A volte, da quando mi sono trasferito in un quartiere periferico di Tulear, Ambolanahomby, dove di bianchi se ne vedono raramente, mi sento come Forrest Gump: anch’io cerco di arrivare alla fine della giornata senza essermi fatto troppo male. Ovvero, per dirla in modo meno prosaico, cerco di passare il più possibile indenne attraverso le procelle quotidiane della vita.
I
telegiornali non aiutano. La stessa sera hanno dato notizia dell’ennesimo
assalto da parte dai malaso nei
confronti di un taxi-brousse in
transito notturno sulla RN7 e precisamente nel tratto tra Ambositra e
Ambalavao. Non sono stati forniti dettagli sul numero dei passeggeri,
sull’ammontare del bottino e nemmeno sull’azienda di trasporto colpita. Mi
sembra però che a notizie come questa ormai i malgasci si siano assuefatti e
penso che nessun vazaha dotato
di buon senso viaggerebbe di notte. I locali lo fanno per i lunghi tragitti,
costretti dalla scarsità di denaro in loro possesso, dato che fare tutta una
tirata di 15 o 18 ore di viaggio costa meno che non passare una notte in
albergo facendo tappa alla sera, come faccio io da anni. E vogliamo aggiungere
che alla vicina di casa di Tina, il mese scorso, hanno rubato 14 anatre?
Aggiungiamolo, aggiungiamolo! Tina la sera, con il calare delle tenebre,
retaggio atavico, si barrica in casa a forza di serrature e lucchetti, perché
la voce che lì ci vive un vazaha si
sta spargendo nel quartiere. Vazaha uguale vola, denaro.
La violenza
non è solo quella dei malaso di cui parlano i telegiornali, ma
è palpabile anche nella vita di tutti i giorni. Basta camminare per strada come
faccio io normalmente. L’insistenza dei conducenti di ciclo-poussynell’offrire
i loro servigi non richiesti, il loro tono a volte di scherno e le risa che
sento alle mie spalle, non sono un modo amichevole di trattare uno straniero.
Ai nostri marocchini, noi non gli ridiamo dietro. E poi, vedendo le cose in
un’ottica animalista, le bastonate sulla schiena degli zebù, per stimolarli a
tirare il carretto, il pollame portato per le zampe come niente fosse, i cani
randagi presi a sassate, testimoniano una violenza consolidata, rientrata nella
norma di vita, e noi sappiamo da lunga data che la violenza sugli animali è
propedeutica alla violenza sugli umani.
Ma loro non
lo sanno!
Io e Tina
eravamo a bordo di un ciclo-poussy, diretti in centro. Un camion in
direzione opposta viene avanti indisturbato in mezzo alla strada. Un’auto che
ci stava sorpassando, per evitarlo, sterza a destra davanti a noi, obbligando
il ragazzo delciclo-poussy a sterzare repentinamente a sua volta.
Il ragazzo risponde all’automobilista con male parole, essendo che ci aveva
tagliato la strada, ma purtroppo ai tropici le macchine viaggiano con i
finestrini abbassati e l’automobilista riceve il messaggio offensivo del
ragazzo. Ferma la macchina. Il ragazzo prosegue per qualche metro. L’uomo al
volante riparte e si ferma di nuovo. Il ragazzo allora si ferma, come
desideroso di andare incontro a qualche punizione per le sue male parole. Sento
aria di sota sota, litigio. L’uomo scende dalla macchina, fa il
giro da dietro, con calma, rivolge qualche domanda a voce alta al ragazzo e in
men che non si dica gli sferra un pugno sul mento facendolo cadere dal sellino
del ciclo-poussy. Faccio in tempo a chiedere: “Fa
maninona?” (perché?), senza avere risposta. Tina è già scesa. Io sono
fermo al mio posto e vedo lo sguardo imbambolato del ragazzo, in piedi, immobile.
Si forma una piccola ressa e l’uomo sbraitando si avvia a piedi verso il vicino
commissariato, minacciando di denunciare il ragazzo. Le mie simpatie vanno a
quest’ultimo ovviamente, perché era stato l’uomo che ci aveva tagliato la
strada e se vedeva venire avanti un camion nella nostra corsia doveva frenare e
non sorpassarci.
Tina mi
obbliga a scendere e a salire su un altro ciclo-poussy che nel
frattempo si era accostato a noi. Faccio solo in tempo a vedere che il ragazzo
si inginocchia, chiedendo perdono, davanti al finestrino dell’auto, all’interno
della quale nel frattempo l’energumeno aveva ripreso posto. Evidentemente, in
quei concitati momenti aveva fatto i suoi ragionamenti sui possibili scenari
che gli si prospettavano. Essere portato davanti a un giudice, magari finendo
in prigione per non si sa quanto tempo e poi perdere la licenza di pousseur,
mettendo in difficoltà economiche la sua famiglia. Così ha scelto di umiliarsi
pubblicamente, inginocchiandosi davanti all’automobilista prepotente. Non so
come le cose siano andate a finire. Se l’automobilista ha concesso quel perdono
che non si meritava e che nessun codice stradale gli avrebbe riconosciuto come
legittimo. Però, allontanandoci a bordo del sopraggiunto ciclo-poussy,
ho detto a Tina che avremmo cercato il ragazzo per pagargli il prezzo della
corsa, anche se non ci aveva portato a destinazione.
Chiesto a
Tina cosa il ragazzo avesse detto all’uomo, per scatenare una simile reazione,
mi ha risposto che gli aveva detto di scoparsi sua madre. E questo mi ha fatto
venire in mente quella famosa reazione da parte di un calciatore francese di
origini nordafricane, durante una partita di calcio, nei confronti del nostro
Materazzi, cioè quel colpo di testa al plesso solare di quest’ultimo che lo ha fatto
cadere all’indietro e che è stato trasmesso dalle televisioni di tutto il
mondo. Anche Materazzi aveva fatto pesanti riferimenti alla madre del
calciatore francese.
Africani e
soprattutto arabi trattano da schifo le loro donne, madri comprese, ma se qualcuno
manca di rispetto a queste ultime, vanno fuori di testa, come ha fatto
l’automobilista di Tulear lo scorso 24 luglio. Anche nella mentalità italiana
la mamma non si tocca, ma non mi vengono in mente aneddoti in cui qualche
italiano è andato al di là della violenza verbale dopo che qualcuno aveva
mancato di rispetto a sua madre. Fatto sta che il pugno sferrato per strada da
un uomo adulto a un ragazzo forse neanche ventenne, non è stato educativo per
gli astanti, specie per i bambini che in Madagascar sono ovunque. Anzi, è stata
l’ennesima conferma subliminale che nella società umana vige la legge del più
forte, anche quando il più forte, secondo il codice della strada, ha torto
marcio.
Il giorno
dopo Tina ha chiesto ai colleghi del ragazzo, che stazionavano nel pressi dove
noi eravamo saliti, se lo conoscessero, ma nessuno di coloro a cui ci siamo
rivolti ha detto di sapere chi fosse. Ogni ciclo-poussy ha il
suo numero di targa dipinto nella parte posteriore, ma io sono venuto a saperlo
dopo. Spero, nei prossimi giorni, d'incontrare di nuovo quello sfortunato
giovane, per sapere come è finita la sua disavventura.
E infatti, è
stato solo il 26 luglio, venuto a sapere dai suoi colleghi che un vazaha e
sua moglie malgascia lo stavano cercando, che il ragazzo si è presentato a casa
nostra. Si è seduto sotto i banani vicino alla doccia e ci ha raccontato
l’intera storia. Lui si chiama Soatoly, ha 18 anni e fa lo studente. Conduce
i ciclo-poussy solo durante le vacanze, per guadagnare qualche
soldo. L’energumeno, che di professione fa la guardia carceraria e quindi
rientra nel novero dei predatori psicopatici per mestiere, è effettivamente
andato a chiamare due poliziotti del vicino commissariato, chiedendo loro di
picchiare il ragazzo, ma i suoi due colleghi hanno deciso che non era il caso
di punirlo fino a questo punto. Così, chiamato per telefono, si è presentato lo
zio di Soatoly e i poliziotti lo hanno obbligato a pagare una sanzione di
20.000 ariary (sei euro) al loro prepotente collega penitenziario.
Soatoly ci ha
raccontato questo sorseggiando la birra che gli ho offerto e mangiando una
banana. Alla fine se n’è andato con il sorriso sulle labbra e i 1000 ariary
della corsa che avevamo concordato prima del fattaccio. Forse sono riuscito a
raddrizzare parzialmente un torto che era stato fatto.
Pubblicato
da Freeanimals
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I risultati ufficiali dell’ “Operazione
Tandroka” sono, secondo il governo,
lusinghieri: in meno di un mese, nella regione
di Anosy, sono stati uccisi 40
ladri di bestiame e ne sono stati arrestati 76.
una famiglia è tanto
più ricca e potente quanti più zebù possiede
e in molte tribù si stipulano ancora i matrimoni barattando la donna
con l’animale
L’illusione per questi uomini non è solo
quella di risentirsi giovani e cool,
ma
anche quella di sentirsi ricchi.
Il crescente numero di lavoratrici del sesso a
Toamasina,
tuttavia, non è solo un fenomeno dovuto
alla miniera e agli
investimenti, ma è parte di
una... tendenza a livello nazionale,
causata
dall'aumento della povertà
per aiutare donne e bambini vittime di violenza
in Madagascar.
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