Questi
brevi pensieri scaturiscono dall’incontro con il gruppo di Padova.
Durante la meditazione sono apparsi occhi limpidi, luminosi, occhi di bambini.
Per avere gli occhi belli, chiari e sinceri, occorre avere il cuore con la stessa frequenza. Occorre che il cuore sia onesto e possa così inviare energia buona, quell’energia che può rigenerare e guarire.
Ma cosa rigenera il cuore così da illuminare lo sguardo?
Può rigenerare l’essenza spesso dimenticata, l’unità spesso disgregata, l’appartenenza.
E devo dire che il cuore può salvare la mente, può sanare i nostri pensieri.
E quando questo accade, si genera come una stasi che é creativa, nel senso che offre la possibilità di usare gli occhi per osservare e vedere.
Per osservare e vedere l’altro come specchio di sé, anche di sé bambino, di sé confuso, di sé impacciato.
E’ quello che mi succede quando guardo i bambini che incontro.
Questi bambini che cominciano a desiderare troppo, forse il superfluo, cose che non avrebbero mai immaginato.
Ed io mi chiedo se questo vada bene, o se invece non sia la ripetizione di cose che poi riprodurranno insoddisfazione, delusione, distacco dall’essenza della vita.
E mi chiedo se la Vita dovrà esprimere questo, dovrà mettere tutti di fronte a esperienze simili, per capire.
O forse sarà possibile evitare qualche seppur piccola delusione?
Ed é giusto?
Occuparsi senza preoccuparsi... questo può essere il problema.
Occuparsi donando ciò che si é imparato, con l’esempio e l’azione. Occuparsi così da restare accanto, attenti, ed evitare ferite evitabili. Con l’umiltà di potere sbagliare, di potere fallire.
Questi occhi belli che chiedono di apprendere, di sperimentare, di vivere.
E questi occhi sono ancora puliti.
E soprattutto esprimono la preziosità di ognuno e di tutti.
Durante la meditazione sono apparsi occhi limpidi, luminosi, occhi di bambini.
Per avere gli occhi belli, chiari e sinceri, occorre avere il cuore con la stessa frequenza. Occorre che il cuore sia onesto e possa così inviare energia buona, quell’energia che può rigenerare e guarire.
Ma cosa rigenera il cuore così da illuminare lo sguardo?
Può rigenerare l’essenza spesso dimenticata, l’unità spesso disgregata, l’appartenenza.
E devo dire che il cuore può salvare la mente, può sanare i nostri pensieri.
E quando questo accade, si genera come una stasi che é creativa, nel senso che offre la possibilità di usare gli occhi per osservare e vedere.
Per osservare e vedere l’altro come specchio di sé, anche di sé bambino, di sé confuso, di sé impacciato.
E’ quello che mi succede quando guardo i bambini che incontro.
Questi bambini che cominciano a desiderare troppo, forse il superfluo, cose che non avrebbero mai immaginato.
Ed io mi chiedo se questo vada bene, o se invece non sia la ripetizione di cose che poi riprodurranno insoddisfazione, delusione, distacco dall’essenza della vita.
E mi chiedo se la Vita dovrà esprimere questo, dovrà mettere tutti di fronte a esperienze simili, per capire.
O forse sarà possibile evitare qualche seppur piccola delusione?
Ed é giusto?
Occuparsi senza preoccuparsi... questo può essere il problema.
Occuparsi donando ciò che si é imparato, con l’esempio e l’azione. Occuparsi così da restare accanto, attenti, ed evitare ferite evitabili. Con l’umiltà di potere sbagliare, di potere fallire.
Questi occhi belli che chiedono di apprendere, di sperimentare, di vivere.
E questi occhi sono ancora puliti.
E soprattutto esprimono la preziosità di ognuno e di tutti.
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