Il moriglione del Madagascar in ripresa grazie
ad un progetto di allevamento in cattività
Dopo un
avvistamento nel 1991, il moriglione del Madagascar (Aythya innotata) sembrava
fosse scomparso per sempre, ma alla fine del 2006 una spedizione dei biologi
del The peregrine fund scoprì 22 esemplari di questo uccello, ormai
ritenuto estinto, che vivevano nel lago Matsaborimena nel nord del Madagascar.
Lo staff della Durrell del Madagascar e Jersey fu invitato a fare una rapida
valutazione della piccola popolazione e ad identificare immediatamente
cosa poteva metterla in pericolo.
I
moriglioni del Madagascar sono uccelli tuffatori che si nutrono di piante
acquatiche, semi ed invertebrati in acque poco profonde. Queste anatre di medie
dimensioni possono rimanere sott'acqua per un massimo di due minuti. I
moriglioni del Madagascar hanno abitudini sedentarie e vivono in coppia. Il
loro periodo di riproduzione va da settembre a gennaio e la femmina deposita 6
uova. La piccola colonia superstite, a differenza delle popolazioni
precedentemente note, che frequentavano zone paludose e laghi densamente
vegetati, è stata trovata in un lago di origine vulcanica in un territorio ricco
di foreste. Anche se questo ha fatto sperare che la specie possa essere
presente in altri siti, le intense ricerche sul territorio non hanno finora
trovato altre popolazioni.
In
passato, il moriglione del Madagascar era stato "scoperto" trovato
nel bacino del lago Alaotra, dove l'associazione ambientalista Durrell ha un
programma di salvaguardia basato sul protagonismo della comunità locale,
che però si concentra soprattutto sul L'apalemure (o lemure del bambù) del lago
Alotra (Hapalemur alaotrensis), endemico di questa zona che è un
importante centro di coltivazione del riso e il lago, i suoi canneti e la fauna
selvatica che ci vive hanno sofferto molto per gli incendi, e la
caccia. Il moriglione, come molte altre specie di uccelli acquatici, non è
stato in grado di competere con i pesci introdotti dall'uomo nell'Alaotra e
altre zone umide idonee alla sua nidificazione. La piccola popolazione
superstite scoperta nel 2006 vive molto più a nord, in un lago dove il
disturbo antropico è molto minore, che non è adatto alla coltivazione del riso
e dove non sono stati introdotti pesci.
Eppure
negli anni '30 il moriglione del Madagascar era considerato un uccello
abbastanza comune nel lago Alaotra, anche se il suo areale già allora
sembrava abbastanza ristretto. Oggi però si pensa che queste rare anatre un
tempo vivessero nei laghi d'acqua dolce poco profondi e nelle paludi aperte,
vicino alla fitta vegetazione, in tutta la pianura centrale del Madagascar. Gli
scienziati pensano che la colonizzazione umana del Madagascar, che ha portato
alla perdita di vaste zone umide, sia stata la causa della contrazione iniziale
dell'areale dell'Aythya innotata e del calo del loro numero. Ma il rapido
declino finale, che aveva portato all'estinzione presunta, è stato attribuito alla
conversione a fini agricoli dei terreni circostanti il lago
Alaotra, alla deforestazione ed all'inquinamento, ma anche
all'interramento delle zone umide ed alla combustione della vegetazione
acquatica. Anche l'introduzione di specie alloctone, così come un maggiore uso
delle reti da pesca in queste zone umide, avrebbero contribuito al declino
dell'anatra.
Nel 2009
gli ultimi moriglioni del Madagascar erano solo 20 e Durrell, Wildfowl and
wetlands trust (Wwt), The peregrine fund, Asity Madagascar e il governo
del Madagascar avviarono un'operazione d'emergenza per salvare la specie
dall'estinzione. Vennero raccolte tre covate di uova dai nidi dei
moriglioni selvatici e da queste sono nati 23 anatroccoli che sono stati
allevati. Questi uccelli ora costituiscono la base di un progetto di
allevamento in cattività in Madagascar, con l'obiettivo di far tornare un
giorno questa rarissima anatra in altre aree del Madagascar.
Nel 2010
il progetto ha ricevuto significativi finanziamenti dalla Darwin Initiative
britannica che sono serviti a proseguire il progetto per tre anni. E'
stato un grande ed inaspettato successo: nei giorni scorsi le Ong coinvolte e
il governo di Antananarivo hanno annunciato che la popolazione di moriglioni
del Madagascar, sia in cattività che selvatica, si è quasi quadruplicata.
Peter
Cranswick, cao del settore species recovery del Wwt, spiega perché le uova sono
state spostate in centri di riproduzione in cattività: «Sebbene il lago
Matsaborimena sia l'ultimo nascondiglio per le anatre, è tutt'altro che ideale
come habitat. Le nostre prime indagini suggeriscono che ci sia troppo poco
cibo, e questo può aver portato alla bassa sopravvivenza degli anatroccoli. In
effetti, stavano morendo di fame. Oltre a questi fattori, i programmi di riproduzione
in cattività sono probabilmente in grado di evitare l'esposizione a devastanti
focolai di malattie e gli effetti nocivi che l'inquinamento può avere sulla
popolazione, prendere la decisione di tenere gli animali in condizioni più
sicure è stato di fondamentale importanza per la loro sopravvivenza. Allo stato
selvatico persiste ancora una piccola popolazione».
Dall''inizio
del programma di allevamento nel 2009, la popolazione mondiale del moriglione
del Madagascar si è arricchita grazie all'allevamento dei primi 38 anatroccoli
e ad oggi ammonta a circa 80 individui. Con l'avvicinarsi della seconda
stagione riproduttiva, è aumentato il numero dei recinti nel centro di
allevamento nelle zone rurali del Madagascar dove lo staff del progetto
fa accoppiare i moriglioni e ne ricava preziose informazioni genetiche per il
successo a lungo termine del programma. Se l'allevamento in cattività
continuerà ad avere successo, le generazioni future degli anatroccoli allevati
in cattività saranno reintrodotte in natura, in habitat più sicuri.
Cranswick
conclude: «I 58 moriglioni del Madagascar del centro di riproduzione in
cattività forniscono una rete di sicurezza per la popolazione, se la piccola
popolazione selvatica dovesse estinguersi. Sono in corso ricerche dettagliate
in Madagascar per determinare le esigenze essenziali della specie e per
individuare possibili siti per reintroduzioni future».
Fonte: Greenreport
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