La
pelle di alcuni anfibi secerne acidi biliari misti a zuccheri. Ma non si sa
bene perché.
Che
la pelle di alcuni anfibi secerna sostanze chimiche (tra cui veleni e persino
allucinogeni) era cosa nota. Oggi un nuovo metodo di studio ha permesso di
identificare, sulla pelle di una rana del Madagascar, acidi e zuccheri mai
riscontrati prima.
Finora
per studiare le secrezioni delle rane i ricercatori le scuoiavano e macinavano
i tessuti della pelle, per poi analizzarli ed estrarne soprattutto le tossine,
che possono avere applicazioni in campo farmaceutico. Assieme a suo padre
William, ingegnere elettronico, l'erpetologa Valerie Clark - già beneficiaria
di un fondo di ricerca della National Geographic Society - ha messo a punto uno
strumento elettrostimolante che estrae le sostanze chimiche dalla pelle delle
rane senza ucciderle. "Nell'ultimo paio di decenni la tecnologia ha fatto
passi da gigante", spiega la Clark, che ha completato di recente il suo
dottorato alla Queens University di Belfast. "La nostra capacità di
individuare e analizzare i composti chimici è molto migliorata, quindi possiamo
fare molto di più con molto meno".
Grazie
al suo stimolatore, la Clark è riuscita a isolare acidi biliari e zuccheri
presenti, in proporzioni più o meno equivalenti, sulla pelle di alcune rane del
genere Mantella, diffuse nel Madagascar. Queste sostanze non erano mai state
rilevate prima con i metodi tradizionali, eppure la loro quantità è dieci volte
maggiore di quella degli alcaloidi velenosi che pure compaiono sulla pelle
degli anfibi.
Cocktail misteriosi
Ma
perché queste rane secernono zuccheri e bile dalla pelle? Non è ancora chiaro.
Gli
anfibi, spiega Valerie Clark, assumono gli zuccheri dalle formiche di cui si
nutrono. Potrebbero "risalire" sulla pelle per proteggerla
nell'ambiente umido in cui vivono le rane. "In tempi di guerra",
prosegue la studiosa, "è accaduto che i soldati si strofinassero zucchero
sulle ferite per prevenire le infezioni". E uno studio recente della
Boston University sostiene che lo zucchero potrebbe aumentare l'efficacia degli
antibiotici contro le infezioni batteriche.
Quanto
agli acidi biliari, la studiosa ipotizza che abbiano una funzione protettiva
contro i veleni secreti proprio dalle formiche che costituiscono l'alimento
base delle rane. "Nell'uomo, gli acidi biliari aiutano a scomporre le
sostanze tossiche e trasportarle fino ai reni per eliminarle. Penso che un
giorno dimostreremo che nelle rane quegli stessi acidi trasportano gli
alcaloidi velenosi verso la pelle, che provvede a sbarazzarsene".
Pillola amara
Alan
Hofmann, un fisiologo che studia gli acidi biliari da quasi mezzo secolo,
spiega che la loro presenza sulla pelle delle rane è un fenomeno pressoché
inedito nel mondo animale. Finora era stato riscontrato solo nelle lamprede, ma
in quei pesci gli acidi biliari sembra svolgano le funzioni dei feromoni, vale
a dire sono una forma di comunicazione chimica.
Nelle
rane velenose, invece, la bile potrebbe essere semplicemente un'arma in più nel
loro già ricco arsenale di tossine. Gli acidi biliari, sostiene Hofman, sono
"terribilmente amari": probabilmente contribuiscono a proteggere la
rana rendendola disgustosa per i predatori
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