domenica 14 dicembre 2014

La mia casa é il marciapiede...

Inizierei con una storia a lieto fine. E devo dire che essermi “imbattuto” in questa situazione ha reso ancora più chiara la fiducia nella grande forza della Vita e nella sua intramontabile Saggezza.
Tahiry, quando l’ho conosciuto, non aveva ancora 4 anni. Dormiva sotto i portici di Analakely, la piazza principale di Antananarivo, e diciamo che era tra i bambini più fortunati: la madre non lo aveva ancora abbandonato. Occorre sapere che le notti d’inverno sono fredde anche qui, soprattutto quando si dorme in strada senza nulla che protegga o solo con qualche doppia maglia.
Molti allora si muniscono di sacchetti di plastica, tipo quelli utili per i rifiuti. Possono così ripararsi almeno un po’ dal freddo. Ed é ancora meglio se accanto al giaciglio si può avere il calore di un pò di carbone ardente, si usa una specie di scaldino e tutti si adagiano attorno e si riscaldano.
Può succedere che durante la notte qualche granello di carbone finisca sui sacchetti di plastica provocando a volte spiacevoli conseguenze. Per Tahiry é andata così: dormiva e si é ustionato. Buona parte del suo fragile corpicino ha subito gravi scottature.
Come mia abitudine, la mattina verso le 7 portavo il pane ai bambini e così ho potuto soccorrere il piccolo Tahiry. Alla fine tutto é andato per il meglio.
Ho avuto modo di incontrarlo altre volte, é cresciuto e per evitare di mendicare lava le macchine dei signori, sempre in piazza ad Analakely. Bene per lui. Solo che la madre lo ha abbandonato.
Le storie dei bambini di strada sembrano tutte uguali: o sono abbandonati dalla madre o abbandonano la madre. Ci sono invece genitori che, per varie ragioni, inviano i loro bimbi a mendicare mentre loro aspettano o in casa, quando hanno una casa, o dall’altra parte del marciapiede. Capita spesso che, se il bambino non consegna la somma prestabilita, é ancora obbligato a cercare denaro anche fino a tarda notte. E così può ancora andare bene, perché a volte capita invece di essere picchiati, e dato che il loro “lavoro” é quello di procurare il denaro per tutta la famiglia, e spesso ci sono anche tanti fratelli da sfamare, per questi bambini non esistono altri diritti come quello di andare a scuola.
Devo dire francamente che non so quale possa essere la soluzione per migliorare l’esistenza di questi marmocchi e forse non é neanche il caso di cercarla, la soluzione. Il fatto é che sembra così profonda la lacerazione presente nella loro flebile esistenza che tutto può apparire importante e poi é come se perdesse senso. Ma poi, di fronte alla contraddizione profonda tra il fare e il riflettere, ecco che salta fuori la forza e l’energia della loro voglia di vivere, i loro occhi si illuminano anche solo di fronte ad un saluto, ad un abbraccio, ad un sorriso. Ed é per questo che é giusto non dimenticarli offrendo loro altre occasioni, altri doni. Una piccola opportunità in più si apre nella loro vita e la sofferenza sembra svanire.
Questo per evitare che, come si dice, il soffermarsi sull’albero possa celare l’esistenza del bosco.
E sapete, molti di loro non hanno neanche l’atto di nascita, insomma, come se non esistessero. E quando invece ne sono in possesso, capita spesso di notare cose del tipo: nato verso il...
Ma questa é un’altra storia.

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Mi chiamo Toni Vasco, sono nato ad Enna
ed ho svolto la professione di psicologo presso
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