giovedì 28 agosto 2014

Percorrendo una nuova strada

Scritto da Cecilia Inzagni
Tante sensazioni tutte insieme si mescolano e formano un miscuglio disomogeneo, che all’apparenza può sembrare non piacevole, ma sotto sotto, in profondità, può esprime qualcosa di interessante e piacevole.
Come possiamo trarre vantaggio da tutto ciò?
Penso che sia complicato, ma allo stesso tempo, se lo volessimo veramente, potrebbe essere qualcosa di semplice, ma efficace.
Grazie all’esperienza al villaggio di Ivoamba ho scoperto ciò che è  realmente lo stare insieme e il condividere ciò che abbiamo, ma anche ciò che non abbiamo. Questi giorni sono stati impegnativi, faticosi e stressanti, ma qualcosa all’interno di essi ci ha continuato a far sperare.
Che cos’è stato?
Bene insomma.. Posso dire che il ricordo, i sorrisi, i pianti, le urla e i balli sono le cose che ci hanno portato a continuare questa esperienza e forse a prolungarla..
Le mattinate dove i bambini dopo un solo giorno di animazione ci venivano a
prendere a metà strada. Penso che questo sia stato un buon passo all’interno della nostra animazione e che nel profondo li abbiamo sorpresi con mille e mille iniziative. I pomeriggio dove inizialmente ci si salutava con un “Veluma” (arrivederci/ciao), invece col passare del tempo sono diventati strette di mano, passeggiate, abbracci e perfino baci.Non è così complicato attirare l’attenzione dei ragazzini, ma devi anche saper capire e comprendere cosa gli sta più a cuore. Loro comunque sono piccoli e molte volte indifesi.
Nei loro occhi si possono ammirare stupore, ammirazione, lucentezza e gioia, che prima, in qualsiasi altro bimbo non avevo mai notato
Quest’esperienza può far capire molte cose, soprattutto il saper condividere e lo stare insieme.
 Aspettandovi. Piano, piano.
Carissimi amici in partenza,
Siamo qui io, Fabio, Zak, Jocelyn insieme ai nostri giovani e ragazzi della comunità ad aspettarvi per scoprire insieme un altro mondo! Siamo in Madagascar, a Fianarantsoa, molti certamente non sanno dove sia e forse anche voi adesso avrete bisogno di dare una sbirciatina alla cartina per orientarvi… niente paura, mora mora (piano piano) come si dice qui, impapererete a ritrovarvi nei luoghi e nei volti che vi aspettano.
Credo che sia importante venire qui a scoprire perché questo Paese si trova agli ultimi gradini di tutte le statistiche che contano. Non interessiamo quasi a nessuno tranne che a quei Paesi che stanno sfruttando il petrolio di questa terra, le pietre preziose, le risorse minerarie e naturali e, ahimè, la gioventù. Ma ai nostri occhi, e al nostro cuore sono importanti le persone, la gente, semplice, povera, sofferta, che ti fa innamorare di questa terra e che riesce anche a farti arrabbiare tremendamente.
Venite a cercare, cosa?  l’incontro e il confronto sincero, sospendiamo il giudizio e diamoci il tempo, cerchiamo di fare un tratto di strada insieme per arricchirci reciprocamente.
Insieme scopriremo alcune meraviglie di questo Paese, mangeremo con semplicità e senza sprechi, faremo animazione per i bambini, incontreremo la gente e le altre comunità, ascolteremo le vostre domande, accoglieremo le vostre riflessioni e ci lasceremo sorprendere.
Sono certo che siete dei giovani in gamba che non viene a fare una vacanzetta ma che vuole fare un esperienza di condivisione e di crescita, sapendo che, come recita un proverbio malgascio “Vary iray no nafafy, ka vary zato no miakatra” per un solo chicco di riso che si semina, ne germogliano cento!
Portate con voi un diario, roba leggera per il giorno e maglie per le sere fredde (qui siamo in inverno), un k-way per la pioggia, autan contro le zanzare, sacco a pelo e se vi ci sta anche un salame… ve ne saremo grati!
Cari amici, non ci resta che auguravi buon viaggio: soava dia!

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Non sono i tesori inimitabili di una natura splendida, selvaggia e incontaminata ad averlo stregato Carlo, originario di Prevalle, si è innamorato della gente.Di quella gente, poverissima e buona.

Il tetto della capanna numero 3 era di foglie di cocco,
e quando il mare si arricciò e il cielo aprì le cataratte,
presi un taccuino, e alla luce di una candela scrissi: FINE DELLA NEBBIA.

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