ed è una strada assolutamente percorribile». L’Italia porrà la questione il 13 dicembre quando la Commissione presenterà la sua relazione sull’etichettatura dei prodotti intanto, però, prima al Salone del Gusto e poi anche ad Expo si gettano le basi per evitare guerre anche perché il nemico da battere sembra un altro. Oggi si contano circa 140 mila varietà diverse di riso ma le antiche scritture Veda indiane ne annoveravano più di mezzo milione. Secondo Slow Food si tratta di «un’incredibile fonte di biodiversità e di ricchezza naturale per il Pianeta, che l’imporsi delle monocolture e delle varietà transgeniche selezionate, brevettate e immesse sul mercato dalle grandi multinazionali occidentali sta drasticamente riducendo». 

Insomma, sembra prospettarsi uno scontro a tutto campo soprattutto perché la domanda è potenzialmente illimitata visto che per la popolazione mondiale, in continua crescita, il riso rappresenta la fonte primaria di nutrimento. Senza dimenticare che grazie alla sua adattabilità il riso può essere in grado di crescere praticamente ovunque e può essere trasportato in diverse parti del mondo. Il Salone del Gusto prima ed Expo poi, possono invece essere l’occasione per uno scambio proficuo. Sentite che cosa ha detto J.P. Siaka Stevens, ambasciatore in Italia della Sierra Leone in occasione di un meeting in preparazione dell’esposizione internazionale: «Per la nostra economia e la nostra alimentazione il riso è molto importante. Una volta ne producevano abbastanza da soddisfare tutto il fabbisogno nazionale mentre adesso siamo costretti a importarlo dal Bangladesh. Ma noi vogliamo tornare a coltivarne abbastanza da sfamare tutta la nostra gente». 

E così dal Sud del mondo vengono a lezione nel Nord Italia. Resta una certezza: la Fao ricalcola in aumento l’ammontare delle scorte mondiali di risone sulla base della considerazione di aspettative di crescita in India, ma anche in Egitto, Tailandia e Vietnam. E questo nonostante le scorte in Indonesia, Mali, Birmania e Filippine siano state tagliate. Su scala globale le scorte di riso sono ora previste in aumento di 7,2 milioni di tonnellate, raggiungendo così la cifra di 181,2 milioni di tonnellate, dato che segnerebbe il nono anno consecutivo di accumulo mondiale di scorte. E così nel 2014 il rapporto scorte/uso su scala globale di risone salirebbe dal 35,5% nel 2013 a 36,2%. 
MAURIZIO TROPEANO http://www.lastampa.it/

Articoli correlati

Arnaldo Cavallari sarà chiamato a formare ed educare
La nostra idea è quella di aiutare quelle popolazioni ad essere
autonome aiutandole nella produzione dei beni, a cominciare
da quelli alimentari

Il Madagascar, paese ancora poco esplorato dagli esportatori
italiani ma con interessanti possibilità di sviluppo per le imprese pioniere

Questi contadini, hanno scelto di coltivare sui propri campi solo grani antichi,
non modificati e praticano un'agricoltura completamente priva di sostanze chimiche.

Condotta in Madagascar, dove il picacismo è diffuso,
la ricerca è la prima a individuare una popolazione in
cui questa pratica è altamente diffusa tra gli uomini

La vera motivazione della campagna anti-palma dovrebbe essere
“ecologica”, mentre in realtà è politica. E’ vero che la dissennata
deforestazione per impiantare sempre nuove coltivazioni di palma
da olio sta distruggendo l’ambiente originario e le foreste

In Madagascar, un progetto per salvare il prezioso invertebrato
dalla pesca eccessiva e sostentare le popolazioni locali


Nessun commento:

Posta un commento