lunedì 30 settembre 2013

Proteggere il 17% del pianeta per salvare il 60% delle piante

Non sempre zone da proteggere e riserve naturali coincidono

Proteggere le aree più sensibili, come i Caraibi e il Mediterraneo, che rappresentano appena il 17% del pianeta, aiuterebbe a conservare il 60% delle specie di piante che popolano la Terra. Lo indica una simulazione, realizzata da un gruppo di ricercatori coordinato dal Centro Ricerca Microsoft e pubblicato sulla rivista Science, secondo la quale le zone da proteggere non sempre coincidono con le riserve e i parchi nazionali.
"I nostri dati - ha spiegato Stuart Pimm, uno dei responsabili dello studio - indicano che due dei più ambizioni obiettivi fissati nel 2010 dalla Convenzione sulla Diversità Biologica, ossia quello di proteggere il 60% delle specie vegetali della Terra e il 17% della superficie del pianeta, può essere raggiunto". Per arrivare a questa conclusione i ricercatori hanno analizzato accuratamente la più grande banca dati della biodiversità al mondo, che è stata compilata dai Giardini Botanici Reali di Kew, in Inghilterra, dove sono presenti dati su circa 110.000 specie di piante diverse. In questo modo è stato possibile realizzare una mappa dei territori con una grande percentuale di specie endemiche, ossia quelle esistenti solo su una determinata area. Data la loro unicità, queste specie possono essere considerate quelle a maggior rischio e, quindi, i territori nei quali si trovano dovrebbero essere più fortemente protetti. Utilizzando questi dati i ricercatori sono così riusciti a 'massimizzare' il numero di specie in relazione alla superficie del pianeta, in altre parole a determinare le quantità minime di territorio da proteggere per salvare il maggiore numero di specie.  Attraverso modelli matematici, i ricercatori hanno osservato che proteggendo meno di 1/5 del territorio sarebbe possibile salvare circa i due terzi delle piante al mondo. Ad oggi però solo una piccolissima porzione di questi territori risulta protetta e le regioni del mondo che avrebbero bisogno di maggiore protezione, come le isole dei Caraibi e gli ecosistemi del Mediterraneo, non sempre coincidono con i parchi nazionali e le terre protette. Per raggiungere gli obiettivi fissati dalla convenzione del 2010, concludono i ricercatori, c'è quindi ancora molto da fare ma si tratta comunque di un obiettivo raggiungibile. Per questo, ha concluso Pimm, ''abbiamo bisogno di proteggere, mediamente, più terra di quello che facciamo attualmente, e molto di più in luoghi chiave come Madagascar, Nuova Guinea ed Ecuador".
Fonte: ANSA.it
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