In
Madagascar si amplia il fronte contrario allo svolgimento delle presidenziali
in agenda per il 25 ottobre. A guidarlo c’è la piattaforma politica ‘Hoan’ny
tanindrazana’ (‘Per la terra dei nostri antenati’ in lingua malgascia) secondo
la quale il sistema presidenziale non è quello giusto per l’isola. “La rivalità
fra presidenti è la fonte di ogni crisi nel paese e la capitale continua a
saccheggiare le risorse nazionali” ha denunciato un esponente della società
civile e co-fondatore della piattaforma, Rabetsara Lita. Altri esponenti
della vita politica, in particolare delle tre correnti politiche che hanno
visto i propri candidati esclusi, criticano invece l’ingerenza della comunità
internazionale che “esercita pressioni affinché le presidenziali si svolgano ad
ogni costo alla data prestabilita”.
Mercoledì,
con un discorso che verrà ritrasmesso alla televisione pubblica, per la prima
volta dalla sua esclusione decisa dalla Corte elettorale speciale (Ces) lo
scorso 17 agosto, interverrà l’ex presidente Didier Ratsirika. Come lui,
l’organismo elettorale ha anche respinto la candidatura del controverso
presidente di transizione, Andry Rajoelina, e di Lalao Ravalomanana la moglie
del suo ex-rivale destituito nel marzo 2009, Marc. Dal Sudafrica, dove vive in
esilio da quattro anni, Ravalomanana spera ancora in un rinvio del voto che gli
consentirebbe di scegliere un candidato più emblematico, ma soprattutto auspica
un suo rientro in patria per poter partecipare alla campagna elettorale. Non è
ancora chiaro quale candidato l’ex presidente deciderà di sostenere visto che,
almeno per ora, l’opzione del boicottaggio sembra esclusa.
Il clima
pre-elettorale è segnato oltre che dalle violenze verbali anche dal “ritorno
degli ordigni artigianali” ha scritto il quotidiano locale Madgascar Tribune.
La scorsa settimana due bombe sono esplose e un’altra è stata disinnescata in
tempo in pieno centro di Antananarivo, senza fare vittime, colpendo un albergo
di lusso, l’Hotel Tana Plaza, l’Istituto culturale francese e lungo il viale
principale della capitale. Un gruppo, che si è presentato come “difensori della
sovranità nazionale” ha rivendicato la prima esplosione con un messaggio molto
esplicito. “Il popolo malgascio non accetterà mai le manovre di alcune nazioni
con l’intento di privarlo dal suo diritto alla sovranità e di scegliere il
proprio destino” si legge nel comunicato pubblicato dalla stampa locale,
aggiungendo che “il processo attuale non rispecchia la vera volontà dei
cittadini mentre un golpista rimane alla guida dello Stato e sta preparando
frodi massicce”.
Il
colonnello Florens Rakotomahanina ha annunciato che una decina di persone
vengono sospettate, “tra cui alcune responsabile di azioni simili tra il 2009 e
il 2010, arrestate e poi liberate dopo aver beneficiato di un’amnistia”. Per il
responsabile locale della gendarmeria si tratta di “un messaggio diretto alla
comunità internazionale, per criticare la sua ingerenza troppo grande nel
processo elettorale, in particolare le pressioni per il ritiro dei tre
principali candidati”.
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