Non sempre zone da proteggere e
riserve naturali coincidono
Proteggere le aree più sensibili, come i Caraibi e il
Mediterraneo, che rappresentano appena il 17% del pianeta, aiuterebbe a
conservare il 60% delle specie di piante che popolano la Terra. Lo indica una
simulazione, realizzata da un gruppo di ricercatori coordinato dal Centro
Ricerca Microsoft e pubblicato sulla rivista Science, secondo la quale le zone
da proteggere non sempre coincidono con le riserve e i parchi nazionali.
"I nostri dati - ha spiegato Stuart Pimm, uno dei
responsabili dello studio - indicano che due dei più ambizioni obiettivi
fissati nel 2010 dalla Convenzione sulla Diversità Biologica, ossia quello di
proteggere il 60% delle specie vegetali della Terra e il 17% della superficie
del pianeta, può essere raggiunto". Per arrivare a questa conclusione i
ricercatori hanno analizzato accuratamente la più grande banca dati della
biodiversità al mondo, che è stata compilata dai Giardini Botanici Reali di
Kew, in Inghilterra, dove sono presenti dati su circa 110.000 specie di piante
diverse. In questo modo è stato possibile realizzare una mappa dei territori
con una grande percentuale di specie endemiche, ossia quelle esistenti solo su
una determinata area. Data la loro unicità, queste specie possono essere
considerate quelle a maggior rischio e, quindi, i territori nei quali si
trovano dovrebbero essere più fortemente protetti. Utilizzando questi dati i
ricercatori sono così riusciti a 'massimizzare' il numero di specie in
relazione alla superficie del pianeta, in altre parole a determinare le
quantità minime di territorio da proteggere per salvare il maggiore numero di
specie. Attraverso modelli matematici, i
ricercatori hanno osservato che proteggendo meno di 1/5 del territorio sarebbe
possibile salvare circa i due terzi delle piante al mondo. Ad oggi però solo
una piccolissima porzione di questi territori risulta protetta e le regioni del
mondo che avrebbero bisogno di maggiore protezione, come le isole dei Caraibi e
gli ecosistemi del Mediterraneo, non sempre coincidono con i parchi nazionali e
le terre protette. Per raggiungere gli obiettivi fissati dalla convenzione del
2010, concludono i ricercatori, c'è quindi ancora molto da fare ma si tratta
comunque di un obiettivo raggiungibile. Per questo, ha concluso Pimm, ''abbiamo
bisogno di proteggere, mediamente, più terra di quello che facciamo
attualmente, e molto di più in luoghi chiave come Madagascar, Nuova Guinea ed
Ecuador".
Fonte: ANSA.it
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